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May 12, 2015 Newsletter

L’8-9 maggio si è tenuto a Torino il congresso “Nutrisport” brillantemente organizzato dalla Dott.ssa Maria Teresa Caselli e dal Dott. Valter Canavero.
Ho partecipato in qualità di relatore con il gruppo IMBIO-IMGEP di Milano diretto dal Prof. Giuseppe di Fede, maestro e amico, e animato dall’instancabile lavoro della Dott.ssa Paola Carassai.
Il titolo della mia relazione è stato: “Infiammazione intestinale e Performance sportiva”, un legame regolarmente trascurato, così com’è normalmente non investigata la disbiosi intestinale di cui è figlia.
Il concetto stesso di disbiosi è legato al Microbiota intestinale, cioè la popolazione batterica che colonizza il nostro intestino per tutta la durata della nostra vita e che, come evidenziano gli studi più recenti in modo inequivocabile, risulta essere determinante nello spostare il rapporto tra salute e malattia a favore di uno o l’altro dei fattori.
Alterare, infatti, la su composizione, mi riferisco ai rapporti presenti tra le 400 specie che affollano il nostro intestino, può causare disturbi che la medicina non classifica come patologie, così come sottolinea il padre della neurogastroenterologia Michael D.Gershon (“Il secondo cervello”, ed. UTET, 2006):

“Gli studi hanno mostrato che oltre il 40% dei pazienti che ricorrono alle cure di un internista lo fanno a causa di problemi gastrointestinali. Metà di questi presenta disturbi FUNZIONALI. Il loro intestino funziona male, ma nessuno sa il perché. Non vi è alcun difetto anatomico o chimico evidente. I medici si irritano. I pazienti che si presentano ai medici con problemi senza soluzione sono percepiti come una minaccia e spesso sono dimessi come affetti da squilibrio mentale, con l’epiteto di rottami bisbigliato alle loro spalle. Sono considerati esempi di protoplasma scadente i cui processi di pensiero nevrotico si riflettono sul loro intestino.
Così il loro intestino si mette a fare i capricci in modo tale da sfidare il meglio che la medicina moderna ha da offrire, che in questo caso è l’ignoranza combinata alla mancanza di compassione”.

Inoltre:

“Oggi, l’alterazione funzionale dell’intestino è un complesso di sintomi che non ha un collegamento con la patologia”.

Il primo ad interessarsi della disbiosi intestinale è stato lo scienziato russo Elie Metchinkoff il quale spese tutta la sua vita nel proposito di assicurare una maggiore longevità al genere umano e, grazie ai suoi studi compiuti presso l’Istituto Pateur, di liberarlo dalle malattie. Il culmine della sua carriera, così totalmente dedicata alla ricerca, venne raggiunto nel 1908 quando fu insignito del premio Nobel per la medicina.
Nel suo testo più conosciuto (“The prolongation of life;optimistic studies”) Metchnikoff ricorda come la cura degli anziani, ancora di più il lavoro preventivo su di essi, rappresenti una conquista dal momento che alla sua epoca si trattava di una visione totalmente nuova.
Lo studio del microbiota e la valutazione della disbiosi intestinale si muovono nel solco tracciato da questo grande scienziato, in cui la medicina non si limita ad attendere supinamente lo svilupparsi della patologia, piuttosto si muove in anticipo captando i segnali di alterazione funzionale del sistema biologico per porre rimedio prima che essi si trasformino in malattia.



April 5, 2015 Newsletter

Nuovo attesissimo incontro per l’Istituto di Medicina Biologica con la cittadina di Rovato, nel bel mezzo del paesaggio collinare della Franciacorta, organizzato in collaborazione con la Farmacia San Carlo il 23 aprile alle 20.30 presso la sala intitolata a Monsignor Zenucchini.

