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May 12, 2015 Newsletter

L’8-9 maggio si è tenuto a Torino il congresso “Nutrisport” brillantemente organizzato dalla Dott.ssa Maria Teresa Caselli e dal Dott. Valter Canavero.
Ho partecipato in qualità di relatore con il gruppo IMBIO-IMGEP di Milano diretto dal Prof. Giuseppe di Fede, maestro e amico, e animato dall’instancabile lavoro della Dott.ssa Paola Carassai.
Il titolo della mia relazione è stato: “Infiammazione intestinale e Performance sportiva”, un legame regolarmente trascurato, così com’è normalmente non investigata la disbiosi intestinale di cui è figlia.
Il concetto stesso di disbiosi è legato al Microbiota intestinale, cioè la popolazione batterica che colonizza il nostro intestino per tutta la durata della nostra vita e che, come evidenziano gli studi più recenti in modo inequivocabile, risulta essere determinante nello spostare il rapporto tra salute e malattia a favore di uno o l’altro dei fattori.
Alterare, infatti, la su composizione, mi riferisco ai rapporti presenti tra le 400 specie che affollano il nostro intestino, può causare disturbi che la medicina non classifica come patologie, così come sottolinea il padre della neurogastroenterologia Michael D.Gershon (“Il secondo cervello”, ed. UTET, 2006):

“Gli studi hanno mostrato che oltre il 40% dei pazienti che ricorrono alle cure di un internista lo fanno a causa di problemi gastrointestinali. Metà di questi presenta disturbi FUNZIONALI. Il loro intestino funziona male, ma nessuno sa il perché. Non vi è alcun difetto anatomico o chimico evidente. I medici si irritano. I pazienti che si presentano ai medici con problemi senza soluzione sono percepiti come una minaccia e spesso sono dimessi come affetti da squilibrio mentale, con l’epiteto di rottami bisbigliato alle loro spalle. Sono considerati esempi di protoplasma scadente i cui processi di pensiero nevrotico si riflettono sul loro intestino.
Così il loro intestino si mette a fare i capricci in modo tale da sfidare il meglio che la medicina moderna ha da offrire, che in questo caso è l’ignoranza combinata alla mancanza di compassione”.

Inoltre:

“Oggi, l’alterazione funzionale dell’intestino è un complesso di sintomi che non ha un collegamento con la patologia”.

Il primo ad interessarsi della disbiosi intestinale è stato lo scienziato russo Elie Metchinkoff il quale spese tutta la sua vita nel proposito di assicurare una maggiore longevità al genere umano e, grazie ai suoi studi compiuti presso l’Istituto Pateur, di liberarlo dalle malattie. Il culmine della sua carriera, così totalmente dedicata alla ricerca, venne raggiunto nel 1908 quando fu insignito del premio Nobel per la medicina.
Nel suo testo più conosciuto (“The prolongation of life;optimistic studies”) Metchnikoff ricorda come la cura degli anziani, ancora di più il lavoro preventivo su di essi, rappresenti una conquista dal momento che alla sua epoca si trattava di una visione totalmente nuova.
Lo studio del microbiota e la valutazione della disbiosi intestinale si muovono nel solco tracciato da questo grande scienziato, in cui la medicina non si limita ad attendere supinamente lo svilupparsi della patologia, piuttosto si muove in anticipo captando i segnali di alterazione funzionale del sistema biologico per porre rimedio prima che essi si trasformino in malattia.



May 3, 2015 Newsletter

La Spirulina (Arthrospira platensis) è una microalga azzurra unicellulare dalla forma stretta ed allungata. È diffusa nelle acque delle zone tropicali e subtropicali, dove è presente un ph alcalino, stato idoneo della spirulina. Esteticamente questa alga è di colore verde scuro, poiché ricca di clorofilla, pigmento abbondante che supera in concentrazione sia la policianina che i carotenoidi (altri pigmenti presenti nella spirulina). Il nome “Spirulina” deriva invece dalla forma di quest’alga che ricorda quella di una spirale.

