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March 26, 2015 Newsletter

Continua il cammino di Imbio sulla lunga strada dello sport, nuovo obiettivo da raggiungere, portare il Verbano Calcio in vetta alla classifica, grazie ad un protocollo nutrizionale personalizzato. A tal proposito abbiamo intervistato Pietro Barbarito, il Presidente della F.C. Verbano Calcio ASD che della personale passione per il calcio ne ha fatto un mestiere.

Come ha avuto inizio la sua esperienza con Imbio?

La mia esperienza con Imbio inizia da paziente, grazie a cari amici di famiglia che mi hanno consigliato di rivolgermi all’Istituto di Medicina Biologica per un controllo di routine. E’ qui che sono venuto in contatto con il Prof. Giuseppe Di Fede che con grande professionalità mi ha seguito in tutto il percorso, aiutandomi a raggiungere risultati positivi

Cosa l’ha spinta a chiedere che Imbio si occupasse anche della sua squadra?

Sono stato spinto dai positivi risultati ottenuti personalmente, per questo ho voluto che i ragazzi della squadra si sottoponessero al Test Alcat e venissero seguiti dallo staff di Imbio, nella persona della Dott.ssa Cecilia Pedroni, dal punto di vista nutrizionale. Durante questo percorso, per cui è stato creato un protocollo medico ad hoc, tutti i ragazzi della squadra si sono sottoposti al Test Alcat e sono venuti a conoscenza di essere intolleranti a parecchi alimenti, ma soprattutto di quanto queste intolleranze fossero la causa di tutta una sintomatologia gastrointestinale e non solo che gli impediva soprattutto di rendere come si deve in campo

La squadra ha ottenuto risultati riscontrabili?

Certo, da quando hanno iniziato a seguire un regime alimentare sano e corretto ma soprattutto personalizzato come lo è appunto la “Dieta di Rotazione” conseguente ad Alcat Test, i ragazzi stanno molto meglio non hanno più quei fastidiosi problemi fisici ma soprattutto in campo sono diventati delle schegge. Siamo secondi in classifica, è questo per noi è un grande traguardo che ci premia del grande impegno e della passione che io e la squadra tutta mettiamo ogni giorno quando scendiamo in campo, che si tratti di una partita importante o di un semplice e quotidiano allenamento

Si sentirebbe ad oggi di consigliare Alcat Test a chi non lo conosce?

Naturalmente, già consigliato alla mia famiglia e agli amici più cari. Perchè dopo la mia esperienza e le esaudienti informazioni fornite dallo staff Imbio, posso tranquillamente dire di quanto una sana e corretta alimentazione sia la risoluzione di molte patologie


January 20, 2015 Newsletter

La comune FARINA 00 che si trova nei supermercati si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano. Tale processo prevede l’eliminazione del germe di grano e della crusca, per consentire una maggiore conservazione del prodotto a discapito di importanti sostanze

nutritive come aminoacidi, acidi grassi, sali minerali e vitamine, che vengono persi durante il procedimento. Il prodotto che si ottiene è quindi ricco quasi esclusivamente di AMIDI, polisaccaridi responsabili dell’innalzamento repentino della quantità di zucchero nel sangue (picco glicemico), il quale richiama l’intervento di un ormone, l’INSULINA.

Tale ormone ha capacità anabolizzanti ed è quindi in grado di AUMENTARE LA QUANTITÀ DI DEPOSITI ADIPOSI ALL’INTERNO DELL’ORGANISMO e INNESCARE FENOMENI DI RESISTENZA INSULINICA

che, se esasperati, possono portare all’insorgenza del DIABETE DI TIPO II.

Discorso analogo può essere fatto per la FARINA DI RISO: pur essendo

priva di glutine, è tuttavia ricchissima di amidi e povera di proteine e quindi responsabile di un repentino innalzamento della quantità di zuccheri nel sangue con conseguente RILASCIO DI INSULINA e dei problemi ad essa connessi. Fortunatamente, negli ultimi anni molte aziende hanno cominciato a produrre farine maggiormente ricche in fibre o provenienti da cereali diversi dal grano, dando inizio al filone delle cosiddette “FARINE ALTERNATIVE”. Tra queste abbiamo:

