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May 12, 2015 Newsletter

L’8-9 maggio si è tenuto a Torino il congresso “Nutrisport” brillantemente organizzato dalla Dott.ssa Maria Teresa Caselli e dal Dott. Valter Canavero.
Ho partecipato in qualità di relatore con il gruppo IMBIO-IMGEP di Milano diretto dal Prof. Giuseppe di Fede, maestro e amico, e animato dall’instancabile lavoro della Dott.ssa Paola Carassai.
Il titolo della mia relazione è stato: “Infiammazione intestinale e Performance sportiva”, un legame regolarmente trascurato, così com’è normalmente non investigata la disbiosi intestinale di cui è figlia.
Il concetto stesso di disbiosi è legato al Microbiota intestinale, cioè la popolazione batterica che colonizza il nostro intestino per tutta la durata della nostra vita e che, come evidenziano gli studi più recenti in modo inequivocabile, risulta essere determinante nello spostare il rapporto tra salute e malattia a favore di uno o l’altro dei fattori.
Alterare, infatti, la su composizione, mi riferisco ai rapporti presenti tra le 400 specie che affollano il nostro intestino, può causare disturbi che la medicina non classifica come patologie, così come sottolinea il padre della neurogastroenterologia Michael D.Gershon (“Il secondo cervello”, ed. UTET, 2006):

“Gli studi hanno mostrato che oltre il 40% dei pazienti che ricorrono alle cure di un internista lo fanno a causa di problemi gastrointestinali. Metà di questi presenta disturbi FUNZIONALI. Il loro intestino funziona male, ma nessuno sa il perché. Non vi è alcun difetto anatomico o chimico evidente. I medici si irritano. I pazienti che si presentano ai medici con problemi senza soluzione sono percepiti come una minaccia e spesso sono dimessi come affetti da squilibrio mentale, con l’epiteto di rottami bisbigliato alle loro spalle. Sono considerati esempi di protoplasma scadente i cui processi di pensiero nevrotico si riflettono sul loro intestino.
Così il loro intestino si mette a fare i capricci in modo tale da sfidare il meglio che la medicina moderna ha da offrire, che in questo caso è l’ignoranza combinata alla mancanza di compassione”.

Inoltre:

“Oggi, l’alterazione funzionale dell’intestino è un complesso di sintomi che non ha un collegamento con la patologia”.

Il primo ad interessarsi della disbiosi intestinale è stato lo scienziato russo Elie Metchinkoff il quale spese tutta la sua vita nel proposito di assicurare una maggiore longevità al genere umano e, grazie ai suoi studi compiuti presso l’Istituto Pateur, di liberarlo dalle malattie. Il culmine della sua carriera, così totalmente dedicata alla ricerca, venne raggiunto nel 1908 quando fu insignito del premio Nobel per la medicina.
Nel suo testo più conosciuto (“The prolongation of life;optimistic studies”) Metchnikoff ricorda come la cura degli anziani, ancora di più il lavoro preventivo su di essi, rappresenti una conquista dal momento che alla sua epoca si trattava di una visione totalmente nuova.
Lo studio del microbiota e la valutazione della disbiosi intestinale si muovono nel solco tracciato da questo grande scienziato, in cui la medicina non si limita ad attendere supinamente lo svilupparsi della patologia, piuttosto si muove in anticipo captando i segnali di alterazione funzionale del sistema biologico per porre rimedio prima che essi si trasformino in malattia.



February 24, 2015 Newsletter

Siamo giunti alla fine di un percorso, a tratti faticoso ma ogni giorno sempre più stimolante, a conclusione del quale possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto.