La Spirulina abbonda di proteine (in particolare amminoacidi essenziali) e lipidi. Tra i grassi contenuti al suo interno, ci sono anche quelli “buoni”, appartenenti al gruppo degli omega3, importanti per normalizzare i livelli di colesterolo nel sangue e partecipare alla formazione delle guaine mieliniche che rivestono i nervi e migliorare la funzionalità del sistema nervoso ed immunitario.

Ricca di vitamina A, C, E, vitamine del gruppo B e Sali minerali (ferro, calcio, magnesio, selenio, potassio), la Spirulina ha notevoli proprietà antiossidanti: infatti è in grado di proteggere dai radicali liberi e dai danni che questi causano all’organismo (invecchiamento precoce e malattie neurodegenerative). Notevoli risvolti positivi anche sulla pelle: la vitamina A normalizza il funzionamento delle ghiandole sebacee, contrastando l’acne, le vitamine del gruppo B stimolano il metabolismo della pelle e la vitamina E ne conferisce morbidezza e tonicità. Inoltre le vitamine A ed E possono contribuire a regolarizzare il funzionamento delle ovaie e ridurre i dolori premestruali; per di più queste vitamine sono anche coinvolte nell’abbassare l’eccessiva viscosità e tendenza alla coagulazione del sangue.

La Spirulina è utile anche per gli sportivi e per chi deve mantenere il peso-forma: l’elevato contenuto di vitamine e minerali è fondamentale nel sostenere la produzione energetica durante lo sforzo fisico, diminuendo lo sviluppo di radicali liberi e quindi stress ossidativo. Questa abbondanza di nutrienti, in particolare proteine, sviluppa un effetto positivo sul controllo dell’appetito, accelerando la comparsa del senso di sazietà; secondo alcuni studi il consumo regolare di spirulina sarebbe efficace nel diminuire il fabbisogno di insulina, evitando picchi della glicemia e prevenendo dunque il diabete mellito.

La Spriulina in polvere si può unire a succhi di frutta, yogurt, centrifugati di verdure,ma  può essere utilizzata anche nella preparazione di dolci e impasti salati o per la preparazione di bevande energetiche per gli sportivi. Si preparano anche gnocchi e tagliatelle.



April 10, 2015 Newsletter

40 mila nuovi casi di tumore al seno, è il dato agghiacciante che si registra ogni anno in Italia. Questo tipo di cancro è la prima causa di morte per malattia delle donne che vivono nei Paesi industrializzati. È una patologia che fa paura a molte e alle loro famiglie, per questo vi voglio parlare di prevenzione, l’arma più efficace per combattere la malattia. In particolare, vi parlo di un test innovativo per la prevenzione primaria del cancro mammario, in grado di svelare il fattore di rischio e, quindi, di poter adottare tempestivamente delle misure per contrastarlo, l’Estramet.

Come sempre e per quasi ogni aspetto che riguarda la nostra salute, buona parte della prevenzione deve partire dallo stile di vita e dall’alimentazione. Mangiare tanta frutta e verdura e limitare il consumo di cibi grassi e alcool, allontana il rischio di sviluppare il tumore al seno.

Ma ahimè non basta! È stato dimostrato che i fattori di rischio, oltre a uno stile di vita non salutare, sono di tipo genetico/familiare ed endocrini.

I ricercatori hanno scoperto che alla base dello sviluppo della malattia, nelle famiglie dove ha una forte incidenza, c’è una mutazione genetica di due geni identificati come BRCA1(Breast Carcinoma 1) e/o BRCA2 (Breast Carcinoma 2). Questi geni sono alla base dei tumori mammari ereditari.

Non è tutto, il terzo fattore che, secondo medici e ricercatori, provoca l’insorgere del tumore al seno è di tipo ormonale. Cioè, una prolungata esposizione agli estrogeni è determinante per lo sviluppo della malattia. In quest’ottica, le donne con menarca precoce, prima dei 12 anni, e con menopausa tardiva, oltre i 50 anni, corrono un rischio maggiore.

Proprio su quest’ultimo fattore di rischio si è concentrata la medicina negli ultimi tempi. I ricercatori hanno studiato il ruolo degli estrogeni nella formazione del tumore al seno. Le scoperte ottenute sono state in grado di sviluppare un test capace di determinare il fattore di rischio di sviluppare il cancro al seno, l’Estramet.