  1. FARINA INTEGRALE DI FRUMENTO: conserva integralmente la crusca ed è per questo molto più ricca di fibre, fattore che contribuisce ad abbassare il picco glicemico.
  2. FARINA DI MANITOBA: è una farina di grano tenero molto ricca in proteine e con pochi Contiene anche la glutenina e la gliadina che, a contatto con l’acqua, formano il glutine.
  3. FARINA DI FARRO INTEGRALE: è prodotta della macinazione del farro, il più antico tipo  di frumento E’ una farina molto ricca di vitamine (A, B2 e B3) e di sali minerali (fosforo, potassio e magnesio). E’ adatta per la realizzazione di dolci, pasta e pane.
  4. FARINA DI SEGALE: è ricca di proteine e sali minerali; ha proprietà fluidificanti del sangue, rafforza e mantiene elastiche le arterie prevenendo l’aterosclerosi e, grazie al basso picco glicemico, è ideale anche nelle diete per diabetici. E’ adatta per la preparazione di pane e di alcuni tipi di dolci.
  5. FARINA DI AVENA INTEGRALE: è una farina ricca di fibre e con un migliore potere saziante rispetto alla farina di Grazie alla presenza di vitamine, minerali e altre sostanze nutritive si rivela un ottimo alimento energizzante ed’è inoltre in grado di rallentare l’assimilazione del glucosio e di abbassare il livello di colesterolo cattivo (LDL).

Accanto alle farine alternative con basso INDICE GLICEMICO, abbiamo anche quelle consigliate per chi soffre di CELIACHIA o di SENSIBILITÀ AL GLUTINE perché prive di tale proteina. Tra queste abbiamo:

  • FARINA DI CECI: ricca di minerali (calcio, fosforo, ferro), di proteine e vitamine (C, B). Si ricava dalla macinazione dei ceci essiccati e ne conserva tutte le proprietà. Grazie alle saponine presenti, inoltre, tale farina è molto utile per diminuire i livelli di colesterolo e trigliceridi nel Molto versatile in cucina, può essere utilizzata per dolci, pasta, gnocchi e panature.
  • FARINA DI MAIS: viene soprattutto utilizzata per la preparazione della polenta e di dolci caratteristici, mentre non è adatta per la panificazione, a meno di mischiarla con altri tipi di farine.
  • FARINA DI CASTAGNE: nota anche con il nome di farina dolce, essa è costituita da castagne precedentemente essiccate e infine E’ ricca di carboidrati e sali minerali e povera di grassi. Ideale per le più svariate preparazioni sia dolci (castagnaccio, torte, biscotti, frittelle) che salate (pasta, gnocchi, crepes).
  • FARINA DI QUINOA: viene ottenuta a partire dalla macinazione dei chicchi di questo pseudocereale di origine Si tratta di una pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae (la stessa famiglia degli spinaci o della barbabietola); si differenzia inoltre dai cereali per via del suo contenuto di lisina e per una maggiore ricchezza di amminoacidi. E’ ricca di sali minerali come calcio, ferro e potassio.
  • FARINA DI GRANO SARACENO: viene ottenuta dalla macinazione di una pianta erbacea della famiglia delle Polygonaceae (è quindi in realtà uno pseudo-cereale). E’ una farina ricca di amminoacidi essenziali e con un alto valore biologico: le sue proteine sono infatti paragonabili a quelle della carne e della soia
  • FARINA DI MANDORLE: è una farina con un buon contenuto di acidi grassi insaturi, proteine, zuccheri, vitamine (E, B) e sali minerali. Molto sfruttata nella preparazione di dolci, la farina di mandorla ha un elevato potere calorico e grazie ad un enzima, l’emulsina,che facilita la digestione dei glucidi.
  • FARINA DI SOIA: ottenuta dalla macinazione dei semi di questo legume, la farina di soia contiene proteine ad alto valore biologico, sali minerali, vitamine e acidi grassi essenziali come omega 3 e omega 6. Può essere utilizzato dai vegani come sostitutivo delle proteine della carne e delle uova.
  • FARINA DI CANAPA: una delle ultime novità sul fronte delle farine alternative, si ottiene dalla pressatura dei semi di questa Possiede proteine ad alto valore biologico, come quelle della soia, acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 e fibre.


June 14, 2014 Newsletter

Il Prof. Di Fede ha preparato questo studio sullo zafferano, una delle poche spezie che gli intolleranti al nichel e non solo posso usare per insaporire, colorare e dar gusto alle pietanze.

