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January 14, 2015 Newsletter

L’avena è uno dei cereali meno presenti nella nostra alimentazione di tipo mediterraneo ed è spesso sottovalutata rispetto al grano, riso ed orzo. Recentemente sta invece richiamando l’interesse della comunità scientifica e dei nutrizionisti,grazie ad una composizione in nutrienti non indifferente.

La sua composizione chimica porta numerosi effetti positivi sulla salute dell’uomo in particolare gioca un ruolo importante nella riduzione del rischio di incidenza di buona parte delle patologie degenerative.

Anche dal punto di vista agronomico tale cereale presenta interessanti caratteristiche, crescendo in regioni dalle temperature moderate, tollera terreni umidi e acidi a differenza di altri cereali.

La sua peculiare composizione in frazioni proteiche la rendono idonea a tutti coloro che sono soggetti ad avverse reazioni al glutine. Infatti spesso i nutrizionisti che si occupano di reazioni agli alimenti o intolleranze alimentari, la includono nel piano nutrizionale del paziente. Grazie alla cospicua presenza di antiossidanti, minerali, vitamine e agli avenantramidi composti fenolici azotati, l’avena si colloca su un piano privilegiato rispetto ad altri cereali utilizzati comunemente.

Recenti studi hanno posizionato l’avena sul podio quale cereale cardine per celiaci e sensibili al glutine. In Europa e in Italia lo scetticismo ancora persiste impedendone un più ampio consumo.

Un articolo recentemente pubblicato sul British Journal of Nutrition

(Br J Nutr. 2014 Oct;112 Suppl 2:S50-7. doi: 10.1017/S0007114514002736).

Oat agriculture, cultivation and breeding targets: implications for human nutrition and health (Stewart D., McDougall G.).

ha evidenziato come questa sia in grado di aumentare il senso di sazietà, la qualità della digestione, la salute cardiovascolare, migliorare il metabolismo e ridurre il rischio di sviluppare la sindrome metabolica e il diabete tipo 2.

Inoltre l’avena come la maggior parte dei cereali integrali e alcuni dei loro prodotti derivati contengono β-glucano, un polisaccaride complesso, in grado di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.  Per ottenere questi benefici effetti, è necessario un consumo regolare e in quantità superiore a 3 g / die.

Il consumo regolare di avena – ad esempio a colazione in fiocchi – ricopre il ruolo di efficace antinfiammatorio e pare inibisca la proliferazione delle cellule tumorali.

Grandi passi sono stati fatti negli ultimi anni in ambito nutrizionale. Sapere a quali cibi si è potenzialmente intolleranti e conoscere la personale predisposizione alla sensibilità al glutine e ai cereali correlati con il frumento, ci permette di anticipare eventuali fenomeni infiammatori intestinali legati all’intolleranza a tali principi nutritivi. Quindi è possibile sottoporsi al test per la Gluten Sensitivity, attraverso un prelievo di sangue venoso, dove un algoritmo elaborato dal medico specialista permette di stabilire il grado di intolleranza al glutine e ai suoi derivati.

L’avena è dunque un cereale estremamente ricco il cui consumo è da consigliarsi praticamente a tutti, in particolare ai vegani, che necessitano di un adeguato apporto di proteine ed aminoacidi essenziali. Gli unici ai quali è consigliato di prestare particolare attenzione al consumo di avena, sono quei soggetti in cui è presente l’allergia al nichel.

 



December 27, 2014 Newsletter

I test genetici BRCA 1 e BRCA 2 sono in grado di evidenziare alterazioni in tratti di DNA che regolano la crescita e la quantità delle cellule della mammella e dell’ovaio. Le donne portatrici della mutazione, sono maggiormente predisposte alla formazione del tumore al seno (circa il 70% se si considera una durata media della vita fino a settant’anni) e dell’ovaio (40-60% riferito alla stessa età media).

