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March 26, 2015 Newsletter

Continua il cammino di Imbio sulla lunga strada dello sport, nuovo obiettivo da raggiungere, portare il Verbano Calcio in vetta alla classifica, grazie ad un protocollo nutrizionale personalizzato. A tal proposito abbiamo intervistato Pietro Barbarito, il Presidente della F.C. Verbano Calcio ASD che della personale passione per il calcio ne ha fatto un mestiere.

Come ha avuto inizio la sua esperienza con Imbio?

La mia esperienza con Imbio inizia da paziente, grazie a cari amici di famiglia che mi hanno consigliato di rivolgermi all’Istituto di Medicina Biologica per un controllo di routine. E’ qui che sono venuto in contatto con il Prof. Giuseppe Di Fede che con grande professionalità mi ha seguito in tutto il percorso, aiutandomi a raggiungere risultati positivi

Cosa l’ha spinta a chiedere che Imbio si occupasse anche della sua squadra?

Sono stato spinto dai positivi risultati ottenuti personalmente, per questo ho voluto che i ragazzi della squadra si sottoponessero al Test Alcat e venissero seguiti dallo staff di Imbio, nella persona della Dott.ssa Cecilia Pedroni, dal punto di vista nutrizionale. Durante questo percorso, per cui è stato creato un protocollo medico ad hoc, tutti i ragazzi della squadra si sono sottoposti al Test Alcat e sono venuti a conoscenza di essere intolleranti a parecchi alimenti, ma soprattutto di quanto queste intolleranze fossero la causa di tutta una sintomatologia gastrointestinale e non solo che gli impediva soprattutto di rendere come si deve in campo

La squadra ha ottenuto risultati riscontrabili?

Certo, da quando hanno iniziato a seguire un regime alimentare sano e corretto ma soprattutto personalizzato come lo è appunto la “Dieta di Rotazione” conseguente ad Alcat Test, i ragazzi stanno molto meglio non hanno più quei fastidiosi problemi fisici ma soprattutto in campo sono diventati delle schegge. Siamo secondi in classifica, è questo per noi è un grande traguardo che ci premia del grande impegno e della passione che io e la squadra tutta mettiamo ogni giorno quando scendiamo in campo, che si tratti di una partita importante o di un semplice e quotidiano allenamento

Si sentirebbe ad oggi di consigliare Alcat Test a chi non lo conosce?

Naturalmente, già consigliato alla mia famiglia e agli amici più cari. Perchè dopo la mia esperienza e le esaudienti informazioni fornite dallo staff Imbio, posso tranquillamente dire di quanto una sana e corretta alimentazione sia la risoluzione di molte patologie


November 23, 2014 Newsletter

Questa è una bellissima intervista fatta al Prof. Giuseppe Di Fede pubblicata su Orizzonti

«Sono nato a Piazza Armerina – dice sommessamente il dott. Giuseppe Di Fede – ma la mia famiglia è originaria di Aidone». Una città particolare, questo piccolo centro in provincia di Enna a quasi mille metri sul livello del mare; cinquemila abitanti, un centro storico bellissimo, una straordinaria terrazza che s`affaccia sulla Piana di Catania e su «Mungibeddu», il vulcano dei siciliani. Quello che quando è in eruzione dà sempre spettacolo di lava e lapilli. Nelle sere d`estate, dal belvedere di Aidone, l`Etna ce l`hai tra le mani. Sembra la testimonianza vivente di quanto autentiche siano quelle antiche stampe che raffigurano il monte  visto da lontano con alte fontane di fuoco rosso.

Da Aidone, il piccolo Giuseppe Di Fede partì ancora bambino. «Mio padre, Aurelio, era il barbiere del paese – dice, con tenero affetto, il nostro –  mia madre, Graziella Pellegrino, era casalinga. Con la mia sorellina, Maria Rosa, vivevamo coi nonni materni, Maria Lauri e Sebastiano Pellegrino. La mia famiglia, assicurandomi un totale sostegno, mi ha permesso di imparare un mestiere e avere rispetto per gli altri».

La storia dunque parte da Aidone, da un barbiere che decide di dare una svolta alla sua vita ed alla sua famiglia. Che parte, come tanti partirono tra gli anni Sessanta e i Settanta, alla volta delle città industriali del Nord. Avrà pure deluso i suoi clienti più affezionati (e sì, in Sicilia il barbiere, il medico e il macellaio non si cambiano mai) ma il barbiere Aurelio Di Fede, con quella scelta, lanciò una freccia sul futuro, E questa freccia si chiama Giuseppe.

A Milano, Giuseppe conclude gli studi dell`obbligo e si iscrive ad un corso di odontotecnici, subito inizia a lavorare, mentre ancora frequenta il corso che lo qualificherà tecnico dentista; lavora di giorno e studia la notte. Ma Milano è una grande città e a Giuseppe, ancora adolescente, lo studio e il lavoro non bastano. Ci sono gli amici, c`è lo sport, si appassiona di karatè e vince: vince anche gare nazionali.

