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October 11, 2022 TerapieUncategorized

L’ozonoterapia è una terapia medica che utilizza come agente terapeutico un gas,
l’ozono, miscelato in piccole percentuali con ossigeno medicale.

L’ozono (O3) è una forma allotropica dell’ossigeno (O2) ed è conosciuto principalmente per il ruolo che svolge
nell’equilibrio ecologico della terra. Esso, infatti, assorbe la maggior parte delle radiazioni
ultraviolette provenienti dal sole, impedendo loro di giungere direttamente alla superficie
terrestre.

Quindi ci protegge dai danni dei raggi solari che attraversando l’atmosfera
terrestre senza un filtro protettivo, possono creare gravi danni alla pelle, se foto esposta
anche per poco tempo.

L’ozono in medicina non viene mai utilizzato puro, ma sempre miscelato in piccola
percentuale (circa 3%) con l’ossigeno medicale (97%) che funge da veicolo. A questa
concentrazione l’ozono non ha alcun effetto tossico ma diventa un agente terapeutico
straordinariamente versatile.

Scoperto da Christian Friedrich Schonbein nel 1832, è stato usato per la prima volta come
antisettico durante la Prima guerra mondiale. Negli anni ’30 il dott. E. Payr ne estende
l’utilizzo anche ad altre patologie.

Numerosi sono gli articoli che hanno ampiamente descritto i suoi effetti terapeutici:
modulazione del sistema immunitario, stimolazione e modulazione, in base alla
concentrazione di ozono utilizzata; potere antinfiammatorio, antidolorifico ed
antiedemigeno; capacità antibatterica (l’ozono si usa anche per depurare le acque),
antivirale, antifungina; miglioramento del microcircolo, nonché la conseguente scomparsa
del dolore ischemico; il recupero funzionale dei gruppi muscolo-articolari; aumentata
capacità cicatrizzante e di rigenerazione tissutale (la guarigione di ulcere trofiche).

Tali effetti contribuiscono in modo significativo a migliorare la qualità della vita dei pazienti, a
rendere più efficaci molte terapie farmacologiche o riabilitative, a riparare anche alcuni
danni iatrogeni (da farmaci).

Diverse sono le proprietà dell’ozono che lo rendono uno strumento efficace nella lotta
contro il tumore.
La proprietà di ossigenazione cellulare dell’ozono è alla base della sua applicazione.
(a) Migliora la saturazione di ossigeno nel sangue:
L’ozono aumenta la saturazione di ossigeno dell’emoglobina e sposta la curva di
saturazione di ossigeno verso il lato destro, in modo che venga rilasciato più ossigeno ai
tessuti periferici. Gli esperimenti dimostrano che l’autoemoterapia incrementa il 2,3-

bifosfoglicerato nei globuli rossi. Non c’è pericolo di embolia con ozono nel sangue
essendo altamente solubile. Inoltre, nessun cambiamento negativo nell’integrità dei globuli
rossi o nelle funzioni dei neutrofili sono state trovate usando l’autoemoterapia. Tutti i
risultati assicurano la completa sicurezza dell’autoemoterapia.

(b) Effetto vasodilatatore:
L’ozono migliora anche l’afflusso di sangue ai tessuti periferici mediante l’effetto
vasodilatatore. Questa proprietà può essere attribuita al suo effetto stimolante su
vasodilatatori come NO. Uno studio sul flusso sanguigno cerebrale eseguito su 7 soggetti,
ha mostrato un aumento del 75% del flusso ematico nell’arteria carotidea con 3 sedute di
autoemoterapia per un periodo di una sola settimana.

(c) Riduzione della viscosità del sangue:
L’autoemoterapia riduce la viscosità del sangue. Questo è stato dimostrato in uno studio
su 27 pazienti con malattie arteriose occlusive periferiche, dove l’autoemoperfusione per
30 minuti ha diminuito in modo significativo la viscosità del sangue e i livelli di fibrinogeno.
L’iperossia indotta da O3, contrastando il fattore HIF1A (hypoxia-inducing factor 1 A), il cui
livello è aumentato in molte patologie che sfrutta la carenza di ossigeno per progredire.

Siamo stati i primi a utilizzare esami di laboratorio specifici per avere un riscontro
sull’efficacia e durata del trattamento con ozono.

Gli esami sono misurazione di HIF1a o
fattore ipossico e Nrf2 o fattore antiossidante di protezione. L’ozono è un potente
immunomodulatore e antiossidante. La sua capacità di aumentare la produzione di fattori
di difesa, trai quali Interferone, Interleuchina2, e altri fattori di protezione cellulare, con
attività immunomodulante.

In condizioni fisiologiche, la formazione e l’eliminazione di radicali liberi e altre specie
reattive dell’ossigeno (ROS) è strettamente regolata da antiossidanti endogeni e
neutralizzatori dei ROS con l’obiettivo di mantenere l’omeostasi ed evitare gli effetti
dannosi dello stress ossidativo. Quando il processo di eliminazione non viene eseguito
correttamente, si verifica un maggiore accumulo di ROS, un fattore che porta a
cambiamenti permanenti e dannosi, come la morte cellulare, cancerogenesi e fibrosi. Di
fronte a questa situazione, l’ozono medicale è in grado di attivare il Nuclear factor erythroid
2-related factor 2 (Nrf2), che a sua volta comporta l’attivazione di antiossidanti endogeni,

come glutatione perossidasi (GPx), catalasi (CAT), superossido dismutasi (SOD) e
glutatione (GSH). Altri esami che facciamo prima della seduta di ozono, dosaggio della
Barriera Antiossidante ( glutatione ridotto, glutatione ossidato, SOD1).

In relazione allo stress ossidativo, la somministrazione ricorrente di ozono medicale, nota
anche come precondizionamento, a dosi non tossiche fornisce un adattamento dei tessuti
allo stress ossidativo per induzione di enzimi o attivazione delle vie metaboliche,
mantenendo un equilibrio redox bilanciato così come l’incremento dei livelli di GSH e la
diminuzione della perossidazione lipidica.

