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April 16, 2015 Newsletter

Fino ad oggi abbiamo sentito parlare di padiglioni, cluster, enogastronomia e tanto altro. Ma di certo non avevamo ancora sentito parlare di Tavoli Tematici. Questa iniziativa nasce nell’ormai lontano 2010 in chiara previsione dell’evento milanese per dare la possibilità a startup e piccole imprese di presentare proprio progetti ad una vasta platea di colleghi, aziende ed istituzioni.

Non si parlerà solamente di gastronomia ma anche di tanto altro, tra cui un aspetto che per definizione è legato all’alimentazione: salute e prevenzione.

Come oramai tutti ben sappiamo, Expo Milano 2015 è l’esposizione universale basata sull’alimentazione sana e genuina della quale tutti possono godere. Ma davvero proprio tutti? Del resto non è un segreto che, al giorno d’oggi, il numero di patologie legate all’alimentazione, quali intolleranze e allergie, è in continuo aumento tra i più o meno giovani. Cosa fare dunque? Expo 2015 ha dato il via ad un’iniziativa unica nel suo genere, che prevede un percorso formativo per il visitatore durante tutto l’arco dell’evento.

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April 5, 2015 Newsletter

Pianeta Nutrizione & Integrazione, giunto alla VI Edizione, verrà organizzato nel 2015 a Milano presso il Centro Congressi di Rho “Stella Polare” in concomitanza con EXPO MILANO 2015 e direttamente collegato all’Area dell’Esposizione Universale.

Pianeta Nutrizione & Integrazione, ha registrato nel 2014 oltre 3000 presenze tra medici, biologi, dietisti e farmacisti, 30 società scientifiche accreditate, 80 espositori e oltre 100 relatori.
AKESIOS GROUP partner di Fiere di Parma ha ideato e realizzato, inoltre, uno spazio espositivo di Pianeta Nutrizione & Integrazione nel Padiglione CIBUS è ITALIA all’interno della manifestazione EXPO MILANO 2015 che si terrà dal 01 maggio al 31 ottobre.
Ci saremo anche noi il giorno 26 giugno alle ore 10,35  con il Dr. Di Fede, direttore di Imbio, che tratterà “Pharmacogenetics in Cancer Patients” ossia la Farmacogenetica nei malati di cancro
Torneremo alle 15.20 con il dr. Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista di Imgep ,che tratterà l’intolleranza alimentare e allergie nei pazienti malati di cancro “Food intolerance and allergies in cancer patients”
Parlerà della validita di Alcat Test che è ritenuto al momento lo strumento più utile per la diagnosi delle intolleranze alimentari e per la corretta impostazione di una terapia individuale e personalizzata che guidi verso il recupero della tolleranza immunologica. Questo test consente di valutare la sensibilità agli additivi alimentari, ai conservanti, ai coloranti, ai contaminanti ambientali, agli antibiotici e agli antinfiammatori.
É l’unico Test sulle intolleranze alimentari, riconosciuto dalla U.S. Food and Drug Administration (FDA) e utilizzato dalla Fondazione IRCCS Policlinico “San Matteo” di Pavia – Laboratorio di Immuno – Allergologia.

 



March 20, 2015 Newsletter

Il cortisolo, ormone steroideo prodotto dal surrene, rappresenta un fondamentale indicatore di stress. Nonostante si tratti di un parametro facilmente misurabile nella saliva e relativamente poco costoso, dotato di importanti studi a sostegno in particolare per chi si occupa di anti-aging, il cortisolo non riscontra purtroppo l’interesse medico che merita.

Non essendo mia abitudine volermi attribuire meriti che non mi appartengono, voglio subito chiarire che l’intuizione legata all’importanza di questa sostanza risale ai primi lavori sullo stress prodotti dal grande scienziato H. Selye rintracciabili sin dai suoi primi studi degli anni ’30 e proseguiti per tutto il corso della sua inimitabile carriera di scienziato-filosofo.