Gli specialisti consigliano di eseguire il test in caso di familiarità di primo grado per tumore della mammella e/o ovaio e/o in caso di esperienza diretta nel passato. Nel caso in cui venga riscontrata la mutazione è importante sottolineare come la possibilità di sviluppo della patologia sia più alta, ma non totale. Un risultato negativo per il test non azzera il rischio di ammalarsi ma lo rende paragonabile a quello della popolazione generale



December 10, 2014 Newsletter

Se la salute vien mangiando,allora iniziamo dalla prostata con una corretta alimentazione e una giusta prevenzione.

La prostata è una ghiandola con secrezione esterna situata all’incrocio delle vie seminali con le vie urinarie, in stretto rapporto anatomico con il retto, la vescica urinaria e principalmente con le vescicole seminali situate lateralmente, vescicole che rappresentano il principale “serbatoio” del liquido seminale.

Il ruolo della prostata e delle vescicole seminali è quello di secernere la parte liquida dello sperma che serve a veicolare, a nutrire e ad aumentare la possibilità di sopravvivenza degli spermatozoi.

In più, la ghiandola prostatica gioca un ruolo protettivo nei confronti del tratto urogenitale dalle infezioni ed altre aggressioni, è una specie di “filtro” del carrefour uro-seminale che “pulisce” i liquidi che passano, cioè sperma e urine.

Gli agenti infettivi possono arrivare alla prostata e quindi alle vescicole seminali per via ascendente uretrale (rapporti sessuali, piscine, ecc) e per via linfatica dagli organi adiacenti (retto, ecc).

Una volta superata la sua capacità di difesa, si può arrivare a infiammazioni/infezioni della prostata e delle vescicole seminali (prostatite, prostato-vescicolite) che influiscono sia sulla fertilità che sull’attività sessuale.

Le conseguenze di una prostata infiammata possono riflettersi negativamente sulla vita sessuale maschile, dal dolore durante i rapporti all’eiaculazione precoce.

Cosa provoca il cancro alla prostata?

Molti fattori possono influenzare la salute della ghiandola prostatica, tra questi non per ultimo un’attenzione particolare è riservata all’alimentazione. L’esposizione a diverse tossine ambientali, lo stress, l’ereditarietà, l’assetto ormonale sono tutti fattori influenzanti il benessere della prostata.

Sottoporsi a screening urologici: controllare il PSA ( attraverso un prelievo di sangue ) negli uomini sopra i 40 anni, sottoporsi ad una visita urologica, eventuale ecografia trans rettale e nei casi dubbi o per confermare sospetti, biopsia della ghiandola.

Da poco siamo in grado di effettuare un test genetico che ci aiuta a capire se e quanto siamo predisposti a sviluppare un tumore prostatico. Attraverso un semplice prelievo di cellule della mucosa orale, grazie ad uno spazzolino dedicato, siamo in grado di analizzare le sequenze del DNA in grado di generare anomalie potenziali per lo sviluppo del tumore della prostata.

Inizialmente si forma un’ipertrofia prostatica che in genere è benigna, l’ingrossamento della ghiandola porta disturbi nella minzione con difficoltà nel primo getto e comunque nel caso in cui la situazione si evolva, un tumore ha bisogno di parecchi anni per formarsi.

L’alimentazione, tanto a lungo ignorata dalla moderna medicina, è stata finalmente riconosciuta come una delle cause primarie di cancro alla prostata nel 1982, un rapporto del National Research Council ha messo in evidenza lo stretto rapporto tra abitudini alimentari e cancro al seno, colon e prostata.

La prostata si può mantenere sana evitando cibi tipo spezie, fritti, condimenti piccanti ecc probabili cause di un’irritazione intestinale che si trasmette alla prostata, una delle possibilità per prevenire ciò è l’attività fisica, dato l’utile ruolo svolto dall’attività muscolare nell’evitare la stasi sanguigna che favorisce l’infiammazione.

Un altro fattore importantissimo che incide sullo stato di salute della prostata sono le intolleranze alimentari.