Tema della serata l’intolleranza al lattosio e la sensibilità al glutine e l’importanza del fare prevenzione a qualsiasi età. Argomenti che verranno appropriatamente esposti, frutto della quotidiana esperienza professionale, dal Prof. Giuseppe Di Fede e dal Dott. Sacha Sorrentino, rispettivamente direttore sanitario e biologo – nutrizionista di IMBIO ed IMGEP.

Ed è proprio grazie da IMGEP nella figura della dr.ssa Carassai che si riescono ad organizzare questi incontri rivolti al pubblico. Pubblico che giorno dopo giorno è in continuo aumento proprio per le risposte che vengono date presenziando a questi eventi.

Gli eventi sull’argomento, organizzati negli ultimi anni, hanno sicuramente fatto da apri pista ad un’impegnativa opera di sensibilizzazione nei confronti di intolleranze e alimentazione, ma soprattutto su quanto una dieta sana ed equilibrata possa aiutare a star meglio e a reagire più facilmente a tutti gli stress esterni a cui ogni giorno è sottoposto il nostro organismo.

Scarica la locandina Locandina Rovato2015 – A4

 



February 23, 2015 Newsletter

Era il 2000 quando i primi risultati sul sequenziale di tutto il DNA umano fu concluso. Furono svelati i segreti di come siamo fatti, a quali malattie siamo predisposti è come possiamo curarci. Ma leggere la sequenza di basi del nostro materiale genetico racconta solo una parte di chi siamo e a cosa siamo predisposti ad avere nel tempo.

È allo stesso modo importante anche sapere come vengono espressi (come funzionano i geni).Oggi sappiamo qualcosa di più al riguardo grazie al Roadmap Epigenomics Project, i cui risultati sono stati pubblicati su riviste del gruppo Nature.

Gli studi in questione descrivono un fattore molto importante che influenza l’attività dei geni, l’epigenomica, ovvero mostrano come, in diversi tipi di cellule umane, il DNA viene letto, il modo cioè in cui una stessa informazione genetica (tutte le cellule di uno stesso organismo hanno lo stesso dna) è usata (espressa) in modo diverso da cellula a cellula.

Ma cos’è l’epigenetica? È come funziona? A cosa serve?

Per epigenetica si intende l’insieme dei fenomeni che stanno al di fuori e al di sopra del DNA e quindi dei geni, che in qualche modo hanno una influenza sull’espressione dell’attività dei geni. Il come è codificato da tutte le modifiche che non alterano la sequenza genetica stessa ma stanno, per così dire, sopra (da qui la parola epigenetica).

Sono modifiche epigenetiche per esempio la metilazione del DNA (l’aggiunta di gruppi metilici alle basi di citosina) o il trasferimento di un gruppo acetile sugli istoni (proteine che legano il dna).
Per rendere meglio l’idea, ogni cellula può esprimere il proprio dnai n modo diverso a seconda del proprio lavoro (se deve essere una cellula cardiaca sarà diversa da un neurone), proprio come una stessa orchestra può suonare un pezzo in molti modi diversi.

I numerosi risultati pubblicati su Nature raccontano quindi di queste diverse sinfonie, suonate dalle cellule, scoperte analizzando campioni di tessuto embrionali (in fase di sviluppo e differenziazione) e adulto. Si scopre così, per esempio, che la trasformazione da staminali a cellule neuronali è orchestrata da specifici processi di metilazione, e più in generale la differenziazione delle cellule staminali è influenzata dalle modificazioni della cromatina (l’insieme del dna e delle proteine attaccate a esso), che influenza a sua volta il pattern di espressione genica.

Ma l’analisi epigenomica condotta dal gruppo di ricercatori, ha anche mostrato che l’epigenoma di una cellula cancerosa si porta dietro le impronte del tipo cellulare da cui ha avuto origine. O ancora: alterazioni epigenomiche nelle cellule del giro cingolato (un gruppo di cellule nervose che formano una regione specifica del cervello) potrebbero avere un ruolo nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività.

