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La dieta genetica per mangiare bene e prevenire l’insorgenza di infiammazione.

Il nostro DNA ci può dare tantissime informazioni preziose. Conoscere queste informazioni è uno strumento di analisi e prevenzione davvero unico.

Con il test genetico GENE & DIET® analizziamo con un metodo non invasivo (è un test su saliva che si può fare comodamente da casa) alcuni geni legati al metabolismo. Il Dott. Alessio Tosatto, biologo nutrizionista in Imbio, ci spiega in modo molto semplice la relazione che ha il nostro DNA con l’alimentazione e come possiamo utilizzare queste informazioni per migliorare il nostro stato di forma, prevenire l’insorgenza di infiammazione e di malattie cardiovascolari. 

Il nostro DNA influenza la risposta agli alimenti che mangiamo?

Vi è mai capitato di domandarvi perché alcune persone hanno una determinata corporatura? La risposta può essere scritta nel nostro DNA e nello stile di vita che adottiamo.

Ad esempio nelle donne la rinomata conformazione “a pera”, quindi di tipo ginoide, piuttosto che la capacità di alcuni individui di metabolizzare grassi e zuccheri con estrema facilità o ancora quella di altri ad “ingrassare” velocemente e solo in determinate zone è causata dalla risposta genetica ai diversi fattori ambientali.

Il fenotipo, ovvero l’insieme di caratteristiche visibili di un individuo, è il risultato dell’interazione tra i nostri geni e i fattori esterni. Questo significa che il nostro patrimonio genetico, ovvero il genotipo, determina solo in parte quello che siamo e i fattori ambientali possono avere una maggiore o minore influenza a seconda dei casi. Genotipi uguali possono, se sottoposti all’azione di ambienti differenti, produrre diversi fenotipi o viceversa.

Tra i fattori esterni rientrano sicuramente l’alimentazione e lo stile di vita (esposizione al fumo, sedentarietà, etc.) oltre all’ambiente dove viviamo (fattori di inquinamento e igiene).
Alimentazione e stile di vita vanno ad incidere sugli ormoni, che vanno a determinare oltre alla genetica quella che può essere una conformazione strutturale ed una determinata corporatura.

Oggi, mediante un semplice prelievo salivare, è possibile valutare la propria predisposizione a diverse problematiche e capire come l’alimentazione possa incidere su di esse, in una sola parola: fare prevenzione.

Il rischio genetico verso una determinata patologia non comporta il reale sviluppo della patologia stessa; quando però al rischio genetico si associa un “rischio ambientale” le probabilità aumentano fortemente. Nella situazione opposta, un forte rischio ambientale può essere compensato da un profilo genetico protettivo.

Le caratteristiche genetiche individuali (rischio genetico) sono quindi importanti nel determinare la sensibilità ad un rischio ambientale. La grande differenza tra fattori di rischio genetici e ambientali è che i primi sono immodificabili, mentre i secondi possono essere modulati in base a scelte personali che coinvolgono lo stile di vita e le abitudini alimentari.

Alimentazione e genetica si influenzano a vicenda

La nutrigenomica è la scienza che studia il rapporto tra il genoma e la dieta. La nutrigenetica studia il modo in cui ognuno di noi (con un DNA unico e sempre diverso) reagisce alle molecole presenti nei cibi. Esse rappresentano le frontiere delle scienze dell’alimentazione e sono due materie che si sono sviluppate molto nel corso dell’ultimo decennio.

Il cibo e i geni si parlano in continuazione e influenzano con il loro dialogo molti aspetti della salute e della società. 
Tutti gli alimenti che portiamo a tavola contengono molecole che possono influenzare in modo diretto o indiretto l’espressione dei geni con conseguenze importanti sulla nostra salute, sia in positivo che in negativo.
È possibile migliorare il proprio stato di forma e di benessere attraverso una dieta personalizzata sulla base dei nostri geni.
Negli ultimi anni è emerso chiaramente come gli alimenti non servano soltanto come “carburante” per i processi metabolici (non si parla solo di calorie e nutrienti), ma agiscano anche regolando direttamente l’informazione scritta nel nostro DNA. Ad esempio, se un gene riesce a modificare la propria capacità di produrre determinate proteine (enzimi), magari coinvolte nei meccanismi che regolano la digestione, cambierà la nostra capacità di digerire alcuni nutrienti.
Il cibo non influenza solo i geni coinvolti nei processi digestivi, ma anche quelli coinvolti nei processi infiammatori.
Per questo è importante fare attenzione alla nostra dieta e al nostro stile di vita. Conoscere la reazione dei nostri geni a determinati alimenti ci fornisce uno strumento unico di prevenzione su tutta la linea, anche nei confronti di malattie come cancro, Alzheimer o diabete.