Naturalmente parlo del format tv “La Salute Vien Mangiando”, progetto in cui ci siamo lanciati qualche mese fa ma a cui non saremmo mai riusciti a dar forma da soli se non avessimo potuto contare sull’estro sempre innovativo della Dott.ssa Paola Carassai, responsabile legale e amministrativo dell’Istituto di Medicina Biologica, sul contributo di tutti i professionisti che ruotano attorno ad Imbio, agli sponsor che come noi hanno creduto e investito in questo progetto, alla Ma Ma srl che ci ha fornito sostegno logistico ed organizzativo da esperti del settore, agli Chef che di puntata in puntata si sono alternati ai fornelli per dimostrarci che la triade bello-buono-sano in cucina funziona davvero e per ultimo un ringraziamento va, non per minore importanza ma perché nostra diretta consulente alimentare e sostenitrice di tutti quegli ideali che quotidianamente alimentano le nostre giornate e ci spingono a lavorare sempre meglio, a Tiziana Colombo nel suo ruolo di inviata speciale a sostegno degli Chef in cucina.

Naturalmente era nostro interesse non limitarci a dare solo pure e semplici nozioni teoriche ma spiegare davvero come mettere in pratica, davanti ai fornelli, quanto consigliato dai professionisti che si sono alternati in studio, in modo che i telespettatori potessero davvero trarre vantaggi da applicare nella vita di tutti i giorni.

Pensiamo, a tal proposito, di poter fare un bilancio positivo di questa esperienza, sperando di aver offerto al pubblico che ci ha seguito in queste settimane, un servizio davvero utile e di essere stati in grado di spiegare in maniera chiara di quanto certe patologie possano essere gestite e perché no anche prevenute con l’aiuto di una corretta ed equilibrata alimentazione.

Vi lasciamo con quello che è il titolo della trasmissione, lo slogan fondamentale di questo progetto e del nostro impegno quotidiano sul lavoro:

LA SALUTE VIEN MANGIANDO…NON DIMENTICATELO MAI!

 



February 23, 2015 Newsletter

Era il 2000 quando i primi risultati sul sequenziale di tutto il DNA umano fu concluso. Furono svelati i segreti di come siamo fatti, a quali malattie siamo predisposti è come possiamo curarci. Ma leggere la sequenza di basi del nostro materiale genetico racconta solo una parte di chi siamo e a cosa siamo predisposti ad avere nel tempo.

È allo stesso modo importante anche sapere come vengono espressi (come funzionano i geni).Oggi sappiamo qualcosa di più al riguardo grazie al Roadmap Epigenomics Project, i cui risultati sono stati pubblicati su riviste del gruppo Nature.

Gli studi in questione descrivono un fattore molto importante che influenza l’attività dei geni, l’epigenomica, ovvero mostrano come, in diversi tipi di cellule umane, il DNA viene letto, il modo cioè in cui una stessa informazione genetica (tutte le cellule di uno stesso organismo hanno lo stesso dna) è usata (espressa) in modo diverso da cellula a cellula.

Ma cos’è l’epigenetica? È come funziona? A cosa serve?

Per epigenetica si intende l’insieme dei fenomeni che stanno al di fuori e al di sopra del DNA e quindi dei geni, che in qualche modo hanno una influenza sull’espressione dell’attività dei geni. Il come è codificato da tutte le modifiche che non alterano la sequenza genetica stessa ma stanno, per così dire, sopra (da qui la parola epigenetica).

Sono modifiche epigenetiche per esempio la metilazione del DNA (l’aggiunta di gruppi metilici alle basi di citosina) o il trasferimento di un gruppo acetile sugli istoni (proteine che legano il dna).
Per rendere meglio l’idea, ogni cellula può esprimere il proprio dnai n modo diverso a seconda del proprio lavoro (se deve essere una cellula cardiaca sarà diversa da un neurone), proprio come una stessa orchestra può suonare un pezzo in molti modi diversi.

I numerosi risultati pubblicati su Nature raccontano quindi di queste diverse sinfonie, suonate dalle cellule, scoperte analizzando campioni di tessuto embrionali (in fase di sviluppo e differenziazione) e adulto. Si scopre così, per esempio, che la trasformazione da staminali a cellule neuronali è orchestrata da specifici processi di metilazione, e più in generale la differenziazione delle cellule staminali è influenzata dalle modificazioni della cromatina (l’insieme del dna e delle proteine attaccate a esso), che influenza a sua volta il pattern di espressione genica.