Lo studio dell’epigenomica quindi potrebbe aprire le porte alla comprensione dell’origine delle malattie, e al tempo stesso alla comprensione di come gli stili di vita influenzino il nostro genoma.Le modifiche epigenetiche infatti sono in parte ereditarie, come i geni stessi, in parte dipendono dalle condizioni ambientali, quali la dieta delle mamme durante la gravidanza.

Concludendo, da queste osservazioni e conferme da parte dei ricercatori, possiamo affermare che siamo di fronte ad un punto di svolta per quanto riguarda la nutrizione e come questa sia in grado di influenzare l’attività dei geni, che a Loro volta si metteranno al lavoro, influenzando la salute o la possibile Malattia.

La nutrigenomica, da anni è al sevizio della medicina il cui scopo è quello di attivare programmi nutrizionali personalizzati che possono influenzare la salute e preventive le malattie.



February 16, 2015 Newsletter

Il riso Oryza Sativa, pianta erbacea annuale della famiglia delle Gramineae, di origine asiatica che insieme alla Oryza Glaberrima coltivata in Africa, è una delle due varietà vegetali da cui si produce il riso.

L’Oryza Sativa costituisce la maggior parte della produzione, in quanto coltivata su circa il 95% della superficie mondiale seminata a riso. Cereale, dall’incerta origine, si ritiene che le varietà più antiche siano comparse oltre quindicimila anni fa lungo le pendici dell’Himalaya.  Le statistiche documentano che il riso costituisca il cibo principale per circa la metà della popolazione mondiale e che venga coltivato in quasi tutti i paesi del globo.

Ne esistono tre tipologie:

Indica: tipica dei climi tropicali dall’alto valore di mercato, cariosside lunga e sottile. Tipologia dalla produttività media tipica dell’India, Cina meridionale, Filippine, America Latina, Italia, Brasile;

Japonica: tipica dei climi temperati, basso valore di mercato, cariosside corta e arrotondata, nota per l’alta produzione è coltivata in Giappone, Corea, Cina settentrionale, USA, Egitto, Italia;

Javanica: tipologia di minore importanza.

La Japonica è la sottospecie maggiormente coltivata in Italia, tipicamente usata per i risotti. A sua volta si divide in 4 tipologie:

Risi comuni (tondi e piccoli)

Risi semifini (tondi di media lunghezza)

Risi fini (affusolati e lunghi)

Risi superfini (grossi e lunghi)

L’Italia, con 1,44 milioni di tonnellate di riso prodotti nel 2005, rappresenta il principale produttore europeo e il ventisettesimo a livello mondiale. La coltivazione è concentrata principalmente nelle regioni Piemonte e Lombardia, nel triangolo Vercelli, Novara, Pavia. Viene inoltre coltivato in provincia di Mantova, in Emilia-Romagna in particolare nel basso ferrarese, in Veneto in particolare nella bassa veronese (Isola della Scala), nel Vicentino centrale (Grumolo delle Abbadesse), in Sardegna nella valle del Tirso e in Calabria nella Piana di Sibari.

Oggi però parliamo del riso rosso fermentato o Monascus Purpureus, un valido aiuto contro il colesterolo, nato dalla fermentazione del comune riso da cucina (Oryza Sativa), grazie ad un particolare lievito, chiamato Monascus Purpureus o lievito rosso.Questo riso, che deve il suo nome alla caratteristica colorazione, rappresenta una componente tradizionale della fitoterapia cinese ma è molto conosciuto anche in occidente per le preziose virtù ipolipidemizzanti, cioè coadiuvanti alla riduzione delle quantità di lipidi nel sangue.

Questo notevole interesse nei confronti del riso rosso è dovuto alla presenza di Monascus Purpureus, lievito che durante la sua attività fermentatrice, si arricchisce di un gruppo di sostanze, denominate monacoline, a cui è stata scientificamente attribuita un’elevata attività ipocolesterolemizzante, cioè che contribuisce ad abbassare il livello di colesterolo.

