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I probiotici non sono tutti uguali: cosa sono, quali scegliere e quando utilizzarli?

I probiotici sono batteri che popolano il nostro intestino e insieme ad altri microrganismi fanno parte del microbiota, un importantissimo sistema di difesa del nostro organismo. Un microbiota intestinale alterato, infatti, da origine ad una serie di disturbi più o meno gravi ed è quando questi disturbi si fanno sentire che solitamente sentiamo parlare di “cura probiotica”.

I probiotici sono utili contro diarrea, stipsi, intolleranze alimentari o problemi dermatologici e questa varietà di utilizzi fa intuire quanto possano essere diversi l’uno dall’altro. La scelta del probiotico deriva dai batteri che abbiamo nel nostro intestino che vengono determinati dalla nascita, dall’allattamento (attraverso cui la madre trasmette i propri microrganismi al figlio) e dallo stile di vita.

Probiotici e prebiotici sono la stessa cosa? No. La Dott.ssa Giulia Temponi, biologo nutrizionista in IMBIO, ci spiega quali sono le differenze e quando è consigliabile andare ad integrarli.

Probiotici e prebiotici: quali sono le differenze?

Spesso quando si parla di probiotici si fa confusione con i prebiotici, che però sono cosa ben diversa.

Come indica la parola stessa probiotico deriva dal greco ‘pro’ (a favore) e ‘bios’ (della vita), mentre il termine prebiotico indica qualcosa che viene prima. I prebiotici favoriscono la crescita dei probiotici svolgendo un’azione complementare. Li troviamo nelle fibre alimentari, in particolare:

  • nell’inulina, di cui sono ricchi alimenti come carote, carciofi, cicoria, agave, barbabietola, aglio e banane
  • nei fruttoligosaccaridi
  • nelle fibre lattogeniche

I probiotici sono batteri fisiologici, già presenti naturalmente nel nostro intestino crasso.
Stress, una dieta poco equilibrata, intolleranze alimentari o terapie antibiotiche possono alterare la nostra flora intestinale e diminuire la quantità di probiotici nel nostro intestino. In questi casi è consigliato integrarli con prodotti in grado di favorire la proliferazione di questi ceppi batterici.

Quali sono le famiglie di probiotici?

Con il termine probiotici si fa riferimento a diversi ceppi batterici “buoni” già naturalmente presenti nel nostro intestino. Sono i batteri coinvolti nella fermentazione lattica (“fermenti lattici”) e quelli normalmente presenti nella flora batterica intestinale (genere Bifidobacterium).
Ai probiotici viene attribuito un potenziale effetto di protezione per l’organismo e la loro presenza e quantità può cambiare in base a condizioni particolari che stiamo vivendo.

Nel nostro intestino possiamo trovare diversi batteri:

  • batteri patogeni
  • batteri potenzialmente patogeni
  • batteri benefici

Quando questi sono in una condizione di squilibrio si parla di disbiosi intestinale. I batteri benefici, nello specifico, si suddividono in tre gruppi: bifidobacteria (bifidobatteri), lactobacilli ed eubacteria (eubatteri).

A cosa servono i probiotici?

I probiotici hanno molteplici effetti positivi sul nostro organismo. La loro presenza nell’intestino migliora la qualità della nostra flora intestinale e influisce positivamente sul nostro sistema immunitario.
I probiotici sono in grado di riequilibrare la flora batterica in caso di disbiosi e soprattutto dopo una terapia antibiotica o farmaceutiche. Sembrano giocare un ruolo nella diminuzione dei livelli di colesterolo nel sangue e migliorano i sintomi delle intolleranze alimentari (diarrea, pancia gonfia, stipsi, dermatite, etc…) oltre ad essere di aiuto in caso di diverticolite, sindrome del colon irritabile e infezioni alle vie urinarie (cistite e candida).

In caso di disbiosi un’integrazione probiotica adeguata può aiutare a ripristinare lo stato di equilibrio.

Come scegliere il probiotico giusto?

Bisogna saper dunque scegliere il probiotico giusto, quello adatto a noi in quel determinato momento della vita.

Se soffri di allergie o intolleranze alimentari è necessario scegliere i probiotici specifici. In questi casi consiglio di effettuare un test genetico del microbiota, che può essere di aiuto nella scelta del probiotico più adeguato, suggerisce la Dott.ssa Giulia Temponi.

Se il problema è la frequenza e la consistenza delle evacuazioni, ci sono diversi probiotici. Ad esempio per la diarrea, la scelta si basa sul fatto che questa sia causata dall’uso di antibiotici, da un virus o da altre cause; mentre in caso di stipsi solitamente il consiglio è di assumere bidifobatteri, perché i lactobacilli hanno tendenzialmente un potere astringente.