«Anche lo sport è stato importante per me – dice – mi ha dato sicurezza, autostima, determinazione e rispetto delle regole. Raggiungere un traguardo, avere degli obbiettivi, per me è stato ed è sempre importante. Anche i miei genitori lo hanno avuto: il loro traguardo siamo stati noi figli.  Così mi hanno trasmesso il senso del dovere e la necessità di porsi, nella vita, degli obbiettivi».

L`intervista di Orizzonti, fa fermare per qualche istante il ritmo frenetico del giovane medico, ormai milanese d`adozione, e lo fa tornare indietro nei ricordi. Una pausa dolce e salutare:

«Ho avuto poche occasioni per ritornare in Sicilia e rivedere i miei zii. Il tempo era poco davvero. Ma le volte che lo facevo, ricevevo un affetto forte come se fossi stato sempre in Sicilia, come se non fossi andato mai via».

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October 28, 2014 Newsletter

Dopo la prima uscita dedicata al Nichel, impariamo a conoscere e combattere a suon di ricette l’intolleranza al lattosio con l’aiuto del Prof. Di Fede, della drssa Jessica Barbieri e da me.

Un aiuto concreto per chi sta vivendo un problema troppo spesso sottovalutato: perché le difficoltà non finiscono al momento della diagnosi. Lo so bene io che ho trasformato un limite in una possibilità, raccogliendo in questo volume tutte le risorse utili a tavola per chi come me soffre della carenza dell’enzima necessario a digerire gli zuccheri presenti nel latte e nei suoi derivati: informazioni, consigli, esperienze e soprattutto… ricette!

Sfogliate e gustate i 99 piatti creati da me, da foodlovers e da tanti amici Chef di fama internazionale coinvolti in un progetto unico: vivere l’intolleranza al lattosio non più come limite, ma come possibilità di sperimentare nuovi sapori.

Non resta che partire insieme in un viaggio nel Mondo delle Intolleranze, con un volume che racchiude in sé il problema e la sua soluzione: nella cucina come nella vita, quando la ami non c’è niente e nessuno che possa indurti a rinunciarvi!

Oltre alle ricette di Tiziana troverete ricette di:

Luca Mauri, Alessandra Barbone, Antonella Rossi, Enrico Bartolini, Andrea Bevilacqua, Claudia Livia Biondini, Massimo Cairati, Antonino Cannavacciuolo, Michele Cannistrano, Giuseppe Capano, Fabio Silva, Isa Mazzocchi, Laura Ghezzi, Massimo Livan, Federico Mattavelli, Matteo Scibilia, Aurora Mazzucchelli, Antonino Messina, Micol Pisa, Milly Callegari, Carlo e Loris Molon, Giancarlo Morelli, Luca Mozzanica, Nunzia Bellomo, Davide Oldani, Armando Palmieri, Roberto Maurizio, Sandro Romano, Almerindo Santucci, Sara Preceruti, Marco Scaglione, Gaetano Simonato,Daniele Zennaro, Robbie Pezzuol

Sono da  da sempre convinta che la cucina sia veicolo di passione e umanità, e non mi sono arresa dopo la diagnosi di intolleranza al nichel e al lattosio. Oggi www.nonnapaperina.it è un blog di riferimento nel mondo delle intolleranze e la mia presenza è richiesta nelle più grandi manifestazioni enogastronomiche italiane. Si perpepisce che il problema delle intolleranze sta crescendo a vista d’occhio.

Il volume dedicato all’intolleranza al lattosio segue il grande successo della sua prima pubblicazione Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo!, edito nel 2013.

Siete tutti invitati alla presentazione che si terrà giovedi 13 novembre 2014 all’Hotel de la Ville di Monza alle ore 19.

 



January 1, 2013 Newsletter

L’alcool è una sostanza di origine naturale proveniente dalla fermentazione e/o distillazione di cereali, frutta o verdura. È conosciuto come la sostanza psicoattiva più antica e più diffusa. Ma se è di origine naturale, come mai può arrivare a creare assuefazione, tossicità ed effetti paragonabili a quelli di una droga ad azione tossica? La risposta sta nella via metabolica utilizzata che fa sì che entri subito nel circolo sanguigno, raggiungendo velocemente il cervello con effetti neurologici immediati. Da qui la dipendenza, il consumo eccessivo fino ad arrivare a squilibri nutritivi e a gravi complicanze per fegato, pancreas, stomaco, sistema nervoso. Alcool e farmaci utilizzano la stessa via metabolica per cui attenzione alle reazioni indesiderate se si assumono medicinali.