Ma l’analisi epigenomica condotta dal gruppo di ricercatori, ha anche mostrato che l’epigenoma di una cellula cancerosa si porta dietro le impronte del tipo cellulare da cui ha avuto origine. O ancora: alterazioni epigenomiche nelle cellule del giro cingolato (un gruppo di cellule nervose che formano una regione specifica del cervello) potrebbero avere un ruolo nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività.

Lo studio dell’epigenomica quindi potrebbe aprire le porte alla comprensione dell’origine delle malattie, e al tempo stesso alla comprensione di come gli stili di vita influenzino il nostro genoma.Le modifiche epigenetiche infatti sono in parte ereditarie, come i geni stessi, in parte dipendono dalle condizioni ambientali, quali la dieta delle mamme durante la gravidanza.

Concludendo, da queste osservazioni e conferme da parte dei ricercatori, possiamo affermare che siamo di fronte ad un punto di svolta per quanto riguarda la nutrizione e come questa sia in grado di influenzare l’attività dei geni, che a Loro volta si metteranno al lavoro, influenzando la salute o la possibile Malattia.

La nutrigenomica, da anni è al sevizio della medicina il cui scopo è quello di attivare programmi nutrizionali personalizzati che possono influenzare la salute e preventive le malattie.



January 26, 2015 Newsletter

Ricevere ogni giorno nuove conferme per il lavoro svolto, a dimostrazione che la passione e la dedizione che ogni giorno rivolgiamo ai nostri pazienti, alla fine viene premiata. Sta crescendo quotidianamente l’interesse nei confronti delle intolleranze alimentari e di quelli che sono i dettami che regolano il rapporto tra benessere e alimentazione. Questo dimostra quanto la salute, sotto tutti i punti di vista, continui a ricoprire un ruolo importante in una scala d’interesse.

Qui di seguito un bellissimo articolo che ci hanno dedicato

http://www.tuttofablogger.com/imbio-tra-le-eccellenze-italiane-medicina-biologica/



December 9, 2014 Newsletter

Esistono due tipi di farina bianca in commercio, la farina di tipo “0” e quella di tipo “00”.

La farina bianca costituisce la base di tutti i prodotti industriali raffinati, è causa di aumento della glicemia e di conseguenza di un incremento dell’insulina (ormone che regola la glicemia nel sangue, prodotto dal pancreas) e col tempo porta ad un eccessivo accumulo di grassi depositati e al conseguente indebolimento dell’organismo, il quale diventa maggiormente esposto ad ogni tipo di malattie, dal diabete tipo due, all’obesità, fino ai tumori.

La farina 00 e’ molto raffinata e malgrado non abbia alcun gusto, ha comunque ottenuto grande successo commerciale grazie ai lunghi periodi di conservazione a cui si presta ed alla facilità con cui si lavora. Al momento della raffinazione, la farina OO perde la maggior parte delle proprietà nutritive tipiche del frumento integrale, il quale rappresenta un’ottima fonte di fibre minerali e vitamine ed è ricco di numerose sostanze che si trovano nella crusca e nel germe.

La farina di tipo OO è un alimento contenente un elevato carico di amidi che in quanto  zuccheri innalzano velocemente la glicemia  e in maniera altrettanto rapida stressano il pancreas con la produzione di insulina, tutto questo accade quando mangiamo prodotti raffinati quali pizza, pane bianco.

In occasioni di abuso di tali prodotti è facile che si verifichi un incremento del peso corporeo e dei livelli di trigliceridi nel sangue  e di conseguenza l’aumento del rischio di malattie cardiache. In momenti di eccessivo carico di lavoro del pancreas la produzione di insulina diminuisce fino a bloccarsi, provocando stati patologici come l’ipoglicemia e malattie come il diabete.

Fortunatamente la scienza ha fatto passi da gigante in materia  e ad oggi è possibile sapere se le farine sono causa o meno di problemi alla salute, sottoponendosi ad un semplice esame del sangue per la ricerca di intolleranze alimentari , il TEST ALCAT, approvato da FDA americana e utilizzato presso il presidio ospedaliero San Matteo di Pavia in allergologia e immunologia .

Anche se il vero centro di riferimento del TEST ALCAT in Lombardia  e nel resto d’Italia, dove troviamo centri di applicazione in tutte le regioni, è  IMBIO – Istituto di Medicina Biologica di Milano.

