La tiroide è una ghiandola endocrina, posta alla base del collo, che insieme ad altre ghiandole e cellule, costituisce il sistema endocrino (ovaie, testicoli, ipofisi, epifisi, ghiandole surrenali, pancreas).
Le ghiandole endocrine producono e riversano nel circolo sanguigno gli ormoni, molecole o “messaggeri chimici” in grado di influenzare e coordinare le diverse attività dell’organismo. Gli ormoni trasmettono segnali tra una parte e l’altra del corpo, e una volta giunti a destinazione agiscono sulla cellula bersaglio, che darà inizio a una particolare attività funzionale.
La tiroide influenza gran parte dell’organismo attraverso la produzione di due ormoni che controllano il metabolismo, ossia la trasformazione del cibo che mangiamo in energia: gli ormoni tri-iodorironina (T3) e gli ormoni Tiroxina (T4).
Per la sintesi di questi ormoni è indispensabile il buon funzionamento dell’ormone ipofisario TSH, un corretto apporto di iodio con la dieta, la presenza dell’aminoacido tirosina, di alcuni enzimi (tireoperossidasi TPO) e del selenio. La produzione di ormoni attivi tiroidei è legata anche alla presenza delle vitamine D, C, E, A.
L’alterazione di questo equilibrio porta a due opposte condizioni patologiche: ipotiroidismo o ipertiroidismo.
L’ipotiroidismo si manifesta in caso di ridotto funzionamento della tiroide che non è in grado di produrre la giusta quantità di ormoni, con conseguente riduzione dell’attività metabolica. Si tratta della patologia tiroidea più diffusa, che colpisce soprattutto le donne (con un rapporto donne e uomini che può essere 5:1).
I sintomi più comuni, che spesso passano inosservati, sono:
stanchezza, freddolosità, letargia, aumento di peso, capelli secchi e sfibrati, pelle secca e ipotonica, caduta dei capelli, stitichezza, mestruazioni più abbondanti, depressione.
L’ipertiroidismo è la condizione opposta: aumento della produzione di ormoni tiroidei, con conseguente aumento della produzione di energia (morbo di Graves-Basedow).
Spesso è di origine auto immune, con produzione di anticorpi rivolti contro il TSH che impediscono il normale funzionamento della ghiandola.
I principali sintomi sono: tremore di tutto il corpo, perdita di peso inspiegabile, sudorazione abbondante, insonnia, agitazione e irrequietezza, tachicardia (battito accelerato del cuore) e ipertensione.
Le patologie della tiroide possono essere diagnosticate in maniera relativamente semplice, vista l’accessibilità clinica della ghiandola stessa, e curate anche grazie a una dieta corretta.
L’alimentazione assume, infatti, un ruolo molto importante in caso di alterazione della tiroide.
In presenza d’ipotiroidismo è necessario ridurre i cibi ad alto contenuto di grassi idrogenati, burro margarine e oil vegetali di origine non nota (diversi dall’olio di oliva), e prevenire la mancanza di minerali fondamentali: ferro, magnesio, selenio Zinco, Iodio; Le vitamine necessarie per un corretto funzionamento sono le seguenti: A, B6, B12, C, D, E.
È consigliato l’uso di sale iodato, mentre sono da evitare le brassicacee (cavolfiore, broccoli e tutta
la famiglia delle crucifere), note per la loro caratteristica di ridurre lo iodio disponibile.
In caso d’ipertiroidismo è bene eliminare tutte le sostanze eccitanti il sistema nervoso: caffeina, cola, bevande energetiche, e un eccesso di proteine animali.
È molto importante, inoltre, per ridurre lo stato infiammatorio generale dell’organismo, valutare la presenza di eventuali intolleranze alimentari, che potrebbero interferire con la funzione tiroidea.
Lo strumento più indicato per la ricerca delle intolleranze alimentari è ALCAT, un test che permette di identificare gli alimenti da evitare, perché potenziali competitori degli ormoni tiroidei, specifici e individuali.
Le indicazioni personalizzate fornite dal medico e dal nutrizionista, possono aiutare a stabilire una corretta alimentazione, mirata a correggere in modo naturale, dove possibile, un iniziale squilibrio metabolico, e le conseguenze del caso.