Secondo alcuni recenti studi, il “piacere dell’alcool” dipende, insieme con altri fattori, da una predisposizione genetica, così come il “reggere l’alcool” è dovuto al nostro DNA. Il tutto dipende naturalmente dalle dosi assunte, dallo stato di salute e dal metabolismo del soggetto. La dose giornaliera di alcool accettabile corrisponde a 0,6-0,7 g/kg di peso corporeo.

Oggigiorno l’alcolismo è una piaga sociale che colpisce non solo gli adulti, ma anche i più giovani.
L’alcool è la nuova moda degli adolescenti: si comincia con il famoso happy hour per continuare con birra, bevande alcoliche di ogni genere e colore, superalcolici. Non si tratta di “gusto del bere” ma di un mezzo per socializzare fino a raggiungere la dipendenza. Quella diffusa tra gli adolescenti non è di certo la “filosofia” del piacere di gustarsi un buon bicchiere di vino con gli amici! Il vino tra l’altro, anche se alcolico, nelle giuste dosi ha effetti benefici sulla salute. Per la ricchezza nutrizionale che lo distingue, può essere considerato un alimento. Quella del vino è una vera e propria cultura. E’ conosciuto fin dall’antichità per i suoi effetti benefici sull’uomo e ancora oggi diversi studi attestano gli effetti positivi che può avere se consumato con moderazione. Il vino con minori controindicazioni fisiologiche è quello a basso contenuto di tannini, poco alcolico, poco aromatico e non manipolato. Le proprietà benefiche del vino derivano dalla presenza di polifenoli e antociani, sostanze antiossidanti e quindi antitumorali. Inoltre, la presenza di resveratrolo, un polifenolo, gli conferisce la capacità di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. L’acido tartarico invece è un antitumorale specifico per la prostata.

Il vino rosso, rispetto a quello bianco, presenta una maggior concentrazione di polifenoli e quindi una maggior capacità antitumorale. Il vino bianco, essendo un vino meno “strutturato”, e quindi meno forte, necessità dell’aggiunta di conservanti e stabilizzanti, ecco perché è spesso responsabile del cosiddetto “cerchio alla testa”.

La bella notizia è che il vino può essere integrato nei pasti delle diete dimagranti. Al di là del suo contenuto calorico è, infatti, più importante conoscere le caratteristiche degli altri alimenti che compongono un determinato pasto: se ad esempio si tratta di un pasto con un buon apporto di zuccheri, allora sarà bene evitare l’associazione del vino e in particolare sarà il paziente diabetico a dover fare molta attenzione.

Ecco perché consiglio sempre di attenersi al consiglio di uno specialista. Particolare attenzione dovranno fare anche i soggetti con intolleranze alimentari e, parlando di vino, mi riferisco agli intolleranti al nichel ad esempio. Il nichel è un metallo presente nel terreno in grado contaminare frutta, verdura e prodotti da essi derivanti. Le bevande alcoliche possono esserne contaminate anche per il processo di lavorazione che la materia prima subisce. Il nichel è presente nel vino per cui anche in questo caso sarà lo specialista a valutare la situazione nello specifico.

Se invece non avete allergie o intolleranze diagnosticate ma, in seguito ad un paio di bicchieri di vino avvertite sintomi quali difficoltà digestive, reflusso gastrico, eruzioni cutanee, ecc., allora sarà bene effettuare l’ALCAT Test per le intolleranze alimentari (i sintomi da intolleranza possono manifestarsi fino a 48 o anche 72 ore dopo). Nel caso di vino e bevande alcoliche in generale, la causa della vostra intolleranza potrà essere il nichel o uno degli additivi chimici aggiunti durante la lavorazione o l’alimento utilizzato come materia prima. L’ALCAT Test, presente da più di vent’anni nell’ambito dell’alimentazione, e validato da studi diversi condotti presso centri di ricerca, permette di testare alimenti, nichel, additivi chimici (coloranti, conservanti, stabilizzanti) ecc. con un semplice prelievo di sangue. In seguito potrete rivolgervi al vostro medico o nutrizionista di fiducia che vi aiuterà nel risolvere il vostro problema attraverso una terapia nutrizionale e non farmacologica.

Per concludere diciamo che il vino è di certo la bevanda che rende piacevoli i pasti con gli amici, tiene compagnia e ci rende allegri e rilassati ma è bene che non diventi il nostro amico fedele. A tale proposito, dato che può essere per diversi motivi considerato un “medicamento”, ricordiamo sempre che come tutte le medicine va assunto in modo controllato.

a cura della dr.ssa Jessica Barbieri, Biologa Nutrizionista, Consulente IMBIO  Istituto di Medicina Biologica Milano.



