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Tutto sul nostro settore


February 24, 2015 Newsletter

Siamo giunti alla fine di un percorso, a tratti faticoso ma ogni giorno sempre più stimolante, a conclusione del quale possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto.

Naturalmente parlo del format tv “La Salute Vien Mangiando”, progetto in cui ci siamo lanciati qualche mese fa ma a cui non saremmo mai riusciti a dar forma da soli se non avessimo potuto contare sull’estro sempre innovativo della Dott.ssa Paola Carassai, responsabile legale e amministrativo dell’Istituto di Medicina Biologica, sul contributo di tutti i professionisti che ruotano attorno ad Imbio, agli sponsor che come noi hanno creduto e investito in questo progetto, alla Ma Ma srl che ci ha fornito sostegno logistico ed organizzativo da esperti del settore, agli Chef che di puntata in puntata si sono alternati ai fornelli per dimostrarci che la triade bello-buono-sano in cucina funziona davvero e per ultimo un ringraziamento va, non per minore importanza ma perché nostra diretta consulente alimentare e sostenitrice di tutti quegli ideali che quotidianamente alimentano le nostre giornate e ci spingono a lavorare sempre meglio, a Tiziana Colombo nel suo ruolo di inviata speciale a sostegno degli Chef in cucina.

Naturalmente era nostro interesse non limitarci a dare solo pure e semplici nozioni teoriche ma spiegare davvero come mettere in pratica, davanti ai fornelli, quanto consigliato dai professionisti che si sono alternati in studio, in modo che i telespettatori potessero davvero trarre vantaggi da applicare nella vita di tutti i giorni.

Pensiamo, a tal proposito, di poter fare un bilancio positivo di questa esperienza, sperando di aver offerto al pubblico che ci ha seguito in queste settimane, un servizio davvero utile e di essere stati in grado di spiegare in maniera chiara di quanto certe patologie possano essere gestite e perché no anche prevenute con l’aiuto di una corretta ed equilibrata alimentazione.

Vi lasciamo con quello che è il titolo della trasmissione, lo slogan fondamentale di questo progetto e del nostro impegno quotidiano sul lavoro:

LA SALUTE VIEN MANGIANDO…NON DIMENTICATELO MAI!

 



February 23, 2015 Newsletter

Era il 2000 quando i primi risultati sul sequenziale di tutto il DNA umano fu concluso. Furono svelati i segreti di come siamo fatti, a quali malattie siamo predisposti è come possiamo curarci. Ma leggere la sequenza di basi del nostro materiale genetico racconta solo una parte di chi siamo e a cosa siamo predisposti ad avere nel tempo.

È allo stesso modo importante anche sapere come vengono espressi (come funzionano i geni).Oggi sappiamo qualcosa di più al riguardo grazie al Roadmap Epigenomics Project, i cui risultati sono stati pubblicati su riviste del gruppo Nature.

Gli studi in questione descrivono un fattore molto importante che influenza l’attività dei geni, l’epigenomica, ovvero mostrano come, in diversi tipi di cellule umane, il DNA viene letto, il modo cioè in cui una stessa informazione genetica (tutte le cellule di uno stesso organismo hanno lo stesso dna) è usata (espressa) in modo diverso da cellula a cellula.

Ma cos’è l’epigenetica? È come funziona? A cosa serve?

Per epigenetica si intende l’insieme dei fenomeni che stanno al di fuori e al di sopra del DNA e quindi dei geni, che in qualche modo hanno una influenza sull’espressione dell’attività dei geni. Il come è codificato da tutte le modifiche che non alterano la sequenza genetica stessa ma stanno, per così dire, sopra (da qui la parola epigenetica).

Sono modifiche epigenetiche per esempio la metilazione del DNA (l’aggiunta di gruppi metilici alle basi di citosina) o il trasferimento di un gruppo acetile sugli istoni (proteine che legano il dna).
Per rendere meglio l’idea, ogni cellula può esprimere il proprio dnai n modo diverso a seconda del proprio lavoro (se deve essere una cellula cardiaca sarà diversa da un neurone), proprio come una stessa orchestra può suonare un pezzo in molti modi diversi.