Infine, ma non meno importante, è il beneficio che si è potuto osservare nei pazienti affetti
da stanchezza cronica (spesso denominata fatigue). Durante le infezioni virali croniche, la
stanchezza può essere considerata come parte integrante della sintomatologia infettiva.
A tutt’oggi non esistono protocolli specifici per il trattamento della stanchezza, che spesso
viene sottovalutata. La terapia con ossigeno-ozono (attraverso le autoemoinfusioni
sistemiche) può dare un contributo significativo sia nei pazienti con fatigue relativa alla
infezione cronica e acuta.

Tutte queste azioni benefiche rendono l’ozono-terapia un
trattamento adiuvante estremamente prezioso nella patologia infettiva, anti-aging,
rigenerante e di sostegno per tante affezioni che debilitano l’organismo. Uno dei riscontri
che abbiamo da parte di chi segue le nostre terapie con ozono, è la riduzione della
stanchezza, riacquisto del benessere psicofisico, migliorando la qualità di vita.

Esami che eseguiamo preseduta di ozono-terapia:
1. dosaggio dei Radicali Liberi e capacità antiossidante (d-Roms e BAP)
2. Barriera Antiossidante (Glutatione ridotto, Glutatione ossidato, Super-Ossido-
Dismutasi, SOD)
3. Hif1alfa (fattore ipossico)
4. Nrf2 (fattore anti ipossico-antiossidante)



La dieta genetica per mangiare bene e prevenire l’insorgenza di infiammazione.

Il nostro DNA ci può dare tantissime informazioni preziose. Conoscere queste informazioni è uno strumento di analisi e prevenzione davvero unico.

Con il test genetico GENE & DIET® analizziamo con un metodo non invasivo (è un test su saliva che si può fare comodamente da casa) alcuni geni legati al metabolismo. Il Dott. Alessio Tosatto, biologo nutrizionista in Imbio, ci spiega in modo molto semplice la relazione che ha il nostro DNA con l’alimentazione e come possiamo utilizzare queste informazioni per migliorare il nostro stato di forma, prevenire l’insorgenza di infiammazione e di malattie cardiovascolari. 

Il nostro DNA influenza la risposta agli alimenti che mangiamo?

Vi è mai capitato di domandarvi perché alcune persone hanno una determinata corporatura? La risposta può essere scritta nel nostro DNA e nello stile di vita che adottiamo.

Ad esempio nelle donne la rinomata conformazione “a pera”, quindi di tipo ginoide, piuttosto che la capacità di alcuni individui di metabolizzare grassi e zuccheri con estrema facilità o ancora quella di altri ad “ingrassare” velocemente e solo in determinate zone è causata dalla risposta genetica ai diversi fattori ambientali.

Il fenotipo, ovvero l’insieme di caratteristiche visibili di un individuo, è il risultato dell’interazione tra i nostri geni e i fattori esterni. Questo significa che il nostro patrimonio genetico, ovvero il genotipo, determina solo in parte quello che siamo e i fattori ambientali possono avere una maggiore o minore influenza a seconda dei casi. Genotipi uguali possono, se sottoposti all’azione di ambienti differenti, produrre diversi fenotipi o viceversa.

Tra i fattori esterni rientrano sicuramente l’alimentazione e lo stile di vita (esposizione al fumo, sedentarietà, etc.) oltre all’ambiente dove viviamo (fattori di inquinamento e igiene).
Alimentazione e stile di vita vanno ad incidere sugli ormoni, che vanno a determinare oltre alla genetica quella che può essere una conformazione strutturale ed una determinata corporatura.

Oggi, mediante un semplice prelievo salivare, è possibile valutare la propria predisposizione a diverse problematiche e capire come l’alimentazione possa incidere su di esse, in una sola parola: fare prevenzione.

Il rischio genetico verso una determinata patologia non comporta il reale sviluppo della patologia stessa; quando però al rischio genetico si associa un “rischio ambientale” le probabilità aumentano fortemente. Nella situazione opposta, un forte rischio ambientale può essere compensato da un profilo genetico protettivo.

Le caratteristiche genetiche individuali (rischio genetico) sono quindi importanti nel determinare la sensibilità ad un rischio ambientale. La grande differenza tra fattori di rischio genetici e ambientali è che i primi sono immodificabili, mentre i secondi possono essere modulati in base a scelte personali che coinvolgono lo stile di vita e le abitudini alimentari.

Alimentazione e genetica si influenzano a vicenda

La nutrigenomica è la scienza che studia il rapporto tra il genoma e la dieta. La nutrigenetica studia il modo in cui ognuno di noi (con un DNA unico e sempre diverso) reagisce alle molecole presenti nei cibi. Esse rappresentano le frontiere delle scienze dell’alimentazione e sono due materie che si sono sviluppate molto nel corso dell’ultimo decennio.

Il cibo e i geni si parlano in continuazione e influenzano con il loro dialogo molti aspetti della salute e della società. 
Tutti gli alimenti che portiamo a tavola contengono molecole che possono influenzare in modo diretto o indiretto l’espressione dei geni con conseguenze importanti sulla nostra salute, sia in positivo che in negativo.
È possibile migliorare il proprio stato di forma e di benessere attraverso una dieta personalizzata sulla base dei nostri geni.
Negli ultimi anni è emerso chiaramente come gli alimenti non servano soltanto come “carburante” per i processi metabolici (non si parla solo di calorie e nutrienti), ma agiscano anche regolando direttamente l’informazione scritta nel nostro DNA. Ad esempio, se un gene riesce a modificare la propria capacità di produrre determinate proteine (enzimi), magari coinvolte nei meccanismi che regolano la digestione, cambierà la nostra capacità di digerire alcuni nutrienti.
Il cibo non influenza solo i geni coinvolti nei processi digestivi, ma anche quelli coinvolti nei processi infiammatori.
Per questo è importante fare attenzione alla nostra dieta e al nostro stile di vita. Conoscere la reazione dei nostri geni a determinati alimenti ci fornisce uno strumento unico di prevenzione su tutta la linea, anche nei confronti di malattie come cancro, Alzheimer o diabete.