La misurazione dei valori di cortisolemia salivare, può essere effettuata in corrispondenza dei picchi riscontrabili in quattro fasce orarie giornaliere alle ore 7-13-17e 23, offrendoci la possibilità di dare una valutazione e grazie ad essa motivazione di tutta quella sintomatologia estremamente variegata in cui tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovati ad incappare: depressione, disbiosi, allergie/intolleranze, sindrome della stanchezza cronica, diabete/insulino resistenza, ipertensione, osteoporosi, sindrome metabolica, ansia, acidosi metabolica, stipsi, stress ossidativo…..persino lo sportivo attento alla performance dovrebbe monitorarlo con scrupolo per prevenire infortuni, superallenamento o scarsa competitività.

Nel tempo elevati livelli di cortisolo non sono altro che la risposta di adattamento del nostro organismo ad una condizione di stress proveniente dall’ambiente esterno e quindi una chiara relazione di causa-effetto grazie al legame indissolubile esistente tra lo stress e i livelli di cortisolo: all’aumentare del primo, sale il secondo; al protrarsi dello stress, i livelli di cortisolo tendono a diminuire con una tempistica differente per ognuno di noi, generando la condizione peggiore, cioè quella di esaurimento surrenalico.

All’ipercortisolemia sono sempre associate due condizioni base: acidosi metabolica e iperglicemia.Nel primo caso occorre riflettere su come minuscole variazioni di ph intestinale, possano produrre importanti alterazioni nella composizione del microbiota (flora batterica).

Nel secondo caso invece, va sottolineato che le variazioni, anche se minime, di ph intestinale rappresentino un evidente fattore di rischio in relazione all’insulino resistenza prima e a lungo andare al diabete di tipo II, soprattutto in soggetti che presentano un patrimonio genetico a rischio.

Infine, ricordando sempre che “Chi non conosce il cibo non può capire le malattie dell’uomo” (Ippocrate di Koos), va sottolineato come anche in questo caso le abitudini alimentari rappresentino un fattore fondamentale nel determinare i valori del cortisolo: una dieta ricca di proteine animali è in grado di produrre un suo innalzamento, così come una dieta ricca di zuccheri semplici ne produce una brusca variazione verso l’alto, a seguito dell’ipoglicemia indotta dalla risposta insulinica.

Insomma, ancora una volta, siamo di fronte ad un parametro di vecchia data, il cui significato si è ormai solidificato nel tempo al punto dal vedere sciamare interesse a riguardo e di conseguenza la considerazione da parte degli operatori sanitari. Appunto uno di quei casi che come diceva lo stesso Selye: “Ciò che frena la nostra ricerca non è ciò che non sappiamo o la mancanza di strumenti per investigare, piuttosto ciò che sappiamo e che non mettiamo in discussione”.

 



November 19, 2014 Newsletter

Sabato 15 novembre 2014, a Cassano allo Ionio (Cosenza), si è tenuto “La genetica e la nutrizione al servizio della prevenzione: applicazioni in clinica medica”, il seminario organizzato dalla farmacia Maiuri di Lauropoli in collaborazione con Imgep – Istituto di Medicina Genetica e Preventiva di Milano, accreditato ECM da Akesios Group srl.

Genetica e nutrizione come strumenti di prevenzione oggi sono realtà. La nutrigenomica, infatti, si occupa proprio di studiare le correlazioni tra alimenti e modifiche del DNA al fine di ridurre il rischio di malattia caratteristico di ciascun individuo.

I differenti aspetti della relazione tra dieta e salute, con particolare riferimento alle ultime ricerche in nutrizione, intolleranze alimentari e medicina preventiva, sono stati gli argomenti chiave trattati durante l’incontro, che ha destato molto interesse tra i medici partecipanti e tra gli ospiti che hanno fatto visita al convegno. Tra questi, anche il sindaco di Cassano allo Ionio Gianni Papasso e il Senatore Fabio Rizzi, Presidente della III Commissione Sanità e politiche sociali Regione Lombardia venuto a salutare l’equipe di medici che lavorano in Lombardia e che stanno investendo nella formazione medica della Regione Calabria.