Non c’è bisogno che vi dica l’importanza di questa scoperta scientifica. Con un semplice esame dell’urina possiamo sapere quanto siamo a rischio e intraprendere delle azioni per modificare il nostro indice di rischio e, quindi, contrastare lo sviluppo della malattia.

Un esempio su come impedire l’insorgere della malattia è semplicemente assumendo una sostanza protettiva naturale, l’indolo3carbinolo, particolarmente presente nelle crucifere: cavolfiori, cavoli e cavoletti di Bruxelles. Questa sostanza da sola è in grado di modificare il metabolismo degli estrogeni.

in collaborazione con Synlab



April 5, 2015 Newsletter

Pianeta Nutrizione & Integrazione, giunto alla VI Edizione, verrà organizzato nel 2015 a Milano presso il Centro Congressi di Rho “Stella Polare” in concomitanza con EXPO MILANO 2015 e direttamente collegato all’Area dell’Esposizione Universale.

Pianeta Nutrizione & Integrazione, ha registrato nel 2014 oltre 3000 presenze tra medici, biologi, dietisti e farmacisti, 30 società scientifiche accreditate, 80 espositori e oltre 100 relatori.
AKESIOS GROUP partner di Fiere di Parma ha ideato e realizzato, inoltre, uno spazio espositivo di Pianeta Nutrizione & Integrazione nel Padiglione CIBUS è ITALIA all’interno della manifestazione EXPO MILANO 2015 che si terrà dal 01 maggio al 31 ottobre.
Ci saremo anche noi il giorno 26 giugno alle ore 10,35  con il Dr. Di Fede, direttore di Imbio, che tratterà “Pharmacogenetics in Cancer Patients” ossia la Farmacogenetica nei malati di cancro
Torneremo alle 15.20 con il dr. Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista di Imgep ,che tratterà l’intolleranza alimentare e allergie nei pazienti malati di cancro “Food intolerance and allergies in cancer patients”
Parlerà della validita di Alcat Test che è ritenuto al momento lo strumento più utile per la diagnosi delle intolleranze alimentari e per la corretta impostazione di una terapia individuale e personalizzata che guidi verso il recupero della tolleranza immunologica. Questo test consente di valutare la sensibilità agli additivi alimentari, ai conservanti, ai coloranti, ai contaminanti ambientali, agli antibiotici e agli antinfiammatori.
É l’unico Test sulle intolleranze alimentari, riconosciuto dalla U.S. Food and Drug Administration (FDA) e utilizzato dalla Fondazione IRCCS Policlinico “San Matteo” di Pavia – Laboratorio di Immuno – Allergologia.

 



March 24, 2015 Newsletter

Se cercate un degno sostituto al latte vaccino che non contenga né lattosio glutine, vi consiglio di provare il latte di miglio, un’ottima soluzione per garantire al vostro organismo un apporto di proprietà nutritive paragonabili a quelle del latte vaccino senza, però, incorrere nel rischio di reazioni allergiche. Non solo, consumatelo con serenità anche se avete problemi di colesterolo e di diabete.

Un vantaggio comune a tutto il latte di origine vegetale è l’assenza di colesterolo, e il latte di miglio non è da meno. Un ottimo alleato, quindi, per chi lotta contro il colesterolo alto, grazie anche alla grande quantità di lecitina e di colina contenuto.

Proprietà, invece, unica, che condivide solo con il latte di avena, è la capacità di controllare il diabete. Secondo alcuni studi il latte di miglio contiene un particolare enzima in grado di aiutare il nostro corpo a eliminare i grassi. È, infatti, risaputo che legumi e cereali, essendo carboidrati complessi, hanno un ruolo importante nella cura e nella prevenzione del diabete.

Dunque, il latte di miglio è indicato per le persone che soffrono di celiachia, intolleranza al lattosio, diabete e colesterolo alto e non è consigliato a chi ha problemi con l’intolleranza al nichel.

Dovrebbero però tenerlo in considerazione e aggiungerlo o sostituirlo, anche per brevi periodi, anche chi non soffre di nessun di questi disturbi. Il latte di miglio ha, infatti, diverse qualità nutrizionali. Ad esempio, è ricco di vitamine del gruppo B, soprattutto la B6, ed anche sali minerali come zinco, magnesio, potassio, calcio e ferro.