Se una persona ha la candida, che si nutre di lieviti e zuccheri, sarà importante evitare che gli integratori contengano lieviti, mentre si privilegeranno i lactobacilli acidofili. Attenzione in questo caso al kefir, se lo assumete controllate che negli ingredienti non siano presenti lieviti aggiunti.

In caso di terapia antibiotica il consiglio è di abbinarvi una terapia probiotica con tutti e tre i ceppi, perché l’antibiotio va a distruggere la flora batterica senza distinzioni. Il consumo di alimenti che contengono naturalmente probiotici come lo yogurt o il kefir, in questi casi non è sufficiente perché contengono un solo ceppo probiotico.

Quanto deve durare una terapia probiotica?

Affinché la terapia probiotica sia efficace deve durare almeno 3-4 settimane.
Salvo diverse indicazioni i probiotici andrebbero presi prima dei pasti, sia in capsule che in bustina.

L’assunzione di probiotici di solito viene tollerata dalla maggior parte delle persone, senza particolari controindicazioni. L’importante è individuare la formulazione giusta per il tuo intestino in quel particolare momento della vita.

Dott.ssa Giulia Temponi
Biologo nutrizionista

Riferimenti: Probiotici, Prebiotici, Intestino
Redattore: Dott.ssa Giulia Temponi


La qualità della nostra salute risiede nell’intestino

Il nostro intestino è popolato da un numero impressionante di funghi e batteri: 100mila miliardi di microscopici compagni di viaggio, calcolati per difetto, sono comodamente alloggiati nel nostro organismo (composto da appena 10miliardi di cellule, quindi in ultima analisi siamo composti più di batteri che cellule umane).

Funghi e batteri nell’intestino si nutrono, proliferano, combattono per mantenere il proprio territorio a dispetto di altri. Dall’esito di questa battaglia che ogni giorno si realizza fisicamente all’interno del nostro organismo, dipende la qualità della nostra salute:

  • efficienza del sistema immunitario
  • tono dell’umore
  • equilibrio ormonale
  • capacità digestiva
  • reattività allo stress

Sono solo alcuni degli aspetti della nostra fisiologia che la composizione del microbiota è in grado di influenzare.

Lattobacilli e Bifidobatteri: gli “antibiotici naturali” del nostro intestino

In particolar modo risulta fondamentale valutare la presenza di due generi quali i Lattobacilli e i Bifidobatteri, organismi in grado di produrre sostanze ad azione antibiotica naturale rispetto ai patogeni che normalmente transitano nel nostro intestino, oltre che una serie di molecole importantissime sia per il nutrimento della mucosa intestinale, che per la loro azione antinfiammatoria.

Fatta questa premessa, diventa facile capire quanto sia importante per chiunque, approfondire nello specifico la qualità del proprio microbiota soprattutto per evidenziare squilibri nella sua composizione.

La composizione batterica dell’intestino è come un’orchestra: i musicisti di un’orchestra devono suonare in sintonia per poter suonare in modo armonico

La popolazione batterica e fungina intestinale è paragonabile ad un’orchestra, che per poter eseguire una sinfonia ha la necessità di avere tutti i musicisti seduti al loro posto con i propri spartiti. Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se alcuni strumenti venissero sostituiti da altri e se tutti gli spartiti venissero mischiati, ci sarebbe un caos totale e non saremmo in grado di ascoltare la musica originale quanto un’accozzaglia di suoni senza senso.

Ogni batterio che caratterizza la condizione di eubiosi (corretta composizione batterica intestinale), così come gli strumenti della nostra orchestra, deve essere presente nella giusta porzione dell’intestino e nel giusto rapporto con gli altri, in modo da impedire la colonizzazione da parte di diversi batteri o funghi. 

Una composizione batterica intestinale sbilanciata infatti da origine ad uno stato di disbiosi, cioè una scorretta composizione del microbiota.

Quali sono i sintomi di un microbiota intestinale alterato?

Dieta, stress, assunzione di farmaci, età, stile di vita sono tutte variabili che possono facilmente modificare il delicato equilibrio dei batteri che, se alterato, può dare origine alla disbiosi, una condizione di infiammazione cronica dell’intestino.

I sintomi associati ad una condizione di disbiosi sono tipicamente:

  • gonfiore addominale
  • difficoltà digestive
  • stipsi o dissenteria
  • mal di testa
  • alterazione del tono dell’umore
  • aumento della glicemia
  • stanchezza cronica

e sostiene anche tutte le patologie a base infiammatoria.