Se è vero che il cibo influenza il DNA, è altrettanto vero il contrario: ovvero che il nostro patrimonio genetico può determinare diverse risposte di fronte allo stesso alimento. Un esempio conclamato è il celiaco, colui che non riesce a digerire il glutine.

A partire da questa considerazione, il consiglio nutrizionale che segue il test GENE & DIET®, ha come obiettivo una dieta personalizzata che tiene conto del patrimonio genetico dell’individuo e non solo dei valori “standard” come peso, altezza, genere ed età.

Lo studio dei geni per ottimizzare l’alimentazione 

È ormai noto che le abitudini di vita hanno un effetto determinante sul buon funzionamento dell’organismo e sul benessere dell’individuo. Tra le abitudini di vita, quelle che esercitano il maggiore effetto sono quelle alimentari.
Una corretta alimentazione, infatti, fornisce le sostanze che permettono all’organismo di crescere e di funzionare in modo ottimale. La conoscenza della propria costituzione genetica rappresenta uno strumento innovativo in grado di orientare la scelta dello stile di vita e dell’alimentazione più corretti.
È un approccio innovativo che permette di ottimizzare l’alimentazione ottenendo i massimi benefici e riducendo i fattori negativi.
Partendo dalle differenze genetiche si riesce a delineare un piano nutrizionale personalizzato allo scopo di migliorare il proprio stato di forma e di salute e di prevenire o ritardare l’insorgenza di patologie correlate all’alimentazione.

Come funziona il test GENE & DIET®

Mediante il test  GENE & DIET® è possibile analizzare un insieme di geni coinvolti nel metabolismo, fornendo informazioni utili per determinare lo stile di vita migliore per quell’organismo.

L’esame, in particolare, permette di rilevare predisposizione per:

  • celiachia (sensibilità al glutine)
  • diabete di tipo 2 (metabolismo degli zuccheri)
  • alterazione metabolismo dei lipidi (tendenza a produrre più o meno grasso)
  • sensibilità all’alcool
  • difetti a livello di circolazione sanguigna (rischio cardiovascolare)
  • capacità di produrre infiammazione e di infiammarsi
  • intolleranza genetica al lattosio
  • metabolismo della vitamina D e glutatione (potente antiossidante)
  • deficit epatico nella gestione di sostanze chimiche

Attraverso l’esito è possibile quindi conoscere i punti deboli e i punti di forza dell’organismo e impostare una nutrizione personalizzata e preventiva, al fine di modulare l’impatto della propria genetica sul proprio essere.

Mediante il risultato del test si riesce a capire quali sono i parametri da tenere ed eventualmente le possibili integrazioni consigliabili per tenere il tutto sotto controllo.

Il test genetico non è invasivo e può essere effettuato anche a casa: si acquista un kit per il prelievo della saliva e si spedisce il campione in laboratorio.

Guarda la testimonianza di Andrea, il campione delle Spartan Race

I benefici della dieta genetica 

Risulta evidente quanto lo stile di vita sia un’arma potentissima, la migliore, per tenere l’organismo in stato perenne di energia e ovviamente salute. Affidarsi ad un piano nutrizionale personalizzato, basato sulla nostra genetica, porta innegabili benefici.

Oltre ad aiutare a migliorare il proprio stato di forma fisica, la dieta su base genetica consente di:

  • mantenere sotto controllo i livelli di glicemia
  • ridurre gli attacchi di fame
  • aumentare il senso di sazietà
  • rallentare i processi infiammatori
  • prevenire patologie come diabete, osteoporosi, infarto ed ictus

L’alimentazione è la principale componente ambientale con cui il nostro organismo interagisce. Le modalità con cui gli alimenti interagiscono con il nostro organismo dipendono fortemente dalle nostre caratteristiche genetiche.
L’alimentazione in base alla genetica può infatti costituire il miglior strumento di prevenzione e mantenimento dello stato di salute ottimale.

Contatta il Dott. Alessio Tosatto per una consulenza nutrizionale personalizzata

Dott. Alessio Tosatto

Biologo Nutrizionista

Riferimenti:  Nutrigenomica, Nutrigenetica, Alimentazione
Redattore: Dott. Alessio Tosatto


November 15, 2021 Uncategorized

Con la stagione fredda diminuisce la voglia di consumare verdure a crudo, una vellutata o un passato di verdure sono un ottimo metodo per consumarle

Un passato di verdure o una vellutata per riscaldare l’autunno e fare il pieno di vitamine e minerali? Dipende.
Se è vero che le verdure sono l’ingrediente principale di questi piatti, la cottura può privarle di alcune proprietà nutrizionali e alcuni abbinamenti possono renderle molto pesanti.

La Dott.ssa Giulia Temponi, biologo nutrizionista in IMBIO, ci spiega come preparare la vellutata perfetta e quali sono i benefici di questi piatti sani e completi sul nostro intestino.

Non sempre sono sane come sembrano, ma bastano pochi accorgimenti

Vellutate e passati di verdura non vanno demonizzati, anzi, se fatti bene possono rivelarsi un ottimo metodo per introdurre verdura nella propria dieta anche quando le temperature si abbassano. Quando fa freddo magari si ha meno voglia di consumare insalate o verdure crude.
La cottura degli ortaggi cambia un po’ i loro valori nutrizionali, ma questo non significa che perdano le loro proprietà benefiche.

Che differenza c’è tra la vellutata e il passato di verdure?

C’è una differenza importante tra vellutata e passato di verdure ed è la consistenza. Le vellutate hanno una consistenza un po’ più densa e cremosa dovuta all’utilizzo di addensanti (come burro, panna, farina, latte o tuorli d’uovo). Niente di tutto questo è invece presente nei passati di verdura, che possono essere composti anche da più verdure diverse e prevedono l’aggiunta di un semplice “filo d’olio” e di parmigiano.