Il miglio è un cereale alcalinizzante. Ciò significa che consumandolo, anche sottoforma di latte, assorbiamo le tossine acide che si accumulano con una dieta sbilanciata, troppo ricca di alimenti acidificanti, come uova, carne, alimenti raffinati o fermentati. Il consumo di latte di miglio, insomma, aiuterebbe il nostro organismo a ristabilire il livello ottimale di PH.

Questa sua caratteristica andrebbe a beneficio del buon funzionamento di milza, stomaco e pancreas e, sicuramente, aiuterebbe tutti quelli che soffrono di acidosi. Inoltre, è facilmente digeribile e non irrita l’intestino, può essere, dunque, ben tollerato anche per chi soffre di colite o ulcere; per i quali l’assunzione di latte di mucca, certo, non giova.

Il latte di miglio non è molto diffuso, lo troverete sicuramente nelle farmacie e nei negozi specializzati. Il suo sapore naturalmente dolce lo rende perfetto per essere consumato a colazione, magari col caffè, oppure per la preparazione di deliziosi dolci senza glutine.

 



February 25, 2015 Newsletter
Riportiamo e commentiamo l’intervista fatta al Dr. Alberto Mantovani, direttore di reparto dip. sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare (Spvsa) – tossicologia alimentare e veterinaria, Istituto superiore di sanità.
Che cosa sono gli interferenti endocrini (Ie) e quali i loro meccanismi d’azione?

Sono un gruppo eterogeneo di sostanze in grado di alterare il funzionamento del sistema endocrino con meccanismi diversi (recettoriali, metabolici ecc.). I principali bersagli dei loro effetti sono l’omeostasi degli steroidi sessuali e della tiroide, dunque la salute riproduttiva e lo sviluppo.

Quali sono i principali Ie e quali sono le fonti di assunzione per l’uomo?
Molte sostanze di origine antropica sono Ie: composti alogenati che si bioaccumulano e interferiscono con gli steroidi sessuali, come le diossine, che hanno un effetto antiestrogeno e i policlorobifenili (PCB). Poi ancora diversi pesticidi e biocidi (per esempio etilene-bisditiocarbammati) e composti industriali (come ritardanti di fiamma polibromurati) che hanno un’azione tireostatica.
Sono Ie anche alcune sostanze naturali: lo zearalenone, una micotossina contaminante dei cereali, ha un’azione estrogenica simile. Lascia ancora dei dubbi l’esposizione a dosi elevate di fitoestrogeni come isoflavoni e lignani, durante la gravidanza o la prima infanzia: sono infatti deboli agonisti del recettore estrogeno beta e sono presenti anche nella soia, ingrediente base di integratori e latti artificiali.
Una delle fonti di esposizione per l’uomo sono le matrici alimentari, soprattutto se ricche di grassi (per es., certi tipi di pesci), dove i vari Interferenti Endocrini (IE) si possono accumulare.

Quali sono le categorie più a rischio e quali sono le patologie associate?
La gravidanza e l’infanzia sono le fasi più a rischio, anche se spesso gli effetti si manifestano a lungo termine, e possono variare con il sesso e l’età in cui è avvenuta l’esposizione. Il WHO segnala che l’esposizione può aumentare il rischio di patologie riproduttive, disturbi comportamentali nell’infanzia, fino a diabete e alcuni tipi di cancro (testicolo, mammella).

Va poi considerato che dosi molto basse di diversi IE con la stessa azione, possono sommare i loro effetti fino ad indurre un effetto tossico significativo.

Quali sono i comportamenti corretti per ridurre il rischio?
Secondo il Decalogo per i cittadini sugli IE pubblicato dall’ISS e dal Ministero Ambiente è opportuno minimizzare l’esposizione alle fonti: usare contenitori in plastica o stoviglie integri, secondo le modalità previste dal produttore; limitare il consumo di alimenti che possono accumulare IE e il contatto dei cibi con carta oleata o pellicole. Inoltre bisogna fare attenzioni ai metodi di cottura (eliminare parti carbonizzate che contengono idrocarburi policiclici aromatici); limitare il consumo di cibi affumicati ed evitare il ristagno dei fumi in cucina e della polvere negli ambienti chiusi; per i bambini, variare la dieta e assicurare un apporto adeguato di vitamine e microelementi con effetto protettivo.