I numerosi risultati pubblicati su Nature raccontano quindi di queste diverse sinfonie, suonate dalle cellule, scoperte analizzando campioni di tessuto embrionali (in fase di sviluppo e differenziazione) e adulto. Si scopre così, per esempio, che la trasformazione da staminali a cellule neuronali è orchestrata da specifici processi di metilazione, e più in generale la differenziazione delle cellule staminali è influenzata dalle modificazioni della cromatina (l’insieme del dna e delle proteine attaccate a esso), che influenza a sua volta il pattern di espressione genica.

Ma l’analisi epigenomica condotta dal gruppo di ricercatori, ha anche mostrato che l’epigenoma di una cellula cancerosa si porta dietro le impronte del tipo cellulare da cui ha avuto origine. O ancora: alterazioni epigenomiche nelle cellule del giro cingolato (un gruppo di cellule nervose che formano una regione specifica del cervello) potrebbero avere un ruolo nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività.

Lo studio dell’epigenomica quindi potrebbe aprire le porte alla comprensione dell’origine delle malattie, e al tempo stesso alla comprensione di come gli stili di vita influenzino il nostro genoma.Le modifiche epigenetiche infatti sono in parte ereditarie, come i geni stessi, in parte dipendono dalle condizioni ambientali, quali la dieta delle mamme durante la gravidanza.

Concludendo, da queste osservazioni e conferme da parte dei ricercatori, possiamo affermare che siamo di fronte ad un punto di svolta per quanto riguarda la nutrizione e come questa sia in grado di influenzare l’attività dei geni, che a Loro volta si metteranno al lavoro, influenzando la salute o la possibile Malattia.

La nutrigenomica, da anni è al sevizio della medicina il cui scopo è quello di attivare programmi nutrizionali personalizzati che possono influenzare la salute e preventive le malattie.



February 20, 2015 Newsletter

Oggi pomeriggio il Prof. Giuseppe Di Fede, direttore sanitario di Imbio, terrà una lezione su immunologia, intolleranze alimentari e regolazione neuro – endocrino – immunologica della salute orale in occasione di un corso di aggiornamento professionale, presso l’Aula Magna della clinica odontoiatrica universitaria dell’Ospedale San Paolo di Milano.

Obiettivo del corso, evidenziare l’importanza e l’efficacia di un rapporto olistico tra medico e paziente, fondato sulla prevenzione prima che sulle terapie e fornire quelle che sono le indicazioni per un più approfondito approccio alle medicine complementari, campo di grande interesse per il settore odontoiatrico.

Programma corso Approccio Olistico in Odontostomatologia



February 16, 2015 Newsletter

Il riso Oryza Sativa, pianta erbacea annuale della famiglia delle Gramineae, di origine asiatica che insieme alla Oryza Glaberrima coltivata in Africa, è una delle due varietà vegetali da cui si produce il riso.

L’Oryza Sativa costituisce la maggior parte della produzione, in quanto coltivata su circa il 95% della superficie mondiale seminata a riso. Cereale, dall’incerta origine, si ritiene che le varietà più antiche siano comparse oltre quindicimila anni fa lungo le pendici dell’Himalaya.  Le statistiche documentano che il riso costituisca il cibo principale per circa la metà della popolazione mondiale e che venga coltivato in quasi tutti i paesi del globo.

Ne esistono tre tipologie:

Indica: tipica dei climi tropicali dall’alto valore di mercato, cariosside lunga e sottile. Tipologia dalla produttività media tipica dell’India, Cina meridionale, Filippine, America Latina, Italia, Brasile;

Japonica: tipica dei climi temperati, basso valore di mercato, cariosside corta e arrotondata, nota per l’alta produzione è coltivata in Giappone, Corea, Cina settentrionale, USA, Egitto, Italia;

Javanica: tipologia di minore importanza.

