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July 8, 2021 ArticoloOrmoni

Cos’è il cortisolo e perché è meglio tenerlo a bada? 

Il cortisolo è anche detto “ormone dello stress” perché la sua produzione aumenta in condizioni di stress psico-fisico.
È un un ormone prodotto dal surrene, una ghiandola situata sopra il rene.

La principale funzione di questo ormone è quella di aumentare la produzione di zuccheri da parte del fegato, fornendo energia all’organismo. Per produrre questi zuccheri il cortisolo utilizza sia proteine (prese dai muscoli) che grassi (presi dalla massa grassa).

Un valore di cortisolo alto può essere dovuto sia a cause patologiche, come per esempio un eccessivo funzionamento della tiroide, sia a cause non patologiche, ovvero in presenza di stress.  Per stress si intende sia stress fisico (ad esempio: intensa attività sportiva, malattie, interventi chirurgici, digiuno, carenza di sonno) che stress mentale (ad esempio: ansia, paure, spaventi).

Il cortisolo è quindi un ormone importante per dare energia in situazioni particolari in cui al nostro organismo serve una “marcia in più”. Quando però lo stress diventa una presenza costante nelle nostre giornate, l’alto livello di cortisolo produce effetti indesiderati.

Quali sono i principali sintomi del cortisolo alto?

I principali effetti collaterali dovuti ad alti livelli di cortisolo sono:

  • Obesità e/o difficoltà a perdere peso
  • Ipertensione
  • Debolezza muscolare
  • Calo della libido
  • Depressione e alterazioni dell’umore
  • Acne e problemi dermatologici
  • Smagliature
  • Alterazione del ciclo mestruale
  • Osteoporosi
  • Mal di testa
  • Ritenzione idrica
  • Sistema immunitario inefficiente
  • Astenia (poca voglia di fare, poca energia)
  • Sonnolenza anche al risveglio

Come si misura il cortisolo e qual’è la differenza tra la misurazione su sangue e quella su saliva?

Il cortisolo è presente nell’organismo in due differenti forme:

  • Cortisolo Libero: la più importante da dosare poiché è l’unica che viene utilizzata dal nostro corpo
  • Cortisolo legato ad altre molecole

L’esame su saliva del cortisolo permette di rilevare il cortisolo libero, ovvero quello che il nostro corpo può usare. Al contrario l’ esame su sangue quantifica tutte e due le forme e non ci dice quanto cortisolo libero (quello che il nostro corpo usa) abbiamo in circolo.

Il test su saliva ci da un’indicazione precisa di quanto è il cortisolo utilizzabile dal nostro corpo. 
La misurazione può essere effettuata in modo semplice e non invasivo, in diversi momenti della giornata.
Questo ci permette di stabilire una “curva del cortisolo” e di intervenire con un’azione mirata.

Il test su sangue, oltre ad essere una metodica invasiva, non da un’indicazione precisa di quanto è il cortisolo utilizzabile, ma soltanto di quello presente in generale, al momento del prelievo.

Come funziona la misurazione del cortisolo? page1image318479360

Il cortisolo è un ormone che è più alto o più basso a seconda dell’orario della giornata e del nostro stile di vita.
In una condizione normale il livello del cortisolo è più alto al risveglio e basso quando andiamo a letto per coricarci.

Il test della curva del cortisolo comprende quattro misurazioni del cortisolo salivare durante il corso della giornata, effettuate comodamente a casa attraverso la masticazione di particolari tamponcini previamente forniti dal nostro laboratorio, in modo da capire il più precisamente possibile in quale momento è presente un’alterazione di questo ormone e di poter intervenire con un’ azione mirata e personalizzata.

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Dott. Stefano Frigerio
Biologo nutrizionista

Riferimenti: Cortisolo, misurazione del cortisolo, Esami salivari
Redattore: Dott. Stefano Frigerio


DHEA l’ormone della giovinezza dalle numerose azioni importanti

Pelle segnata, stanchezza cronica, difficoltà ad eliminare il grasso in eccesso possono segnalare un’alterazione ormonale a favore di un invecchiamento precoce. Per scoprirlo esiste un test semplice e non invasivo.