Aggiungiamo che un controllo sul qualità della composizione corporea, eseguendo un test sui capelli, mineralogramma, ci indicherà la percentuale di minerali presenti nei tessuti, la possibilità di riscontro di metallo pesanti potenzialmente tossici.

Un controllo sulla qualità della flora batterica dell’intestino, ci orienterà sul grado di Disbiosi intestinale, e sulla possibilità di correggere l’alimentazione.

Il test su possibili intolleranze alimentari ( ALCAT Test) segnalerà le possibili incompatibilità di alcuni alimenti indirizzando il nutrizionista specialista sul tipo di dieta da seguire per evitare infiammazioni e possibili malattie derivanti da contaminati alimentari. Il test ALCAT analizza anche intolleranze a sostanze chimiche presenti negli alimenti oltre che a conservanti e additivi alimentari.

Valutazione e integrazione sono alla base dei percorsi di prevenzione individuale e personalizzata.



February 16, 2015 Newsletter

Il riso Oryza Sativa, pianta erbacea annuale della famiglia delle Gramineae, di origine asiatica che insieme alla Oryza Glaberrima coltivata in Africa, è una delle due varietà vegetali da cui si produce il riso.

L’Oryza Sativa costituisce la maggior parte della produzione, in quanto coltivata su circa il 95% della superficie mondiale seminata a riso. Cereale, dall’incerta origine, si ritiene che le varietà più antiche siano comparse oltre quindicimila anni fa lungo le pendici dell’Himalaya.  Le statistiche documentano che il riso costituisca il cibo principale per circa la metà della popolazione mondiale e che venga coltivato in quasi tutti i paesi del globo.

Ne esistono tre tipologie:

Indica: tipica dei climi tropicali dall’alto valore di mercato, cariosside lunga e sottile. Tipologia dalla produttività media tipica dell’India, Cina meridionale, Filippine, America Latina, Italia, Brasile;

Japonica: tipica dei climi temperati, basso valore di mercato, cariosside corta e arrotondata, nota per l’alta produzione è coltivata in Giappone, Corea, Cina settentrionale, USA, Egitto, Italia;

Javanica: tipologia di minore importanza.

La Japonica è la sottospecie maggiormente coltivata in Italia, tipicamente usata per i risotti. A sua volta si divide in 4 tipologie:

Risi comuni (tondi e piccoli)

Risi semifini (tondi di media lunghezza)

Risi fini (affusolati e lunghi)

Risi superfini (grossi e lunghi)

L’Italia, con 1,44 milioni di tonnellate di riso prodotti nel 2005, rappresenta il principale produttore europeo e il ventisettesimo a livello mondiale. La coltivazione è concentrata principalmente nelle regioni Piemonte e Lombardia, nel triangolo Vercelli, Novara, Pavia. Viene inoltre coltivato in provincia di Mantova, in Emilia-Romagna in particolare nel basso ferrarese, in Veneto in particolare nella bassa veronese (Isola della Scala), nel Vicentino centrale (Grumolo delle Abbadesse), in Sardegna nella valle del Tirso e in Calabria nella Piana di Sibari.

Oggi però parliamo del riso rosso fermentato o Monascus Purpureus, un valido aiuto contro il colesterolo, nato dalla fermentazione del comune riso da cucina (Oryza Sativa), grazie ad un particolare lievito, chiamato Monascus Purpureus o lievito rosso.Questo riso, che deve il suo nome alla caratteristica colorazione, rappresenta una componente tradizionale della fitoterapia cinese ma è molto conosciuto anche in occidente per le preziose virtù ipolipidemizzanti, cioè coadiuvanti alla riduzione delle quantità di lipidi nel sangue.