Importante far propria l’idea che un’alimentazione ricca di carboidrati velocizzi i processi cellulari legati all’invecchiamento, determinando quindi un aumento dell’età biologica, rispetto all’età anagrafica.

Favorire quindi le farine biologiche ad alto contenuto di fibre, crusca che non solo mantengono bassi i valori di glicemia, ma cosa ben più importante sono un elisir di salute e giovinezza.

 



November 23, 2014 Newsletter

Questa è una bellissima intervista fatta al Prof. Giuseppe Di Fede pubblicata su Orizzonti

«Sono nato a Piazza Armerina – dice sommessamente il dott. Giuseppe Di Fede – ma la mia famiglia è originaria di Aidone». Una città particolare, questo piccolo centro in provincia di Enna a quasi mille metri sul livello del mare; cinquemila abitanti, un centro storico bellissimo, una straordinaria terrazza che s`affaccia sulla Piana di Catania e su «Mungibeddu», il vulcano dei siciliani. Quello che quando è in eruzione dà sempre spettacolo di lava e lapilli. Nelle sere d`estate, dal belvedere di Aidone, l`Etna ce l`hai tra le mani. Sembra la testimonianza vivente di quanto autentiche siano quelle antiche stampe che raffigurano il monte  visto da lontano con alte fontane di fuoco rosso.

Da Aidone, il piccolo Giuseppe Di Fede partì ancora bambino. «Mio padre, Aurelio, era il barbiere del paese – dice, con tenero affetto, il nostro –  mia madre, Graziella Pellegrino, era casalinga. Con la mia sorellina, Maria Rosa, vivevamo coi nonni materni, Maria Lauri e Sebastiano Pellegrino. La mia famiglia, assicurandomi un totale sostegno, mi ha permesso di imparare un mestiere e avere rispetto per gli altri».

La storia dunque parte da Aidone, da un barbiere che decide di dare una svolta alla sua vita ed alla sua famiglia. Che parte, come tanti partirono tra gli anni Sessanta e i Settanta, alla volta delle città industriali del Nord. Avrà pure deluso i suoi clienti più affezionati (e sì, in Sicilia il barbiere, il medico e il macellaio non si cambiano mai) ma il barbiere Aurelio Di Fede, con quella scelta, lanciò una freccia sul futuro, E questa freccia si chiama Giuseppe.

A Milano, Giuseppe conclude gli studi dell`obbligo e si iscrive ad un corso di odontotecnici, subito inizia a lavorare, mentre ancora frequenta il corso che lo qualificherà tecnico dentista; lavora di giorno e studia la notte. Ma Milano è una grande città e a Giuseppe, ancora adolescente, lo studio e il lavoro non bastano. Ci sono gli amici, c`è lo sport, si appassiona di karatè e vince: vince anche gare nazionali.

«Anche lo sport è stato importante per me – dice – mi ha dato sicurezza, autostima, determinazione e rispetto delle regole. Raggiungere un traguardo, avere degli obbiettivi, per me è stato ed è sempre importante. Anche i miei genitori lo hanno avuto: il loro traguardo siamo stati noi figli.  Così mi hanno trasmesso il senso del dovere e la necessità di porsi, nella vita, degli obbiettivi».

L`intervista di Orizzonti, fa fermare per qualche istante il ritmo frenetico del giovane medico, ormai milanese d`adozione, e lo fa tornare indietro nei ricordi. Una pausa dolce e salutare:

«Ho avuto poche occasioni per ritornare in Sicilia e rivedere i miei zii. Il tempo era poco davvero. Ma le volte che lo facevo, ricevevo un affetto forte come se fossi stato sempre in Sicilia, come se non fossi andato mai via».

leggi il seguito cliccando qui



November 19, 2014 RASSEGNA STAMPA

Sodalizio perfetto tra la farmacia Maiuri della Dott.ssa Cinzia e l’ IMBIO. Grande successo per il convegno tenutosi sabato 15 novembre scorso alle terme Sibarite

Nuovi test diagnostici in medicina preventiva, perchè farli , a cosa servono?