Le intolleranze alimentari sono una specie di allergie mediate non dalle immunoglobuline E (IgE) ma dal sistema immunitario difensivo o innato rappresentato dai Granulociti Neutrofili ma a differenza delle allergie sono tardive, interne e cumulative. Le intolleranze ai vari alimenti creano un effetto di tipo infiammatorio a livello della mucosa intestinale, infiammazione che comporta la vasodilatazione e quindi l’apertura delle “porte” d’uscita dei germi (E. coli, Enterococcus fecali, ecc) dal retto e il passaggio di questi germi alla prostata dove diventano molto virulenti, non trattandosi del loro habitat normale e non avendo la prostata sviluppato i sistemi di difesa contro germi non abituali.

Il risultato è un’infiammazione della prostata e delle vescicole seminali nei pazienti intolleranti con tutte le conseguenze riportate sopra.

Da sottolineare che la maggior parte delle infiammazioni prostato-vescicolari sono asintomatiche quindi vengono scoperte solo quando il paziente si rivolge al medico per problemi di infertilità, eiaculazione precoce, deficit erettile di mantenimento, sintomatologia urinaria e/o eiaculatoria ecc.

La prostata  rappresenta quindi un organo centrale dell’apparato genito-urinario con implicazioni sia sulla fertilità che sulla sessualità dell’uomo e nonostante il parere comune che le patologie prostatiche siano una prerogativa delle persone anziane, i giovani sono più suscettibili alle patologie infettive in quanto più attivi sessualmente. Tra i fattori che influiscono sulla salute della prostata, di sicuro le intolleranze alimentari si trovano ai primi posti.

L’alimentazione: vanno evitati cibi che possono irritare le vie urinarie come gli insaccati, i fritti e cibi troppo piccanti o speziati. Sono da bandire le bevande alcoliche, mentre si possono consumare con moderazione le bevande gassate.

Alcuni cibi protettivi per la salute delle prostata sono : melograno, frutti di bosco, melone, papaia, mango, radice di zenzero  e tutti i frutti della stagione  estiva, utili per la salute non solo prostatica ma di tutto l’organismo.  Anche alcuni carotenoidi, in particolare il licopene contenuto  soprattutto nei pomodori (specie se consumati cotti), sono protettivi. I cereali, noci e soia  sono altri fattori dietetici con proprietà preventive nei confronti del cancro prostatico probabilmente per via del loro alto contenuto di fitoestrogeni. Anche i famosi acidi grassi della serie Omega 3/6 sono benefici, poiché mantengono attiva e in salute la ghiandola.

Le proteine vegetali infine risultano avere un effetto protettivo  modulando la produzione  dell’insulina e di IGF-I (Insulin-licancroe Growth  Factor) caratterizzato da una potente attività carcinogena. Non per nulla  questo fattore risulta essere presente in livelli significativamente più  bassi nei vegani, rispetto ai consumatori di prodotti animali (vegetariani  inclusi).
Una moderata e regolare attività fisica è invece consigliata per una buona ripresa e un pronto recupero dell’organismo.

Esistono comunque numerosi studi in base ai quali si può sostenere che i grassi saturi (essenzialmente di origine animale) aumentino il rischio di questa patologia e diminuiscano le probabilità di sopravvivenza del paziente già colpito da tumore. La  dieta ipercalorica e l’obesità sono stati associati ad un aumento dell’incidenza di cancro prostatico, così come la correlazione tra il consumo di latte e la possibilità di formazioni tumorali definita da oltre 10 anni.

Recentemente si è visto aumentare il rischio del 50% nei forti consumatori di latticini e secondo alcune ricerche sarebbe la frazione non-grassa del latte, a causa del contenuto di Calcio, più che i grassi saturi del latte ad essere il fattore responsabile dell’incremento. La caseina presente nei prodotti lattiero-caseari, aumenta il rischio di sviluppare il cancro prostatico, se consumata in maniera costante per tutta la vita.