Consiglio di mettere l’olio a crudo, così mantiene inalterate le sue proprietà antiossidanti.
Per le vellutate se proprio si deve utilizzare un addensante usate un po’ di ricotta o del formaggio caprino.

Il metodo di preparazione corretto dei passati di verdura prevede di cuocere le verdure e passarle nel frullatore o nel passa verdura senza aggiungere addensanti. Consumateli subito: più si attende più c’è il rischio che si disperdano vitamine e minerali.

Vellutate e passati di verdure come piatto unico

Con vellutate e passati di verdura si possono preparare anche ottimi piatti unici, che possono prendere il posto dell’insalatona estiva.

La regola generale quando creiamo un piatto unico è di aggiungere alle verdure una sola fonte proteica o una sola fonte glucidica e una fonte di grassi buoni (olio evo a crudo).

Tra le fonti proteiche possiamo trovare:

  • legumi (ceci, lenticchie, fagioli, piselli)
  • parmigiano (meglio se stagionato più di 24 mesi)
  • formaggio
  • pasta di legumi

Tra le fonti glucidiche:

  • tutti i cereali a chicco (orzo, farro, riso o quinoa, etc…)
  • pasta integrale a chicco
  • patate

Alcuni esempi di piatto unico completo?

La vellutata di zucca con patate: contrariamente a quanto si possa pensare è già completa così, perché entrambe sono molto zuccherine e sono fonte di fibre e carboidrati, basta aggiungere un filo d’olio evo a crudo ed è un ottimo piatto unico.

Provate un passato di spinaci, ceci e limone: il limone facilita l’assorbimento del ferro contenuto degli spinaci mentre i ceci apportano proteine di origine vegetale e carboidrati o ancora una crema di asparagi o zucchine abbinata cereali integrali e semi oleosi o fesa di tacchino ed olio extravergine di oliva.

Gli effetti benefici di passati e vellutate

Vellutate e passati di verdura sono un pasto caldo e veloce dai molteplici benefici.

Innanzi tutto è bene ricordare che vellutate e passati di verdura sono un’ottima fonte di idratazione nei mesi invernali, quando sentiamo meno lo stimolo della sete e tendiamo a bere meno acqua.
Rispetto al nostro intestino, la notevole quantità di fibre favorisce ad esempio, il buon funzionamento intestinale.

Se hai difficoltà a digerire la verdura perché tendi a masticare poco e in fretta, consumarla già frullata può aiutare la digestione. Tuttavia, più verdure ci sono, più è probabile che si verifichino situazioni di gonfiore addominale (un po’ come avviene con la macedonia) quindi se tendi a soffrire di pancia gonfia dopo i pasti è consigliabile non mescolare troppi ortaggi diversi.

Se invece soffri di reflusso gastroesofageo andrebbero evitate, perché la dieta in questi casi dovrebbe essere prevalentemente solida.

Un abbinamento insolito che tendo a consigliare per favorire l’equilibrio intestinale è quello a base di crema di zucchine e kefir: si fanno cuocere le zucchine, si frullano e si lasciano raffreddare fino a quando non diventano tiepide, a questo punto si aggiunge il kefir, una bevanda fermentata derivata dal latte fresco, ricca di probiotici benefici per l’intestino. Meglio non far bollire tutto, per evitare di perdere i probiotici, aggiungete un filo d’olio evo a crudo per completare il piatto.

Contatta la Dott.ssa Giulia Temponi per una consulenza nutrizionale personalizzata

Dott.ssa Giulia Temponi
Biologo nutrizionista

Riferimenti: Zuppe, Passato di verdura, Intestino
Redattore: Dott.ssa Giulia Temponi


July 15, 2021 Uncategorized

Spesso si da per scontato di avere un corpo e così si trascurano i messaggi che ci comunica!
Tra DAD e rientro a scuola intermittente sono sempre più frequenti i casi di mal di pancia negli adolescenti.

In questo particolare periodo storico, tra DAD e scuola in presenza ad intermittenza, dopo un anno di “chiusure”, di immobilità e di spazi forzatamente condivisi con i genitori, gli adolescenti esprimono sempre più frequentemente sensazioni di inadeguatezza, impotenza, malessere, ansia, depressione e nervosismo.

Sentirsi stressati è indice di un rifiuto ad un adeguamento ed è un segnale di allarme rispetto ad un bisogno di cui non ci si accorge.

Lo stress infatti è la risposta psicofisica ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi, fisici o sociali.
Esso è la reazione del nostro organismo ad un aumento di attività di funzioni naturali, stimolate da determinati ormoni, come ad esempio il cortisolo, l’adrenalina, la noradrenalina, etc. che il nostro organismo rilascia quando necessitiamo di aumentare la nostra soglia di attenzione in generale.

Lo stress è uno strumento biologico con un valore che si adatta alle svariate esigenze del nostro corpo, ma ad un certo punto può diventare dannoso. Ciò accade quando a causa di un affaticamento eccessivo dell’organismo, diviene talmente elevato da provocare dei sintomi.

Quali sono i sintomi che si manifestano quando l’equilibrio mente-corpo è difficile da gestire?

I rapporti tra stress e coscienza sono importantissimi, ma per un adolescente è difficile raggiungere livelli di consapevolezza profonda, perciò può accadere che i sintomi siano la risposta ad un tentativo del corpo di mantenere un equilibrio con la mente adattandosi così all’ambiente circostante.

In una situazione di perenne tensione, incomprensione, incomunicabilità e incertezza, le relazioni diventano difficili, soprattutto in una fase della vita (come l’adolescenza) in cui lo sguardo degli altri è cruciale per la sperimentazione della propria identità. Ultimamente sono proprio questi due elementi: il confronto con lo sguardo e il confronto con il corpo degli altri ad essere stati negati o resi difficili.

Il mal di stomaco e il mal di pancia sono sintomi molto presenti in età evolutiva ed è un disturbo che ha tantissime sfumature.

Stomaco e intestino sono il nostro secondo cervello, perché un disagio diventa dolore?