Il deidroepiandrosterone (DHEA) è l’ormone steroideo maggiormente presente nel corpo umano. Derivante dal colesterolo, è prodotto dalle ghiandole surrenali ed è coinvolto nella produzione di numerosi altri ormoni steroidei, fungendo da precursore. Il dhea può essere considerato come l’ormone della giovinezza, l’ormone antiaging per eccellenza.

Attraverso questo ormone vengono prodotti gli ormoni sessuali (estrogeni e testosterone) e il cortisolo, ormone dello stress.

Il DHEA è un ormone utile per migliorare l’energia, la composizione corporea, la sessualità, il tono dell’umore, la depressione, l’osteoporosi e ha un’azione anti-aging generale.

Quali sono le azioni del DHEA l’ormone della giovinezza

Le azioni del DHEA sono numerose e importanti, in primis la regolazione e la stimolazione delle funzioni sessuali. Oltre a questa il DHEA:

  • è coinvolto nella regolazione e stimolazione di mielina, sostanza fondamentale per la protezione e il corretto funzionamento del sistema nervoso;
  • è coinvolto nello sviluppo della massa muscolare;
  • è coinvolto nel mantenimento del metabolismo osseo;
  • regola il metabolismo dei lipidi, in particolare favorisce la lipolisi, ovvero il consumo dei grassi a scopo energetico.

In generale un buon livello di DHEA incide positivamente sul vigore energetico, infatti migliora lo stato di forza, della prestanza fisica e della eventuale performance sportiva.

Apporta anche un miglioramento del metabolismo basale, ovvero il consumo energetico di base dell’organismo, ciò che ci permette di mantenere attive le nostre funzioni vitali. Facilita il dimagrimento, riducendo il tessuto adiposo e previene il rischio di osteoporosi.

Svolge anche un’azione antistress in quanto modula la produzione di cortisolo, ormone che altera lo stato dell’umore e metabolico. Ha ripercussioni positive sul funzionamento del sistema nervoso, migliorando anche le capacità di memoria e aiutando a prevenire il rischio di malattie neurodegenerative.

In generale contribuisce a migliorare l’attività del sistema immunitario, prevenendo problematiche cardiovascolari e oncologiche, in quanto aiuta a ridurre la produzione di radicali liberi, ovvero tossine che si sviluppano in seguito a fattori ambientali e non solo.

Attenzione ai livelli di questo ormone, cosa accade in carenza o eccesso di DHEA?

È comunque opportuno dire che nonostante tutto non si debba considerare il solo Dhea come l’elisir di lunga vita, in quanto una sua carenza può portare a sviluppare o comunque amplificare una serie di reazioni avverse dell’organismo, ma anche alti livelli di tale ormone possono portare a spiacevoli conseguenze.

Il corpo umano infatti è gestito da una serie infinita di regolazioni, tutte intrecciate tra loro, con lo scopo di mantenere un equilibrio interno ottimale. Ad ogni azione ne consegue una uguale e contraria per riportare l’organismo al fatidico equilibrio. Ne risulta il fatto che alzare eccessivamente i livelli di dhea, andando oltre i valori massimi di riferimento può comportare uno scompenso ormonale.

In tal caso infatti è probabile che l’organismo si difenda convertendo l’eccesso di dhea in estrogeni piuttosto che testosterone, contribuendo sul piano fisico a sviluppare grasso addominale e ginecomastia, ovvero un aumento del tessuto adiposo a livello pettorale. Una quota di dhea potrebbe essere convertita in diidrotestosterone, un metabolita del testosterone, causando reazioni quale acne, alopecia e ingrossamento della prostata per gli uomini.

Attenzione quindi ai livelli questo ormone.

Come tutte le altre funzioni corporee anche la secrezione di DHEA obbedisce alla legge del mantenimento dell’omeostasi interna. Il nostro corpo ha la capacità di regolare la secrezione in modo ottimale. Salvo patologie specifiche che causano una produzione di DHEA scarsa o eccessiva, il DHEA endogeno non ha effetti collaterali.

La sua secrezione decresce con l’avanzare dell’età ed è un fattore puramente fisiologico.
Attenzione quindi all’integrazione esogena di dhea che può e deve solo essere prescritta da un medico, a seconda dello stato di salute del soggetto e se appunto effettivamente necessaria.

Come si stabilisce l’eta biologica dell’organismo?