La valutazione del microbiota intestinale può essere effettuata solo da uno specialista, con un metodo “sartoriale” che tiene in considerazione le specificità di ogni singola persona. L’analisi del microbiota può essere effettuata in maniera non invasiva, tramite un test innovativo (su feci) effettuato dal nostro laboratorio ImbioLab.

Scopri di più sul test genetico del microbiota intestinale

Chi è il Dott. Daniele Orlandoni, specialista dell’intestino

Biologo nutrizionista esperto di microbiologia intestinale, ha esperienza ventennale presso l’Istituto di Medicina Biologica di Milano (IMBIO), diretto dal Prof. Di Fede e incessantemente animato dalla Dottoressa Carassai, che oggi grazie ad IMBIOLab è in grado di eseguire per i propri pazienti un innovativo test fecale per la valutazione della composizione del microbiota intestinale. La valutazione del test che richiede non solo una solida preparazione teorica, ma anche una ragguardevole esperienza sul campo.

Lo studio della composizione batterica intestinale è un vero e proprio esercizio sartoriale che deve tener conto delle specificità di ogni singola persona che, alla fine dei conti, è il terreno che accoglie ogni singola specie batterica.
– Dott. Daniele Orlandoni

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Dott. Daniele Orlandoni

Biologo nutrizionista esperto di microbiologia intestinale
Consulente di medicina anti-aging, operatore ATC-330 e MAFG-03
Naturopata e Shiatsuka

Riferimenti:  Intestino, disbiosi, Benessere intestinale, Infiammazione dell’intestino
Redattore: Dott. Daniele Orlandoni


Qual’è il ruolo delle citochine coinvolte nella patogenesi della parodontite cronica?

L’omeostasi del tessuto parodontale, la patogenesi della parodontite cronica e il ruolo delle citochine coinvolte.

In uno stato di salute, il turn-over “locale” e una risposta immunitaria moderata dell’ospite sono equilibrate.
Il microbiota commensale e la stimolazione meccanica causata dalla masticazione partecipano al reclutamento dell’immunità della mucosa locale. In questo stato, vi è un numero appropriato di neutrofili infiltranti nel solco gengivale, nonché alcune cellule immunitarie residenti nel tessuto stesso, comprese le cellule Th17 e le cellule linfoidi innate.

L’interazione tra il microbiota orale e gli agenti patogeni

Tuttavia, se la patogenicità immunitaria del microbiota locale è aumentata dalla colonizzazione di patogeni (chiavi di volta), che attivano eccessivamente la risposta immunitaria dell’ospite, viene avviata la distruzione dei tessuti.

L’interazione tra il microbiota e tutte le cellule ospiti porta alla prima ondata di secrezione di citochine (1), che partecipa principalmente all’amplificazione della stessa in senso pro-infiammatorie e al reclutamento, attivazione e differenziazione di specifiche cellule immunitarie. Inoltre, un gruppo di citochine (2) strettamente correlate alla differenziazione di uno specifico sottoinsieme di linfociti viene secreto dagli MNP e dagli APC dopo la stimolazione da parte del microbioma. Ciascuno di questi sottoinsiemi cellulari secerne un certo pattern di citochine, che potrebbe agire come fattore di feedback positivo o effettore diretto (3), portando infine alla distruzione dei tessuti.

La rete di citochine nella patogenesi della paradontite

 

In questa figura gli effetti delle citochine nella risposta immunitaria dell’ospite sono mostrati a livello delle interazioni intercellulari.

In breve, le citochine proinfiammatorie ben consolidate delle famiglie IL-1, IL-6 e TNF vengono secrete dalle cellule parodontali e dagli immunociti dell’ospite dopo la stimolazione da parte dei patobionti, che attivano e reclutano specifici sottoinsiemi di cellule immunitarie provocando danni diretti ai tessuti.

Quindi, le cellule T naive e le cellule B si differenziano in cellule T mature o plasmacellule sotto l’azione di citochine specifiche e attivano o promuovono ulteriormente altre cellule effettrici, come osteoclasti e neutrofili, che esercitano effetti pro-infiammatori o antinfiammatori.

Tra questi sottoinsiemi cellulari, le cellule Th1 e Treg agiscono principalmente come protettori, mentre le cellule Th2 / B e Th17 esercitano effetti complessi che possono portare alla distruzione o alla protezione dei tessuti in determinate circostanze.

Misurare le Interleuchine con un metodo semplice e non invasivo per individuare il trattamento più efficace atto a migliorare lo stato di salute

Oggi la misurazione delle interleuchine può essere effettuata su saliva con un metodo semplice, affidabile e soprattutto non invasivo.