September 30, 2011 Newsletter

Emiliano Caputo – Personal Trainer Master N.B.B.F, Preparatore Atletico, Consulente Alimentare, Tecnico specializzato in allenamento al femminile e integrazione avanzata per lo sport – testimonia l’efficacia di Alcat test e dei test specialistici per la prevenzione e il controllo medico effettuati dall’Istituto di Medicina Biologica (IMBIO) – e Genetica Preventiva (I.M.Ge.P) di Milano, sotto la supervisione del prof. Giuseppe Di Fede.

Anche nell’ambito del Corso Istruttori Tecnici di Sala di 1°livello organizzato dall’Asi/ CONI Messina, Caputo presenterà e approfondirà la metodica Alcat per la diagnosi delle intolleranze alimentari.

Con particolare riferimento ai vari protocolli alimentari per la performance, spiegherà come l’individuazione di una intolleranza alimentare attraverso Alcat test conduca a un miglioramento del benessere fisico e mentale e consenta di mettere in atto l’atteggiamento
correttivo idoneo per il miglioramento della performance sportiva.

“Sto raggiungendo il top della forma fisica e della salute da quando, sotto la supervisione del prof. Giuseppe Di Fede, ho eseguito vari test con voi: non solo Alcat test per la diagnosi delle intolleranze alimentari, ma anche il Mineralogramma del capello e il test Gene & Diet.

Come atleta natural ho sempre cercato di raggiungere una forma fisica eccellente (risultato molto semplice da ottenere per i culturisti che usano farmaci anabolizzanti) cercando di trovare il giusto equilibrio tra riposo, integratori, alimentazione e allenamento.

Provati vari protocolli alimentari più o meno validi, con l’applicazione dei risultati dei diversi test effettuati ho notato un netto miglioramento sia fisico sia mentale, e vari disturbi si sono praticamente azzerati.

Grazie ai miei studi e all’applicazione dei risultati dei vostri test, quest’anno come prima esperienza agonistica nel body building mi sono classificato 3° nelle competizioni di Polistena (18 giugno 2011) e di Grottolelle (31 luglio 2011) del Grande Slam Tour 2011 NBBUI (Natural Body Builder’s Union International). Che dire, come atleta Natural davvero un grande risultato!

Come preparatore atletico e personal trainer ormai da due anni, consiglio a tutti i miei amici e clienti i test di IMBIO per un grande vantaggio in termini di salute, e in ambito sportivo, per una maggiore performance fisica.”

Emiliano Caputo



December 30, 2008 Newsletter

Quei rumori fastidiosi che si possono avvertire nell’orecchio o in testa soprattutto la sera prima di andare a dormire si chiamano ACUFENI. Circa il 30% della popolazione soffre di acufeni; ciò significa che, per esempio, in Lombardia circa 3 milioni di persone ne soffrono. Essi sono descritti in maniera variabile: un ronzio, un fischio, uno scroscio, un treno che passa. L’acufene è un segnale di allarme del nostro cervello che ci avverte che qualcosa non funziona: dove?

La causa può essere riconducibile a fattori traumatici, infettivi, degenerativi, vascolari, metabolici; può risiedere nell’orecchio (sede della percezione dei suoni) o nel cervello (sede di elaborazione dei suoni); in realtà alla manifestazione del sintomo spesso concorrono più cause e proprio per questa multifattorialità il problema degli acufeni è spesso complicato.

Pertanto, oltre ad un corretto inquadramento clinico, è importante un approccio terapeutico ad ampio raggio rivolta non solo alla correzione del sintomo ma anche alle possibili cause scatenanti o predisponenti.

Lo schema terapeutico proposto dall’Istituto di Medicina Biologica parte da questi presupposti e si avvale di alcune valutazioni diagnostiche e tecniche di terapia particolari: infatti combina trattamenti generali e trattamenti locali eventualmente associati a tecniche di tipo kinestesiologico.

La base di questi trattamenti è la “dinamicità” ovvero la possibile combinazione o variazione delle tecniche in base alla risposta clinica.

Ciò che conta è ricordarsi che gli acufeni sono un segnale di squilibrio che non va trascurato.



October 5, 2006 RASSEGNA STAMPA

Abstract

Le Neoplasie Peritoneali si sviluppano frequentemente nella storia naturale di molti tumori rappresentando uno dei maggiori problemi di gestione oncologica. I rari tumori primitivi del peritoneo di cui i Mesoteliomi Peritoneali sono i più frequenti così come le Carcinosi Peritoneali sono spesso associati a gravi problemi clinici per il paziente. Considerati in passato delle condizioni terminali, le Neoplasie del Peritoneo sono state trattate nelle ultime due decadi quali malattie curabili. L’introduzione nella pratica clinica da parte di Sugarbaker della Citoriduzione Chirurgica/Peritonectomia nel trattamento delle neoplasie peritoneali e la diffusione della metodica nell’ambito della comunità scientifica ha drasticamente cambiato la storia naturale di tali patologie. Un’altra metodica che ha dimostrato un importante impatto nel controllo delle neoplasie peritoneali è la Chemio Ipertermia Intra Peritoneale. E’ certamente una delle aree di ricerca che in atto suscita particolare interesse nell’ambito della comunità scientifica sia per l’impatto sulla sopravvivenza che sulla qualità di vita dei pazienti trattati con un modesto costo in termini di morbilità e mortalità. L’obiettivo di questo lavoro è quello di illustrare il razionale, le tecniche ed i risultati dell’approccio multimodale alle Neoplasie Peritoneali mediante la Citoriduzione Chirurgica/Peritonectomia associata alla Chemio Ipertermia Intra Peritoneale.

