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May 12, 2015 Newsletter

L’8-9 maggio si è tenuto a Torino il congresso “Nutrisport” brillantemente organizzato dalla Dott.ssa Maria Teresa Caselli e dal Dott. Valter Canavero.
Ho partecipato in qualità di relatore con il gruppo IMBIO-IMGEP di Milano diretto dal Prof. Giuseppe di Fede, maestro e amico, e animato dall’instancabile lavoro della Dott.ssa Paola Carassai.
Il titolo della mia relazione è stato: “Infiammazione intestinale e Performance sportiva”, un legame regolarmente trascurato, così com’è normalmente non investigata la disbiosi intestinale di cui è figlia.
Il concetto stesso di disbiosi è legato al Microbiota intestinale, cioè la popolazione batterica che colonizza il nostro intestino per tutta la durata della nostra vita e che, come evidenziano gli studi più recenti in modo inequivocabile, risulta essere determinante nello spostare il rapporto tra salute e malattia a favore di uno o l’altro dei fattori.
Alterare, infatti, la su composizione, mi riferisco ai rapporti presenti tra le 400 specie che affollano il nostro intestino, può causare disturbi che la medicina non classifica come patologie, così come sottolinea il padre della neurogastroenterologia Michael D.Gershon (“Il secondo cervello”, ed. UTET, 2006):

“Gli studi hanno mostrato che oltre il 40% dei pazienti che ricorrono alle cure di un internista lo fanno a causa di problemi gastrointestinali. Metà di questi presenta disturbi FUNZIONALI. Il loro intestino funziona male, ma nessuno sa il perché. Non vi è alcun difetto anatomico o chimico evidente. I medici si irritano. I pazienti che si presentano ai medici con problemi senza soluzione sono percepiti come una minaccia e spesso sono dimessi come affetti da squilibrio mentale, con l’epiteto di rottami bisbigliato alle loro spalle. Sono considerati esempi di protoplasma scadente i cui processi di pensiero nevrotico si riflettono sul loro intestino.
Così il loro intestino si mette a fare i capricci in modo tale da sfidare il meglio che la medicina moderna ha da offrire, che in questo caso è l’ignoranza combinata alla mancanza di compassione”.

Inoltre:

“Oggi, l’alterazione funzionale dell’intestino è un complesso di sintomi che non ha un collegamento con la patologia”.

Il primo ad interessarsi della disbiosi intestinale è stato lo scienziato russo Elie Metchinkoff il quale spese tutta la sua vita nel proposito di assicurare una maggiore longevità al genere umano e, grazie ai suoi studi compiuti presso l’Istituto Pateur, di liberarlo dalle malattie. Il culmine della sua carriera, così totalmente dedicata alla ricerca, venne raggiunto nel 1908 quando fu insignito del premio Nobel per la medicina.
Nel suo testo più conosciuto (“The prolongation of life;optimistic studies”) Metchnikoff ricorda come la cura degli anziani, ancora di più il lavoro preventivo su di essi, rappresenti una conquista dal momento che alla sua epoca si trattava di una visione totalmente nuova.
Lo studio del microbiota e la valutazione della disbiosi intestinale si muovono nel solco tracciato da questo grande scienziato, in cui la medicina non si limita ad attendere supinamente lo svilupparsi della patologia, piuttosto si muove in anticipo captando i segnali di alterazione funzionale del sistema biologico per porre rimedio prima che essi si trasformino in malattia.



April 5, 2015 Newsletter

Nuovo attesissimo incontro per l’Istituto di Medicina Biologica con la cittadina di Rovato, nel bel mezzo del paesaggio collinare della Franciacorta, organizzato in collaborazione con la Farmacia San Carlo il 23 aprile alle 20.30 presso la sala intitolata a Monsignor Zenucchini.

Tema della serata l’intolleranza al lattosio e la sensibilità al glutine e l’importanza del fare prevenzione a qualsiasi età. Argomenti che verranno appropriatamente esposti, frutto della quotidiana esperienza professionale, dal Prof. Giuseppe Di Fede e dal Dott. Sacha Sorrentino, rispettivamente direttore sanitario e biologo – nutrizionista di IMBIO ed IMGEP.

Ed è proprio grazie da IMGEP nella figura della dr.ssa Carassai che si riescono ad organizzare questi incontri rivolti al pubblico. Pubblico che giorno dopo giorno è in continuo aumento proprio per le risposte che vengono date presenziando a questi eventi.

Gli eventi sull’argomento, organizzati negli ultimi anni, hanno sicuramente fatto da apri pista ad un’impegnativa opera di sensibilizzazione nei confronti di intolleranze e alimentazione, ma soprattutto su quanto una dieta sana ed equilibrata possa aiutare a star meglio e a reagire più facilmente a tutti gli stress esterni a cui ogni giorno è sottoposto il nostro organismo.