Questo l’argomento che ha completamente coinvolto il cassanese, dopo il convegno nazionale tenutosi sabato 15 novembre, presso le terme sibarite. Organizzato dalla farmacia Maiuri, la giornata ha visto gli interventi di due medici di fama internazionale: il Prof Giuseppe Di Fede e il Dr. Daniele Orlandoni.
Il primo Direttore Sanitario IMBIO, istituto di medicina biologica di Milano e istituto di Medicina Genetica Preventiva IMGEP sempre di Milano e il secondo consulente di medicina anti-aging , naturopata.

Test genetici per la prevenzione tumorale, e Alca Test per la diagnosi delle intolleranze alimentari, la sensibilità agli additivi alimentari, ai conservanti, ai coloranti, ai contaminanti ambientali, agli antibiotici e agli antiinfiammatori, hanno stregato tutti, dal pubblico della mattina ( organizzata dalla IMBIO) altamente specializzato perché medici, a quello del pomeriggio, sempre più attento all’alimentazione e a uno stile di vita sano.

Una vera e propria innovazione per il territorio, poiché i test potranno essere effettuati nella farmacia della Dottoressa Cinzia di Lauropoli, un metodo di lavoro, questo, che va sempre più verso la farmacia dei servizi.

 Fonte



July 5, 2014 Newsletter

La soluzione a diete inconcludenti è scritta nel vostro Dna. Grazie allo studio approfondito dei geni coinvolti nel metabolismo e preferenze alimentari, è possibile elaborare piani nutrizionali personalizzati molto più efficaci nella perdita di peso, ma anche nella prevenzione di malattie come l’ipertensione, la depressione e il cancro. Studiare il genoma umano permette di aprire nuove possibilità per lo sviluppo di diete personalizzate e di alimenti funzionali, che migliorano la salute delle persone e quindi la loro qualità di vita.

Questo è quanto emerge dallo studio dei ricercatori dell’Università di Trieste e dell’Irccs Burlo Garofolo, l’istituto per la salute materno infantile triestino, presentato alla conferenza annuale della European Society of Human Genetics (Eshg).

I ricercatori friulani hanno iniziato il progetto Genome Wide Association Studies (Gwas) proprio per cercare di svelare le basi genetiche di alcune preferenze alimentari. Lo studio ha coinvolto 2311 italiani, e 1.755 persone, provenienti da diversi paesi europei e dell’Asia centrale, chiamate in seguito per verificare ulteriormente i risultati. I nostri studi saranno importanti per comprendere l’interazione tra l’ambiente, gli stili di vita e il genoma nel determinare lo stato di salute di una persona.
La ‘dieta genetica’ o meglio la Nutrigenomica si può adattare alle preferenze alimentari individuali e consente di ottimizzare il lavoro del metabolismo, per ottenere il meglio dai cibi che mangiamo. Inoltre, è semplice da seguire, perché ricordare i cibi che si amano di più o di meno, è più facile.

Lo studio della Nutrizione legato all’attività genetica, da dieci anni ormai, impegna lo staff dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano, in collaborazione con L’Istituto di Medicina Genetica Preventiva Personalizzata, sempre di Milano. L’interazione gene e alimenti, interessa sia i ricercatori che i medici nutrizionisti, per creare soluzioni adeguate e personalizzate ai bisogni individuali. Il raggiungimento del risultato è in funzione di una buona aderenza alle indicazioni che fornirà lo specialista, seguendo le indicazioni del test genetico.
Ancora, in un recente studio, i ricercatori dell’Università di Trieste hanno personalizzato la dieta di 191 persone obese divise in due gruppi, 87 in un gruppo di prova e 104 in un gruppo di controllo in base alla conoscenza di alcuni geni. La dieta è quindi stata formulata in base ai singoli profili genetici , mantenendo l’apporto calorico complessivo, uguale per tutti. In due anni, le persone che avevano seguito la dieta genetica, anche se all’inizio dello studio non vi erano differenze significative per età, sesso e indice di massa corporea tra i due gruppi, avevano perso il 33% in più di peso rispetto al gruppo di controllo, e la loro percentuale di massa magra era aumentata di più rispetto agli altri.