Sicuramente avere corretti di dhea aiuta a migliorare quella che può essere considerata l’età biologica dell’organismo. L’età biologica rappresenta un dato per molti versi indefinito, che paragona lo stato fisico generale a quello che si ha normalmente ad una determinata età cronologica.

Così come un bambino di 14 anni che non ha ancora subito lo scatto puberale può avere, per esempio, un’età biologica di 11 anni. Allo stesso tempo un adulto in forte sovrappeso di 40 anni può avere un’età biologica di 60 anni.

La determinazione dell’età biologica è una scienza ancora in via di sviluppo, in quanto gli studiosi non hanno ancora stabilito una serie di parametri comuni per valutarla. Il DHEA rientra sicuramente tra i fattori più importanti per stabilire la reale età biologica di una persona.

La secrezione di DHEA raggiunge infatti il proprio picco tra la fine della pubertà ed i 25-30 anni, dopodichè inizia a diminuire, cosicché a 65 anni il corpo produce circa il 10-20% di quello che ne produceva a 25.

Come faccio a conoscere i livelli di DHEA del mio organismo?

Importante quindi nel tempo una sua valutazione. Oggi è possibile determinare i livelli di Dhea endogeno attraverso un semplice esame salivare non invasivo, per capire l’eventuale presenza di stati di carenza o sovraccarichi.

Scopri come misurare i tuoi livelli di DHEA l’ormone della giovinezza

Quali sono gli alimenti che influiscono sulla produzione di DHEA?

Anche attraverso l’alimentazione è possibile colmare eventuali deficit o comunque incidere e migliorare la produzione di questo ormone. Migliorare l’apporto di cibi proteici, carni magre e pesce e in particolare di cibi ricchi di grassi buoni come il salmone, lo sgombro, le uova, la frutta secca, l’avocado, semi vari e l’olio extravergine d’oliva permette di fornire le sostanze chiavi utile per favore la formazione di Dhea. Al contrario zuccheri raffinati e cibi industriali possono incidere negativamente portando a ridurre l’efficacia di tale ormone.

Ormai è noto come il cibo possa influenzare la resa ormonale dell’organismo contribuendo lui stesso a stimolare un effetto adattogeno sul nostro organismo. Comprendere e analizzare il funzionamento dell’organismo e modularlo soprattutto attraverso una corretta alimentazione è alla base della salute, anche e soprattutto dal punto di vista ormonale, del corpo umano.

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Dott. Alessio Tosatto

Biologo Nutrizionista

Riferimenti:  Ormoni sessuali, Ormoni, DHEA, Ormone della giovinezza, invecchiamento cellulare
Redattore: Dott. Alessio Tosatto


Reflusso gastrico disturbi, cause e cura 

Il reflusso gastroesofageo è una condizione che affligge circa il 20% della popolazione Europea e si verifica quando i succhi gastrici dello stomaco risalgono e vengono a contatto con l’esofago, causando al paziente un fastidioso bruciore a livello dello sterno (dietro al torace) ed episodi di rigurgito acido.

Lo stomaco è separato dall’esofago da uno sfintere, il cardias: questo si apre per far entrare il cibo nello stomaco e si chiude per evitare che i succhi gastrici possano risalire l’esofago. È quindi fondamentale che lo sfintere rimanga ben tonico per evitare la risalita dell’acido e la comparsa dei sintomi.

In alcuni casi il reflusso gastroesofageo si manifesta in episodi isolati; ma quando la quantità e la durata degli eventi supera una determinata soglia si parla di malattia da reflusso gastroesofageo.

Le cause del mal funzionamento dello sfintere gastrico possono dipendere dall’alimentazione (intolleranze, difficoltà digestive di alcuni alimenti, cibi nervini…), da fattori anatomici e/o funzionali (es: ernia iatale, lassità del cardias…), dagli ormoni circolanti ed infine anche dall’effetto di alcuni farmaci.

Fisiologicamente, all’interno dello stomaco vi è una pressione che consente al cardias di rimanere chiuso e di aprirsi solo in determinate occasioni (ad esempio, durante un pasto o in determinati momenti della giornata). Se però la pressione intra addominale aumenta, come ad esempio nei pazienti sovrappeso o obesi e nelle donne in gravidanza, la pressione varia, e si ha una predisposizione maggiore a sviluppare la malattia da reflusso gastroesofageo.