Durante il primo intervento, Il Prof. Giuseppe Di Fede – Direttore Sanitario I.M.Bio Istituto di Medicina Biologica Milano e Istituto Medicina Genetica Preventiva I.M.Ge.P Milano ha parlato di “Genetica preventiva, applicazioni cliniche:

La medicina preventiva, negli ultimi anni, ha compiuto passi da gigante: recenti scoperte hanno evidenziato fattori genetici in grado di caratterizzare la percentuale di rischio relativa alle più comuni patologie. In questo contesto la nutrigenomica assume un ruolo determinante in medicina preventiva. La possibilità di calcolare l’aumento di suscettibilità genetica individuale come fattore di rischio offre una possibilità terapeutica al medico mettendolo in grado di ridurre, o addirittura azzerare, il fattore di rischio. La correlazione tra il profilo genetico, la diagnostica di laboratorio, l’anamesi e la clinica, consente di definire una strategia di medicina preventiva passando attraverso la nutrizione, ponendo particolare attenzione alla ricerca di nuove intollerrnze alimentari attraverso la metodica Alcat.”

Il Dr. Daniele Orlandoni – Consulente di Medicina anti-aging , naturopata, collaboratore Imbio e Imgep ha parlato, invece,  di “Cortisolo e resistenza insulinica nell’età menopausale”:

Lo stress è una componente fondamentale della nostra vita. Grazie agli studi di Selye giá negli anni 30, il legame tra carico stressorio e performance biologica ci consegna una visione dell’essere umano molto più complessa e densa di conseguenze tanto in termini di fisiologia che di biochimica. Imparare a gestire lo stress che dobbiamo affrontare ogni giorno significa essere in grado di gestire strategicamente le nostre risorse, intervenendo sia sui livelli di cortisolo (vero indicatore della nostra reattività adattativa) che sulle intolleranze alimentari misurate con metodica ALCAT, fonte alimentare di stress metabolic



October 22, 2014 Newsletter

Con l’arrivo dell’autunno comincia la periodica raccolta di funghi commestibili, la cui crescita è favorita dalle condizioni umide e dalla presenza di un suolo continuamente arricchito di nuova materia organica, le foglie che cadono dagli alberi. Tutto questo permette lo sviluppo e la crescita dei funghi che sfruttano la materia organica morta per svilupparsi nelle forme e colori che tanto affannosamente ricerchiamo nei luoghi più umidi e ombreggiati dei boschi.

Pochi sanno, tuttavia, che i funghi sono anche delle vere e proprie “spugne” di metalli pesanti e, tra questi, di nichel, sostanza chimica presente in natura praticamente in tutti i suoli.
Oltre al Nichel, alcune varietà di funghi possiedono anche tracce di lattosio, con conseguenti problemi in chi è particolarmente sensibile a questo zucchero. Bisogna inoltre ricordare che i funghi producono naturalmente sostanze antimicrobiche e tali sostanze, anche se in piccola quantità, sono ancora presenti nei funghi edibili, con effetti negativi sulla composizione della flora batterica intestinale.

Quando a far le spese di questa sovrabbondanza di molecole sono i lattobacilli e i Bifidobatteri presenti nel nostro intestino, Candida albicans, fungo naturalmente presente nel tratto intestinale e nostro commensale (ci aiuta infatti nella digestione degli zuccheri), diventa aggressiva, mutando la sua struttura e trasformandosi in una forma invasiva. Candida albicans, nella forma patogena, è capace di provocare microfessure nell’epitelio intestinale (DISBIOSI), portando inevitabilmente al passaggio, attraverso tali aperture, di macromolecole alimentari, non completamente digerite, verso il sangue, con l’insorgenza dei sintomi tipici di un’intolleranza alimentare come gonfiore, stanchezza, sonnolenza post-prandiale, aereofagia, stipsi, cefalea, dermatiti, nausea, irritabilità etc.

Anche coloro che soffrono di intolleranza ai lieviti devono far attenzione ai funghi edibili: i lieviti, infatti, fanno parte dello stesso ramo evolutivo dei funghi. Consumare troppi prodotti lievitati può quindi portare il nostro sistema immunitario a riconoscere e reagire allo stesso modo nei confronti dei funghi commestibili.

Scoprire se la causa dei nostri disturbi gastrointestinali è riconducibile ad un’intolleranza ai lieviti o ai funghi è molto semplice: attraverso la metodica ALCAT e in particolare il pannello
ALCAT 30 è possibile verificare la reazione del nostro corpo non solo ai lieviti (lievito chimico, lievito di birra e Candida albicans), ma anche ai funghi (Reishi, Maitake, Cordyceps, Champignon e Shiitake) per evitare spiacevoli e “lievitanti” sorprese al nostro organismo.