Lo stomaco è un organo con una spiccata “psicosomaticità” e non è rara l’alternanza nello stesso soggetto ad una presenza di gastrite e cefalea che possono suggerire che l’ambiente esterno crea disagi difficili “da digerire”.

Spesso il mal di stomaco è indicativo di un malessere della personalità e dello stile di vita della persona. Esso assume forme molteplici, come ad esempio:

  • cattiva digestione
  • bruciore di stomaco
  • inappetenza
  • nausea

Inoltre, ci sono diverse patologie funzionali (ovvero disturbi che si sviluppano in mancanza di una patologia dell’organo) che riguardano l’intestino, come ad esempio:

  • stitichezza
  • diarrea
  • colon irritabile
  • dolori addominali
  • gastrite nervosa
  • gonfiore addominale
  • alitosi

Quindi, molto frequentemente i “dolori di pancia e stomaco” comportano una somatizzazione di componenti psicologiche come l’ansia, la rabbia e i pensieri ossessivi che si riversano fisicamente sul nostro corpo.

Come affronta le emozioni un adolescente e come possono intervenire i genitori?

Gli adolescenti di fronte alle emozioni forti tendono a chiudersi, ad anestetizzarle allontanandosi fisicamente e ritirandosi sui social, mettendo una distanza interpersonale che li abitua a vivere le emozioni in modo più distante e allontanandoli sempre più dal proprio vissuto emozionale.

Dal punto di vista psicologico

In una situazione di “disagio”, dal punto di vista psicologico, l’adulto può cercare di portare l’adolescente a farsi delle domande: riesco a esprimere a parole i miei sentimenti? In che misura comunico la mia rabbia e la mia sofferenza? Sto vivendo la nostalgia per il tempo passato? Vivo senza speranza per il futuro? Come scarico la mia aggressività?

Dal punto di vista fisico

Invece, dal punto di vista organico, è fondamentale valutare l’alimentazione più adeguata per evitare i cibi che possano aumentare l’irritazione e la produzione di succhi gastrici e fare una ricerca di eventuali intolleranze prima di affrontare un adeguato percorso terapeutico che aiuti a vivere serenamente un momento della vita in cui il corpo riveste un ruolo importantissimo.

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Bisogna anche tener presente che il mal di stomaco “nervoso” può acutizzarsi rapidamente, ma può anche essere una difficoltà digestiva che si protrae per mesi o anni, predisponendo ad una patologia vera e propria.

Il nostro consiglio è quello di affidarsi ad un professionista che dopo aver escluso la presenza di eventuali intolleranze alimentari tramite specifici test, elabori un piano alimentare personalizzato e pensato sulle esigenze dell’adolescente.

Uno stile alimentare sano e vario è importante per sostenere l’adolescente in questa fase e supportarlo senza aggravare eventuali disturbi di natura psicologica. Ricordiamoci inoltre che una dieta sana, varia ed equilibrata è il metodo migliore di prevenzione.

Il corpo è il seme della coscienza, in adolescenza su di esso sono scaricati impulsi, sensazioni ed emozioni di diverso tipo e tutti noi nell’arco della nostra vita abbiamo sperimentato la compresenza di disturbi gastrici con stress psichici intensi o con tratti caratteriali ansiosi. Il ventre è sempre un termometro della nostra emotività.

Se hai altre domande e vuoi metterti in contatto con la Dott.ssa Valentini, clicca qui e scrivici!

Dott.ssa Regina Valentini
Psicologa, Psicoterapeuta, Psicosomatista

Riferimenti: Adolescenti, Mal di pancia, Disturbi psicosomatici
Redattore: Dott.ssa Regina Valentini


donna mangia panino cortisolo e attacchi di fame

Il cibo scatena reazioni chimiche che possono influenzare il nostro umore, ecco perché cibo ed emozioni sono connessi. Cosa ci spinge a mangiare dolci o cibo spazzatura?

Il periodo di forti restrizioni dal punto di vista sociale non aiuta anche e soprattutto dal punto di vista emotivo. L’alterazione dello stato emotivo può comportare una serie di reazioni a livello metabolico, in cui gli ormoni hanno un ruolo di primissimo piano in questo meccanismo.

È oramai assodato che ci sia un’associazione tra emozioni ed ormoni. Il cibo è chimica non c’è dubbio, ma è possibile percepirlo anche come un’emozione e quindi come qualcosa di astratto. Le emozioni viaggiano attraverso messaggeri chimici, che possiamo chiamare neurotrasmettitori, nel cervello e quando trovano la loro serratura (un recettore) vi si incastrano perfettamente e trasmettono il loro segnale.

E’ ormai ben noto che un ormone normalmente viene prodotto immagazzinato in un punto del corpo, poi viaggia verso i suoi recettori posti in altre parti del corpo, ma è da relativamente poco tempo, che si sa che gli ormoni sono anche prodotti dalle cellule nervose nel cervello.

Il sistema limbico, sede delle emozioni nel cervello, è un sito decisivo per la recezione degli ormoni che possono creare stati d’animo e sensazioni.

È dunque risaputo che gli ormoni prodotti dal nostro corpo in seguito all’ingestione degli alimenti, vadano ad agire anche nelle aree del cervello con la conseguenza di creare emozioni, sensazioni e pensieri, oltre che effetti metabolici nei diversi organi.

Così come è evidente che stati alterati della nostra mente ci inducano alla ricerca di determinati nutrienti per compensare a qualche deficit. Stati di stress e tensione emotiva portano mediamente un calo di serotonina, neurotrasmettitore prodotto per la stragrande maggioranza a livello intestinale, a partire da un amminoacido, il triptofano.

In queste situazioni il nostro sistema nervoso ci manda segnali di “voglie” di dolci, cioccolato o carboidrati come pizza o pasta. L’introduzione di questi cibi porta ad una significativa produzione da parte del pancreas di insulina, ormone che crea un innalzamento dei livelli di triptofano, precursore appunto della serotonina.

biscotti

L’insulina induce un aumento del trasporto di alcuni amminoacidi (leucina, isoleucina e valina) nel muscolo e di conseguenza permette un trasporto più semplificato del triptofano al cervello. Questi quattro amminoacidi sono in competizione tra loro per lo stesso trasportatore che arriva a livello del cervello.