Le cellule nervose che trasformano la luce in segnali elettrici per il cervello – FOTORECETTORI- si possono definire, dei gioielli che la natura ha messo a disposizione e perfezionato nel corso dell’evoluzione. Cellule sofisticate ed esigenti, i fotorecettori hanno un metabolismo intenso che richiede moltissimo ossigeno. Con gli anni, però, il meccanismo tende a incepparsi e l’ossigeno da vitale che era può diventare tossico per queste cellule, fino a provocarne la morte, riducendo il numero di queste cellule preziose. E’ quello che avviene in diverse forme di cecità senile, ma anche – a causa di difetti genetici – in maculopatie ereditarie come la sindrome di Stargardt.

Purtroppo, attualmente non esiste cura per queste patologie: nel frattempo, però, molti ricercatori si sono chiesti se e come sia possibile contrastare il danno da ossigeno e rallentare così il processo degenerativo. Per ritardare il più possibile la perdita della vista, ma anche per dare il tempo alla scienza di trovare strategie di cura definitive. Un gruppo di ricercatori, dell’Università dell’Aquila si sono imbattuti in una sostanza con proprietà altamente anti ossidanti, lo zafferano o nome latino, crocus sativus, di cui l’Abruzzo è fra i principali produttori al mondo.

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April 4, 2014 Newsletter

Recentemente, alcuni ricercatori hanno evidenziato l’esistenza di una patologia fino a pochi anni fa sconosciuta e che, solo da poco, ha avuto un riconoscimento ufficiale. Mi riferisco alla Systemic Nickel Allergy Sindrome (SNAS). La clinica della SNAS è essenzialmente caratterizzata dalla comparsa di sintomatologia a carico della cute, con eczema da contatto anche in regioni del corpo che invece normalmente non entrano in contatto con il metallo.

Precedenti patch test (test allergologici) positivi per il nichel e l’ orticaria talora associata ad angioedema, disturbi rilevanti a carico del tratto intestinalecon dispepsia, meteorismo, coliche addominali, alvo alterno ( stipsi e dissenteria ), vomito e sintomi da reflusso gastroesofageo. I sintomi si presentano in occasione dell’ingestione di cibi ad alto contenuto di nichel. Pensate che questi sintomi, noi medici clinici attenti al problema delle intolleranze alimentari, li abbiamo osservati da diversi anni e li abbiamo correlati con disturbi legati all’ingestione di alimenti non tollerati. Ma certo, direste voi! Ma nessuno in passato si sarebbe sognato di descrivere tali sintomi e correlarli con il contenuto di nichel negli alimenti, per i soggetti particolarmente sensibili.

La diagnosi risulta più agevole se i sintomi compaiono dopo alcuni anni, nei soggetti con dermatite da contatto ( eczema da contatto ).La prima fase della diagnosi di SNAS è l’anamnesi, la raccolta attenta dei sintomi, le modalità, la frequenza e la durata dei disturbi, la relazione con i cibi e l’introduzione dei cibi ad alto contenuto di nichel, può orientare la diagnosi.

L’Istituto di Medicina Biologica e il suo staff da tempi non sospetti,si occupa di intolleranze alimentari e in particolar modo di intolleranza al nichel e al glutine. La collaborazione con un prestigioso Ente ospedaliero il San Matteo di Pavia, che da anni ci sostienenel campo dell’allergia e intolleranza alimentare, ci ha permesso di raccogliere dati che riguardano le intolleranze alimentari. La diagnostica clinica e di laboratorio è molto importante per porre una diagnosi. Un test determinante per al diagnosi, presente in 52 paesi del mondo, è il Test ALCAT®( Antigen Leucocitary Cellular Antibody Test ). È un test leucocito tossico, computerizzato e automatizzato che si esegue su sangue venoso, quindi occorre un prelievo di sangue e si analizzano quote di alimenti che reagiscono con le cellule del sistema immunitario innato, i Granulociti Neutrofili.

Le risposte che ne derivano, sono reazioni di tre gradi di importanza, dal grado 1,il meno grave, al grado tre, il più grave. Il test ALCAT®permette di ottenere una diagnosi di sensibilità agli alimenti, ponendo un ragionamento di gruppi alimentari che corrispondono agli alimenti risultati positivi al test. Dopo la risposta al test ALCAT®, segue una dieta a rotazione, eliminando quasitotalmente gli alimenti risultati intollerati con un grado di reattività medio alta, lasciando due o tre momenti di dieta libera durante al settimana, in modo da permettere una sorta di recupero del grado di tolleranza, che in qualche modo il paziente ha ridotto nel tempo. Il gruppo di collaboratori e medici, coordinati da IMBIO, ha da tempo raccolto diversi dati, sulle possibili reazioni dovute al cibo, come sostanza considerata “estranea” all’organismo e, messa in relazione con la comparsa di stati infiammatori. Ii sintomi che spesso sono raccolti dai nostri collaboratori, sono i più frequenti, colite, stipsi o dissenteria, mal di testa emicrania, dermatite non allergica fino all’orticaria fino all’artrite.