Il livello di concentrazione nella saliva di una determinata citochina consente di determinare, in caso di infiammazione, il trattamento più efficace per migliorare lo stato di salute dell’individuo.

Scopri di più sull’analisi delle interleuchine

 

Dott. Mauro Mantovani 

Responsabile Ricerca e Sviluppo IMBIO
Direttore Scientifico IMBIO Academy

Riferimenti: Citochine, Paradontite, Risposta immunitaria
Redattore: Dott. Mauro Mantovani

 



Fare attività fisica modifica il nostro microbiota intestinale (e ci fa stare meglio!)

Una regolare attività fisica offre molti benefici per la salute, proteggendo dallo sviluppo di malattie croniche e migliorando la qualità della vita.

Alcuni dei meccanismi con cui l’attività fisica garantisce questi effetti sono la promozione di uno stato anti-infiammatorio, il rafforzamento della funzione neuromuscolare e l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi- surrene (HPA).

Recentemente, è stato proposto che l’esercizio fisico è in grado di modificare il microbiota intestinale, e quindi questo potrebbe essere un altro fattore con cui l’esercizio promuove il benessere, giacché il microbiota intestinale sembra essere strettamente correlato alla salute e alla malattia.

Fare esercizio fisico aumenta le difese immunitarie e aiuta a prevenire malattie 

Nonostante la grande variazione interindividuale nella composizione microbica del tratto gastro intestinale (GIT), la sua riduzione o alterazione è associata a effetti negativi sulla salute. D’altra parte, un aumento della diversità della popolazione intestinale migliora le funzioni metaboliche e immunologiche.

L’esercizio fisico eseguito alle dosi raccomandate dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si traduce in un miglioramento della forma fisica, migliorando la qualità della vita (15). L’esercizio è inteso come uno strumento utile per prevenire le malattie e migliorare la prognosi. Le malattie in cui l’esercizio favorisce un effetto benefico includono il cancro alla prostata e alle ovaie, le malattie cardiovascolari, il diabete e disturbi legati allo stress come ansia e depressione.

È interessante notare che l’esercizio fisico può determinare i cambiamenti nella composizione microbica intestinale giocando un ruolo positivo nell’omeostasi e nella regolazione dell’energia. L’esercizio a bassa intensità può influenzare il GIT riducendo il tempo di evacuazione transitoria e quindi il tempo di contatto tra gli agenti patogeni e lo strato di muco gastrointestinale. Di conseguenza, sembra che l’esercizio abbia effetti protettivi, riducendo il rischio di cancro al colon, diverticolosi e malattie infiammatorie intestinali.

Inoltre, anche in presenza di una dieta ricca di grassi, l’esercizio fisico può ridurre l’infiltrato infiammatorio e proteggere la morfologia e l’integrità dell’intestino.

 

Dott. Emiliano Caputo

Biologo Nutrizionista – RT Specialist

Riferimenti:  Microbiota, Intestino, Sport e benessere
Redattore: Dott. Emiliano Caputo


disbiosi intestinale stomaco mal di pancia

Intestino: cos’è il microbiota e perché è così importante?

Il microbiota intestinale è definibile come l’insieme di tutti i microrganismi (batteri, miceti e parassiti) che coesistono nell’intestino di ogni specie animale ed anche dell’uomo. La composizione del microbiota è variabile da individuo ad individuo, infatti è strettamente correlata all’età, allo stile di vita ed al tipo di alimentazione di ognuno di noi.

Il microbiota intestinale è localizzato sulla mucosa dell’intestino (ovvero nel tratto più esterno): questa struttura è molto importante, poiché è qui che le molecole nutritive provenienti dall’alimentazione vengono assorbite. Proprio a questo livello, il microbiota svolge un ruolo essenziale per il suo ospite, in quanto ha una funzione metabolica di sintesi ed assorbimento di vitamine, minerali e nutrienti; è inoltre in grado di produrre acidi grassi a catena corta (SCFA), essenziali per dare energia alle cellule intestinali.

L’intestino è il nostro “secondo cervello”, perché è importante prendersi cura del proprio intestino?

Quando si sente dire “l’intestino è il secondo cervello” è proprio perché a questo livello, grazie al microbiota, viene prodotta serotonina (conosciuta anche come l’”ormone del buon umore”); e sempre grazie al microbiota viene modulata la comunicazione tra intestino e sistema nervoso.