August 1, 2014 Newsletter

La tiroide è una delle principali ghiandole endocrine (produttrici di ormoni) che svolge un ruolo fondamentale nel controllo delle cellule e dei vari tessuti dell’organismo, con una forte influenza sulle molteplici funzioni corporee (peso corporeo, colesterolo, battito cardiaco, vista, massa muscolare, ciclo mestruale, stato mentale, cute e capelli).

La patologia più comune della tiroide è l’ipotiroidismo, la ridotta funzionalità della ghiandola che si ripercuote sulla riduzione della produzione di energia da parte delle cellule, con conseguente riduzione dell’attività metabolica. In pratica, l’organismo rallenta la produzione di ormoni e quindi il consumo di energia. Le donne sono più colpite rispetto agli uomini, con un rapporto che può arrivare a 5 donne su 1 uomo colpito. I sintomi più comuni, che passano spesso inosservati, sono:
stanchezza, freddolosità, letargia, aumento di peso, capelli secchi e sfibrati, pelle secca e ipotonica, etc.

La condizione opposta è l’ipertiroidismo, ossia un aumento delle produzione di ormoni tiroidei con conseguente aumento della produzione di energia, noto con il nome di morbo di Graves-Basedow.
Spesso è di origine auto immune, con produzione di anticorpi rivolti contro il TSH, che impediscono il normale funzionamento della ghiandola. Tra i principali sintomi vi sono: tremore di tutto il corpo, perdita di peso inspiegabile, sudorazione abbondante, insonnia, agitazione e irrequietezza, tachicardia (battito accelerato del cuore) ipertensione.

La diagnosi è molto agevole potendo misurare i valori di FT3 e FT4, TSH-r, e altri parametri correlati alla funzione tiroidea.

L’alimentazione riveste un ruolo importantissimo in caso di alterazione della tiroide. In caso di ipotiroidismo, ad esempio, è necessario ridurre i cibi ad alto contenuto di grassi idrogenati: burro, margarine e oli vegetali di origine non nota (diversi dall’ollio di oliva). Evitare le carenze di minerali fondamentali: ferro magnesio selenio Zinco, Iodio; le vitamine necessarie per un corretto funzionamento sono la Vit A, B6, B12, C, D, E. Chi soffre di ipertiroidismo dovrà fare attenzione al sale iodato. Il sale in generale va usato con parsimonia, verificando anche a quello contenuto nei prodotti alimentari industriali (cracker, patatine, insaccati). Si sconsigliano anche tutte le sostanze eccitanti il sistema nervoso: caffeina, cola, bevande energetiche, un eccesso di proteine animali.

Anche le intolleranze alimentari incidono sulla funzione tiroidea. Il test ALCAT per la diagnosi delle intolleranze identifica gli alimenti da non introdurre nella dieta, perché potenziali competitori con gli ormoni tiroidei, specifici e individuali.

Le indicazioni personalizzate del nutrizionista, consentono di stabilire una corretta alimentazione mirata a correggere naturalmente un iniziale squilibrio metabolico, e le conseguenze del caso.



December 21, 2013 Newsletter

Carissimi lettori di questo spazio oggi voglio fare a modo mio gli auguri di Natale a tutti voi, durante l’anno ai vari seminari e convegni ci si vede, ci si parla e ci si confronta, invece oggi voglio proporvi una delle ricetta di un mito della cucina italiana, il numero 1: ANTONINO CANNAVACCIUOLO.

Potete assaggiare le splendide creazioni di Antonino a Villa Crespi e questa è una piccolissima anteprima delle bontà che prepara nel suo prestigioso ristorante. Ha presentato questa ricetta a un’evento fatto a Milano in compagnia di due colleghi di tutto rispetto come Oldani e Bottura. Ognuno di loro ha un suo stile e quello che ho riscontrato in Antonino è stata la semplicità, l’umiltà e la simpatia.