È da notare come i sintomi regrediscono, dopo una dieta a scarso contenuto di nichel, seguita per alcune settimane. Qualsiasi stato infiammatorio, non dovuto a cause specifiche o malattie diagnosticabili clinicamente e con analisi di laboratorio, è da ricondurre ad uno stato di “sollecitazione” infiammatoria dovuta dal cibo.
Di seguito potete osservare la raccolta dei dati da parte della dottoressa Cecilia Pedroni, del Master in Nutrizione Umana, Univ. Di Pavia e collaboratrice di IMGEP ( Istituto di Medicina Genetica Preventiva, di Milano ), coordinato dalla Dottoressa Carassai Paola, evidenzia come i dati sono a favore di un’ aumento della sensibilità al nichel degli alimenti.
Nei grafici che seguono viene mostrata la distribuzione dei pazienti IMGeP che hanno eseguito l’ALCAT TEST suddivisi per i Gruppi Alimentari di intolleranze: nichel, salicilati, lieviti, latte e derivati, frumento e nessuna/altro.

Recentemente abbiamo partecipato alla stesura di un libro “Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo”  Edito da Silvana Editore, con Tiziana Colombo, scrittrice e cuoca provetta. Nel testo si racconta il percorso clinico e diagnostico dell’intolleranza al nichel in modo piacevole e leggero, fino ad arrivare alla parte più importante, le 111 ricette, di piatti prelibati, con foto che li descrivono, tutte in originale che permettono di cucinare prelibatezze di alto livello, sena alimenti contenenti nichel. Una specie di guida dell’intolleranza al nichel, che ha colmato un vuoto, dando l’opportunità di avere una soluzione al problema intolleranza.

Il gruppo di lavoro di IMBIO e IMGEP è da sempre attento al problema intolleranza e alla ricerca di nuovi sistemi di diagnosi, che ci permettono di trovare al causa e la soluzione ai problemi legati alle intolleranze alimentari.

 



February 18, 2014 Newsletter

Parlare di diabete, è importante sottolinearlo, significa riferirsi ad una patologia diffusissima in tutto il mondo occidentale, si tratta in ultima analisi di una malattia metabolica caratterizzata da un’alterazione dei livelli di glicemia nel sangue; nella sua forma più comune (il diabete mellito) inoltre, il paziente presenta grandi quantità di zucchero nelle urine.

Ne esistono di due tipi:

  • Diabete di tipo I: o diabete autoimmune, caratterizzato dalla distruzione delle cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina (Isole di Langerhans).
  • Diabete di tipo II (forma in assoluto predominante): o diabete familiare non autoimmune, caratterizzato da insulino-resistenza, dalla difficoltà cioè dell’insulina di interagire positivamente con i suoi recettori, impedendo quindi al glucosio di penetrare nelle cellule per poter essere utilizzato come fonte primaria di energia.

Riflettiamo su qualche dato ufficiale.

ü  Negli USA 1/3 un terzo degli adulti dai 20 anni in su è obeso e la stessa tendenza si evidenzia tra i bambini di 2 anni (National Center for Health Statistics, Obesity still on the rise, new data show. The U.S. Department of Health and Human Services News Release, 10 ottobre 2003, Washington D.C., 2002). La correlazione tra obesità e diabete è ormai considerata un dato di fatto dalla scienza ufficiale.

ü  Tra i 30enni americani il diabete è aumentato del 70% in meno di 10 anni: si preannuncia una catastrofe sanitaria (Mokdad, Ford, Bowman et al., Diabetes trends in the USA: 1990-1998, Diabetes Care, vol 23, 2000, pp. 1278-1283).

ü  Conseguenze del diabete: cardiopatia ed ictus, cecità, malattie renali, disturbi del sistema nervoso, patologie dentali, amputazione arti (Centers fo Disease Control and Prevention, National Diabetes Fact Sheet: National Estimates and General Information on Diabetes in US, Revised Edition, Center for Disease Control and Prevention, GA, 1998).