Appare dunque evidente che il riso rosso fermentato riduca il rischio cardiovascolare grazie ad azioni antiaterosclerotiche di altro tipo (effetto antinfiammatorio, vasodilatante e riduttivo sui livelli di lipoproteina A).   L’impiego di estratti di riso rosso fermentato è ammesso anche nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro certi limiti fissati dal Ministero.

Tutto ciò ha contribuito ad alimentare il già fiorente business del riso rosso, spesso pubblicizzato in maniera eccessiva.D’altra parte, l’acquirente medio è attirato dalla possibilità di perdere peso ricorrendo ad un prodotto naturale, non elaborato sinteticamente e che per di più funge da valida alternativa alimentare per coloro che sono costretti ad assumere quotidianamente le statine, svolgendo al tempo stesso un ruolo preventivo futuro.

 


 



December 10, 2014 Newsletter

Se la salute vien mangiando,allora iniziamo dalla prostata con una corretta alimentazione e una giusta prevenzione.

La prostata è una ghiandola con secrezione esterna situata all’incrocio delle vie seminali con le vie urinarie, in stretto rapporto anatomico con il retto, la vescica urinaria e principalmente con le vescicole seminali situate lateralmente, vescicole che rappresentano il principale “serbatoio” del liquido seminale.

Il ruolo della prostata e delle vescicole seminali è quello di secernere la parte liquida dello sperma che serve a veicolare, a nutrire e ad aumentare la possibilità di sopravvivenza degli spermatozoi.

In più, la ghiandola prostatica gioca un ruolo protettivo nei confronti del tratto urogenitale dalle infezioni ed altre aggressioni, è una specie di “filtro” del carrefour uro-seminale che “pulisce” i liquidi che passano, cioè sperma e urine.

Gli agenti infettivi possono arrivare alla prostata e quindi alle vescicole seminali per via ascendente uretrale (rapporti sessuali, piscine, ecc) e per via linfatica dagli organi adiacenti (retto, ecc).

Una volta superata la sua capacità di difesa, si può arrivare a infiammazioni/infezioni della prostata e delle vescicole seminali (prostatite, prostato-vescicolite) che influiscono sia sulla fertilità che sull’attività sessuale.

Le conseguenze di una prostata infiammata possono riflettersi negativamente sulla vita sessuale maschile, dal dolore durante i rapporti all’eiaculazione precoce.

Cosa provoca il cancro alla prostata?

Molti fattori possono influenzare la salute della ghiandola prostatica, tra questi non per ultimo un’attenzione particolare è riservata all’alimentazione. L’esposizione a diverse tossine ambientali, lo stress, l’ereditarietà, l’assetto ormonale sono tutti fattori influenzanti il benessere della prostata.

Sottoporsi a screening urologici: controllare il PSA ( attraverso un prelievo di sangue ) negli uomini sopra i 40 anni, sottoporsi ad una visita urologica, eventuale ecografia trans rettale e nei casi dubbi o per confermare sospetti, biopsia della ghiandola.

Da poco siamo in grado di effettuare un test genetico che ci aiuta a capire se e quanto siamo predisposti a sviluppare un tumore prostatico. Attraverso un semplice prelievo di cellule della mucosa orale, grazie ad uno spazzolino dedicato, siamo in grado di analizzare le sequenze del DNA in grado di generare anomalie potenziali per lo sviluppo del tumore della prostata.

Inizialmente si forma un’ipertrofia prostatica che in genere è benigna, l’ingrossamento della ghiandola porta disturbi nella minzione con difficoltà nel primo getto e comunque nel caso in cui la situazione si evolva, un tumore ha bisogno di parecchi anni per formarsi.

L’alimentazione, tanto a lungo ignorata dalla moderna medicina, è stata finalmente riconosciuta come una delle cause primarie di cancro alla prostata nel 1982, un rapporto del National Research Council ha messo in evidenza lo stretto rapporto tra abitudini alimentari e cancro al seno, colon e prostata.