Lo stress è artefice di diverse alterazioni ormonali

Quindi per saziare la richiesta di serotonina siamo portati ad introdurre cibi ad alto indice glicemico, zuccheri e farine raffinate, avvertendo senso di benessere e appagamento a livello mentale, ma i sistemi che intervengono e agiscono in questi sistemi sono numerosi e complessi.

Lo stress è artefice di diverse alterazioni ormonali. Si crea una vera e propria cascata ormonale che parte dall’ipotalamo (il cervello del nostro cervello) e arriva alle ghiandole surrenali con la produzione di cortisolo. Questo ormone manda dei segnali al cervello per aumentare l’appetito, soprattutto verso i carboidrati ed i grassi, cioè verso i cibi particolarmente ricchi di calorie, proprio per fornire all’organismo le maggiori energie possibili per contrastare la situazione di stress.

 

Quando il cibo diventa uno strumento di gratificazione (leggi l’articolo)

 

In particolare il cortisolo tende ad aumentare lo stoccaggio dei grassi per conservarli in situazioni di emergenza e questo lo fa mediante un segnale diretto di accumulo, ma anche inibendo l’attività di molti altri sistemi ormonali.

Si verificano quindi più spesso sbalzi glicemici e crisi di fame per i carboidrati. Diminuendo la serotonina ci sentiremo più facilmente depressi, diminuendo l’ormone della crescita GH caleranno i muscoli ed aumenterà il grasso e riducendo gli ormoni sessuali (testosterone ed estrogeni) diminuirà la libidine.
Quindi alla fine ci si ritroverà affamati, depressi, deboli, grassi e con meno libido.

Misura i livelli di cortisolo con un test non invasivo su saliva

Come disinnescare il circolo vizioso della dipendenza da zucchero?

Purtroppo l’utilizzo di zuccheri e grassi all’interno dei prodotti è smisurato: questi alimenti creano una sorta di “dipendenza”, che non fa mai percepire il senso di sazietà ed anzi al contrario invogliano a consumarne di altri, anche e soprattutto per la loro capacità di nutrire la serotonina cerebrale.

Zuccheri e farine raffinate introdotti in eccesso, per mano sempre dell’insulina possono trasformarsi in grassi con il loro accumulo nei tessuti. Fino a che il livello dell’insulina è alto, il glucagone, l’ormone contrapposto all’insulina, non può agire e quindi è difficoltoso perdere peso. Lo stesso avviene se l’insulina in circolo è alta per motivi fisiologici o patologici (es. insulino-resistenza, o nel caso del diabete).

Il trattamento più efficace per interrompere questo circolo vizioso è dato dalla pratica di attività fisica regolare, associata al dimagrimento e all’adozione di una dieta bilanciata, in cui i vari nutrienti siano introdotti nel momento giusto della giornata e ben abbinati tra loro.

Mangiare poco, abbinare male gli alimenti e allenarsi troppo possono peggiorare la nostra condizione fisica. Perché mangio poco, mi alleno e non dimagrisco?

Diventa quindi determinante la composizione qualitativa della dieta che influenzerà il cervello e di conseguenza la produzione ormonale e i comportamenti, ma ovviamente anche la struttura  corporea.

Una dieta eccessivamente restrittiva o comunque non bilanciata e/o un sovrallenamento fisico sono fonte di stress che scatena alterazioni ormonali, non porteranno ad una corretta perdita di peso, ma piuttosto a perdere i muscoli invece del grasso.

Quali sono gli alimenti giusti per avere energia?

Anche il piano energetico ovviamente ne risente, infatti per esempio, se si mangia un dolce è più facile che si abbia voglia di fare una bella dormita, proprio per la maggior quantità di serotonina a livello cerebrale.

Per potenziare la nostra carica è bene introdurre gli aminoacidi ramificati (leucina, isoleucina e valina) molto presenti nei cibi proteici come carne, pesce e uova che competono a livello del sistema nervoso con il triptofano, diminuendo la produzione di serotonina e quindi l’eccessivo rilassamento, ma soprattutto tenendo sotto il controllo il rischio di assuefazione e dipendenza.

Alimentazione, attività fisica e riposo: la triade del benessere a 360°

Risulta quindi evidente come con la composizione della dieta è possibile influenzare il cervello e modulare la produzione di ormoni. Ogni cibo può scatenare reazioni il cui beneficio non è scontato che sia totale per tutto l’organismo. Importante quindi creare un corretto stile di vita in cui alimentazione, attività fisica e riposo siano ben amalgamati tra loro al fine di ottenere un benessere fisico e mentale a 360 gradi.

Contatta il nostro biologo nutrizionista per una consulenza personalizzata


Dott. Alessio Tosatto

Biologo Nutrizionista

Riferimenti:  Alimentazione, Serotonina, Ormoni dello stress
Redattore: Dott. Alessio Tosatto


September 17, 2020 Uncategorized

Test sierologico e tampone: come funzionano i test per diagnosticare l’infezione da Coronavirus?

Per verificare la presenza del virus COVID-19 in un soggetto esiste un solo modo: effettuare un tampone.
Il tampone oro-faringeo permette infatti, tramite un’ analisi delle mucose oro-faringee, di dichiarare se nell’ organismo di chi effettua il test se il virus è presente al momento del prelievo, oppure no.

Il tampone va quindi a misurare e quantificare in modo diretto la presenza dell’ agente patogeno. Questo ci permette quindi di determinare se in dato momento il soggetto sottoposto al test risulta essere portatore del virus e quindi contagioso.

Ma allora qual’è la differenza fra un tampone ed un test sierologico?

Il test sierologico, effettuato su siero, non è in grado di definire se un soggetto sia contagioso o meno, ma ci dà informazioni su un possibile contatto con il virus da parte della persona che effettua l’esame.