Premessa
La Carcinosi Peritoneale (CP) è un evento prognosticamente sfavorevole che caratterizza in particolare l’evoluzione delle neoplasie degli organi a sede addomino-pelvica potendo in misura minore presentarsi quale stadio terminale di neoplasie extra-addominali ( 1,2 ,3 ). Il concetto che ad una diagnosi di CP si associ una prognosi severa per il paziente è ampiamente diffuso nell’ambito della comunità scientifica. L’indicazione stessa di un trattamento chirurgico di un tumore primitivo gastrointestinale è fortemente influenzata dalla presenza di CP. Ciò perché, per lungo tempo la CP è stata considerata una patologia non suscettibile di un trattamento curativo ed in particolare di un intervento chirurgico. Le motivazioni sono varie. Il peritoneo non è infatti considerato un organo, ma semplicemente un foglietto che riveste la cavità addominale e gli organi che vi sono alloggiati; eppure ha una struttura istologica, una vascolarizzazione, una disposizione e soprattutto una funzione. Parimenti al fegato ed al polmone, è soggetto a metastatizzazione da parte di molti tumori ed in particolare quelli originati dagli organi contenuti nella cavità addominale. Come qualunque altro organo inoltre, può essere sede di un tumore primitivo,anche se raro, definito Mesotelioma Peritoneale e di altri tumori più rari di origine non mesoteliale. La sua disposizione è complessa; i suoi 7.600 cm2 si distribuiscono infatti con una disposizione complessa tale da consentire rapporti con tutte le strutture che sono contenute o transitano nell’addome; tale disposizione tuttavia rende complessa anche la distribuzione di una neoplasia peritoneale, primitiva o secondaria, che andrà inevitabilmente a seguire l’anatomia del peritoneo. L’evoluzione delle tecniche chirurgiche e la disponibilità di presidi terapeutici innovativi in ambito chirurgico ed anestesiologico hanno consentito di applicare un trattamento chirurgico anche al peritoneo. La CP è stata ed in gran parte è tuttora trattata mediante Chemioterapia (CT) sistemica eventualmente associata ad interventi di debulking chirurgico con l’obiettivo di ridurre la massa e migliorare la sintomatologia.
Nel 2000, è stato pubblicato un articolato lavoro riguardante uno studio prospettico multicentrico sulla CP (EVOCAPE 1) (4) che ha coinvolto 9 centri universitari ed ospedalieri francesi, con un reclutamento nel ’95-’97. Lo studio ha arruolato 125 pazienti con CP da carcinoma gastrico, 118 da carcinoma del colon, 58 da carcinoma del pancreas variamente distribuiti per stadio (0= no macroscopica evidenza, I < 5mm localizzato, II < 5mm diffuso, III 5-20mm, IV > 20mm) e sottoposti ad interventi palliativi e/CT. La sopravvivenza mediana è stata fortemente influenzata dal tipo istologico del tumore primitivo essendo di 3.1, 5.2, 2.1 mesi rispettivamente per carcinoma dello stomaco, del colon e del pancreas. Se consideriamo il sottogruppo dei 118 pazienti con CP da carcinoma colorettale, il 60% della casistica presentava noduli di diametro <2cm; tuttavia quando trattati senza intento curativo hanno evidenziato una sopravvivenza limitata. Queste considerazioni note da tempo e confermate in questo recente lavoro, hanno indotto molti ricercatori a sviluppare studi mediante l’utilizzo di metodiche innovative per il trattamento della CP. Un trattamento che ha sicuramente contribuito al miglioramento della sopravvivenza dei pazienti affetti da CP consiste nella strategia terapeutica locoregionale.
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Principi della metodologia
Approccio locoregionale delle malattie neoplastiche del peritoneo
L’approccio innovativo mediante la combinazione tra la chirurgia citoriduttiva (CCR) e la chemioipertermia intraperitoneale (CIIP), trova il suo razionale nella caratteristica storia naturale della CP. Nel carcinoma ovarico ed in una elevata percentuale di carcinoma del colon, la malattia rimane confinata all’addome per gran parte della sua storia naturale, conferendone una caratteristica evoluzione loco-regionale. Questa è la caratteristica biologica che ha consentito l’opportunità di un approccio selettivo, quale il trattamento chemioterapico intraperitoneale. L’elevata concentrazione di farmaco ottenibile mediante un trattamento locoregionale, consente infatti di superare la resistenza intrinseca od acquisita nei confronti del farmaco e simultaneamente ridurre gli effetti collaterali sistemici.