La prostata si può mantenere sana evitando cibi tipo spezie, fritti, condimenti piccanti ecc probabili cause di un’irritazione intestinale che si trasmette alla prostata, una delle possibilità per prevenire ciò è l’attività fisica, dato l’utile ruolo svolto dall’attività muscolare nell’evitare la stasi sanguigna che favorisce l’infiammazione.

Un altro fattore importantissimo che incide sullo stato di salute della prostata sono le intolleranze alimentari.

Le intolleranze alimentari sono una specie di allergie mediate non dalle immunoglobuline E (IgE) ma dal sistema immunitario difensivo o innato rappresentato dai Granulociti Neutrofili ma a differenza delle allergie sono tardive, interne e cumulative. Le intolleranze ai vari alimenti creano un effetto di tipo infiammatorio a livello della mucosa intestinale, infiammazione che comporta la vasodilatazione e quindi l’apertura delle “porte” d’uscita dei germi (E. coli, Enterococcus fecali, ecc) dal retto e il passaggio di questi germi alla prostata dove diventano molto virulenti, non trattandosi del loro habitat normale e non avendo la prostata sviluppato i sistemi di difesa contro germi non abituali.

Il risultato è un’infiammazione della prostata e delle vescicole seminali nei pazienti intolleranti con tutte le conseguenze riportate sopra.

Da sottolineare che la maggior parte delle infiammazioni prostato-vescicolari sono asintomatiche quindi vengono scoperte solo quando il paziente si rivolge al medico per problemi di infertilità, eiaculazione precoce, deficit erettile di mantenimento, sintomatologia urinaria e/o eiaculatoria ecc.

La prostata  rappresenta quindi un organo centrale dell’apparato genito-urinario con implicazioni sia sulla fertilità che sulla sessualità dell’uomo e nonostante il parere comune che le patologie prostatiche siano una prerogativa delle persone anziane, i giovani sono più suscettibili alle patologie infettive in quanto più attivi sessualmente. Tra i fattori che influiscono sulla salute della prostata, di sicuro le intolleranze alimentari si trovano ai primi posti.

L’alimentazione: vanno evitati cibi che possono irritare le vie urinarie come gli insaccati, i fritti e cibi troppo piccanti o speziati. Sono da bandire le bevande alcoliche, mentre si possono consumare con moderazione le bevande gassate.

Alcuni cibi protettivi per la salute delle prostata sono : melograno, frutti di bosco, melone, papaia, mango, radice di zenzero  e tutti i frutti della stagione  estiva, utili per la salute non solo prostatica ma di tutto l’organismo.  Anche alcuni carotenoidi, in particolare il licopene contenuto  soprattutto nei pomodori (specie se consumati cotti), sono protettivi. I cereali, noci e soia  sono altri fattori dietetici con proprietà preventive nei confronti del cancro prostatico probabilmente per via del loro alto contenuto di fitoestrogeni. Anche i famosi acidi grassi della serie Omega 3/6 sono benefici, poiché mantengono attiva e in salute la ghiandola.

Le proteine vegetali infine risultano avere un effetto protettivo  modulando la produzione  dell’insulina e di IGF-I (Insulin-licancroe Growth  Factor) caratterizzato da una potente attività carcinogena. Non per nulla  questo fattore risulta essere presente in livelli significativamente più  bassi nei vegani, rispetto ai consumatori di prodotti animali (vegetariani  inclusi).
Una moderata e regolare attività fisica è invece consigliata per una buona ripresa e un pronto recupero dell’organismo.

Esistono comunque numerosi studi in base ai quali si può sostenere che i grassi saturi (essenzialmente di origine animale) aumentino il rischio di questa patologia e diminuiscano le probabilità di sopravvivenza del paziente già colpito da tumore. La  dieta ipercalorica e l’obesità sono stati associati ad un aumento dell’incidenza di cancro prostatico, così come la correlazione tra il consumo di latte e la possibilità di formazioni tumorali definita da oltre 10 anni.