Questo notevole interesse nei confronti del riso rosso è dovuto alla presenza di Monascus Purpureus, lievito che durante la sua attività fermentatrice, si arricchisce di un gruppo di sostanze, denominate monacoline, a cui è stata scientificamente attribuita un’elevata attività ipocolesterolemizzante, cioè che contribuisce ad abbassare il livello di colesterolo.

Appare dunque evidente che il riso rosso fermentato riduca il rischio cardiovascolare grazie ad azioni antiaterosclerotiche di altro tipo (effetto antinfiammatorio, vasodilatante e riduttivo sui livelli di lipoproteina A).   L’impiego di estratti di riso rosso fermentato è ammesso anche nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro certi limiti fissati dal Ministero.

Tutto ciò ha contribuito ad alimentare il già fiorente business del riso rosso, spesso pubblicizzato in maniera eccessiva.D’altra parte, l’acquirente medio è attirato dalla possibilità di perdere peso ricorrendo ad un prodotto naturale, non elaborato sinteticamente e che per di più funge da valida alternativa alimentare per coloro che sono costretti ad assumere quotidianamente le statine, svolgendo al tempo stesso un ruolo preventivo futuro.

 


 



January 31, 2015 Newsletter

Anche quest’anno l’Associazione “Il Mondo delle Intolleranze” sarà ospite di Identità Golose, il primo congresso italiano di cucina e pasticceria d’autore , giunto sua alla XI edizione, che celebrerà “ Una sana intelligenza” e organizzato dal suo ideatore Paolo Marchi e da Magenta Bureau.

Durante i tre giorni della manifestazione l’Associazione dedita alla promozione della cultura alimentare ed in particolare delle problematiche di intolleranze alimentari , con il supporto di medici, aziende e professionisti del settore, risponderà in modo esaustivo alle sempre più frequenti domande di coloro che soffrono si disturbi causati dalle intolleranze alimentari e che spesso, per mancanza di informazioni sanno che le cause del loro malessere sono proprio nella loro alimentazione.

Le intolleranze alimentari sono una reazione avversa dell’organismo a determinati cibi e si manifesta quando l’organismo ha perso parzialmente o totalmente la capacità di digerire una determinata sostanza. Altro scopo dell’Associazione, è quello di divulgare la problematica  e di coinvolgere, coloro che ancora non ne sono a conoscenza, dell’esistenza di questa tematica

Anche quest’anno i visitatori troveranno allo stand i due libri scritti da Tiziana Colombo, dal titolo uno “Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo!” l’altro “Lattosio. L’intolleranza? La cuciniamo!” in cui oltre ad essere scritte ricette per unire la salute al gusto sono scritti consigli utili per combattere le intolleranze e vivere con serenità a tavola.

Grazie all’impegno di IMGEP anche quest’anno avremo l’opportunità di chiedere ai nutrizionisti presenti qualche consiglio sulla sana alimentazione e benessere quotidiano. Non solo potranno conoscere i numerosi vantaggi di Alcat Test

Ma troverete tantissime novità tra le quali la nuovissima rivista in uscita “Zero” dedicata a salute e benessere in cucina e “Personal Food” l’utilissimo software che aiuterà gli chef e gli addetti alla ristorazione.

Vi aspettiamo a Identità Golose domenica 08, lunedì 09 e martedì 10 febbraio 2015 – dalle 9.30 alle 18.30!!!

scarica il programma



January 20, 2015 Newsletter

La comune FARINA 00 che si trova nei supermercati si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano. Tale processo prevede l’eliminazione del germe di grano e della crusca, per consentire una maggiore conservazione del prodotto a discapito di importanti sostanze

nutritive come aminoacidi, acidi grassi, sali minerali e vitamine, che vengono persi durante il procedimento. Il prodotto che si ottiene è quindi ricco quasi esclusivamente di AMIDI, polisaccaridi responsabili dell’innalzamento repentino della quantità di zucchero nel sangue (picco glicemico), il quale richiama l’intervento di un ormone, l’INSULINA.

Tale ormone ha capacità anabolizzanti ed è quindi in grado di AUMENTARE LA QUANTITÀ DI DEPOSITI ADIPOSI ALL’INTERNO DELL’ORGANISMO e INNESCARE FENOMENI DI RESISTENZA INSULINICA

che, se esasperati, possono portare all’insorgenza del DIABETE DI TIPO II.