La densità dei batteri a livello dell’intestino è molto elevata: questo lo rende una straordinaria area di scambio in cui si ha una perfetta interazione tra ospite, sistema immunitario e microbiota.

Tutto il sistema dell’interazione ospite-microbiota è definibile come un delicato equilibrio dinamico: il sistema immunitario mantiene l’ordine tra il numero elevato di batteri intestinali (tra cui si trovano anche batteri patogeni) e l’ospite.

Batteri buoni e batteri cattivi nell’intestino. Tenere sotto controllo lo sviluppo di batteri patogeni per rinforzare il sistema immunitario

Il sistema immunitario impara già dai primissimi anni di vita a differenziale la flora microbica commensale (ovvero quella composta da batteri in equilibrio, che svolgono un’azione positiva per l’ospite, e che non scatenano una risposta immunitaria) dalla flora microbica patogena, che può causare malattia, e dalla quale ci si deve difendere.

Da questo emerge che i meccanismi immunosoppressori del sistema immunitario nei confronti dei batteri commensali (che chiameremo “buoni”) siano indispensabili per il mantenimento di un equilibrio intestinale. Allo stesso tempo, avere una flora microbica mista e varia, composta principalmente da batteri “buoni”, consente di tenere sotto controllo lo sviluppo dei batteri patogeni (se i batteri buoni sono tanti, consumano più risorse di spazio e di nutrienti, e ne rimangono meno per i patogeni, che non riescono a moltiplicarsi).

Come effettuare il test per la disbiosi intestinale

Come si crea uno stato di Disbiosi intestinale?

Se tutto ciò funziona correttamente, e si ha un equilibrio intestino-sistema immunitario-ospite, si parla di Eubiosi. Al contrario, se si ha uno squilibrio che consente alle specie patogene di crescere e svilupparsi, si parla di Disbiosi.

Generalmente, le principali cause di disbiosi possono essere:

  • Una scorretta alimentazione
  • Abuso di farmaci (soprattutto antibiotici aspecifici)
  • Carenze metaboliche (ad esempio, carenza di enzimi digestivi)
  • Intolleranze alimentari
  • Allergie
  • Intossicazioni
  • Stress fisico e psicologico

Queste cause non solo portano a disbiosi, ma possono anche portare il paziente a manifestare una serie di disturbi, tra cui:

  • Irregolarità intestinali
  • Emicranie
  • Colon irritabile
  • Infiammazione cronica
  • Micosi e cistiti
  • Vaginiti da Candida albicans nelle donne
  • Alterazione del sistema immunitario, con aumento delle citochine pro-infiammatorie
  • Alterazione del tono dell’umore
  • Eruzioni cutanee

In presenza di uno o più di questi sintomi è opportuno rivolgersi ad un medico ed eseguire un’analisi per valutare una disbiosi intestinale. Esistono diversi tipi di test che possono determinare la presenza di una disbiosi: è importante spiegare al medico i propri sintomi, affinché possa consigliare l’esame più adeguato alla situazione.

Affidarsi ad un professionista è sicuramente un valido strumento per migliorare il proprio stato di salute, con conseguente miglioramento della qualità della vita.

Richiedi una consulenza personalizzata ai nostri biologi nutrizionisti

Dott.ssa Sebastiana Pappalardo
Coordinatrice Responsabile  per la sede Centri MIr- Medicina Integrata della Riproduzione – Roma
Socio SIRU Società Italiana della Riproduzione Umana
Membro dei GIS .Gruppi di Interesse Speciale SIRU
Embiologia e Genetica

Riferimenti: Disbiosi, Intestino, Alimentazione, Candida Albicans
Redattore: Dott.ssa Sebastiana Pappalardo



ingredienti sani alimentazione vegetariana prevenzione coronavirus sistema immunitario

Il cibo influisce sulla nostra salute e sul nostro benessere più di quanto possiamo immaginare.
Un’alimentazione equilibrata, abbinata ad uno stile di vita sano, è fonte ineguagliabile di benessere.

Il modello dietetico può influenzare direttamente il sistema immunitario, ma può anche modularlo indirettamente regolando il “microbiota” intestinale, il nostro “organo” di difesa, i “nostri soldati in prima linea”.

La dieta vegetariana ha un impatto sul nostro sistema immunitario? I benefici di una dieta vegetariana sul microbiota intestinale.

È stato studiato l’effetto di una dieta latto-ovo-vegetariana di 3 mesi sulla diversità del microbiota intestinale e del sistema immunitario in volontari sani onnivori (Zhang et al: “Impact of a 3-Months Vegetarian Diet on the Gut Microbiota and Immune Repertoire”; Front Imunol 2018).