Il razionale della CIIP
Il concetto fondamentale di un trattamento intraperitoneale è rappresentato dalla tendenza di alcuni farmaci a concentrarsi a livello del peritoneo attraversandolo solo gradualmente. Tale probabilità dipende da molteplici fattori, tra cui la supposta presenza di una barriera Plasmatico-Peritoneale. Tale ipotesi è basata su diversi studi che confermano l’esistenza di un gradiente plasmatico-peritoneale. La barriera è rappresentata dal tessuto sottomesoteliale e dalla membrana basale dei capillari, che limitano il riassorbimento di farmaci idrofili o ad elevato peso molecolare come la mitomicina C, il cisplatino e la doxorubicina. È stato dimostrato che il cisplatino ha una maggiore capacità di penetrazione nel tessuto tumorale quando somministrato in condizioni ipertermiche. Inoltre, a 40-42 C le cellule neoplastiche diventano più chemiosensibili per l’aumentata concentrazione intracellulare dei farmaci, la maggiore attivazione, specialmente per gli agenti alchilanti,la diminuita capacità di riparo dei danni al DNA. Questi eventi sono più intensi nelle cellule tumorali ovariche cisplatino-resistente che nelle cellule cisplatino-sensibili (5).
La formazione di addotti platino-DNA dopo esposizione al cisplatino è aumentata e la sua rimozione ridotta in condizioni ipertermiche, con un conseguente relativo effetto letale sulle cellule.
Analogo comportamento in condizioni di ipertermia è tipico di altri farmaci e come la Doxorubicina e la Mitomicina C.

Descrizione della tecnica(6)
Citoriduzione chirurgica
Il concetto di chirurgia citoriduttiva (CCR) deve essere inteso come completa asportazione degli impianti neoplastici con eventuali microresidui di dimensioni non superiori a 2,5 mm (target ottimale della CIIP).
La metodica necessita di regola di manovre di peritonectomia secondo la tecnica descritta da Sugarbaker (7)Un dispositivo chiamato ball-tip electrosurgical handpiece mediante uno elettrodo sferico di 2 mm viene utilizzato per dissecare il peritoneo tumorale della parete addominale normale. Verrà utilizzato il bisturi elettrico ad alto voltaggio.

Fase chirurgica
La CCR viene ottenuta mediante una sequenza ordinata di manovre ben codificate che vengono eseguite in funzione dell’estensione della malattia (Fig.2):

  • Resezione del grande omento, peritonectomia parietale destra resezione del colon destro;
  • Peritonectomia del quadrante superiore sinistro e parietale sinistra, splenectomia;
  • Peritonectomia del quadrante superiore destro, resezione della capsula Glissoniana, peritonectomia della tasca di Morrison;
  • Resezione del piccolo omento, citoriduzione dell’ilo epatico ± colecistectomia, ± resezione parziale o totale dello stomaco
  • Peritonectomia pelvica ± resezione del sigma ± isterectomia ed annessectomia bilaterale;
  • Altre resezione intestinali e/o resezioni di massa tumorale;
  • Anastomosi intestinali.

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Chemioipertermia intraperitoneale
Dopo la citoriduzione, 4 cannule vengono posizionate nella cavità addominale. Due di queste verranno utilizzate per l’infusione del liquido, rispettivamente nella cavità sottofrenica destra e nella pelvi. Le rimanenti due cannule verranno posizionate rispettivamente nella cavità in sede centro addominale e superficialmente nella pelvi per la effusione del liquido (fig. 3).
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Macchina per CEC e circuito
La perfusione peritoneale prevede l’utilizzazione di una macchina che presenti le seguenti peculiarità:
1) un sistema di pompe;
2) un termostato o scambiatore di calore;
3) sistemi integrati di controllo delle temperature, delle pressioni e del flusso;
4) sistema di analisi dei dati mediante uno specifico programma computerizzato con visualizzazione in tempo reale dei parametri e loro registrazione;
5) un circuito extracorporeo (CEC). L’apparecchiatura deve essere garantita dalla normativa C.E. Vengono inoltre utilizzati una serie di termometri per la valutazione costante della temperatura intraaddominale. Molti centri attivi, in atto utilizzano l’apparecchiatura Performer LRT (fig. 4).