ü  Costo annuale del diabete in USA: 98 miliardi di dollari (American Diabetes Association, Economic consequences of diabetes mellitus in the US in 1997, Diabetes Care, vol. 21, 1998, pp. 296-309).

Da queste poche righe siamo in grado di affermare senza poter essere smentiti che il diabete rappresenta una minaccia per la salute di assoluto impatto sui sistemi sanitari internazionali delle società occidentali, sia in termini di costi da sostenere che di patologie ad esso correlate.

Se da un lato la terapia farmacologica spesso è uno strumento insostituibile quando la patologia è ormai conclamata, dall’altro moltissimo si può e si deve fare per prevenire lo svilupparsi di tale nemico della nostra salute. Una dieta sana, basata su frutta e verdura fresche (e possibilmente di stagione), quantità limitate di proteine animali, regolare attività fisica, consumo limitatissimo di zuccheri semplici unitamente ad una costante assunzione di carboidrati integrali e fibre, contribuiscono a difenderci dallo svilupparsi di questa vera e propria epidemia. La percentuale delle persone che hanno una intolleranza agli zuccheri, è in aumento.

Ancora più importante, sempre in termini preventivi, è la valutazione su base genetica dell’eventuale maggiore suscettibilità personale nel contrarre tale patologia. Attualmente la scienza è in grado, attraverso l’analisi del nostro DNA, di stabilire quanto il nostro organismo sia predisposto a sviluppare il diabete, consentendoci di utilizzare una strategia preventiva corretta e personalizzata in termini di dieta, esami clinici, e stile di vita. L’essenza stessa della medicina anti-aging: vivere a lungo attraverso un invecchiamento che garantisca un’eccellente qualità della vita, evitando nel contempo di sviluppare le patologie più pericolose.

Dott. Orlandoni Daniele – Farmacologo – Diploma in medicina anti aging – Consulente in medicina anti invecchiamento e prevenzione presso I.M.Bio – Milano

 



January 13, 2014 Newsletter

IMGEP organizza il Seminario Sabato 15 Febbraio 2014 presso

Tiro a Segno Nazionale sezione di Milano – Vle Achille Papa 22/b – 20149 Milano – tel. 02/33002418

Per iscrizioni: Segreteria Organizzativa e Provider Akesios Group srl – Parma Tel. 0521/647705 – Fax. 0521/1622061

www.akesios.it – info@akesios.it Per informazioni: IMGEP srl – ALCAT Test Italia – tel. 02 58300376 – segreteria@imgep.com

Si Ringrazia per la Collaborazione:

Istituto Medicina Genetica Preventiva Personalizzata

PROGRAMMA E RELATORI

09.30-10.30 Dr. Alessandro Scorba: Medico Chirurgo, Specialista in idrologia medica, Esperto in Nutrizione,

Responsabile dello Studio Medico Altramedicina a Malnate. Intolleranze alimentari: un approccio teorico e pratico per fare chiarezza.

10.30-11.00 Dr. Davide Iozzi: Biologo Nutrizionista, collaboratore dell’Istituto di Medicina Biologica e Genetica

Preventiva di Milano. Disbiosi intestinale e intolleranze alimentari: il ruolo di Candida Albicans.

11.00-11.30 Dr. Angelo Stimolo: Medico Chirurgo, Specialista in Idrologia Medica, Esperto in Idrocolonterapia

presso lo Studio Medico Altramedicina a Malnate. L’idrocolonterapia come trattamento di supporto alla dieta.

11.30-11.45 Coffee Break.

11.45-12.10 Dr.ssa Cecilia Pedroni: Biologa Nutrizionista, collaboratrice dell’Istituto di Medicina Biologica e Genetica

Preventiva di Milano. Analisi dell’andamento statistico e stagionale delle intolleranze alimentari valutato con ALCAT test: anni 2010, 2011, 2012.

12.10-13.00 Dr. Giuseppe Di Fede: Medico Chirurgo, Master in Nutrizione e Dietetica Clinica,

Professore a contratto in Nutrigenomica presso l’ Università di Pavia. Direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica e Genetica Preventiva Di Milano. Dalle intolleranze alimentari alla nutrigenomica: approccio nutrizionale integrato, presentazione di casi clinici.

13.00-13.15 Dr. Giuseppe Di Fede: discussione.

13.15-14.30 Break.