April 4, 2014 Newsletter

Recentemente, alcuni ricercatori hanno evidenziato l’esistenza di una patologia fino a pochi anni fa sconosciuta e che, solo da poco, ha avuto un riconoscimento ufficiale. Mi riferisco alla Systemic Nickel Allergy Sindrome (SNAS). La clinica della SNAS è essenzialmente caratterizzata dalla comparsa di sintomatologia a carico della cute, con eczema da contatto anche in regioni del corpo che invece normalmente non entrano in contatto con il metallo.

Precedenti patch test (test allergologici) positivi per il nichel e l’ orticaria talora associata ad angioedema, disturbi rilevanti a carico del tratto intestinalecon dispepsia, meteorismo, coliche addominali, alvo alterno ( stipsi e dissenteria ), vomito e sintomi da reflusso gastroesofageo. I sintomi si presentano in occasione dell’ingestione di cibi ad alto contenuto di nichel. Pensate che questi sintomi, noi medici clinici attenti al problema delle intolleranze alimentari, li abbiamo osservati da diversi anni e li abbiamo correlati con disturbi legati all’ingestione di alimenti non tollerati. Ma certo, direste voi! Ma nessuno in passato si sarebbe sognato di descrivere tali sintomi e correlarli con il contenuto di nichel negli alimenti, per i soggetti particolarmente sensibili.

La diagnosi risulta più agevole se i sintomi compaiono dopo alcuni anni, nei soggetti con dermatite da contatto ( eczema da contatto ).La prima fase della diagnosi di SNAS è l’anamnesi, la raccolta attenta dei sintomi, le modalità, la frequenza e la durata dei disturbi, la relazione con i cibi e l’introduzione dei cibi ad alto contenuto di nichel, può orientare la diagnosi.

L’Istituto di Medicina Biologica e il suo staff da tempi non sospetti,si occupa di intolleranze alimentari e in particolar modo di intolleranza al nichel e al glutine. La collaborazione con un prestigioso Ente ospedaliero il San Matteo di Pavia, che da anni ci sostienenel campo dell’allergia e intolleranza alimentare, ci ha permesso di raccogliere dati che riguardano le intolleranze alimentari. La diagnostica clinica e di laboratorio è molto importante per porre una diagnosi. Un test determinante per al diagnosi, presente in 52 paesi del mondo, è il Test ALCAT®( Antigen Leucocitary Cellular Antibody Test ). È un test leucocito tossico, computerizzato e automatizzato che si esegue su sangue venoso, quindi occorre un prelievo di sangue e si analizzano quote di alimenti che reagiscono con le cellule del sistema immunitario innato, i Granulociti Neutrofili.

Le risposte che ne derivano, sono reazioni di tre gradi di importanza, dal grado 1,il meno grave, al grado tre, il più grave. Il test ALCAT®permette di ottenere una diagnosi di sensibilità agli alimenti, ponendo un ragionamento di gruppi alimentari che corrispondono agli alimenti risultati positivi al test. Dopo la risposta al test ALCAT®, segue una dieta a rotazione, eliminando quasitotalmente gli alimenti risultati intollerati con un grado di reattività medio alta, lasciando due o tre momenti di dieta libera durante al settimana, in modo da permettere una sorta di recupero del grado di tolleranza, che in qualche modo il paziente ha ridotto nel tempo. Il gruppo di collaboratori e medici, coordinati da IMBIO, ha da tempo raccolto diversi dati, sulle possibili reazioni dovute al cibo, come sostanza considerata “estranea” all’organismo e, messa in relazione con la comparsa di stati infiammatori. Ii sintomi che spesso sono raccolti dai nostri collaboratori, sono i più frequenti, colite, stipsi o dissenteria, mal di testa emicrania, dermatite non allergica fino all’orticaria fino all’artrite.