Recentemente si è visto aumentare il rischio del 50% nei forti consumatori di latticini e secondo alcune ricerche sarebbe la frazione non-grassa del latte, a causa del contenuto di Calcio, più che i grassi saturi del latte ad essere il fattore responsabile dell’incremento. La caseina presente nei prodotti lattiero-caseari, aumenta il rischio di sviluppare il cancro prostatico, se consumata in maniera costante per tutta la vita.

Sebbene alcuni cibi animali quali i latticini contengano vitamina D, la loro assunzione non risulta protettiva a causa della contemporanea introduzione di Calcio legato alle proteine animali, difficili da assorbire da parte dell’organismo  che di conseguenza va incontro ad una carenza di Vitamina D per consumo e incapacità a trattenerla.      



November 26, 2014 Newsletter

Continua il sodalizio tra  IMBIO  –  ALCAT TEST  e la cittadina di Rovato (BS), dove l’istituto ha deciso di tornare per un nuovo appuntamento, organizzato in collaborazione con la Farmacia San Carlo, il 27 novembre presso la sala intitolata a Monsignor Zenucchini del comune del bresciano.

Occasione in cui l’istituto milanese  ha ottenuto l’ennesima conferma di interesse da parte di addetti ai lavori e non, per gli argomenti trattati in occasione del convegno, dall’emblematico titolo “E adesso…COSA MANGIO?”.

Intolleranze alimentari e prevenzione i temi della serata,adeguatamente illustrati dal Prof. Giuseppe Di Fede, direttore sanitario di IMBIO  e  IMGEP , e dal Dott. Sacha Sorrentino biologo nutrizionista rovatese  staff IMBIO.

Per anni, l’idea comune è stata quella che l’introduzione di calorie in eccesso ,fosse l’unico modo per ingrassare.  In realtà l’assunzione di alimenti non tollerati da parte dell’organismo induce un aumento della massa grassa ed ecco appunto spiegato uno degli innumerevoli e spiritosi slogan utilizzati da ALCAT TEST, che “Gli effetti delle intolleranze alimentari, non sono sempre divertenti”.

Gli eventi organizzati negli ultimi anni, hanno ampiamente contribuito a sensibilizzare e convincere gli italiani a condurre uno stile di vita più sano ed attento a ciò che mangiano, perché se davvero   “ Siamo ciò che mangiamo”, occorrerà fare attenzione.



November 26, 2014 Newsletter

Dal 28 al 30 novembre 2014, sarà l’elegante scenario dei più rinomati palazzi del Centro di Brescia a fare da cornice a Brescia Gustosa, la rassegna sulle eccellenze enogastronomiche italiane che pone l’accento sulla qualità dei prodotti spesso considerati di nicchia, sconosciuti al grande pubblico e con qualità indiscussa. L’evento, organizzato dall’Agenzia Tempo di Eventi in collaborazione con Arthob ed il Comune di Brescia, vuole porre l’accento sull’alimentazione sana e sostenibile e le sue eccellenze, presentando tematiche che saranno al centro di Expo 2015.

Brescia Gustosa mette al centro il made in Italy e le buone pratiche: il rispetto delle tradizioni, l’attenzione agli sprechi e la tutela del territorio. La prima edizione si struttura come una vetrina unica per promuovere e commercializzare nella provincia bresciana i prodotti di eccellenza della ristorazione e della filiera alimentare provinciale ed italiana, che si caratterizzano per un’alta qualità e limitati volumi di produzione. Un evento che si pone l’obiettivo di valorizzare sapori, tradizioni e cultura enogastronomica che rendono l’Italia la patria del buon cibo, apprezzato in tutto il mondo.