Se è vero che il cibo influenza il DNA, è altrettanto vero il contrario: ovvero che il nostro patrimonio genetico può determinare diverse risposte di fronte allo stesso alimento. Un esempio conclamato è il celiaco, colui che non riesce a digerire il glutine.

A partire da questa considerazione, il consiglio nutrizionale che segue il test GENE & DIET®, ha come obiettivo una dieta personalizzata che tiene conto del patrimonio genetico dell’individuo e non solo dei valori “standard” come peso, altezza, genere ed età.

Lo studio dei geni per ottimizzare l’alimentazione 

È ormai noto che le abitudini di vita hanno un effetto determinante sul buon funzionamento dell’organismo e sul benessere dell’individuo. Tra le abitudini di vita, quelle che esercitano il maggiore effetto sono quelle alimentari.
Una corretta alimentazione, infatti, fornisce le sostanze che permettono all’organismo di crescere e di funzionare in modo ottimale. La conoscenza della propria costituzione genetica rappresenta uno strumento innovativo in grado di orientare la scelta dello stile di vita e dell’alimentazione più corretti.
È un approccio innovativo che permette di ottimizzare l’alimentazione ottenendo i massimi benefici e riducendo i fattori negativi.
Partendo dalle differenze genetiche si riesce a delineare un piano nutrizionale personalizzato allo scopo di migliorare il proprio stato di forma e di salute e di prevenire o ritardare l’insorgenza di patologie correlate all’alimentazione.

Come funziona il test GENE & DIET®

Mediante il test  GENE & DIET® è possibile analizzare un insieme di geni coinvolti nel metabolismo, fornendo informazioni utili per determinare lo stile di vita migliore per quell’organismo.

L’esame, in particolare, permette di rilevare predisposizione per:

  • celiachia (sensibilità al glutine)
  • diabete di tipo 2 (metabolismo degli zuccheri)
  • alterazione metabolismo dei lipidi (tendenza a produrre più o meno grasso)
  • sensibilità all’alcool
  • difetti a livello di circolazione sanguigna (rischio cardiovascolare)
  • capacità di produrre infiammazione e di infiammarsi
  • intolleranza genetica al lattosio
  • metabolismo della vitamina D e glutatione (potente antiossidante)
  • deficit epatico nella gestione di sostanze chimiche

Attraverso l’esito è possibile quindi conoscere i punti deboli e i punti di forza dell’organismo e impostare una nutrizione personalizzata e preventiva, al fine di modulare l’impatto della propria genetica sul proprio essere.

Mediante il risultato del test si riesce a capire quali sono i parametri da tenere ed eventualmente le possibili integrazioni consigliabili per tenere il tutto sotto controllo.

Il test genetico non è invasivo e può essere effettuato anche a casa: si acquista un kit per il prelievo della saliva e si spedisce il campione in laboratorio.

Guarda la testimonianza di Andrea, il campione delle Spartan Race

I benefici della dieta genetica 

Risulta evidente quanto lo stile di vita sia un’arma potentissima, la migliore, per tenere l’organismo in stato perenne di energia e ovviamente salute. Affidarsi ad un piano nutrizionale personalizzato, basato sulla nostra genetica, porta innegabili benefici.

Oltre ad aiutare a migliorare il proprio stato di forma fisica, la dieta su base genetica consente di:

  • mantenere sotto controllo i livelli di glicemia
  • ridurre gli attacchi di fame
  • aumentare il senso di sazietà
  • rallentare i processi infiammatori
  • prevenire patologie come diabete, osteoporosi, infarto ed ictus

L’alimentazione è la principale componente ambientale con cui il nostro organismo interagisce. Le modalità con cui gli alimenti interagiscono con il nostro organismo dipendono fortemente dalle nostre caratteristiche genetiche.
L’alimentazione in base alla genetica può infatti costituire il miglior strumento di prevenzione e mantenimento dello stato di salute ottimale.

Contatta il Dott. Alessio Tosatto per una consulenza nutrizionale personalizzata

Dott. Alessio Tosatto

Biologo Nutrizionista

Riferimenti:  Nutrigenomica, Nutrigenetica, Alimentazione
Redattore: Dott. Alessio Tosatto


Per un fisico funzionale ed atletico è imprescindibile un assetto ormonale armonico e bilanciato.

A tal fine, un alimentazione che assecondi il fisiologico funzionamento degli ormoni, associata ad una attività fisica anche di scarsa intensità, risulta essere la chiave di volta nel raggiungimento dell’ obbiettivo.

Gli “ormoni target” di questo particolare regime alimentare sono:

  • Insulina: ormone prodotto dal pancreas, se in eccesso favorisce l’accumulo di massa grassa.
  • Cortisolo: ormone prodotto dal surrene, se non ben bilanciato favorisce l’ accumulo di massa grassa e la riduzione della massa muscolare

La  “DIETA ORMONALE” garantisce un controllo efficiente di questi due ormoni e si basa su un semplice principio: assumere carboidrati e proteine in momenti distinti della giornata.