E’ uno dei piatti più conosciuti di questo gigante buono della cucina italiana e non solo, potrebbe essere un’idea semplice da costruire per il vostro antipasto di Natale!!!!!!!!!!!! Auguri a tutti da Tiziana

Ingredienti per 4 persone

  • 300 gr. di tonno rosso
  • 100 gr. di fondo di vitello
  • 4 germogli di barbabietola in foglie
  • salsa di soia
  • 15 gr. di capperi sotto sale
  • 1 limone
  • sale di maldon

Per la maionese

  • 2 tuorli di uovo
  • 80 gr. di olio di semi di arachide
  • aceto bianco
  • polvere d’acciughe

Preparazione

Tagliate il filetto di tonno a cubi di circa 3 centimetri per lato, adagiatelo su di un piattino bagnato dove avete versato della salsa di soia e lasciatelo riposare per qualche minuto.

Nel frattempo preparate la maionese con i tuorli d’uovo, la polvere d’acciughe, un goccio d’aceto bianco e l’olio di semi di arachidi, sale.

Mettete la maionese pronta in una sac à poche. Fate scaldare il fondo di vitello con un pochino di salsa di soia. Lavate bene i capperi sotto l’acqua corrente, e disidratateli e tritateli finemente.

Per l’impiattamento mettete al centro di un piatto il cubo di tonno. Cospargere tutto intorno la polvere di capperi e,la maionese sopra il tonno, salando la superficie con poco sale di Maldon.

Sopra la maionese posizionare un germoglio di barbabietola. Grattuggiate la scorza di limone e posizionatela nel piatto.

Per concludere il piatto, scaldate bene il fondo di vitello con la soia e versatelo caldissimo al momento di servirlo in tavola

www.nonnapaperina.it



October 15, 2013 Newsletter

E’ un periodo che si sente continuamente parlare di intolleranze ….che cosa sono le intolleranze e che differenze ci sono con le allergie?

Per intolleranza alimentare si intende una reazione avversa dell’organismo verso alcuni alimenti o additivi, conservanti alimentari, lenta nel tempo e che può coinvolgere diverse parti dell’organismo come intestino, stomaco, pelle, vie urinarie, fino a compromettere, in certi casi le comuni attività lavorative e sociali. Basti pensare a chi soffre di colite, su base alimentare, come possa essere influenzata la giornata lavorativa.

La differenza tra allergie e intolleranze alimentari consiste per l’allergia, in una reazione immediata dopo aver ingerito un alimento, (esempio mangio una fragola e ho un immediata reazione con bolle sulla pelle, orticaria, edema delle labbra, per citarne alcune).

Per l’intolleranza invece, come abbiamo detto, si intende una reazione avversa più prolungata nel tempo verso un alimento o ad un gruppo di alimenti che posso appartenere alla stessa famiglia alimentare ( ad esempio le solanacee: pomodoro, patata, peperone e melanzana ) lenta nel tempo e soggetta ad accumulo con introduzione frequente anche giornaliero del cibo o dei cibi intollerati. Essa, può dare continuamente sintomi vari e a volte silenti, mentre certe volte con chiari sintomi di malessere come coliti, stipsi, cefalea, mal di stomaco, dermatiti, e cistiti o candidosi ricorrenti.

– Quali analisi si possono fare per arrivare ad una diagnosi di intolleranza alimentare?

Le allergie alimentari si possono testare con i Rast degli alimenti.
Per le intolleranze alimentari, purtroppo, c’è molta confusione, in quanto i test per la ricerca delle intolleranze alimentari oramai le fanno tutti dalla farmacia alla erboristeria…..con mezzi a dir poco fantasiosi senza dare un servizio concreto e serio all’utente che del tutto sprovveduto, accetta l’esito del test eseguito e nella maggioranza dei casi, non ricevono delle spiegazioni adeguate al risultato, generando delle serie problematiche di gestione dell’alimentazione.
Un solo test è riconosciuto sia come metodica di analisi che per gli estratti alimentari, ed è il test ALCAT.
Il test ALCAT è l’unico test riconosciuto dalla Food and Drug Amministration Americana che come ben sanno tutti è l’unico ente che riconosce sia i test che rispondono a requisiti particolari e non solo il test è riconosciuto ma anche l’apparecchiatura che esegue l’analisi. ALCAT e’ un test citotossico automatizzato, si effettua con una macchina da laboratorio dedicata e si esegue con un comune prelievo di sangue venoso.
La possibilità di eseguire i test su alimenti, conservanti, additivi, funghi e muffe, offre un certo vantaggio nella indagine diagnostica, una volta che i test tradizionali non hanno dato la risposta al problema clinico. ALCAT esiste da oltre 15 anni, e si effettua in 52 paesi del mondo.