Sebbene alcuni cibi animali quali i latticini contengano vitamina D, la loro assunzione non risulta protettiva a causa della contemporanea introduzione di Calcio legato alle proteine animali, difficili da assorbire da parte dell’organismo  che di conseguenza va incontro ad una carenza di Vitamina D per consumo e incapacità a trattenerla.      



November 26, 2014 Newsletter

Continua il sodalizio tra  IMBIO  –  ALCAT TEST  e la cittadina di Rovato (BS), dove l’istituto ha deciso di tornare per un nuovo appuntamento, organizzato in collaborazione con la Farmacia San Carlo, il 27 novembre presso la sala intitolata a Monsignor Zenucchini del comune del bresciano.

Occasione in cui l’istituto milanese  ha ottenuto l’ennesima conferma di interesse da parte di addetti ai lavori e non, per gli argomenti trattati in occasione del convegno, dall’emblematico titolo “E adesso…COSA MANGIO?”.

Intolleranze alimentari e prevenzione i temi della serata,adeguatamente illustrati dal Prof. Giuseppe Di Fede, direttore sanitario di IMBIO  e  IMGEP , e dal Dott. Sacha Sorrentino biologo nutrizionista rovatese  staff IMBIO.

Per anni, l’idea comune è stata quella che l’introduzione di calorie in eccesso ,fosse l’unico modo per ingrassare.  In realtà l’assunzione di alimenti non tollerati da parte dell’organismo induce un aumento della massa grassa ed ecco appunto spiegato uno degli innumerevoli e spiritosi slogan utilizzati da ALCAT TEST, che “Gli effetti delle intolleranze alimentari, non sono sempre divertenti”.

Gli eventi organizzati negli ultimi anni, hanno ampiamente contribuito a sensibilizzare e convincere gli italiani a condurre uno stile di vita più sano ed attento a ciò che mangiano, perché se davvero   “ Siamo ciò che mangiamo”, occorrerà fare attenzione.



November 26, 2014 Newsletter

Negli ultimi anni, stiamo assistendo od un graduale aumento di disturbi legati all’ alimentazione, i più frequenti sono: colon irritabile, stipsi, reflusso gastro esofageo e gastrite, sintomi legati alla difficoltà o digerire alimenti che abbiamo sempre consumato. Frequenti sono i sintomi extra intestinali, come la stanchezza cronica, la cefalea, la dermatite.

Cosa sta succedendo? Quali sono le possibili cause?

“Sono sintomi correlati a un problema di intolleranza a qualche alimento, se la causa non rientra in una specifica patologia”.

Quali sono le intolleranze più fre­quenti e come fare per distinguerle dalle allergie?

“Le intolleranze più frequenti sono ri­volte verso alimenti contenenti il nichel (frutta, legumi, verdura) a seguire il frumento e derivati, i prodotti lattiero caseari e i prodotti contenenti il lievito, Si diventa intolleranti, mentre allergi­ci si nasce. I sintomi di un’intolleran­za sono molto sfumati e dovuti ad un sovraccarico alimentare. I sintomi di un’allergia sono immediati, improvvisi e strettamente correlati ad una causa ben precisa”.

Come fare per scoprire la causa e so­prattutto la differenza tra le due ma­nifestazioni?

“Esiste da diversi anni e in più di 52 pa­esi del mondo, il test ALCAT, che per­mette di individuare gli alimenti causa di intolleranza. Tramite un prelievo di sangue, un’apparecchiatura dedicata esegue l’analisi degli alimenti che vo­gliamo studiare. In pratica il test valuta una reazione di tipo citotossica compu­terizzata, evidenziando il grado di reat­tività dal grado l al 3”.

Perché sono in aumento le intolle­ranze alimentari?