Scarica la locandina Locandina Rovato2015 – A4

 



November 23, 2014 Newsletter

Questa è una bellissima intervista fatta al Prof. Giuseppe Di Fede pubblicata su Orizzonti

«Sono nato a Piazza Armerina – dice sommessamente il dott. Giuseppe Di Fede – ma la mia famiglia è originaria di Aidone». Una città particolare, questo piccolo centro in provincia di Enna a quasi mille metri sul livello del mare; cinquemila abitanti, un centro storico bellissimo, una straordinaria terrazza che s`affaccia sulla Piana di Catania e su «Mungibeddu», il vulcano dei siciliani. Quello che quando è in eruzione dà sempre spettacolo di lava e lapilli. Nelle sere d`estate, dal belvedere di Aidone, l`Etna ce l`hai tra le mani. Sembra la testimonianza vivente di quanto autentiche siano quelle antiche stampe che raffigurano il monte  visto da lontano con alte fontane di fuoco rosso.

Da Aidone, il piccolo Giuseppe Di Fede partì ancora bambino. «Mio padre, Aurelio, era il barbiere del paese – dice, con tenero affetto, il nostro –  mia madre, Graziella Pellegrino, era casalinga. Con la mia sorellina, Maria Rosa, vivevamo coi nonni materni, Maria Lauri e Sebastiano Pellegrino. La mia famiglia, assicurandomi un totale sostegno, mi ha permesso di imparare un mestiere e avere rispetto per gli altri».

La storia dunque parte da Aidone, da un barbiere che decide di dare una svolta alla sua vita ed alla sua famiglia. Che parte, come tanti partirono tra gli anni Sessanta e i Settanta, alla volta delle città industriali del Nord. Avrà pure deluso i suoi clienti più affezionati (e sì, in Sicilia il barbiere, il medico e il macellaio non si cambiano mai) ma il barbiere Aurelio Di Fede, con quella scelta, lanciò una freccia sul futuro, E questa freccia si chiama Giuseppe.

A Milano, Giuseppe conclude gli studi dell`obbligo e si iscrive ad un corso di odontotecnici, subito inizia a lavorare, mentre ancora frequenta il corso che lo qualificherà tecnico dentista; lavora di giorno e studia la notte. Ma Milano è una grande città e a Giuseppe, ancora adolescente, lo studio e il lavoro non bastano. Ci sono gli amici, c`è lo sport, si appassiona di karatè e vince: vince anche gare nazionali.

«Anche lo sport è stato importante per me – dice – mi ha dato sicurezza, autostima, determinazione e rispetto delle regole. Raggiungere un traguardo, avere degli obbiettivi, per me è stato ed è sempre importante. Anche i miei genitori lo hanno avuto: il loro traguardo siamo stati noi figli.  Così mi hanno trasmesso il senso del dovere e la necessità di porsi, nella vita, degli obbiettivi».

L`intervista di Orizzonti, fa fermare per qualche istante il ritmo frenetico del giovane medico, ormai milanese d`adozione, e lo fa tornare indietro nei ricordi. Una pausa dolce e salutare:

«Ho avuto poche occasioni per ritornare in Sicilia e rivedere i miei zii. Il tempo era poco davvero. Ma le volte che lo facevo, ricevevo un affetto forte come se fossi stato sempre in Sicilia, come se non fossi andato mai via».

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December 30, 2011 Newsletter

Uno degli argomenti sempre più seguiti e discussi è quello del nostro benessere e della nostra salute. Non esiste programma o rivista, specializzata e non, che non dedichi ampi spazi al ruolo che un determinato stile di vita svolge sul nostro benessere e sulla nostra salute.

L’argomento è molto vasto, ma tutto sommato riconducibile a pochi e fondamentali fattori che determinano il nostro stato psicofisico: alimentazione, attività fisica e stile di vita. A sua volta, un comune denominatore di questi tre pilastri del nostro stato di salute è rappresentato dai “Radicali Liberi”e di conseguenza, lo Stress Ossidativo a questi legato.

Cercheremo di inquadrare la problematica considerando situazioni comuni ai tre punti, fermo restando che ognuno meriterebbe di essere analizzato nel dettaglio, evidenziando gli atteggiamenti e le situazioni che possono contribuire al mantenimento di uno stato di salute e benessere ottimali.
E inoltre opportuno considerare un’altra condizione molto attuale, che può amplificare l’attività dei Radicali Liberi causando nella persona interessata una situazione di sofferenza, che spesso si manifesta in maniera subdola, con sintomi diversi e strettamente individuali. Mi riferisco alle Intolleranze Alimentari, che possono essere diagnosticate solo attraverso l’effettuazione di un modernissimo test.