Priming
0607_4Per priming si intende il liquido di riempimento del circuito. All’Istituto Tumori di Milano è stata sperimentata una soluzione composta per 2/3 da soluzione Normosol R pH 7.4 e per 1/3 da Emagel. Per quanto riguarda il volume ottimale del priming questo deve essere sufficientemente abbondante ai fini di garantire una temperatura omogenea e constante, ma non eccessivo al punto di causare una distensione addominale e termodiluzione corporale. Pertanto, per un adeguato funzionamento del circuito un volume di 3 a 4 litri per la tecnica ad addome aperto e 6 litri per la tecnica ad addome chiuso sono sufficienti (8). Nella tecnica ad addome chiuso, la pelle della parete addominale è temporaneamente chiusa con sutura continua e le cannule vengono connesse al circuito ai fini di iniziare la CIIP. Nella modalità aperta, l’addome è coperto con uno strato di materiale plastico ed il vapore dei farmaci sono aspirate per proteggere l’equipe della sala operatoria. Il perfusato riscaldato contenente i farmaci viene somministrato nella cavità peritoneale attraverso la macchina con un flusso medio di 600-1000 ml/min per 60/90 minuti. Al fini di ottenere una temperatura intra-addominale di 42.5 C, è necessario mantenere la temperatura di infusione a 44 C circa. Durante la perfusione, se la tecnica in utilizzo è ad addome aperto, l’operatore deve continuamente manipolare l’intestino al fini di garantire una omogenea distribuzione di calore e chemioterapici. Dopo la perfusione, il perfusato viene rapidamente drenato e si procede la chiusura della parete addominale dopo un’ispezione accurata della cavità.

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Periodo post-operatorio immediato.
Nel periodo post-operatorio i pazienti sottoposti a CCR + CIIP vengono assistiti presso l’unità di terapia intensiva per un periodo di circa 72 ore. I pazienti ricevono un trattamento con plasma fresco congelato in quantità tale da mantenere adeguato il livello serico di albumina. Al fine di prevenire un’ eventuale insufficienza renale, i pazienti vengono adeguatamente idratati. Inoltre, sono attentamente valutati i parametri emodinamici, di funzionalità renale ed epatica.
Patologie bersaglio

  • CP resecabile da carcinoma dell’ovaio (17,88,18)
  • Mesotelioma peritoneale (19,20)
  • CP resecabile da carcinoma colorettale (21,22,23,24,25)
  • Tumori mucinosi dell’appendice condizionanti un Pseudomixoma peritonei (26,27)
  • Carcinomi dell’appendice con CP resecabile (28)
  • Carcinoma dello stomaco con CP resecabile (29,30,31,32)

Elegibilità
Criteri di inclusione

  • età inferiore ai 75 anni;
  • adeguata funzionalità renale, epatica e midollare;
  • performance status (ECOG) 0, 1 or 2;
  • consenso informato firmato dal paziente.

Criteri di Esclusione

  • impossibilità di un adeguato follow-up;
  • presenza di altre malattie neoplastiche maligne;
  • infezione attiva o altre condizione cliniche contemporanee che possano interferire nella capacità del paziente di ricevere il trattamento proposto secondo il protocollo;
  • metastasi extradistrettuali;
  • occlusione intestinale completa.
  • inadeguata funzionalità renale, epatica o midollare.

Stato dell’arte
Carcinoma del colon
Interessanti risultati sono stati recentemente pubblicati da Glehen (23) riguardanti uno studio retrospettivo condotto su 506 pazienti sottoposti a peritonectomia e CIIP; a questo studio hanno concorso i più importanti centri italiani. La sopravvivenza mediana globale è stata di 19,2 mesi; i pazienti che hanno ottenuto una citoriduzione completa, hanno avuto una prognosi migliore con una sopravvivenza mediana di 32,4 mesi. La completezza della citoriduzione si è rivelata essere una variabile statisticamente significativa (p< .001)
Infine, Verwaal- Zoetmuller e collaboratori. (25) hanno condotto uno studio prospettico in cui 105 pazienti affetti da CP da carcinoma colorettale sono stati randomizzati. Il braccio sperimentale prevedeva la CCR associata alla CIIP, seguita da chemioterapia sistemica mentre il braccio controllo prevedeva la terapia standard con chemioterapia sistemica (5-fluorouracile-leucovorin) con o senza chirurgia palliativa. Il gruppo sperimentale ha presentato un vantaggio di sopravvivenza significativo rispetto al gruppo controllo.

Carcinoma gastrico
Recentemente sono stati pubblicati i dati di un trial randomizzato prospettico su 248 pazienti affetti da carcinoma gastrico, nei quali la CIIP era stata associata alla chirurgia tradizionale; i risultati della sopravvivenza a distanza sono stati statisticamente significativi per le neoplasie avanzate, con sopravvivenza a 5 anni del 49% nei pazienti sottoposti a CIIP associata a chirurgia rispetto al 18% nei pazienti con sola chirurgia (29).
E’ quindi fortemente ipotizzabile un miglioramento nelle incidenze delle recidive locali e delle sopravvivenze globali nel cancro dello stomaco avanzato, associando asportazione di organo, peritonectomia distrettuale e chemioterapia locoregionale.
In definitiva siamo di fronte ad una rivoluzione di pensiero: se le carcinosi peritoneali non sono più considerate malattie sistemiche incurabili, la peritonectomia associata a chemioterapia intraperitoneale ed ipertermia ne rappresenta la risposta terapeutica più razionale e moderna.