La Japonica è la sottospecie maggiormente coltivata in Italia, tipicamente usata per i risotti. A sua volta si divide in 4 tipologie:

Risi comuni (tondi e piccoli)

Risi semifini (tondi di media lunghezza)

Risi fini (affusolati e lunghi)

Risi superfini (grossi e lunghi)

L’Italia, con 1,44 milioni di tonnellate di riso prodotti nel 2005, rappresenta il principale produttore europeo e il ventisettesimo a livello mondiale. La coltivazione è concentrata principalmente nelle regioni Piemonte e Lombardia, nel triangolo Vercelli, Novara, Pavia. Viene inoltre coltivato in provincia di Mantova, in Emilia-Romagna in particolare nel basso ferrarese, in Veneto in particolare nella bassa veronese (Isola della Scala), nel Vicentino centrale (Grumolo delle Abbadesse), in Sardegna nella valle del Tirso e in Calabria nella Piana di Sibari.

Oggi però parliamo del riso rosso fermentato o Monascus Purpureus, un valido aiuto contro il colesterolo, nato dalla fermentazione del comune riso da cucina (Oryza Sativa), grazie ad un particolare lievito, chiamato Monascus Purpureus o lievito rosso.Questo riso, che deve il suo nome alla caratteristica colorazione, rappresenta una componente tradizionale della fitoterapia cinese ma è molto conosciuto anche in occidente per le preziose virtù ipolipidemizzanti, cioè coadiuvanti alla riduzione delle quantità di lipidi nel sangue.

Questo notevole interesse nei confronti del riso rosso è dovuto alla presenza di Monascus Purpureus, lievito che durante la sua attività fermentatrice, si arricchisce di un gruppo di sostanze, denominate monacoline, a cui è stata scientificamente attribuita un’elevata attività ipocolesterolemizzante, cioè che contribuisce ad abbassare il livello di colesterolo.

Appare dunque evidente che il riso rosso fermentato riduca il rischio cardiovascolare grazie ad azioni antiaterosclerotiche di altro tipo (effetto antinfiammatorio, vasodilatante e riduttivo sui livelli di lipoproteina A).   L’impiego di estratti di riso rosso fermentato è ammesso anche nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro certi limiti fissati dal Ministero.

Tutto ciò ha contribuito ad alimentare il già fiorente business del riso rosso, spesso pubblicizzato in maniera eccessiva.D’altra parte, l’acquirente medio è attirato dalla possibilità di perdere peso ricorrendo ad un prodotto naturale, non elaborato sinteticamente e che per di più funge da valida alternativa alimentare per coloro che sono costretti ad assumere quotidianamente le statine, svolgendo al tempo stesso un ruolo preventivo futuro.

 


 



February 2, 2015 Newsletter

Imbio e i professionisti gravitanti nella sua orbita offrono una nuova possibilità di formazione, un convegno dal titolo “ Dalle intolleranze alimentari alla Nutrigenetica: stress ossidativo, metodiche a confronto; invecchiamento cellulare e neurologico”.

Evento in cui si parlerà di stress ossidativo, degli effetti che ha sull’organismo umano e delle relative applicazioni cliniche.Di disbiosi intestinale ed infiammazione, ma soprattutto del mangiar sano come perfetto metodo di prevenzione. Di invecchiamento cellulare e neurologico e della nutrizione consapevole come una delle più quotate pratiche antiaging .

Questi e tanti altri i temi che verranno trattati in questa occasione, in cui sarà possibile ascoltare dalla viva voce di specialisti del settore come meglio reagire ad alcune patologie e quindi ricevere dettagliate informazioni a riguardo.

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January 20, 2015 Newsletter

La comune FARINA 00 che si trova nei supermercati si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano. Tale processo prevede l’eliminazione del germe di grano e della crusca, per consentire una maggiore conservazione del prodotto a discapito di importanti sostanze

nutritive come aminoacidi, acidi grassi, sali minerali e vitamine, che vengono persi durante il procedimento. Il prodotto che si ottiene è quindi ricco quasi esclusivamente di AMIDI, polisaccaridi responsabili dell’innalzamento repentino della quantità di zucchero nel sangue (picco glicemico), il quale richiama l’intervento di un ormone, l’INSULINA.

Tale ormone ha capacità anabolizzanti ed è quindi in grado di AUMENTARE LA QUANTITÀ DI DEPOSITI ADIPOSI ALL’INTERNO DELL’ORGANISMO e INNESCARE FENOMENI DI RESISTENZA INSULINICA

che, se esasperati, possono portare all’insorgenza del DIABETE DI TIPO II.