A questo punto, dato per certo il ruolo negativo, oltre certi livelli, dei Radicali Liberi, cerchiamo di capire come possiamo conoscerli meglio, prevenirne gli eccessi, combatterli e in ultima analisi, convivere con questi vivaci “Guerrieri”.

Per definizione, i Radicali Liberi sono molecole o frammenti di molecole derivate dall’Ossigeno Molecolare, caratterizzate dalla presenza di uno o più elettroni spaiati negli orbitali esterni. In pratica, sottraggono elettroni ad altre molecole bersaglio per completare il loro ottetto (condizione stabile di elettroni; condizioni non di ottetto sono instabili).

Le molecole bersaglio possono essere: a) Acidi Nucleici; b) Proteine; c) Membrane Biologiche.
Il risultato di tutte queste aggressioni rappresenta lo “Stress Ossidativo”.

I Radicali Liberi sono prodotti di scarto che si formano naturalmente all’interno delle cellule del nostro corpo quando l’ossigeno è utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (ossidazione). Se sono in quantità minima, aiutano il Sistema Immunitario nell’eliminazione dei germi mediante perossidazione lipidica (denaturazione membrane batteriche); mediante un’azione mutagena sul DNA; mediante ossidazione dei Citocromi (arresto respirazione mitocondriale). Se non sono prontamente neutralizzati dai sistemi Antiossidanti, danneggiano i tessuti e le cellule circostanti interrompendo i processi cellulari vitali.

Per comprendere più facilmente gli equilibri che esistono tra gli stati di ossidazione e di riduzione (acquisizione o cessione di elettroni) è utile evidenziare che tutte le forme di vita mantengono un ambiente “riducente” entro le proprie cellule. L’ambiente cellulare “Redox” è preservato da enzimi che mantengono lo stato ridotto attraverso un costante input di energia metabolica.
Eventuali disturbi in questo normale stato redox possono avere effetti tossici in seguito alla produzione di Perossidi e Radicali Liberi, che danneggiano tutti i componenti della cellula, incluse: proteine, lipidi, DNA. Come precedentemente accennato, in quantità ridotte, i Radicali Liberi contribuiscono ad aumentare le nostre difese verso infezioni e altre situazioni a rischio. L’eccesso di Radicali Liberi conduce, invece, a una serie di alterazioni e patologie: fibroplasia retrolenticolare, aterosclerosi, ipertensione arteriosa, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, diabete mellito, colite, artrite reumatoide, invecchiamento.

È giusto ricordare, inoltre, che anche l’attività fisica, sempre più apprezzata e fondamentale per il nostro benessere, può causare, in certe situazioni, la produzione di Radicali Liberi. L’attività fisica comporta, infatti, uno sbilanciamento temporaneo tra la produzione di Radicali Liberi e il loro smaltimento. Questo fenomeno identifica lo “Stress Ossidativo”. La pratica sportiva continua induce nel nostro organismo un aumento delle difese endogene contro questo tipo di Stress, diminuendone quindi i danni. Esistono 2 siti di produzione: a) quello classico a livello della catena di trasporto degli elettroni, cioè all’interno del mitocondrio; in altre parole, maggiore è il consumo di ossigeno della cellula, maggiore sarà la produzione dei Radicali liberi. b) produzione anaerobica, avviene in altri compartimenti cellulari, in assenza di ossigeno, a causa di enzimi (Xantina Ossidasi, NADPH Ossidasi) o altre sostanze presenti in alcuni compartimenti (Calcio, Ferro). Questo è uno dei motivi che conferma quanto si ripete ormai da tempo: un’attività fisica non costante e molto saltuaria crea più danni che benefici.

A questo punto, vediamo i fattori che influenzano l’iperproduzione di Radicali Liberi:
1) Fumo;
2) Alcool;
3) Diete sbilanciate;
4) Esercizio fisico intenso;
5) Raggi solari;
6) Inquinamento.

I rimedi per almeno 5 di questi punti sono essenzialmente ablativi, nel senso che è sufficiente eliminarli dalle nostre abitudini per risolvere i problemi a essi correlati (vedi fumo, alcool, inquinamento ecc). Nel caso delle diete sbilanciate e dell’alimentazione in generale possiamo invece intervenire in maniera abbastanza significativa. Diete troppo ricche di grassi animali, fritture, alcool, ma povere di frutta e verdura, sono implicate molto da vicino sull’abnorme produzione di Radicali e sull’insorgenza di altre importanti patologie quali diabete, sindrome metabolica, e aterosclerosi.

Per lo smaltimento dei Radicali Liberi abbiamo a disposizione due meccanismi:
1) Endogeni
– Sistemi Enzimatici: Superossidodismutasi; Catalasi; Glutatione Perossidasi; Desaturasi;
Acido Lipoico
– Molecole Chelanti i metalli; Albumina; Ferritina; Transferrina; Ceruloplasmina.