La dieta vegetariana a breve termine non ha avuto effetti rilevanti sulla diversità del sistema immunitario, ma ha influito sulla composizione del microbiota, innescando la crescita di specie batteriche (probiotici) favorevoli al nostro benessere, come ad esempio specie batteriche in grado di produrre butirrato (acido butirrico), acido grasso a corta catena in grado di proteggere la mucosa intestinale, formando uno strato di protezione, in grado di ridurre l’infiammazione cronica dell’intestino e la sindrome dell’intestino permeabile.

In questo stesso studio, sono state inoltre identificate alcune specie batteriche in grado di incrementare il livello di espressione delle Immunoglobuline di tipo A (IgA), una classe di immunoglobuline chiave che protegge il sistema mucoso gastrointestinale, come anche il sistema mucoso di tutto l’organismo, incluso quello delle vie respiratorie.

Inoltre, è stato riscontrato un minor livello di espressione delle Immunoglobuline E (IgE), immunoglobuline coinvolte nelle reazioni allergiche.

Tutto questo non ci rimanda forse alla nostra emergenza mondiale, alla “tempesta che si è abbattuta sulle nostre teste” (cit. Papa Francesco 27/3/2020)?

Tutti noi siamo chiamati a proteggere le vie respiratorie, a ridurre le allergie che insieme a patologie respiratorie (BPCO), diabete, patologie autoimmuni e ipertensione/patologie cardiovascolari sono quelle che espongono di più il nostro organismo all’infezione da “Coronavirus”.

Pertanto, la composizione e la durata della dieta possono avere un impatto sull’equilibrio dei fattori pro/antinfiammatori nel microbiota intestinale e nel sistema immunitario.

Quali sono i vantaggi della dieta vegetariana?

Gli studi scientifici sugli altri benefici di una dieta vegetariana sono già noti.

E’ stato pubblicato il dato che una maggiore assunzione di proteine animali, in particolare quelle presenti nei formaggi e nelle carni animali, determina un’acidificazione del sangue, che l’organismo tende a tamponare prelevando calcio e minerali dalle ossa con una maggiore esposizione a problematiche di tipo osteoporotico (American Journal of Clinical Nutrition).

In effetti, i benefici apportati dalla dieta vegetariana sono da attribuire al maggior apporto di fibre presenti nei prodotti vegetali, di acidi grassi essenziali mono (es. acidi grassi dell’olio extravergine di oliva) e polinsaturi (es. omega 3 contenuti in semi quali chia, lino, canapa; frutta secca come noci, mandorle, anacardi, noci del Brasile) e al minor apporto di grassi saturi e colesterolo, che abbondano invece nelle carni animali.

Infatti, le persone che seguono uno stile alimentare vegetariano sono meno esposte ai rischi delle malattie del benessere tipiche del mondo occidentale:

  • bassi valori di colesterolo ematico
  • ridotto rischio di cardiopatia
  • ridotti livelli di pressione arteriosa
  • minore rischio di diabete di tipo II
  • minore rischio di contrarre cancro, in particolare all’intestino (dati raccolti nell’ambito di uno studio condotto dall’autorevole centro di ricerca sul cancro europeo EPIC di Oxford – European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition).

Inoltre, i bambini che seguono uno stile vegetariano hanno un indice di massa corporea o BMI (Raccomandazioni OMS: 18,5>BMI< 24,5) più basso e sono perciò più magri in rapporto ai bimbi che seguono una tipica dieta occidentale. Più di recente, un articolo apparso su  Journal of Child Psychology and Psychiatry ha messo in evidenza come le donne che in gravidanza assumono maggiori quantità di verdure abbiano livelli superiori di acido folico nel sangue e partoriscano bambini con un cervello più sviluppato, più tranquilli e con una minore incidenza della sindrome di iperattività o di deficit di attenzione (ADH).

Cosa si intende per alimentazione vegetariana?

Seguire un’alimentazione vegetariana significa seguire una dieta che esclude le carni di animali di terra, aria e acqua. In particolare possiamo distinguere:

  • Vegetariani, latto-ovo-vegetariani che escludono carne, pesce e volatili
  • Vegani, che escludono carne, pesce, volatili, uova, latte e derivati

Come per la Dieta Mediterranea, anche per la Dieta vegetariana esistono linee guida, raccomandazioni e consigli, basati su studi scientifici accreditati e aggiornati, emanate da Istituzioni quali USDA, USA- INRAN e Ministero Agricoltura e Foreste, Italia.