“Prima di tutto, una dieta monotona e particolarmente povera di sostanze fre­sche, alimenti genuini, ricchi di minera­li e vitamine, può favorire un deficit di enzimi digestivi, alterazione della flora batterica intestinale con le conseguenze sopra descritte. L’Istituto di Medicina Biologica di Milano (I.M.Bio.) da anni si dedica alla ricerca delle cause e le cure delle intolleranze alimentari, diretto proprio dal Prof Giuseppe Di Fede, uti­lizza la metodica ALCAT per la diagno­si clinica. Recenti lavori scientifici sono stati pubblicati su riviste specializzate come European Academy of Allergy and Clinical Immunology, il test AL­CAT è utilizzato presso l’Ospedale S. Matteo di Pavia, laboratorio di immu­noallergologia, che riportano i notevoli risultati ottenuti dopo il test Alcat (An­tigen leukocyte cellular antibody test) su patologie della pelle (dermatiti, eczemi, orticaria) ‘non IgE mediate’ (che si verificano cioè in assenza di anticorpi specifici, detti immunoglobuline E) e di­sturbi gastrointestinali”.

Cosa si deve fare dopo aver fatto il test ALCAT con la diagnosi di intol­leranza alimentare verso una specifi­ca famiglia alimentare, ad esempio il frumento o latticini?

“Il Medico o Biologo nutrizionista ela­borerà una dieta ad esclusione degli ali­menti riscontrati positivi al test Alcat, con la reintroduzione degli alimenti a rotazione, per cui ci saranno momenti di dieta privi degli alimenti intollerati e momenti di introduzione graduale di alcuni alimenti risultati positivi al test”. Sappiamo che alcuni test non con­venzionali sono utilizzati per indivi­duare le intolleranze alimentari.

“Il test citotossico eseguito su una goc­cia di sangue, il test sul capello, il test della prova da sforzo muscolare e i test bioelettronici sono poco attendibili e non riproducibili”.

Concludendo, da un’intolleranza alimen­tare si guarisce.



November 23, 2014 Newsletter

Questa è una bellissima intervista fatta al Prof. Giuseppe Di Fede pubblicata su Orizzonti

«Sono nato a Piazza Armerina – dice sommessamente il dott. Giuseppe Di Fede – ma la mia famiglia è originaria di Aidone». Una città particolare, questo piccolo centro in provincia di Enna a quasi mille metri sul livello del mare; cinquemila abitanti, un centro storico bellissimo, una straordinaria terrazza che s`affaccia sulla Piana di Catania e su «Mungibeddu», il vulcano dei siciliani. Quello che quando è in eruzione dà sempre spettacolo di lava e lapilli. Nelle sere d`estate, dal belvedere di Aidone, l`Etna ce l`hai tra le mani. Sembra la testimonianza vivente di quanto autentiche siano quelle antiche stampe che raffigurano il monte  visto da lontano con alte fontane di fuoco rosso.

Da Aidone, il piccolo Giuseppe Di Fede partì ancora bambino. «Mio padre, Aurelio, era il barbiere del paese – dice, con tenero affetto, il nostro –  mia madre, Graziella Pellegrino, era casalinga. Con la mia sorellina, Maria Rosa, vivevamo coi nonni materni, Maria Lauri e Sebastiano Pellegrino. La mia famiglia, assicurandomi un totale sostegno, mi ha permesso di imparare un mestiere e avere rispetto per gli altri».

La storia dunque parte da Aidone, da un barbiere che decide di dare una svolta alla sua vita ed alla sua famiglia. Che parte, come tanti partirono tra gli anni Sessanta e i Settanta, alla volta delle città industriali del Nord. Avrà pure deluso i suoi clienti più affezionati (e sì, in Sicilia il barbiere, il medico e il macellaio non si cambiano mai) ma il barbiere Aurelio Di Fede, con quella scelta, lanciò una freccia sul futuro, E questa freccia si chiama Giuseppe.