Discorso analogo può essere fatto per la FARINA DI RISO: pur essendo

priva di glutine, è tuttavia ricchissima di amidi e povera di proteine e quindi responsabile di un repentino innalzamento della quantità di zuccheri nel sangue con conseguente RILASCIO DI INSULINA e dei problemi ad essa connessi. Fortunatamente, negli ultimi anni molte aziende hanno cominciato a produrre farine maggiormente ricche in fibre o provenienti da cereali diversi dal grano, dando inizio al filone delle cosiddette “FARINE ALTERNATIVE”. Tra queste abbiamo:

  1. FARINA INTEGRALE DI FRUMENTO: conserva integralmente la crusca ed è per questo molto più ricca di fibre, fattore che contribuisce ad abbassare il picco glicemico.
  2. FARINA DI MANITOBA: è una farina di grano tenero molto ricca in proteine e con pochi Contiene anche la glutenina e la gliadina che, a contatto con l’acqua, formano il glutine.
  3. FARINA DI FARRO INTEGRALE: è prodotta della macinazione del farro, il più antico tipo  di frumento E’ una farina molto ricca di vitamine (A, B2 e B3) e di sali minerali (fosforo, potassio e magnesio). E’ adatta per la realizzazione di dolci, pasta e pane.
  4. FARINA DI SEGALE: è ricca di proteine e sali minerali; ha proprietà fluidificanti del sangue, rafforza e mantiene elastiche le arterie prevenendo l’aterosclerosi e, grazie al basso picco glicemico, è ideale anche nelle diete per diabetici. E’ adatta per la preparazione di pane e di alcuni tipi di dolci.
  5. FARINA DI AVENA INTEGRALE: è una farina ricca di fibre e con un migliore potere saziante rispetto alla farina di Grazie alla presenza di vitamine, minerali e altre sostanze nutritive si rivela un ottimo alimento energizzante ed’è inoltre in grado di rallentare l’assimilazione del glucosio e di abbassare il livello di colesterolo cattivo (LDL).

Accanto alle farine alternative con basso INDICE GLICEMICO, abbiamo anche quelle consigliate per chi soffre di CELIACHIA o di SENSIBILITÀ AL GLUTINE perché prive di tale proteina. Tra queste abbiamo:

  • FARINA DI CECI: ricca di minerali (calcio, fosforo, ferro), di proteine e vitamine (C, B). Si ricava dalla macinazione dei ceci essiccati e ne conserva tutte le proprietà. Grazie alle saponine presenti, inoltre, tale farina è molto utile per diminuire i livelli di colesterolo e trigliceridi nel Molto versatile in cucina, può essere utilizzata per dolci, pasta, gnocchi e panature.
  • FARINA DI MAIS: viene soprattutto utilizzata per la preparazione della polenta e di dolci caratteristici, mentre non è adatta per la panificazione, a meno di mischiarla con altri tipi di farine.
  • FARINA DI CASTAGNE: nota anche con il nome di farina dolce, essa è costituita da castagne precedentemente essiccate e infine E’ ricca di carboidrati e sali minerali e povera di grassi. Ideale per le più svariate preparazioni sia dolci (castagnaccio, torte, biscotti, frittelle) che salate (pasta, gnocchi, crepes).
  • FARINA DI QUINOA: viene ottenuta a partire dalla macinazione dei chicchi di questo pseudocereale di origine Si tratta di una pianta erbacea della famiglia delle Chenopodiaceae (la stessa famiglia degli spinaci o della barbabietola); si differenzia inoltre dai cereali per via del suo contenuto di lisina e per una maggiore ricchezza di amminoacidi. E’ ricca di sali minerali come calcio, ferro e potassio.
  • FARINA DI GRANO SARACENO: viene ottenuta dalla macinazione di una pianta erbacea della famiglia delle Polygonaceae (è quindi in realtà uno pseudo-cereale). E’ una farina ricca di amminoacidi essenziali e con un alto valore biologico: le sue proteine sono infatti paragonabili a quelle della carne e della soia
  • FARINA DI MANDORLE: è una farina con un buon contenuto di acidi grassi insaturi, proteine, zuccheri, vitamine (E, B) e sali minerali. Molto sfruttata nella preparazione di dolci, la farina di mandorla ha un elevato potere calorico e grazie ad un enzima, l’emulsina,che facilita la digestione dei glucidi.
  • FARINA DI SOIA: ottenuta dalla macinazione dei semi di questo legume, la farina di soia contiene proteine ad alto valore biologico, sali minerali, vitamine e acidi grassi essenziali come omega 3 e omega 6. Può essere utilizzato dai vegani come sostitutivo delle proteine della carne e delle uova.
  • FARINA DI CANAPA: una delle ultime novità sul fronte delle farine alternative, si ottiene dalla pressatura dei semi di questa Possiede proteine ad alto valore biologico, come quelle della soia, acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 e fibre.