 

Quali sono i sintomi del reflusso gastroesofageo?

I sintomi del reflusso gastroesofageo non sono piacevoli e tipicamente si concretizzano in un bruciore retrosternale (ovvero dietro al petto) ed in un rigurgito acido (ovvero la percezione di risalita di un liquido acido in gola). La manifestazione dei sintomi è eterogenea: possono presentarsi continuativamente durante tutta la giornata, più volte al giorno, oppure in singoli momenti isolati (molto frequentemente dopo pranzo e/o in posizione orizzontale).

In alcuni casi i sintomi possono comprendere anche una difficoltà di deglutizione, una mancata digestione con nausea, tosse e raucedine, singhiozzo, asma ed insonnia.

Spesso i sintomi più comuni della malattia rendono possibile al medico diagnosticare con facilità la malattia da reflusso gastroesofageo. In alcuni casi più complicati, quando compaiono sintomi come dimagrimento, debolezza ed anemia, è opportuno valutare diversi test diagnostici per comprendere al meglio la causa del reflusso.

La digestione inizia dalla bocca: scopri il test non invasivo per diagnosticare la malattia da reflusso gastroesofageo

Il trattamento per eliminare il reflusso gastroesofageo

La terapia della malattia da reflusso gastroesofageo si basa sulla combinazione tra la correzione dello stile di vita ed eventualmente un’adeguata terapia farmacologica.

Dal punto di vista terapeutico, gli approcci più comuni del trattamento del reflusso gastroesofageo sono:

  • Una modifica dello stile di vita, con l’obiettivo di raggiungere il peso ideale e di evitare fumo ed alimenti che possono influenzare positivamente il reflusso, come alcolici e caffè.
  • La presa di alcuni accorgimenti durante e dopo i pasti, per scongiurare la manifestazione di reflusso, come ad esempio il consumo di pasti meno sostanziosi e più leggeri, cucinati in maniera più digeribile; ed il non coricarsi prima delle tre ore dopo il pasto (oppure di dormire con la schiena appoggiata a più cuscini, per simulare una posizione semi verticale).

Se i sintomi persistono, il medico o il professionista sapranno consigliare alcuni trattamenti farmacologici o di integrazione in grado di ridurre la manifestazione dei sintomi (come l’uso di antiacidi e di inibitori di pompa protonica).

Buoni consigli per chi soffre di reflusso gastroesofageo

La malattia da reflusso gastroesofageo può peggiorare di molto la qualità della vita del paziente, per questo è necessario agire di prevenzione: una dieta equilibrata che consenta di mantenere un peso adeguato è sicuramente un ottimo inizio.

Se poi si è predisposti al reflusso gastroesofageo è opportuno evitare alcuni tipi di alimenti che tendono ad infiammare e a stimolare il reflusso, come ad esempio:

  • alimenti ricchi in grassi e difficilmente digeribili (fritti, carni grasse, salse, margarina o burro)
  • alimenti nervini come caffè e the
  • alcolici, superalcolici e bibite gassate
  • menta
  • pomodori
  • agrumi
  • cioccolato
  • spezie come il peperoncino, pepe, curry, noce moscata, etc.
E preferire invece alimenti con ridotto contenuto di grassi, cereali integrali ed almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura. Anche i tipi di cotture possono influire e andrebbero favorite:
  • cottura al cartoccio, al vapore o a basse temperature
  • consumo di olio a crudo

Se soffri di reflusso questi accorgimenti possono migliorarti la vita

Ci sono alcuni accorgimenti che possono migliorare la vita di chi soffre di reflusso gastroesofageo (e non solo), eccone alcuni:

  1. Evitare di mangiare troppo (o abbuffarsi) e preferire pasti piccoli e frequenti, evitando digiuni per lunghi periodi di tempo. Una corretta alimentazione dovrebbe prevedere 3 pasti principali e 2 spuntini;
  2. Non sdraiarsi subito dopo i pasti e cenare almeno 2 ore prima di coricarsi;
  3. Alza la testiera del letto di qualche centimetro o utilizza dei cuscini per evitare di sdraiarti completamente. Mantenere l’esofago in posizione verticale anche quando si è sdraiati ed impedisce la risalita di materiale acido dallo stomaco;
  4. Mantieni un peso forma ideale: l’accumulo di tessuto adiposo a livello del girovita rappresenta uno dei fattori che contribuiscono maggiormente alla malattia da reflusso gastroesofageo;
  1. Mastica lentamente: la digestione inizia dalla bocca, infatti è fondamentale masticare correttamente e a lungo gli alimenti.