Il test sierologico per Covid-19 va a misurare due tipologie di anticorpi: IgG e IgM, che vengono prodotti in un organismo in seguito ad un contatto con un virus. Il test quindi non verifica direttamente la presenza del virus, ma va a cercare le “tracce” che il COVID-19 lascia nel sangue, senza poter però chiarire con certezza se l’agente patogeno sia ancora presente o meno al momento del prelievo.

Contatta la nostra segreteria per richiedere il test sierologico e il tampone


Che differenze ci sono fra le IgG e le IgM?

Le immunoglobuline M (IgM) sono gli anticorpi che vengono prodotti nella prima fase dell’ infezione da COVID-19, se quest’ ultime sono presenti la possibilità che il soggetto sia contagioso sono alte.

Al contrario le immunoglobuline G (IgG) sono più tardive e persistono nell’ organismo anche dopo che il virus viene debellato.

Un soggetto il cui test sierologico evidenzia solo la presenza di IgG potrebbe essere contagioso ma potrebbe anche non esserlo. Per definire ciò, come spiegato in precedenza occorre effettuare un tampone. È però doveroso sottolineare che questi anticorpi vengono prodotti dopo un “periodo finestra” che può durare fino a 7/10 giorni, un test sierologico negativo non esclude quindi la presenza effettiva del virus al momento del prelievo.

Domande frequenti

Il mio test sierologico ha evidenziato la presenza di IgG e IgM (o solo una delle due), sono contagioso?

Non è possibile rispondere a questa domanda, per saperlo bisogna effettuare un tampone.

Il mio test sierologico è negativo, quindi sicuramente non ho il COVID-19?

Non è possibile rispondere a questa domanda, esiste la possibilità che il virus sia presente nell’ organismo ma il soggetto non abbia ancora iniziato la produzione di anticorpi, per saperlo bisogna effettuare un tampone.

Il mio tampone è negativo ma il test sierologico è positivo, sono contagioso?

No. In questo caso il virus non è più presente nell’ organismo, rimangono solo gli anticorpi prodotti contro di esso ma non si è più contagiosi.

I test sono affidabili al 100% ?

Il test sierologico è molto affidabile, essendo effettuato su siero, se gli anticorpi sono presenti nel sangue verranno sicuramente rilevati. Per quanto riguarda il tampone purtroppo il rischio di imbattersi in un falso negativo è piuttosto alto, è un test strettamente dipendente dalla bravura dell’ operatore che quando effettua il tampone deve raggiungere i punti giusti.

 

Dove posso effettuare il test sierologico o il tampone?

L’analisi può essere eseguita presso il nostro centro medico o presso il nostro Laboratorio e punto prelievi di Milano. In alternativa, sempre nella città di Milano, è possibile richiedere il prelievo a domicilio.

Centro medico

Via G. Gallina, 10 – 20129 Milano
Tel. 02.58300445
info@imbio.it

Laboratorio e Punto prelievi

Via Sidoli, 1 – 20129 Milano
Tel. 02.58300376
segreteria@imgep.com

ATTENZIONE: a causa dell’elevato numero di richieste i nostri centralini sono spesso occupati.
Lasciate un messaggio su whatsapp direttamente sul nostro cellulare +39 366 352 9609 e verrete ricontattati appena possibile.


Tempi, modalità e consegna dei referti 

I test diagnostici per la conferma dell’infezione da COVID-19 in Lombardia sono oggi eseguiti in diversi Laboratori pubblici o privati, comunque accreditati, autorizzati e coordinati dalla Direzione Welfare regionale.

La refertazione del test sierologico avviene generalmente entro 48 ore mentre la refertazione del tampone avviene generalmente entro 72 ore.

La consegna del referto avviene esclusivamente online tramite il nostro portale dedicato.

Richiedi subito un appuntamento

Riferimenti:  Covid, Sistema immunitario, Tampone, Test sierologico, Coronavirus
Redattore: Dott. Stefano Frigerio


celiachia e sensibilità al glutine

Da diversi anni, e con parecchia insistenza negli ultimi tempi, si sente parlare sempre più spesso di celiachia, di alimenti senza glutine, di diete gluten-free e di intolleranze al glutine.
Il Ministero della Salute italiano ha rilevato che i casi diagnosticati di celiachia nel nostro paese sono 206.561 con un aumento medio di 10.000 diagnosi l’anno.

La scelta di diversi brand alimentari anche molto rinomati, di mettere in commercio prodotti senza glutine è una conferma che il tema è sempre più oggetto di discussione, ma come distinguere una vera intolleranza da una sensibilità al glutine?

In questo articolo cercheremo di spiegare meglio la differenza tra celiachia e sensibilità al glutine, condizione la cui esistenza è stata ufficializzata nel 2011 in una conferenza tra ricercatori e gastroenterologi di tutto il mondo.

Cos’è il glutine?

Il Glutine è un complesso alimentare costituito principalmente da proteine e lo troviamo soprattutto in alcuni cereali come frumento, grano, farro, orzo, segale, kamut e avena.
Tra gli alimenti senza glutine invece troviamo il riso, il mais, il grano saraceno, il miglio, l’amaranto, la quinoa, la manioca, il teff e il sorgo.

Qual’è la differenza tra celiachia e sensibilità al glutine?

La celiachia è un’intolleranza al glutine determinata geneticamente, che causa una distruzione della mucosa intestinale. In questo caso l’unica terapia possibile è l’esclusione completa dalla dieta dei cereali che contengono il glutine e loro derivati (pane, pasta, prodotti da forno ecc.)

L’intolleranza al glutine è una delle malattie genetiche a maggior rilevanza epidemiologica.
Oggi, grazie al test genetico è possibile diagnosticarla in modo semplice e non invasivo a qualsiasi età.