Discorso analogo può essere fatto per la FARINA DI RISO: pur essendo

priva di glutine, è tuttavia ricchissima di amidi e povera di proteine e quindi responsabile di un repentino innalzamento della quantità di zuccheri nel sangue con conseguente RILASCIO DI INSULINA e dei problemi ad essa connessi. Fortunatamente, negli ultimi anni molte aziende hanno cominciato a produrre farine maggiormente ricche in fibre o provenienti da cereali diversi dal grano, dando inizio al filone delle cosiddette “FARINE ALTERNATIVE”. Tra queste abbiamo:

  1. FARINA INTEGRALE DI FRUMENTO: conserva integralmente la crusca ed è per questo molto più ricca di fibre, fattore che contribuisce ad abbassare il picco glicemico.
  2. FARINA DI MANITOBA: è una farina di grano tenero molto ricca in proteine e con pochi Contiene anche la glutenina e la gliadina che, a contatto con l’acqua, formano il glutine.
  3. FARINA DI FARRO INTEGRALE: è prodotta della macinazione del farro, il più antico tipo  di frumento E’ una farina molto ricca di vitamine (A, B2 e B3) e di sali minerali (fosforo, potassio e magnesio). E’ adatta per la realizzazione di dolci, pasta e pane.
  4. FARINA DI SEGALE: è ricca di proteine e sali minerali; ha proprietà fluidificanti del sangue, rafforza e mantiene elastiche le arterie prevenendo l’aterosclerosi e, grazie al basso picco glicemico, è ideale anche nelle diete per diabetici. E’ adatta per la preparazione di pane e di alcuni tipi di dolci.
  5. FARINA DI AVENA INTEGRALE: è una farina ricca di fibre e con un migliore potere saziante rispetto alla farina di Grazie alla presenza di vitamine, minerali e altre sostanze nutritive si rivela un ottimo alimento energizzante ed’è inoltre in grado di rallentare l’assimilazione del glucosio e di abbassare il livello di colesterolo cattivo (LDL).

Accanto alle farine alternative con basso INDICE GLICEMICO, abbiamo anche quelle consigliate per chi soffre di CELIACHIA o di SENSIBILITÀ AL GLUTINE perché prive di tale proteina. Tra queste abbiamo:

  • FARINA DI CECI: ricca di minerali (calcio, fosforo, ferro), di proteine e vitamine (C, B). Si ricava dalla macinazione dei ceci essiccati e ne conserva tutte le proprietà. Grazie alle saponine presenti, inoltre, tale farina è molto utile per diminuire i livelli di colesterolo e trigliceridi nel Molto versatile in cucina, può essere utilizzata per dolci, pasta, gnocchi e panature.
  • FARINA DI MAIS: viene soprattutto utilizzata per la preparazione della polenta e di dolci caratteristici, mentre non è adatta per la panificazione, a meno di mischiarla con altri tipi di farine.
  • FARINA DI CASTAGNE: nota anche con il nome di farina dolce, essa è costituita da castagne precedentemente essiccate e infine E’ ricca di carboidrati e sali minerali e povera di grassi. Ideale per le più svariate preparazioni sia dolci (castagnaccio, torte, biscotti, frittelle) che salate (pasta, gnocchi, crepes).
  • FARINA DI QUINOA: viene ottenuta a partire dalla macinazione dei chicchi di questo pseudocereale di origine Si tratta di una pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae (la stessa famiglia degli spinaci o della barbabietola); si differenzia inoltre dai cereali per via del suo contenuto di lisina e per una maggiore ricchezza di amminoacidi. E’ ricca di sali minerali come calcio, ferro e potassio.
  • FARINA DI GRANO SARACENO: viene ottenuta dalla macinazione di una pianta erbacea della famiglia delle Polygonaceae (è quindi in realtà uno pseudo-cereale). E’ una farina ricca di amminoacidi essenziali e con un alto valore biologico: le sue proteine sono infatti paragonabili a quelle della carne e della soia
  • FARINA DI MANDORLE: è una farina con un buon contenuto di acidi grassi insaturi, proteine, zuccheri, vitamine (E, B) e sali minerali. Molto sfruttata nella preparazione di dolci, la farina di mandorla ha un elevato potere calorico e grazie ad un enzima, l’emulsina,che facilita la digestione dei glucidi.
  • FARINA DI SOIA: ottenuta dalla macinazione dei semi di questo legume, la farina di soia contiene proteine ad alto valore biologico, sali minerali, vitamine e acidi grassi essenziali come omega 3 e omega 6. Può essere utilizzato dai vegani come sostitutivo delle proteine della carne e delle uova.
  • FARINA DI CANAPA: una delle ultime novità sul fronte delle farine alternative, si ottiene dalla pressatura dei semi di questa Possiede proteine ad alto valore biologico, come quelle della soia, acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 e fibre.