December 10, 2014 Newsletter

Se la salute vien mangiando,allora iniziamo dalla prostata con una corretta alimentazione e una giusta prevenzione.

La prostata è una ghiandola con secrezione esterna situata all’incrocio delle vie seminali con le vie urinarie, in stretto rapporto anatomico con il retto, la vescica urinaria e principalmente con le vescicole seminali situate lateralmente, vescicole che rappresentano il principale “serbatoio” del liquido seminale.

Il ruolo della prostata e delle vescicole seminali è quello di secernere la parte liquida dello sperma che serve a veicolare, a nutrire e ad aumentare la possibilità di sopravvivenza degli spermatozoi.

In più, la ghiandola prostatica gioca un ruolo protettivo nei confronti del tratto urogenitale dalle infezioni ed altre aggressioni, è una specie di “filtro” del carrefour uro-seminale che “pulisce” i liquidi che passano, cioè sperma e urine.

Gli agenti infettivi possono arrivare alla prostata e quindi alle vescicole seminali per via ascendente uretrale (rapporti sessuali, piscine, ecc) e per via linfatica dagli organi adiacenti (retto, ecc).

Una volta superata la sua capacità di difesa, si può arrivare a infiammazioni/infezioni della prostata e delle vescicole seminali (prostatite, prostato-vescicolite) che influiscono sia sulla fertilità che sull’attività sessuale.

Le conseguenze di una prostata infiammata possono riflettersi negativamente sulla vita sessuale maschile, dal dolore durante i rapporti all’eiaculazione precoce.

Cosa provoca il cancro alla prostata?

Molti fattori possono influenzare la salute della ghiandola prostatica, tra questi non per ultimo un’attenzione particolare è riservata all’alimentazione. L’esposizione a diverse tossine ambientali, lo stress, l’ereditarietà, l’assetto ormonale sono tutti fattori influenzanti il benessere della prostata.

Sottoporsi a screening urologici: controllare il PSA ( attraverso un prelievo di sangue ) negli uomini sopra i 40 anni, sottoporsi ad una visita urologica, eventuale ecografia trans rettale e nei casi dubbi o per confermare sospetti, biopsia della ghiandola.

Da poco siamo in grado di effettuare un test genetico che ci aiuta a capire se e quanto siamo predisposti a sviluppare un tumore prostatico. Attraverso un semplice prelievo di cellule della mucosa orale, grazie ad uno spazzolino dedicato, siamo in grado di analizzare le sequenze del DNA in grado di generare anomalie potenziali per lo sviluppo del tumore della prostata.

Inizialmente si forma un’ipertrofia prostatica che in genere è benigna, l’ingrossamento della ghiandola porta disturbi nella minzione con difficoltà nel primo getto e comunque nel caso in cui la situazione si evolva, un tumore ha bisogno di parecchi anni per formarsi.

L’alimentazione, tanto a lungo ignorata dalla moderna medicina, è stata finalmente riconosciuta come una delle cause primarie di cancro alla prostata nel 1982, un rapporto del National Research Council ha messo in evidenza lo stretto rapporto tra abitudini alimentari e cancro al seno, colon e prostata.

La prostata si può mantenere sana evitando cibi tipo spezie, fritti, condimenti piccanti ecc probabili cause di un’irritazione intestinale che si trasmette alla prostata, una delle possibilità per prevenire ciò è l’attività fisica, dato l’utile ruolo svolto dall’attività muscolare nell’evitare la stasi sanguigna che favorisce l’infiammazione.