Aggiungendo pochi altri accorgimenti è infine possibile individuare quattro punti cardine per delineare un piano nutrizionale che favorirà il tanto  desiderato ventre piatto ed un funzionamento dell’ organismo ottimale.

  1. COLAZIONE BILANCIATA: Inserire sempre nella colazione una fonte proteica (affettato, salmone, uova, yogurt greco, frutta secca…) accompagnato ad una fonte di carboidrati (fette biscottate integrali, fette wasa, un frutto…) e una fonte di grassi buoni (avocado, frutta secca…)
  1. 5 PASTI AL GIORNO: suddividere l’introito calorico giornaliero in 5 pasti: colazione, pranzo, cena e due spuntini (metà mattina e metà pomeriggio). Si consiglia un frutto fresco di stagione a metà mattina e un pugno di frutta secca con una noce di parmigiano a metà pomeriggio
  1. PRANZO A BASE DI CARBOIDRATI: i pranzi consigliati si basano su un carboidrato a basso indice glicemico (pasta integrale, riso integrale, farro…) + verdure di stagione + olio extravergine di oliva.
  1. CENA A BASE DI PROTEINE:per cena si consiglia una fonte proteica (uova, pesce, carne bianca…) + verdure di stagione + olio extravergine di oliva.

Questo piano alimentare si basa quindi su una colazione “mista” carboidrati e proteine, carboidrati a metà mattina e pranzo, proteine a metà pomeriggio e cena.

Per ottenere risultati ottimali è sempre consigliabile rivolgersi ad uno specialista, che saprà valutare e consigliare il piano nutrizionale più adatto alle vostre esigenze.
Rivolgiti al nostro studio per una consulenza personalizzata!

segreteria@imgep.com
Tel. 02 5830 0376


Si è sempre considerata la risposta infiammatoria come se fosse un tutt’uno, oggi però si possono identificare due tipologie di infiammazioni con genesi differenti: una di tipo macrofagica e una di tipo linfocitaria.

L’infiammazione macrofagica, ovvero quella più antica e ancestrale, si traduce nella produzione di interleuchina 6, interleuchina 1 beta e TNF alfa, le quali sono globalmente concomitanti.
Questo tipo di infiammazione tende ad essere prevalente nei tumori. Invece l’altro tipo di infiammazione ha origine linfocitaria e in particolare in una sottospecie di linfociti T, ovvero i TH17, i quali producono la interleuchina 17 (potentemente infiammatoria) la quale è in grado di indurre una risposta infiammatoria più evoluta e quindi più efficace; agisce inibendo i linfociti T regolatori i quali sono per definizione i linfociti antinfiammatori.
Per cui, per sommatoria algebrica, inibizione più inibizione porta allo scatenamento della malattia autoimmune.

Riassumendo esistono due tipi di infiammazione: una più antica, di tipo macrofagica, che si traduce nella produzione di citochine, in cui è attiva l’IL 6, ovvero quella che dà la febbre, lo stato settico, la vasodilatazione; la seconda consiste nella produzione della IL 17, prodotta dai TH17 la quale attiva una risposta infiammatoria inibendo i linfociti T-REG.
La IL 17 è la principale interleuchina coinvolta nella patologie autoimmuni.

A Preliminary Study on the Correlation between Il-6 And Il-17 Secretions in Human Systemic Diseases: Possible Existence of Two Different Origins of the Inflammatory Response

Lissoni P, et al. Clin Oncol Res J: CORJ-100004



July 28, 2016 Staff

giuseppe

Direttore Sanitario
 

Il Prof. Giuseppe Di Fede, Medico Chirurgo, svolge la propria attività in ambito preventivo e genetico dal 2000; è direttore sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica-IMBio e dell’Istituto di Medicina Genetica e Preventiva-IMGeP di Milano.
Si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1992 presso l’Università di Milano; ha conseguito il Master in Nutrizione e Dietetica Clinica all’Università Politecnica delle Marche, diversi diplomi in Medicina Naturale e Biotecnologie presso l’Università di Milano e il Diploma di Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese. È esperto in medicina preventiva e genetica, in ipertermia oncologica e in bioterapia immunologica dei tumori.
Svolge attualmente attività di docenza presso il Master Universitario in “Nutrizione Umana” dell’Università di Pavia e al Master “Oncologia Integrata” presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi a Roma. È Socio Fondatore dell’Associazione Ricerche Terapie Oncologiche Integrate-ARTOI di Roma.

 
 
Curriculum del Prof. Giuseppe Di Fede
 
Articoli scritti dai Professori Giuseppe Di Fede e Paolo Lissoni


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