A Milano, Giuseppe conclude gli studi dell`obbligo e si iscrive ad un corso di odontotecnici, subito inizia a lavorare, mentre ancora frequenta il corso che lo qualificherà tecnico dentista; lavora di giorno e studia la notte. Ma Milano è una grande città e a Giuseppe, ancora adolescente, lo studio e il lavoro non bastano. Ci sono gli amici, c`è lo sport, si appassiona di karatè e vince: vince anche gare nazionali.

«Anche lo sport è stato importante per me – dice – mi ha dato sicurezza, autostima, determinazione e rispetto delle regole. Raggiungere un traguardo, avere degli obbiettivi, per me è stato ed è sempre importante. Anche i miei genitori lo hanno avuto: il loro traguardo siamo stati noi figli.  Così mi hanno trasmesso il senso del dovere e la necessità di porsi, nella vita, degli obbiettivi».

L`intervista di Orizzonti, fa fermare per qualche istante il ritmo frenetico del giovane medico, ormai milanese d`adozione, e lo fa tornare indietro nei ricordi. Una pausa dolce e salutare:

«Ho avuto poche occasioni per ritornare in Sicilia e rivedere i miei zii. Il tempo era poco davvero. Ma le volte che lo facevo, ricevevo un affetto forte come se fossi stato sempre in Sicilia, come se non fossi andato mai via».

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November 19, 2014 Newsletter

Sabato 15 novembre 2014, a Cassano allo Ionio (Cosenza), si è tenuto “La genetica e la nutrizione al servizio della prevenzione: applicazioni in clinica medica”, il seminario organizzato dalla farmacia Maiuri di Lauropoli in collaborazione con Imgep – Istituto di Medicina Genetica e Preventiva di Milano, accreditato ECM da Akesios Group srl.

Genetica e nutrizione come strumenti di prevenzione oggi sono realtà. La nutrigenomica, infatti, si occupa proprio di studiare le correlazioni tra alimenti e modifiche del DNA al fine di ridurre il rischio di malattia caratteristico di ciascun individuo.

I differenti aspetti della relazione tra dieta e salute, con particolare riferimento alle ultime ricerche in nutrizione, intolleranze alimentari e medicina preventiva, sono stati gli argomenti chiave trattati durante l’incontro, che ha destato molto interesse tra i medici partecipanti e tra gli ospiti che hanno fatto visita al convegno. Tra questi, anche il sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso e il Senatore Fabio Rizzi, Presidente della III Commissione Sanità e politiche sociali Regione Lombardia venuto a salutare l’equipe di medici che lavorano in Lombardia e che stanno investendo nella formazione medica della Regione Calabria.

Durante il primo intervento, Il Prof. Giuseppe Di Fede – Direttore Sanitario I.M.Bio Istituto di Medicina Biologica Milano e Istituto Medicina Genetica Preventiva I.M.Ge.P Milano ha parlato di “Genetica preventiva, applicazioni cliniche:

La medicina preventiva, negli ultimi anni, ha compiuto passi da gigante: recenti scoperte hanno evidenziato fattori genetici in grado di caratterizzare la percentuale di rischio relativa alle più comuni patologie. In questo contesto la nutrigenomica assume un ruolo determinante in medicina preventiva. La possibilità di calcolare l’aumento di suscettibilità genetica individuale come fattore di rischio offre una possibilità terapeutica al medico mettendolo in grado di ridurre, o addirittura azzerare, il fattore di rischio. La correlazione tra il profilo genetico, la diagnostica di laboratorio, l’anamesi e la clinica, consente di definire una strategia di medicina preventiva passando attraverso la nutrizione, ponendo particolare attenzione alla ricerca di nuove intollerrnze alimentari attraverso la metodica Alcat.”