Per questo motivo, la caratteristica principale è data dalla piattaforma espositiva, che rende l’interazione fra i produttori, il pubblico e i ristoratori, il fulcro della manifestazione. Operatori e pubblico potranno assaporare i prodotti degli espositori, partecipare alle degustazioni e ai laboratori, assistere ai cooking show realizzati da chef e pasticcieri d’eccellenza come il celebre Igino Massari, il popolarissimo Ernst Knam e lo chef dell’Unione Italiana Ristoratori, lo stellato Gaetano Simonato.

Una particolare attenzione verrà rivolta anche ai più piccoli e al mondo della nutrizione per la salute, perché Brescia Gustosa crede nel valore dell’educazione alimentare e domenica ci ospiterà con la presenza del Dr. Sacha Sorrentino e la drssa Jessica Barbieri. I nostri nutrizionisti in collaborazione con Tiziana Colombo presenteranno i due libri dedicati alle intolleranze alimentari

Non mancate!

Programma_Brescia_Gustosa_2014

 



November 23, 2014 Newsletter

Oggi l’Associazione vive grazie al contributo di nutrizionisti e medici specializzati, in particolare il prof. Giuseppe Di Fede direttore sanitario dell’Istituto di Medicina Genetica Preventiva e Personalizzata di Milano che, insieme alla dott.ssa Paola Carassai e a una équipe medica sostengono e promuovono l’Alcat Test, strumento per diagnosticare le intolleranze.

E’ fondamentale precisare che tutto lo Staff medico che partecipa all’Associazione è stato selezionato unicamente sulla base delle rispettive professionalità e non ricevono alcun compenso economico, collaborando solo mossi dalla loro passione e voglia di informare, coinvolgere e essere di aiuto a chi soffre di intolleranze alimentari.

E’ così che l’Associazione ha aiutato centinaia di persone ad affrontare al meglio le conseguenze fisiche e psicologiche di una diagnosi che incide in maniera radicale sulle abitudini alimentari e sulla quotidianità a tavola.

Per questo motivo, è importante associarsi.

Aderire è l’unico modo per permettere all’Associazione di:

  • divulgare una forma di conoscenza sempre più dettagliata e precisa delle intolleranze,
  • organizzare percorsi gastronomici
  • informare sulla cucina naturale
  • promuovere iniziative legate alla prevenzione dei disturbi alimentali connessi alle intolleranze
  • pubblicare testi che esaminano il mondo delle intolleranze.

Attraverso l’adesione all’Associazione, permetterai ai suoi referenti medici, di partecipare a convegni manifestazioni ed eventi finalizzati alla promozione e alla conoscenza della realtà sulle cause e conseguenze di una diagnosi di intolleranza alimentare.

Inoltre, sostenendo l’Associazione, potrai godere di sconti presso aziende alimentari selezionate e di convenzioni esclusive presso strutture convenzionate che eseguono l’Alcat Test.

Associarsi è semplice: bastano pochi passi e una donazione minima, che ti consentirà di entrare a far parte del Mondo delle Intolleranze.

Associati Ora… e potrai scegliere in omaggio uno dei miei due libri di ricette per intolleranti al Lattosio o al Nichel!



November 19, 2014 RASSEGNA STAMPA

Sodalizio perfetto tra la farmacia Maiuri della Dott.ssa Cinzia e l’ IMBIO. Grande successo per il convegno tenutosi sabato 15 novembre scorso alle terme Sibarite

Nuovi test diagnostici in medicina preventiva, perchè farli , a cosa servono?

Questo l’argomento che ha completamente coinvolto il cassanese, dopo il convegno nazionale tenutosi sabato 15 novembre, presso le terme sibarite. Organizzato dalla farmacia Maiuri, la giornata ha visto gli interventi di due medici di fama internazionale: il Prof Giuseppe Di Fede e il Dr. Daniele Orlandoni.
Il primo Direttore Sanitario IMBIO, istituto di medicina biologica di Milano e istituto di Medicina Genetica Preventiva IMGEP sempre di Milano e il secondo consulente di medicina anti-aging , naturopata.