– Quali sono le maggiori intolleranze che riscontrate negli ultimi tempi?

Da una nostra ricerca, risulta che almeno un terzo delle persone da noi visitate è intollerante al frumento e/o al glutine, le altre si divid ono in intolleranza al latte e derivati e una parte consistente, risulta intollerante al nichel.
Vorrei ricordare che ci possono essere alcune condizioni cliniche croniche e gravi, come le patologie renali, che necessitano di un adeguato inquadramento nutrizionale, per evitare di non trascurare alimenti importanti per la salute ed evitare invece quelli che potrebbero aggravare la malattia cronica.
Recentemente e’ stato sollevato un quesito riguardo la Sindrome Nefrosica, collegata con la reazione eccessiva di un certo tipo di anticorpi, i Linfociti T Citotossici ( precisamente Gamma e Delta ) che sono attivati dalle proteine del glutine, scatenando una reazione auto immune che potenzialmente può danneggiare le strutture renali.
Esiste la possibilità di valutare una predisposizione individuale verso il glutine tramite un’analisi genetica. Uno spazzolino dedicato, strofinato all’interno della guancia, raccoglie un gran numero di cellule dalle quali si può estrarre il DNA per analizzarlo.
Ricevuto l’esito del test genetico, il medico o il biologo nutrizionista è in grado di suggerire una dieta corretta e adeguata al problema di salute.
Una sana alimentazione, meglio se studiata in base al profilo nutrizionale evidenziato da un test sulle intolleranze o sul glutine, consente di non avere frequenti recidive di malattia e un maggiore recupero in caso di ricadute.

– Quali sono gli alimenti da evitare quando si assume cortisone e/o immunosoppressori e quali le integrazioni consigliate?

La sindrome nefrosica è un quadro patologico caratterizzato da anormale perdita di proteine dai glomeruli renali con conseguenti edemi corporei.
La terapia fondamentale di questa sindrome è con steroidi, capaci di controllare la patologia in un elevato numero di casi; tuttavia sia per ridurre gli effetti negativi della terapia steroidea sia per correggere le alterazioni metaboliche associate è sicuramente importante un adeguato regime dietetico il cui scopo è:

  • limitare l’assunzione di sale,
  • ripristinare le perdite proteiche
  • controllare il metabolismo dei grassi e degli zuccheri
  • controllare il metabolismo del calcio

In altre parole una alimentazione adeguata oltre a contrastare gli inevitabili effetti collaterali della terapia steroidea soprattutto se prolungata; è in grado di incidere in maniera molto significativa sulla sintomatologia e sull’evoluzione della patologia, aspetto particolarmente importante nell’età pediatrica.
Oltre alle consuete regole generali, ormai note a chi assiste un bambino affetto da sindrome nefrosica, esiste la possibilità di sottoporsi ad alcuni esami di laboratorio molecolari e genetici, in grado di contribuire a personalizzare il regime alimentare.

La nostra esperienza, mi porta a segnalare la frequenza di riscontro ai nostri test di intolleranza alimentare al frumento e derivati del grano e glutine, in secondo luogo ai latticini di origine vaccina e alle leguminose ma in minor parte.

E’ necessario che una volta avviato il programma nutrizionale personalizzato, il medico o biologico nutrizionista, deve adattare il programma alimentare in base al risultato degli esami.
Una condizione da evitare è quella di assumere alimenti acidi e favorire alimenti basici.
I cereali sono acidi, i latticini creano acidosi. Il carico di acidi e basici va corretto spesso per evitare ricadute ed effetti collaterali dalle terapie immunosoppressive.
Favorire le verdure di stagione e la frutta ad ogni pasto.
I cereali, sono considerati alimenti che tendono ad abbassare il pH del sangue, quindi si possono mangiare ma stando attenti a non mangiare sempre lo stesso tipo, una variazione della tipologia di cereale e anche della marca, permette di non diventare “intolleranti” . Altri alimenti che tendono ad acidificare il pH sono i latticini e tutti i derivati lattiero caseari bovini, meno acidi, ma non troppo, sono i derivati di capra e pecora.
Un vecchio detto indiano, recitava pressappoco così “nessuna medicina è efficace, se non accompagnata da una sana alimentazione”.