Il Dr. Daniele Orlandoni – Consulente di Medicina anti-aging , naturopata, collaboratore Imbio e Imgep ha parlato, invece,  di “Cortisolo e resistenza insulinica nell’età menopausale”:

Lo stress è una componente fondamentale della nostra vita. Grazie agli studi di Selye giá negli anni 30, il legame tra carico stressorio e performance biologica ci consegna una visione dell’essere umano molto più complessa e densa di conseguenze tanto in termini di fisiologia che di biochimica. Imparare a gestire lo stress che dobbiamo affrontare ogni giorno significa essere in grado di gestire strategicamente le nostre risorse, intervenendo sia sui livelli di cortisolo (vero indicatore della nostra reattività adattativa) che sulle intolleranze alimentari misurate con metodica ALCAT, fonte alimentare di stress metabolic



November 4, 2014 Newsletter

8 novembre ore 10,00.

Via Giovanni da Cermenate, 82 Cantù

OSTEOPATIA CENTRO ITALIANO

Il centro italiano di trattamenti osteopatici sorge a Cantù immerso nel verde, e facilmente raggiungibile. La struttura, unica in Italia nel suo genere, è stata realizzata completamente con materiale ecocompatibile ed ecosostenibile ad impatto zero, tra cui 40 pannelli fotovoltaici e ricambio d’aria continuo. Un ambiente che garantisce agli operatori ed ai pazienti il miglior relax e benessere fisico aumentando l’efficacia dei trattamenti ricevuti. Per la prima volta si vedranno riuniti i migliori osteopati del territorio pronti a collaborare e a fornire ai pazienti le attenzioni necessarie, ognuno a seconda della sua specialità. Avremo inoltre una nutrita équipe di collaboratori per garantire un servizio più completo e veloce possibile. Particolare attenzione a neonati e bambini per lo screening preventivo, ed ai diversamente abili.

La collaborazione con DottorNatura e Alcat Test Italia rappresenta il supporto essenziale nello sviluppo di tematiche di fondamentale importanza per la prevenzione e il ripristino del benessere dal punto di vista naturopatico e nutrizionale: gestione del farmaco e nutraceutica, alimentazione e intolleranze alimentari, stress management.

L’inaugurazione di sabato 8 novembre non prevede cibo o bevande, ma trattamenti ad offerta libera, destinata all’associazione P.O.I.S. Pediatria Osteopatia Italia Sri Lanka.

Siamo sicuri che una copiosa collaborazione tra diversi specialisti fatta con cura sia la chiave per il miglioramento della qualità di vita di ogni individuo.

Ocit -Osteopatia Centro Italiano-

Dottor. Mirko Bandera-DottorNatura-

Alcat Test Italia



October 28, 2014 Newsletter

Dopo la prima uscita dedicata al Nichel, impariamo a conoscere e combattere a suon di ricette l’intolleranza al lattosio con l’aiuto del Prof. Di Fede, della drssa Jessica Barbieri e da me.

Un aiuto concreto per chi sta vivendo un problema troppo spesso sottovalutato: perché le difficoltà non finiscono al momento della diagnosi. Lo so bene io che ho trasformato un limite in una possibilità, raccogliendo in questo volume tutte le risorse utili a tavola per chi come me soffre della carenza dell’enzima necessario a digerire gli zuccheri presenti nel latte e nei suoi derivati: informazioni, consigli, esperienze e soprattutto… ricette!

Sfogliate e gustate i 99 piatti creati da me, da foodlovers e da tanti amici Chef di fama internazionale coinvolti in un progetto unico: vivere l’intolleranza al lattosio non più come limite, ma come possibilità di sperimentare nuovi sapori.

Non resta che partire insieme in un viaggio nel Mondo delle Intolleranze, con un volume che racchiude in sé il problema e la sua soluzione: nella cucina come nella vita, quando la ami non c’è niente e nessuno che possa indurti a rinunciarvi!