Test genetici per la prevenzione tumorale, e Alca Test per la diagnosi delle intolleranze alimentari, la sensibilità agli additivi alimentari, ai conservanti, ai coloranti, ai contaminanti ambientali, agli antibiotici e agli antiinfiammatori, hanno stregato tutti, dal pubblico della mattina ( organizzata dalla IMBIO) altamente specializzato perché medici, a quello del pomeriggio, sempre più attento all’alimentazione e a uno stile di vita sano.

Una vera e propria innovazione per il territorio, poiché i test potranno essere effettuati nella farmacia della Dottoressa Cinzia di Lauropoli, un metodo di lavoro, questo, che va sempre più verso la farmacia dei servizi.

 Fonte



November 19, 2014 Newsletter

Sabato 15 novembre 2014, a Cassano allo Ionio (Cosenza), si è tenuto “La genetica e la nutrizione al servizio della prevenzione: applicazioni in clinica medica”, il seminario organizzato dalla farmacia Maiuri di Lauropoli in collaborazione con Imgep – Istituto di Medicina Genetica e Preventiva di Milano, accreditato ECM da Akesios Group srl.

Genetica e nutrizione come strumenti di prevenzione oggi sono realtà. La nutrigenomica, infatti, si occupa proprio di studiare le correlazioni tra alimenti e modifiche del DNA al fine di ridurre il rischio di malattia caratteristico di ciascun individuo.

I differenti aspetti della relazione tra dieta e salute, con particolare riferimento alle ultime ricerche in nutrizione, intolleranze alimentari e medicina preventiva, sono stati gli argomenti chiave trattati durante l’incontro, che ha destato molto interesse tra i medici partecipanti e tra gli ospiti che hanno fatto visita al convegno. Tra questi, anche il sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso e il Senatore Fabio Rizzi, Presidente della III Commissione Sanità e politiche sociali Regione Lombardia venuto a salutare l’equipe di medici che lavorano in Lombardia e che stanno investendo nella formazione medica della Regione Calabria.

Durante il primo intervento, Il Prof. Giuseppe Di Fede – Direttore Sanitario I.M.Bio Istituto di Medicina Biologica Milano e Istituto Medicina Genetica Preventiva I.M.Ge.P Milano ha parlato di “Genetica preventiva, applicazioni cliniche:

La medicina preventiva, negli ultimi anni, ha compiuto passi da gigante: recenti scoperte hanno evidenziato fattori genetici in grado di caratterizzare la percentuale di rischio relativa alle più comuni patologie. In questo contesto la nutrigenomica assume un ruolo determinante in medicina preventiva. La possibilità di calcolare l’aumento di suscettibilità genetica individuale come fattore di rischio offre una possibilità terapeutica al medico mettendolo in grado di ridurre, o addirittura azzerare, il fattore di rischio. La correlazione tra il profilo genetico, la diagnostica di laboratorio, l’anamesi e la clinica, consente di definire una strategia di medicina preventiva passando attraverso la nutrizione, ponendo particolare attenzione alla ricerca di nuove intollerrnze alimentari attraverso la metodica Alcat.”

Il Dr. Daniele Orlandoni – Consulente di Medicina anti-aging , naturopata, collaboratore Imbio e Imgep ha parlato, invece,  di “Cortisolo e resistenza insulinica nell’età menopausale”:

Lo stress è una componente fondamentale della nostra vita. Grazie agli studi di Selye giá negli anni 30, il legame tra carico stressorio e performance biologica ci consegna una visione dell’essere umano molto più complessa e densa di conseguenze tanto in termini di fisiologia che di biochimica. Imparare a gestire lo stress che dobbiamo affrontare ogni giorno significa essere in grado di gestire strategicamente le nostre risorse, intervenendo sia sui livelli di cortisolo (vero indicatore della nostra reattività adattativa) che sulle intolleranze alimentari misurate con metodica ALCAT, fonte alimentare di stress metabolic


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