Carcinoma ovarico
Un importante studio di fase II è stato condotto dalla SITILO su 27 pazienti con tumore epiteliale dell’ovaio avanzato, confermato istologicamente e sottoposte a Peritonectomia + CIIP (18). Tutte le pazienti presentavano malattia ricorrente o progressiva in seguito a Chirurgia di stadiazione e chemioterapia sistemica. Le pazienti presentavano una età media di 53 anni (30-67); il follow-up medio è stato di 17.4 mesi (0.3-36). Dopo l’intervento di citoriduzione e d’accordo con i criteri descritti precedentemente, 15 (55%), 4 (15%) 3 (11%)e 5 (19%) delle pazienti, presentavano rispettivamente una completezza di citoriduzione CC-0, CC-1, CC-2; e CC-3. La sopravvivenza globale (SG) a due anni per la serie globale di pazienti è stata del 55%. La sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza libera da malattia locoregionale per lo stesso periodo sono state del 21% e 44% rispettivamente. Le variabili che hanno influenzato significativamente la SG sono state la radicalità della citoriduzione, l’estensione della carcinomatosi, l’età delle pazienti e l’intervallo tra la diagnosi e la terapia con CCR+CIIP. Il volume di malattia residua ha influenzato significativamente la sopravvivenza globale (SG) (P=0.00025). Pazienti con malattia residua microscopica o minima (CC-0/1) hanno avuto il 77% di probabilità di sopravivenza a due anni (mediana 20,3 mesi), mentre tutte le pazienti con malattia residua >2.5mm (CC-2/3) sono decedute entro 20.3 mesi (mediana 4,3 mesi). Riguardo l’estensione della malattia, pazienti con carcinosi P1/P2, hanno dimostrato soltanto una tendenza ad una sopravvivenza più lunga rispetto al gruppo P3 (SG a due anni- 63% vs 50%, P=0.09). Altro fattore correlato con la SG è stato l’età. Il gruppo di pazienti con età superiore a 53 anni hanno presentato 67% di SG a due anni, mentre il gruppo con età inferiore ha avuto un andamento prognostico più sfavorevole con una SG a due anni del 40% (P=0.04).

Pseudomixoma Peritonei
In considerazione della rarità di incidenza di questa patologia, non vi sono molti studi pubblicati in letteratura ,se si escludono i cosiddetti case report. Una delle più importanti casistiche pubblicate, riguarda uno studio multicentrico condotto dalla SITILO (27). Sono stati complessivamente inclusi nello studio 70 pazienti (31 maschi e 39 femmine) di età media di 56 anni (range: 24 a 76). Un’ ottimale citoriduzione è stata ottenuta nell’ 87% dei pazienti. La morbilità post-operatoria grado III è stata del 14%; un paziente è deceduto 30 giorni dopo il trattamento per emorragia e complicanze conseguenti ad una fistola duodenale. La tossicità correlata alla CIIP è stata del 9%. Il follow-up medio è di 28.6 mesi (range: 2-72). A 5 anni, la sopravvivenza globale è stata del 91%, l’intervallo libero da progressione 54% ed un controllo locale della malattia è stato ottenuto nel 69% dei pazienti.

Mesotelioma Peritoneale
La casistica più numerosa pubblicata in letteratura scientifica e riguardante il trattamento di peritonectomia associato a chemio-ipertermia-intra-peritoneale riguarda un lavoro multicentrico condotto dalla SITILO: 61 pazienti (31M, 30F) di età compresa tra 24-72 anni (media: 51) affetti da MP, sono stati sottoposti a Peritonectomia+CIIP ±CT (25).
La comparsa di ascite, massa addominale o l’incremento del marcatore tumorale è stato considerato segno di progressione. Studi bio-molecolari e di farmacologia preclinica sono stati condotti su materiale prelevato al momento della CCR (19 e 7 casi, rispettivamente). Una soddisfacente peritonectomia è stata possibile nel 74% dei pazienti, che alla fine dell’intervento risultavano radicalmente citoridotti oppure presentavano un residuo <2,5 mm. Il follow-up medio è attualmente di 20 mesi.
Con questo regime terapeutico, la probabilità di sopravvivenza globale a 5 anni è del 54% e la sopravvivenza libera da progressione del 37%.

dr. Marcello Deraco
Surgeon, Oncologist,
Responsable, Peritoneal Neoplasia,
Program, “National Institute Tumors”, Milan, Italy


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