Un altro fattore importantissimo che incide sullo stato di salute della prostata sono le intolleranze alimentari.

Le intolleranze alimentari sono una specie di allergie mediate non dalle immunoglobuline E (IgE) ma dal sistema immunitario difensivo o innato rappresentato dai Granulociti Neutrofili ma a differenza delle allergie sono tardive, interne e cumulative. Le intolleranze ai vari alimenti creano un effetto di tipo infiammatorio a livello della mucosa intestinale, infiammazione che comporta la vasodilatazione e quindi l’apertura delle “porte” d’uscita dei germi (E. coli, Enterococcus fecali, ecc) dal retto e il passaggio di questi germi alla prostata dove diventano molto virulenti, non trattandosi del loro habitat normale e non avendo la prostata sviluppato i sistemi di difesa contro germi non abituali.

Il risultato è un’infiammazione della prostata e delle vescicole seminali nei pazienti intolleranti con tutte le conseguenze riportate sopra.

Da sottolineare che la maggior parte delle infiammazioni prostato-vescicolari sono asintomatiche quindi vengono scoperte solo quando il paziente si rivolge al medico per problemi di infertilità, eiaculazione precoce, deficit erettile di mantenimento, sintomatologia urinaria e/o eiaculatoria ecc.

La prostata  rappresenta quindi un organo centrale dell’apparato genito-urinario con implicazioni sia sulla fertilità che sulla sessualità dell’uomo e nonostante il parere comune che le patologie prostatiche siano una prerogativa delle persone anziane, i giovani sono più suscettibili alle patologie infettive in quanto più attivi sessualmente. Tra i fattori che influiscono sulla salute della prostata, di sicuro le intolleranze alimentari si trovano ai primi posti.

L’alimentazione: vanno evitati cibi che possono irritare le vie urinarie come gli insaccati, i fritti e cibi troppo piccanti o speziati. Sono da bandire le bevande alcoliche, mentre si possono consumare con moderazione le bevande gassate.

Alcuni cibi protettivi per la salute delle prostata sono : melograno, frutti di bosco, melone, papaia, mango, radice di zenzero  e tutti i frutti della stagione  estiva, utili per la salute non solo prostatica ma di tutto l’organismo.  Anche alcuni carotenoidi, in particolare il licopene contenuto  soprattutto nei pomodori (specie se consumati cotti), sono protettivi. I cereali, noci e soia  sono altri fattori dietetici con proprietà preventive nei confronti del cancro prostatico probabilmente per via del loro alto contenuto di fitoestrogeni. Anche i famosi acidi grassi della serie Omega 3/6 sono benefici, poiché mantengono attiva e in salute la ghiandola.

Le proteine vegetali infine risultano avere un effetto protettivo  modulando la produzione  dell’insulina e di IGF-I (Insulin-licancroe Growth  Factor) caratterizzato da una potente attività carcinogena. Non per nulla  questo fattore risulta essere presente in livelli significativamente più  bassi nei vegani, rispetto ai consumatori di prodotti animali (vegetariani  inclusi).
Una moderata e regolare attività fisica è invece consigliata per una buona ripresa e un pronto recupero dell’organismo.

Esistono comunque numerosi studi in base ai quali si può sostenere che i grassi saturi (essenzialmente di origine animale) aumentino il rischio di questa patologia e diminuiscano le probabilità di sopravvivenza del paziente già colpito da tumore. La  dieta ipercalorica e l’obesità sono stati associati ad un aumento dell’incidenza di cancro prostatico, così come la correlazione tra il consumo di latte e la possibilità di formazioni tumorali definita da oltre 10 anni.

Recentemente si è visto aumentare il rischio del 50% nei forti consumatori di latticini e secondo alcune ricerche sarebbe la frazione non-grassa del latte, a causa del contenuto di Calcio, più che i grassi saturi del latte ad essere il fattore responsabile dell’incremento. La caseina presente nei prodotti lattiero-caseari, aumenta il rischio di sviluppare il cancro prostatico, se consumata in maniera costante per tutta la vita.