È da notare come i sintomi regrediscono, dopo una dieta a scarso contenuto di nichel, seguita per alcune settimane. Qualsiasi stato infiammatorio, non dovuto a cause specifiche o malattie diagnosticabili clinicamente e con analisi di laboratorio, è da ricondurre ad uno stato di “sollecitazione” infiammatoria dovuta dal cibo.
Di seguito potete osservare la raccolta dei dati da parte della dottoressa Cecilia Pedroni, del Master in Nutrizione Umana, Univ. Di Pavia e collaboratrice di IMGEP ( Istituto di Medicina Genetica Preventiva, di Milano ), coordinato dalla Dottoressa Carassai Paola, evidenzia come i dati sono a favore di un’ aumento della sensibilità al nichel degli alimenti.
Nei grafici che seguono viene mostrata la distribuzione dei pazienti IMGeP che hanno eseguito l’ALCAT TEST suddivisi per i Gruppi Alimentari di intolleranze: nichel, salicilati, lieviti, latte e derivati, frumento e nessuna/altro.

Recentemente abbiamo partecipato alla stesura di un libro “Nichel. L’intolleranza? La cuciniamo”  Edito da Silvana Editore, con Tiziana Colombo, scrittrice e cuoca provetta. Nel testo si racconta il percorso clinico e diagnostico dell’intolleranza al nichel in modo piacevole e leggero, fino ad arrivare alla parte più importante, le 111 ricette, di piatti prelibati, con foto che li descrivono, tutte in originale che permettono di cucinare prelibatezze di alto livello, sena alimenti contenenti nichel. Una specie di guida dell’intolleranza al nichel, che ha colmato un vuoto, dando l’opportunità di avere una soluzione al problema intolleranza.

Il gruppo di lavoro di IMBIO e IMGEP è da sempre attento al problema intolleranza e alla ricerca di nuovi sistemi di diagnosi, che ci permettono di trovare al causa e la soluzione ai problemi legati alle intolleranze alimentari.

 



March 30, 2014 Newsletter

Cos’è la terapia chelante?

La terapia chelante rappresenta la prima scelta terapeutica nel trattamento di rimozioni dei metalli pesanti dall’organismo, e la principale indicazione nella prevenzione dei danni generati dai radicali liberi.Tra tutte le sostanze inquinanti, i metalli pesanti sono da considerare un elemento pericoloso con cui possiamo venire, volenti o nolenti, in contatto nella nostra quotidianità. Essi, infatti, possono trovarsi a nostra insaputa nei cibi, tessuti per abiti e vestiti, rivestimenti ambientali, vernici, farmaci, per citare alcuni dei principali veicoli.

I metalli sono tutti tossici?

Non tutti i metalli sono tossici, e soprattutto alcuni come il ferro, rame, selenio, zinco, a determinate concentrazioni sono assolutamente indispensabili per lo svolgimento delle normali funzioni metaboliche dell’organismo, il problema è che a dosi elevate risultano essere tossici e dannosi.

Quali sono i metalli che possono risultare tossici?

Alcuni metalli tossici, come il piombo, mercurio, alluminio, cadmio, esercitano effetti dannosi sull’organismo anche a bassissime dosi o concentrazioni.

Dove si accumulano i metalli?

I metalli si accumulano lentamente e progressivamente nel nostro corpo ad esempio a livello del tessuto adiposo, nelle ossa, nel fegato, nel cervello, nella tiroide.

Dove si trovano i principali metalli pesanti e tossici e come li introduciamo nell’organismo?

Le principali fonti maggiori di mercurio sono:

  • amalgame per otturazioni dentarie

  • thimerosal ( vaccini )

  • sostanze detergenti per pavimenti

  • pesci di grossa taglia ( tonno, spada )

  • cosmetici

  • talco

  • coloranti

  • diuretici

  • lassativi

  • tatuaggi

  • supposte anti infiammatorie e per emorroidi

  • pomate anti psoriasi

Le fonti di tossicità da alluminio:

  • lattine di birra

  • lattine in generale

  • lievito in polvere

  • aspirine tamponate

  • pentole e stoviglie di alluminio

  • carta di alluminio per o cibi

  • usato come conservante in alcuni condimenti per i primi, sott’aceto, cosmetici,

  • antiacidi

Le fonti di tossicità per il piombo:

  • vernici

  • inquinanti ambientali come gli scarichi dei motori delle auto

  • saldature e fonderie

  • sigarette

  • insetticidi

  • conserve

  • acqua di rubinetto

  • ortaggi coltivati in zone ad alto rischio  di inquinamento

Cosa crea il metallo tossico nell’organismo?