Prof. Giuseppe Di Fede per Associazione Sindrome Nefrotica

 



December 1, 2012 Newsletter

La tiroide è una ghiandola endocrina, posta alla base del collo, che insieme ad altre ghiandole e cellule, costituisce il sistema endocrino (ovaie, testicoli, ipofisi, epifisi, ghiandole surrenali, pancreas).

Le ghiandole endocrine producono e riversano nel circolo sanguigno gli ormoni, molecole o “messaggeri chimici” in grado di influenzare e coordinare le diverse attività dell’organismo. Gli ormoni trasmettono segnali tra una parte e l’altra del corpo, e una volta giunti a destinazione agiscono sulla cellula bersaglio, che darà inizio a una particolare attività funzionale.

La tiroide influenza gran parte dell’organismo attraverso la produzione di due ormoni che controllano il metabolismo, ossia la trasformazione del cibo che mangiamo in energia: gli ormoni tri-iodorironina (T3) e gli ormoni Tiroxina (T4).

Per la sintesi di questi ormoni è indispensabile il buon funzionamento dell’ormone ipofisario TSH, un corretto apporto di iodio con la dieta, la presenza dell’aminoacido tirosina, di alcuni enzimi (tireoperossidasi TPO) e del selenio. La produzione di ormoni attivi tiroidei è legata anche alla presenza delle vitamine D, C, E, A.

L’alterazione di questo equilibrio porta a due opposte condizioni patologiche: ipotiroidismo o ipertiroidismo.

L’ipotiroidismo si manifesta in caso di ridotto funzionamento della tiroide che non è in grado di produrre la giusta quantità di ormoni, con conseguente riduzione dell’attività metabolica. Si tratta della patologia tiroidea più diffusa, che colpisce soprattutto le donne (con un rapporto donne e uomini che può essere 5:1).

I sintomi più comuni, che spesso passano inosservati, sono:
stanchezza, freddolosità, letargia, aumento di peso, capelli secchi e sfibrati, pelle secca e ipotonica, caduta dei capelli, stitichezza, mestruazioni più abbondanti, depressione.

L’ipertiroidismo è la condizione opposta: aumento della produzione di ormoni tiroidei, con conseguente aumento della produzione di energia (morbo di Graves-Basedow).
Spesso è di origine auto immune, con produzione di anticorpi rivolti contro il TSH che impediscono il normale funzionamento della ghiandola.
I principali sintomi sono: tremore di tutto il corpo, perdita di peso inspiegabile, sudorazione abbondante, insonnia, agitazione e irrequietezza, tachicardia (battito accelerato del cuore) e ipertensione.

Le patologie della tiroide possono essere diagnosticate in maniera relativamente semplice, vista l’accessibilità clinica della ghiandola stessa, e curate anche grazie a una dieta corretta.

L’alimentazione assume, infatti, un ruolo molto importante in caso di alterazione della tiroide.
In presenza d’ipotiroidismo è necessario ridurre i cibi ad alto contenuto di grassi idrogenati, burro margarine e oil vegetali di origine non nota (diversi dall’olio di oliva), e prevenire la mancanza di minerali fondamentali: ferro, magnesio, selenio Zinco, Iodio; Le vitamine necessarie per un corretto funzionamento sono le seguenti: A, B6, B12, C, D, E.

È consigliato l’uso di sale iodato, mentre sono da evitare le brassicacee (cavolfiore, broccoli e tutta
la famiglia delle crucifere), note per la loro caratteristica di ridurre lo iodio disponibile.

In caso d’ipertiroidismo è bene eliminare tutte le sostanze eccitanti il sistema nervoso: caffeina, cola, bevande energetiche, e un eccesso di proteine animali.