Sebbene alcuni cibi animali quali i latticini contengano vitamina D, la loro assunzione non risulta protettiva a causa della contemporanea introduzione di Calcio legato alle proteine animali, difficili da assorbire da parte dell’organismo  che di conseguenza va incontro ad una carenza di Vitamina D per consumo e incapacità a trattenerla.      



November 26, 2014 Newsletter

Continua il sodalizio tra  IMBIO  –  ALCAT TEST  e la cittadina di Rovato (BS), dove l’istituto ha deciso di tornare per un nuovo appuntamento, organizzato in collaborazione con la Farmacia San Carlo, il 27 novembre presso la sala intitolata a Monsignor Zenucchini del comune del bresciano.

Occasione in cui l’istituto milanese  ha ottenuto l’ennesima conferma di interesse da parte di addetti ai lavori e non, per gli argomenti trattati in occasione del convegno, dall’emblematico titolo “E adesso…COSA MANGIO?”.

Intolleranze alimentari e prevenzione i temi della serata,adeguatamente illustrati dal Prof. Giuseppe Di Fede, direttore sanitario di IMBIO  e  IMGEP , e dal Dott. Sacha Sorrentino biologo nutrizionista rovatese  staff IMBIO.

Per anni, l’idea comune è stata quella che l’introduzione di calorie in eccesso ,fosse l’unico modo per ingrassare.  In realtà l’assunzione di alimenti non tollerati da parte dell’organismo induce un aumento della massa grassa ed ecco appunto spiegato uno degli innumerevoli e spiritosi slogan utilizzati da ALCAT TEST, che “Gli effetti delle intolleranze alimentari, non sono sempre divertenti”.

Gli eventi organizzati negli ultimi anni, hanno ampiamente contribuito a sensibilizzare e convincere gli italiani a condurre uno stile di vita più sano ed attento a ciò che mangiano, perché se davvero   “ Siamo ciò che mangiamo”, occorrerà fare attenzione.



November 23, 2014 Newsletter

Oggi l’Associazione vive grazie al contributo di nutrizionisti e medici specializzati, in particolare il prof. Giuseppe Di Fede direttore sanitario dell’Istituto di Medicina Genetica Preventiva e Personalizzata di Milano che, insieme alla dott.ssa Paola Carassai e a una équipe medica sostengono e promuovono l’Alcat Test, strumento per diagnosticare le intolleranze.

E’ fondamentale precisare che tutto lo Staff medico che partecipa all’Associazione è stato selezionato unicamente sulla base delle rispettive professionalità e non ricevono alcun compenso economico, collaborando solo mossi dalla loro passione e voglia di informare, coinvolgere e essere di aiuto a chi soffre di intolleranze alimentari.

E’ così che l’Associazione ha aiutato centinaia di persone ad affrontare al meglio le conseguenze fisiche e psicologiche di una diagnosi che incide in maniera radicale sulle abitudini alimentari e sulla quotidianità a tavola.

Per questo motivo, è importante associarsi.

Aderire è l’unico modo per permettere all’Associazione di:

  • divulgare una forma di conoscenza sempre più dettagliata e precisa delle intolleranze,
  • organizzare percorsi gastronomici
  • informare sulla cucina naturale
  • promuovere iniziative legate alla prevenzione dei disturbi alimentali connessi alle intolleranze
  • pubblicare testi che esaminano il mondo delle intolleranze.

Attraverso l’adesione all’Associazione, permetterai ai suoi referenti medici, di partecipare a convegni manifestazioni ed eventi finalizzati alla promozione e alla conoscenza della realtà sulle cause e conseguenze di una diagnosi di intolleranza alimentare.

Inoltre, sostenendo l’Associazione, potrai godere di sconti presso aziende alimentari selezionate e di convenzioni esclusive presso strutture convenzionate che eseguono l’Alcat Test.

Associarsi è semplice: bastano pochi passi e una donazione minima, che ti consentirà di entrare a far parte del Mondo delle Intolleranze.

Associati Ora… e potrai scegliere in omaggio uno dei miei due libri di ricette per intolleranti al Lattosio o al Nichel!


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