Il metallo blocca il lavoro di particolari enzimi all’interno delle cellule, progressivamente si riduce la produzione di energia fino ad arrivare al blocco cellulare.

Quali sono i sintomi da intossicazione da metalli pesanti?

La sintomatologia da metalli tossici è molto varia e può coinvolgere numerosi organi e apparati. In base al tessuto intaccato, avremo dei sintomi tipici e specifici correlati, ad esempio problemi neurologici se i metalli si depositano nel sistema nervoso centrale, disfunzioni ormonali tiroidee se si depositano nella tiroide, disturbi intestinali, polmonari. etc…

Siamo tutti a rischio?

Potenzialmente sì. Le categorie più a rischio sono bambini e anziani, o malati cronici.

Quali indagini si possono eseguire per sapere se si è predisposti ad accumulare i metalli pesanti?

Il mineralogramma rappresenta l’indagine non invasiva di elezione per la ricerca di metalli pesanti nel nostro organismo; la procedura è semplice e non invasiva, si tagliano i capelli della zona nucale, circa un grammo (1 cucchiaio), in pratica si tratta di una biopsia tessutale vera e propria. Grazie al mineralogramma, possiamo  scoprire l’accumulo qualitativo e quantitativo dei vari tipi di metallo pesante e dove tende la loro localizzazione. Si sceglie il capello perché rappresenta un tessuto stabile nel tempo ed affidabile.

Un’altra analisi utile si può eseguire attraverso l’esame delle urine.L’analisi della presenza di metalli pesanti nell’urina è indice del loro accumulo nell’organismo. Si possono ricercare i principali metalli tossici.

 Possiamo curare questa intossicazione? Esiste una terapia efficace?

Si esiste una terapia efficace che ci chiama CHELAZIONE. Ci sono alcuni principi attivi molto efficaci che si utilizzano da diversi anni con successi terapeutici.

Cosa si usa per chelare i metalli pesanti dall’organismo?

La prima scelta cade sull’uso di EDTA ( acido Etilen Diammino Tetracetico ) endovena, la metodica richiede esperienza da parte dell’operatore e consiste in una seduta terapeutica della durata da 1 fino a 2 ore.

Altre sostanze utilizzate sempre per via endo vena, sono acido lipoico, glutatione ridotto, ATP, Vitamina C ad alti dosaggi, N-Acetil-Cisteina. Queste sono tutte sostanze ad azione chelante, che hanno cioè lo scopo di eliminare i radicali liberi che si formano dalle reazioni biochimiche degli alimenti e dei metalli tossici.

A volte è possibile associare una terapia per via orale, con prodotti gastroprotetti, in grado di catturare le molecole dannose dall’organismo ed eliminarle attraverso i reni, fegato e intestino.

Meccanismi d’azione e benefici della terapia chelante:

  • chelazione, rimozione dei metalli tossici

  • chelazione dei depositi di calcio presenti sulle pareti dei capillari del microcircolo, con attivazione e ossigenazione dei capillari periferici

  • ha effetto anti radicali liberi ( corregge lo stress ossidativo )

  • riduce l’adesione delle piastrine

  • riduce il colesterolo e la sua adesione nelle arterie

  Indicazioni della terapia chelante ( dove la causa è un accumulo di metalli e   sostanze tossiche negli organi )

  • patologie della circolazione e del cuore ( ischemia, arterioscelrosi )

  • patologie della retina con elevato stress ossidativo

  • patologie renali

  • ipertensione arteriosa

  • patologie del fegato

  • invecchiamento ( aging )

  • intossicazione da agenti tossici

  • MCS ( sensibilità chimica multipla )

  • prevenzione e trattamento dei disturbi generati dall’arteriosclerosi

  • intossicazione da metalli pesanti

  • dolori osteo articolari causati da depositi di tossine nei tessuti

  • malattie del collagene ( collagenopatie )


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