È molto importante, inoltre, per ridurre lo stato infiammatorio generale dell’organismo, valutare la presenza di eventuali intolleranze alimentari, che potrebbero interferire con la funzione tiroidea.
Lo strumento più indicato per la ricerca delle intolleranze alimentari è ALCAT, un test che permette di identificare gli alimenti da evitare, perché potenziali competitori degli ormoni tiroidei, specifici e individuali.

Le indicazioni personalizzate fornite dal medico e dal nutrizionista, possono aiutare a stabilire una corretta alimentazione, mirata a correggere in modo naturale, dove possibile, un iniziale squilibrio metabolico, e le conseguenze del caso.



June 30, 2012 Newsletter

Le diverse forme di allergie che coinvolgono i bambini sono in continuo aumento. Eczema atopico, asma, riniti, congiuntiviti e dermatiti sono le più frequenti. I motivi scatenanti possono essere ricondotti a due cause principali:

  1. agenti atmosferici, pollini di alberi e graminacee;
  2. sensibilizzazione agli alimenti / additivi alimentari / conservanti

Una maggiore sensibilizzazione agli alimenti, e ai loro additivi, può essere dovuta alla continua introduzione di alimenti ricchi in conservanti, additivi, grassi idrogenati (oli vegetali diversi dall’olio di oliva), coloranti artificiali, dolcificanti sintetici, tutti potenziali fonti di rilascio di alte dosi d’istamina.

Il sistema immunitario si trova a dover fronteggiare nuove sostanze (con le quali non è mai stato a contatto), e deve quindi creare una sorta di adattamento immunologico, la cosiddetta tolleranza immunitaria. Tuttavia, occorre del tempo perché ciò avvenga.

Intanto, nuove forme di allergie e intolleranze fanno la loro comparsa, coinvolgendo ogni apparato sensibile: dalla pelle con le dermatiti, il naso e gli occhi con le riniti e congiuntiviti, fino a vere e proprie forme di asma bronchiale.

Come possiamo ridurre la sensibilità a sviluppare nuove forme di allergie (non mediate dagli anticorpi specifici chiamati IgE, ma che coinvolgono il sistema immunitario innato)?

Innanzitutto, bisogna tenere bene a mente che una sana alimentazione si costruisce durante l’infanzia. È importante rispettare lo svezzamento fisiologico, i tempi d’introduzione degli alimenti, consigliati dal Pediatra, e seguire – fin da bambini – un piano nutrizionale adeguato e il più vario possibile.

Tra le possibili sensibilità agli alimenti vi sono quelle verso le proteine del latte vaccino e l’intolleranza al lattosio (lo zucchero del latte). Conoscere l’agente causale ci aiuta a ridurre i sintomi di rinite o dermatiti.

Altro problema, più diffuso di quanto si pensi, è la sensibilità al glutine, la cui individuazione permette di seguire un piano nutrizionale con esclusione e/o riduzione della quota di glutine assunta, che può prevenire lo sviluppo di varie patologie: mal di testa, nausea, irritazione intestinale, stanchezza, dolori muscolari e molti altri problemi.

Le intolleranze agli alimenti, o ai loro conservanti e additivi, possono inoltre essere la causa di infezioni ricorrenti della gola, orecchie, occhi, bronchi, e di alcune forme di orticaria.

Molto spesso, gli alimenti “scatenanti” sono ingeriti anche uno o due giorni prima della manifestazione allergica, proprio per questo può essere difficile individuarne la causa.

Un valido aiuto per la diagnosi delle intolleranze agli alimenti e ai conservati arriva dal test ALCAT. L’analisi si esegue tramite un prelievo di sangue, dal quale si analizzano i globuli bianchi coinvolti nel processo d’infiammazione e intolleranza.

Il test Alcat individua gli alimenti reattivi, e permette di pianificare un piano nutrizionale personalizzato grazie al quale si può ridurre il livello d’infiammazione generale (dovuta a un’intolleranza, non nota), e il livello d’istamina prodotta, con conseguente miglioramento dei sintomi allergici.

Il controllo delle allergie si ottiene quindi anche attraverso un’alimentazione corretta, e calibrata secondo le proprie caratteristiche ed esigenze.


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