Al contrario la sensibilità al glutine non ha una componente genetica, ma è una condizione che presenta gli stessi sintomi della celiachia:

  • stipsi
  • dissenteria frequente
  • dermatite
  • afte orali ricorrenti
  • infezioni virali recidivanti (herpes, mononucleosi)
  • tendenza al diabete
  • disturbi neurologici
  • aborti ripetuti
  • difficoltà nel concepimento

Nel caso di sensibilità al glutine non è necessaria la completa esclusione del glutine dalla dieta. In questo caso i disturbi si possono ridurre notevolmente con una dieta a rotazione pensata su misura per noi da un esperto nutrizionista, che prevede la sospensione e il graduale reinserimento degli alimenti contenenti glutine.

In questo contesto diventa molto importante anche il test di presenza o di attivazione di virus come gli herpes o quelli responsabili mononucleosi, effettuato attraverso un prelievo di sangue venoso.
La loro presenza, infatti, è collegata al manifestarsi della celiachia e della sensibilità al glutine.

Come faccio a capire se soffro di celiachia o se si tratta di sensibilità al glutine?

Se pensi di soffrire di celiachia o sensibilità al glutine, è possibile verificare con un semplice test genetico non invasivo la predisposizione genetica alla celiachia e intervenire in modo mirato con un percorso nutrizionale adeguato alle proprie esigenze.

Scopri i nostri test genetici a domicilio oppure prenota una consulenza con il nostro specialista

Riferimenti: Celiachia, gluten sensitivity, sensibilità al glutine
Redattore: Dott. Gabriele Coppo


January 21, 2020 EventiUncategorized

Non solo intolleranze alimentari

Siamo lieti di invitarvi all’ open day intolleranze Giovedì 30 gennaio presso l’istituto Frontis di Roma

Alcuni dei temi dell’Open Day saranno i sintomi correlati alle intolleranze, come scoprire se siamo intolleranti e come affrontare questi disturbi.

Per l’occasione, a tutti i partecipanti verrano offerte:

  • una consulenza specialistica gratuita
  • una promozione esclusiva su tutti i test di intolleranze

Vi aspettiamo giovedì 30 gennaio, presso l’istituto di medicina del Benessere Frontis in via dei Prati Fiscali, 215 – Roma

Per informazioni e registrazioni:
Tel. 06-88640.002



Un intestino sano è il presupposto di un corpo sano!

Durante le feste è facile cadere nella tentazione di molti cibi che durante il resto dell’anno ci concediamo in quantità e frequenza minori. Ne abbiamo parlato nell’ articolo su come gestire aperitivi, pranzi e cene di Natale.

Questo, oltre a vanificare gli sforzi fatti per mesi, può causare problemi per la nostra salute.
Se dopo le feste abbiamo messo peso oppure se dopo le feste ci sentiamo appesantiti e senza energie è possibile che ragione dei nostri sintomi si nasconda nell’intestino.

Un aumento dei valori di glicemia, aumento del colesterolo nel sangue, l’abbassamento dei cosiddetti grassi “buoni” possono portare ad uno stato infiammatorio generale e di conseguenza, causare l’alterazione dell’equilibrio intestinale (disbiosi).

Per poter capire “come sta” il nostro organismo diventano importanti alcuni esami come ad esempio l’analisi delle citochine (proteine del sistema immunitario) e la valutazione del benessere intestinale, utile in modo particolare per constatare la salute del nostro intestino.

Un equilibrio alterato della flora batterica intestinale porta a una drastica diminuzione delle difese immunitarie che causa perdita di vitalità, stanchezza, gonfiore addominale, depressione, mancanza di concentrazione, aggressività, etc.

Come riequilibrare l’equilibrio della flora batterica dell’intestino dopo le feste? 

Garantire il buon funzionamento intestinale è fondamentale per aumentare le difese immunitarie.
L’igiene del colon gioca un ruolo molto importante per prevenire numerose patologie e, a questo scopo, gioca un ruolo fondamentale l’idrocolon terapia.

L’idrocolon terapia permette una pulizia dell’intestino completa, intensiva e profonda.

La terapia è un metodo naturale ed efficace per risanare e ripulire l’intestino da tossine e rifiuti accumulati anche con l’alimentazione del periodo natalizio.

L’Idrocolon terapia ha numerosi effetti benefici, diretti e indiretti, come ad esempio:

  • immediata sensazione di leggerezza
  • perdita di peso
  • aumento della tonicità addominale
  • migliore assimilazione dei nutrienti
  • miglioramento dello stato della pelle
  • eliminazione di eventuali parassiti

Associata all’incremento dell’attività fisica e ad una corretta alimentazione, permette di ristabilire in pochissimo tempo l’equilibrio intestinale.

Scarica gratuitamente la brochure informativa dell’Idrocolon terapia e prenota subito il trattamento o richiedi una consulenza nutrizionale con i nostri specialisti

 

Riferimenti: dieta dopo le feste, disbiosi, come tornare in forma dopo le feste, benefici dell’Idrocolon terapia
Redattore: Dott. Gabriele Coppo


September 18, 2019 EventiUncategorized

Sabato 12 ottobre 2019, presso lo Hyatt Centric di Milano Centrale si terrà il seminario di

“Immunomodulazione. Patologie Autoimmuni ed Infezioni Virali Croniche”

Saranno trattati argomenti di interesse immunologico.
Dalle reattività di tipo autoimmune alle allergie e ai tumori, saranno spiegati i meccanismi immunologici alla base delle principali reazioni degli anticorpi e citochine.
Saranno illustrate le principali tecniche di analisi di laboratorio salivari per valutare le principali citochine.

Docente: Dott. Giuseppe Di Fede (Responsabile Scientifico)

Il Corso è inserito nel Programma Nazionale di Educazione Continua in Medicina del Ministero della Salute n. ID 5928 265881, accreditato con n° 6 crediti formativi per i profili professionali del Medico chirurgo (tutte le discipline previste dalMinistero della Salute), del Farmacista (Territo- riale e Ospedaliero), Psicologo, Veterinario e Odontoiatra.

L’ ingresso è gratuito con registrazione obbligatoria.

Sede dell’evento:

Hyatt Centric, Milano Centrale
Via Giovanni Battista Pirelli, 20
20124 Milano

Telefono: 02 8989 1234


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