Contattaci subito per prenotare la visita con il nostro specialista

 

Dott.ssa Giulia Aliboni
Biologo nutrizionista

Riferimenti: Reflusso gastroesofageo, disturbi digestione, alimentazione, Reflusso gastrico
Redattore: Dott.ssa Giulia Aliboni


Qual’è il ruolo delle citochine coinvolte nella patogenesi della parodontite cronica?

L’omeostasi del tessuto parodontale, la patogenesi della parodontite cronica e il ruolo delle citochine coinvolte.

In uno stato di salute, il turn-over “locale” e una risposta immunitaria moderata dell’ospite sono equilibrate.
Il microbiota commensale e la stimolazione meccanica causata dalla masticazione partecipano al reclutamento dell’immunità della mucosa locale. In questo stato, vi è un numero appropriato di neutrofili infiltranti nel solco gengivale, nonché alcune cellule immunitarie residenti nel tessuto stesso, comprese le cellule Th17 e le cellule linfoidi innate.

L’interazione tra il microbiota orale e gli agenti patogeni

Tuttavia, se la patogenicità immunitaria del microbiota locale è aumentata dalla colonizzazione di patogeni (chiavi di volta), che attivano eccessivamente la risposta immunitaria dell’ospite, viene avviata la distruzione dei tessuti.

L’interazione tra il microbiota e tutte le cellule ospiti porta alla prima ondata di secrezione di citochine (1), che partecipa principalmente all’amplificazione della stessa in senso pro-infiammatorie e al reclutamento, attivazione e differenziazione di specifiche cellule immunitarie. Inoltre, un gruppo di citochine (2) strettamente correlate alla differenziazione di uno specifico sottoinsieme di linfociti viene secreto dagli MNP e dagli APC dopo la stimolazione da parte del microbioma. Ciascuno di questi sottoinsiemi cellulari secerne un certo pattern di citochine, che potrebbe agire come fattore di feedback positivo o effettore diretto (3), portando infine alla distruzione dei tessuti.

La rete di citochine nella patogenesi della paradontite

 

In questa figura gli effetti delle citochine nella risposta immunitaria dell’ospite sono mostrati a livello delle interazioni intercellulari.

In breve, le citochine proinfiammatorie ben consolidate delle famiglie IL-1, IL-6 e TNF vengono secrete dalle cellule parodontali e dagli immunociti dell’ospite dopo la stimolazione da parte dei patobionti, che attivano e reclutano specifici sottoinsiemi di cellule immunitarie provocando danni diretti ai tessuti.

Quindi, le cellule T naive e le cellule B si differenziano in cellule T mature o plasmacellule sotto l’azione di citochine specifiche e attivano o promuovono ulteriormente altre cellule effettrici, come osteoclasti e neutrofili, che esercitano effetti pro-infiammatori o antinfiammatori.

Tra questi sottoinsiemi cellulari, le cellule Th1 e Treg agiscono principalmente come protettori, mentre le cellule Th2 / B e Th17 esercitano effetti complessi che possono portare alla distruzione o alla protezione dei tessuti in determinate circostanze.

Misurare le Interleuchine con un metodo semplice e non invasivo per individuare il trattamento più efficace atto a migliorare lo stato di salute

Oggi la misurazione delle interleuchine può essere effettuata su saliva con un metodo semplice, affidabile e soprattutto non invasivo.

Il livello di concentrazione nella saliva di una determinata citochina consente di determinare, in caso di infiammazione, il trattamento più efficace per migliorare lo stato di salute dell’individuo.

Scopri di più sull’analisi delle interleuchine

 

Dott. Mauro Mantovani 

Responsabile Ricerca e Sviluppo IMBIO
Direttore Scientifico IMBIO Academy

Riferimenti: Citochine, Paradontite, Risposta immunitaria
Redattore: Dott. Mauro Mantovani

 


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