14.30-15.00 Dr. Alessio Tosatto: Biologo Nutrizionista, collaboratore dell’Istituto di Medicina Biologica e Genetica

Preventiva di Milano. Quali test e cosa aspettarci oggi dalla diagnostica per le intolleranze alimentari.

15.00-16.00 Dr. Alessandro Scorba: Medico Chirurgo, Specialista in Agopuntura, Esperto in Nutrizione,

Responsabile dello Studio Altramedicina a Malnate. Strategia medica nutrizionale per il mantenimento dei risultati ottenuti, dalla teoria alla pratica.

16.00-16.30 Dr. Roberto Colombo: Medico Chirurgo, Direttore Sanitario Synlab Italia, Professore a contratto

presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore scuola di specialità di Microbiologia dell’Università di Milano. Gluten Sensitivity e Celiachia, un confronto diretto.

16.30-17.00 Dr. Michele Di Stefano: Medico Chirurgo, Dipartimento di Medicina interna, Università di Pavia.

Lo spettro delle condizioni glutine-relate: il punto di vista del gastroenterologo.

17.00-18.30 Dr. Giuseppe Di Fede: Casi clinici e discussione.

Conferiti 8 Crediti ECM per Medici, Biologi, Farmacisti e Fisioterapisti

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January 8, 2014 Newsletter

Ebbene sì, è possibile che qualcuno tra noi possa soffrire di una serie di fastidiosi e persistenti disturbi che trovano come causa un’intolleranza agli alimenti appartenenti alla famiglia dei fughi. E non è difficile immaginarne le cause; basterebbe avere come abitudine mangiare cibo cinese qualche volta a settimana, e magari associare a ciò un consumo eccessivo di prodotti lievitati, scegliendo spesso una panetteria nella pausa pranzo, per sentirsi gonfi, irritati, soffrire di nausea, mal di testa e magari avere strane eruzioni cutanee.

Questo è solo un esempio per mostrare come comportamenti alimentari monotoni possano essere determinanti nell’insorgenza delle intolleranze alimentari, in particolare quelle ai funghi e ai lieviti; questi ultimi, da una recente analisi ottenuta dai referti ALCAT Test di IMGeP degli ultimi tre anni (*), sono risultate le intolleranze, dopo quella al Nichel più diffuse tra i nostri pazienti. Si pensa quindi che i soggetti intolleranti ai prodotti lievitati lo siano anche ai funghi poiché entrambi gli organismi sono eucariotici e fanno parte dello stesso ramo evolutivo; pertanto il nostro sistema immunitario è facile che riconosca e reagisca allo stesso modo nei confronti dei cibi appartenenti ad entrambi i gruppi proprio perché vicini biologicamente.

IMGeP- Istituto di Medicina Genetica Preventiva di Milano per poter meglio identificare questo tipo di reazioni avverse e valutarne più differenziatamente l’origine, ha voluto realizzare un nuovo pannello ALCAT 25 + 5. Questo nuovo Test ALCAT aggiunge, ai classici 25 alimenti del Pannello ATSP 25, cinque rappresentanti della famiglia dei Funghi. Il nostro ATPS 30 speciali Funghi potrà anche essere sfruttato per vagliare e confermare la correlazione tra intolleranza ai lieviti e ai funghi.

Perché proprio l’intolleranza ai funghi? Come dicevamo la moda del cibo cinese e la diffusione di alcune sostanze alla base di ormai molti integratori utilizzati per varie problematiche (prestazione sportiva, rafforzamento delle difese immunitarie..) potrebbero, nel complesso, arrivare ad accumularsi nel nostro organismo tanto da provocare intolleranza.

Senza nulla togliere alle proprietà straordinarie di alcuni estratti di funghi himalayani e alla cultura e al fascino della cucina orientale, sicuramente ricca di cibi dalle alte qualità organolettiche, che non merita altro che essere apprezzata e provata come le altre cucine di tutto il mondo; il nostro scopo non è certo negativizzare né l’integrazione né il cibo etnico. Il punto non sono gli ingredienti, le sostanze e i cibi di origine cinese, il punto è affidarsi troppo spesso a soluzioni alimentari veloci, comode, abbondanti ed economiche ma a lungo termine deleterie.
In conclusione, il messaggio importante è: “verifichiamo”, cosa ci sta intossicando? Troviamo ciò che non funziona nelle nostre abitudini alimentari, “disintossichiamoci” e “impariamo” memori dei malesseri sofferti che varietà e qualità dei cibi devono rientrare nella nostra quotidianità.

 


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