Per pianificare una dieta vegetariana equilibrata è stata elaborata la Piramide latto-ovo vegetariana, ovvero una rappresentazione grafica della suddivisione dei gruppi di alimenti e del numero di porzioni consigliate ogni giorno.

Quali sono le raccomandazioni nutrizionali più importanti per prevenire tutte le patologie croniche? 

Di qui le raccomandazioni nutrizionali più importanti e che rimandano in parte al Documento del WCRF (World Cancer Research Foundation) che, in conformità alle raccomandazione dell’OMS (80% delle proteine da fonti vegetali), consentono di diffondere i Principi della Prevenzione Primaria in Oncologia, valide per la prevenzione di tutte le patologie croniche. 

Questi principi prevedono di basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale (e biologico certificato):

  1. Cereali, non industrialmente raffinati e preferibilmente in chicco;
  2. Proteine vegetali ad ogni pasto;
  3. Verdure (non amidacee)
  4. Frutta

Cereali non industrialmente raffinati, preferibilmente in chicco

Si raccomanda di ridurre i cibi ad alto indice glicemico/insulinemico (fa­rine raffinate, riso brillato, patate). Il consumo di alimenti a basso indice glicemico infatti regola i livelli di glicemia nel sangue, riduce i livelli di insulina e IGF-I e, di conseguenza, riduce l’infiammazione e ostacola la crescita delle cellule tumorali.

Consumare cereali in chicco integrali, ma anche pasta di grano duro e grani antichi (es. Farro, Grano Senatore Cappelli, Timilia o Tumminia, Russello e tanti altri).

Ridurre l’introduzione di cereali contenenti glutine (es. grano tenero e duro, farro, orzo, kamut, segale, semola, avena) alternandoli con cereali e pseudocereali integrali o semintegrali (decorticati), privi di glutine: riso integrale (proprietà antinfiammatorie), avena senza glutine, miglio, mais, grano saraceno, quinoa, amaranto, teff, pasta a base di farina di grano saraceno o di legumi.

Prediligere le Proteine vegetali ad ogni pasto

Secondo i Principi di Prevenzione Primaria in Oncologia è raccomandato prediligere le proteine vegetali ad ogni pasto come i legumi (lenticchie, fagioli, ceci, lupini, fave, cicerchie, roveja), aggiungere funghi (secchi o freschi da coltivazione biologica), oltre a frutta secca a guscio e semi oleaginosi.

Ridurre il consumo di proteine animali (uova e latticini) scegliendo quelle di qualità migliore:

  • Uova da allevamento di “galline felici” preferibilmente biologiche
  • Latticini come yogurt e kefir (ricchissimo in probiotici), formaggi freschi preferibilmente di capra; formaggi da latte di animali allevati al pascolo (grass fed).

Consumare sempre verdure ad ogni pasto

I benefici del consumo di verdura ad ogni pasto sono rinomati. Quando scegliamo le verdure da inserire nei nostri pasti e spuntini della giornata è tuttavia consigliato seguire alcune indicazioni, come ad esempio:

  • Assumere verdura fresca ad ogni pasto, rispettando la stagionalità
  • Scegliere 4 porzioni dei vari colori/die;
  • Si raccomanda di assumere brassicacee (cavolo nero, viola, verde e bianco, broccoli, cavolo romano, cavolfiore, cavolini di Bruxelles) almeno 3 volte a settimana, in quanto ricche in polifenoli, indolo-3-carbinolo, sulforafano;
  • Assumere aglio e cipolla tutti i giorni, se ben tollerati;
  • Assumere verdura sia cruda che cotta (poco cotta);
  • Ridurre al minimo surgelati e cibi in scatola;
  • Utilizzare verdura anche come spuntino (croccante e poco calorico).

Un’idea per far consumare più verdura anche ai più piccoli, che gradiscono meno la verdura, è mimetizzala nella pasta con sughetti sfiziosi, frullarla per realizzare creme vellutate o utilizzarla per creare crocchette o bastoncini veg al forno.

La frutta, meglio consumarla a colazione o come spuntino tra un pasto e l’altro

Anche la frutta è una componente importante della nostra dieta, per sceglierla e consumarla è bene:

  • Optare sempre per frutta fresca di stagione e del proprio clima e territorio;
  • Consumarla fresca e intera (apporto di fibre e sostanze protettive);
  • Consumarla come spuntino prima o lontano dai pasti saziante e poco calorico, facilmente digeribile o eccezionalmente a fine pasto per diabetici o per chi gradisce dolce a fine pasto
  • Centrifugati ed estratti penalizzano apporto di fibra, da preferire in combinazione con verdure con un rapporto 3:1

Se i più piccoli e i nostri figli non mangiano volentieri la la frutta intera realizzate macedonie o spiedini di frutta di tutti i colori e optate per frullati 100% frutta al posto di bibite gasate. La frutta disidratata è invece un ottimo sostituto delle caramelle.