Oltre alle ricette di Tiziana troverete ricette di:

Luca Mauri, Alessandra Barbone, Antonella Rossi, Enrico Bartolini, Andrea Bevilacqua, Claudia Livia Biondini, Massimo Cairati, Antonino Cannavacciuolo, Michele Cannistrano, Giuseppe Capano, Fabio Silva, Isa Mazzocchi, Laura Ghezzi, Massimo Livan, Federico Mattavelli, Matteo Scibilia, Aurora Mazzucchelli, Antonino Messina, Micol Pisa, Milly Callegari, Carlo e Loris Molon, Giancarlo Morelli, Luca Mozzanica, Nunzia Bellomo, Davide Oldani, Armando Palmieri, Roberto Maurizio, Sandro Romano, Almerindo Santucci, Sara Preceruti, Marco Scaglione, Gaetano Simonato,Daniele Zennaro, Robbie Pezzuol

Sono da  da sempre convinta che la cucina sia veicolo di passione e umanità, e non mi sono arresa dopo la diagnosi di intolleranza al nichel e al lattosio. Oggi www.nonnapaperina.it è un blog di riferimento nel mondo delle intolleranze e la mia presenza è richiesta nelle più grandi manifestazioni enogastronomiche italiane. Si perpepisce che il problema delle intolleranze sta crescendo a vista d’occhio.

Il volume dedicato all’intolleranza al lattosio segue il grande successo della sua prima pubblicazione Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo!, edito nel 2013.

Siete tutti invitati alla presentazione che si terrà giovedi 13 novembre 2014 all’Hotel de la Ville di Monza alle ore 19.

 



September 2, 2014 RASSEGNA STAMPA

Ci sono alimenti di uso comune che, anche se possono sembrare apparentemente innocui e salutari, sono invece in grado di accendere una infiammazione a livello cellulare che porta come diretta conseguenza l’accumulo peso, e non solo

Fino ad una decina di anni fa se ne sapeva ben poco, oggi ne sentiamo parlare sempre più spesso: ci riferiamo alle intolleranze alimentari, un problema che secondo i dati raccolti dal Ministero della Salute, coinvolge in Italia ben il 2% degli adulti e l’8% dei bambini. L’intolleranza alimentare, a differenza dell’allergia, non è una condizione perenne: si tratta più semplicemente di una reazione avversa ad un alimento specifico che può essere risolta seguendo un percorso di rieducazione al cibo. I sintomi sono indubbiamente fastidiosi, ed in alcuni casi dolorosi, ma in genere non costituiscono un pericolo di vita.

Per approfondire il tema abbiamo incontrato il professor Giuseppe Di Fede, medico chirurgo edocente di Nutrigenomica e Nutrizione umana presso l’Università di Pavia, nonché direttore dell’Istituto di Medicina Biologica (IMBIO) di Milano, che ci ha spiegato anche come le intolleranze possano pesare sulla bilancia, oltre che sulla salute.

Oggi sono davvero tante le persone che soffrono di intolleranze alimentari. Un tempo erano meno diffuse oppure, più semplicemente, non riconducevamo i sintomi a tale problema?
Oggi abbiamo degli strumenti di laboratorio, che ci consentono di analizzare meglio lereazioni cellulari che avvengono quando consumiamo degli alimenti, che, a nostra insaputa, non sono tollerati dall’organismo. Diversi disturbi hanno continuato a compromettere la salute delle persone per anni sotto i nostri occhi, proprio perché non si pensava che essi fossero da imputare a reazioni infiammatorie dovute al cibo, come invece si è scoperto in seguito.

Da che cosa sono causate?

All’origine ci sono probabilmente una serie di concause. Cambiamenti della materia prima alimentare e delle lavorazioni possono aver contribuito ad innescare dei processi di assimilazione e digestione degli alimenti più lenti. In più, il consumo eccessivo di alcuni cibi e una dieta monotona possono creare un sovraccarico di sostanze che il nostro organismo fatica ad eliminare. E ancora, la predisposizione genetica contribuisce ad innescare reazioni da intolleranza, soprattutto al lattosio al glutine ed al frumento, sostanze che sono presenti in una percentuale maggiore negli alimenti rispetto al passato per rendere il prodotto finale malleabile, facile da lavorare.

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