January 14, 2015 Newsletter

L’avena è uno dei cereali meno presenti nella nostra alimentazione di tipo mediterraneo ed è spesso sottovalutata rispetto al grano, riso ed orzo. Recentemente sta invece richiamando l’interesse della comunità scientifica e dei nutrizionisti,grazie ad una composizione in nutrienti non indifferente.

La sua composizione chimica porta numerosi effetti positivi sulla salute dell’uomo in particolare gioca un ruolo importante nella riduzione del rischio di incidenza di buona parte delle patologie degenerative.

Anche dal punto di vista agronomico tale cereale presenta interessanti caratteristiche, crescendo in regioni dalle temperature moderate, tollera terreni umidi e acidi a differenza di altri cereali.

La sua peculiare composizione in frazioni proteiche la rendono idonea a tutti coloro che sono soggetti ad avverse reazioni al glutine. Infatti spesso i nutrizionisti che si occupano di reazioni agli alimenti o intolleranze alimentari, la includono nel piano nutrizionale del paziente. Grazie alla cospicua presenza di antiossidanti, minerali, vitamine e agli avenantramidi composti fenolici azotati, l’avena si colloca su un piano privilegiato rispetto ad altri cereali utilizzati comunemente.

Recenti studi hanno posizionato l’avena sul podio quale cereale cardine per celiaci e sensibili al glutine. In Europa e in Italia lo scetticismo ancora persiste impedendone un più ampio consumo.

Un articolo recentemente pubblicato sul British Journal of Nutrition

(Br J Nutr. 2014 Oct;112 Suppl 2:S50-7. doi: 10.1017/S0007114514002736).

Oat agriculture, cultivation and breeding targets: implications for human nutrition and health (Stewart D., McDougall G.).

ha evidenziato come questa sia in grado di aumentare il senso di sazietà, la qualità della digestione, la salute cardiovascolare, migliorare il metabolismo e ridurre il rischio di sviluppare la sindrome metabolica e il diabete tipo 2.

Inoltre l’avena come la maggior parte dei cereali integrali e alcuni dei loro prodotti derivati contengono β-glucano, un polisaccaride complesso, in grado di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.  Per ottenere questi benefici effetti, è necessario un consumo regolare e in quantità superiore a 3 g / die.

Il consumo regolare di avena – ad esempio a colazione in fiocchi – ricopre il ruolo di efficace antinfiammatorio e pare inibisca la proliferazione delle cellule tumorali.

Grandi passi sono stati fatti negli ultimi anni in ambito nutrizionale. Sapere a quali cibi si è potenzialmente intolleranti e conoscere la personale predisposizione alla sensibilità al glutine e ai cereali correlati con il frumento, ci permette di anticipare eventuali fenomeni infiammatori intestinali legati all’intolleranza a tali principi nutritivi. Quindi è possibile sottoporsi al test per la Gluten Sensitivity, attraverso un prelievo di sangue venoso, dove un algoritmo elaborato dal medico specialista permette di stabilire il grado di intolleranza al glutine e ai suoi derivati.

L’avena è dunque un cereale estremamente ricco il cui consumo è da consigliarsi praticamente a tutti, in particolare ai vegani, che necessitano di un adeguato apporto di proteine ed aminoacidi essenziali. Gli unici ai quali è consigliato di prestare particolare attenzione al consumo di avena, sono quei soggetti in cui è presente l’allergia al nichel.

 


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