Dieta, intestino e corpore sano!

Ippocrate diceva che tutte le patologie nascono dall’intestino. Una dieta come quella vegetariana, in grado di tutelare e potenziare l’intestino e le sue naturali difese sarà in grado di proteggerci e di renderci inattaccabili. Andrà tutto bene!

 

Dott.ssa Rosa Sica

Biologa Nutrizionista specializzata in Scienza dell’alimentazione
Master “Terapie Integrate nelle patologie oncologiche femminili”
– I livello – Policlinico Gemelli Roma
Collaboratrice Imbio

Riferimenti:  Alimentazione, Nutrizione, Dieta vegetariana, Coronavirus, Difese Immunitarie, Prevenzione dei tumori
Redattore: Dott.ssa Rosa Sica


December 22, 2016 EventiNewsletter

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L’intestino è un organo di primaria importanza per il benessere dell’organismo:  ricerche scientifiche arrivano persino a descriverlo con la locuzione “secondo cervello”. Le cellule enterocromaffini presenti nella mucosa gastrica producono infatti la maggior parte della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere implicato in numerose funzioni biologiche tra cui il ciclo sonno-veglia, la sazietà, il tono dell’umore e la regolazione  dell’appetito. Una situazione di squilibrio della flora batterica intestinale è direttamente correlata all’insorgenza e all’andamento di malattie tra cui obesità, allergie e intolleranze alimentari, patologie infiammatorie e metaboliche. Eppure, troppo spesso, nella diagnosi e nella cura delle patologie si trascura di valutare le dinamiche in essere nell’intestino.
Il corso Universo intestino: dalla patologia alla prevenzione attraverso lo studio della permeabilità intestinale e del microbiota in programma a Milano sabato 4 febbraio vuole catalizzare l’attenzione di medici, biologi, nutrizionisti, dietisti e infermieri sul microbiota intestinale, ovvero su quell’insieme dei microrganismi che colonizzano il tubo digerente umano.
Nel nostro intestino convivono batteri eubiotici (buoni) e disbiotici (cattivi): i buoni lavorano per assorbire e trasformare i nutrienti assunti con l’alimentazione (oligoelementi, proteine, carboidrati, minerali, ecc).
Gli interventi introdotti e coordinati dal Prof. Giuseppe Di Fede – Direttore Sanitario di Istituto di Medicina Biologica Milano e dell’Istituto di Medicina Genetica Preventiva di Milano; Docente al Master di Nutrizione Umana c/o Univ. Pavia; Socio Fondatore di Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate A.R.T.O.I. – vogliono fare il punto sui più recenti studi in materia perché è ormai assodato quanto una composizione diversificata ed equilibrata del microbiota sia fondamentale per il benessere della persona. Il corso si compone di due parti: la mattina, dal taglio pratico, contempla un approccio esaustivo e quanto più possibile articolato dell’argomento. Il Prof. Michele Di Stefano –  Dirigente Medico presso Fondazione IRCCS del Policlinico di Pavia, Specialista in medicina interna, gastroenterologia ed endoscopia digestiva – fa una rassegna degli studi più recenti pubblicati su riviste specializzate e in convegni di risonanza internazionale. Il Farmacologo Dott. Daniele Orlandoni spiega come si svolgano le indagini diagnostiche di laboratorio; i Biologi Nutrizionisti Dott. Davide Iozzi e Dott. Alessio Tosatto pongono in relazione disbiosi intestinale e intolleranze alimentari, sia sul piano teorico sia sul piano clinico, presentando una serie di casi trattati direttamente in questi ultimi anni.
Nel pomeriggio sono invece proposti due focus incentrati sul rapporto del benessere intestinale sia con la pratica sportiva (relatore il Dott. Sacha Sorrentino,  Biologo Nutrizionista esperto in Nutrizione Sportiva) sia con le terapie antiaging (Dott. Francesco Balducci, Medico Chirurgo esperto in medicina antiaging, preventiva e predittiva oltre che Nutrizionista e Personal Trainer di fama).
Ogni singolo intervento è mirato a sottolineare quanto sia necessario un approccio globale che consideri l’intestino come un organo centrale per la salute dell’organismo. Il corso, attraverso un continuo cambio di scala e di prospettiva, dal particolare al generale, dal campione analizzato al microscopio all’individuo, vuole dimostrare che la via del benessere passa dalle viscere.

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