2) Esogeni
Dieta e Grassi.

Tra i fattori esogeni, frutta e verdura costituiscono un completo laboratorio chimico che mette a disposizione numerosi composti, utilissimi ai nostri scopi. Possiamo fare una grande distinzione e suddivisione raggruppando queste sostanze in funzione dei colori degli alimenti da cui provengono:

  • GRUPPO del BIANCO: Aglio, Castagne, Mele, Pere ecc. Possiedono un’importante azione detossificante.
  • GRUPPO del BLU-VIOLA: Melanzane, Radicchio, Mirtilli ecc. Importantissimi per la vista e i capillari.
  • GRUPPO del GIALLO-ARANCIO: Carote, Peperoni, Zucca,Arance, ecc. Molto utili per la pelle e la sua protezione dai raggi solari nocivi.
  • GRUPPO del VERDE: Asparagi, Bietole, Basilico, Broccoli, Carciofi, ecc. Fondamentali per importanti funzioni vitali.
  • GRUPPO del ROSSO: Barbabietole rosse, Pomodori, Arance Rosse ecc. Grazie alla presenza di Licopene e Antocianine, sono i più potenti agenti Antiossidanti contro l’eccesso di Radicali Liberi.

Alla luce di quanto esposto, i Radicali Liberi sono, in determinate situazioni fisiologiche, un prezioso aiuto per l’omeostasi del nostro organismo. Il problema scatta nei momenti in cui vengono stravolti determinati equilibri, e quelli che erano i potenziali benefici si trasformano in pericolose aggressioni. La gestione di tali equilibri dipende molto anche da noi.

Un’alimentazione sbagliata ed esagerata, eccessive esposizioni al sole, fumo di sigaretta, smog e inquinamento, scarsa assunzione di antiossidanti naturali contenuti in frutta, verdura e oli vegetali, possono portare a subire le conseguenze negative dovute a un eccesso di Radicali Liberi. Giusta attività fisica, eliminazione di eventi aggressivi e assunzione di antiossidanti naturali o con integrazione extra, rappresentano la giusta contromisura per l’insorgenza dei danni legati all’eccessiva azione dei Radicali Liberi.

Per concludere, è importante sottolineare l’importanza che riveste la diagnosi della presenza di Intolleranze Alimentari, con test specifici sul sangue. Anche per i Radicali Liberi esiste la possibilità di indagare in qualsiasi momento sia sull’entità di aggressione di Radicali Liberi sia sulla capacità difensiva che in quel momento si mette in atto. In questo modo, in caso di scarsa capacità difensiva, è possibile instaurare un’opportuna terapia antiossidante ed evitare i potenziali danni legati a un’eccessiva attività radicalica.

a cura del dr. Francesco Lampugnani – Biologo Nutrizionista Specialista in Farmacologia



September 30, 2010 Newsletter

È opinione comune ritenere che la cellulite sia eminentemente un inestetismo (peraltro molto diffuso, visto che fa soffrire circa l’80 per cento delle donne), quando in verità si tratta di una vera e propria patologia, nella fattispecie del tessuto adiposo, definita pannicolopatia edemato-fibrosclerotica.

Come ben sa chi mal la sopporta, essa si concentra prevalentemente all’esterno delle cosce (nella zona laterale del bacino), all’interno delle stesse e sui glutei, interessando il “pannicolo adiposo” che si trova fra il derma (lo strato di tessuto connettivo giusto sotto l’epidermide) e la parte muscolare. Il pannicolo ha una sua impalcatura di sostegno (il tessuto reticolare e il collagene) e una vascolarizzazione (denominata microcircolo) attraverso la quale il tessuto adiposo fornisce l’energia all’organismo o l’accumula sotto forma di grasso.

Per motivi diversi – stress, stipsi, fattori ereditari, fumo, sedentarietà, abuso di medicinali (pillola anticoncezionale), cause ormonali (per esempio un cattivo funzionamento della ghiandola tiroidea, o ipotiroidismo), disturbi del ciclo mestruale (come si verificano nella Sindrome dell’ovaio micropolicistico), ma soprattutto cattiva alimentazione –, la circolazione venosa e linfatica (vasi che trasportano scorie) può rallentare e dai capillari possono uscire sostanze che invece dovrebbero essere eliminate. Parte così il meccanismo iniziale di accumulo di liquidi (edema), che s’infiltra fra le cellule del pannicolo adiposo. Queste si allargano, peggiorando lo stato edematoso e nel contempo il tessuto di sostegno (collagene e fibre reticolari) reagisce cercando d’impedire che le cellule adipose si allontanino, ma causando così la produzione di capsule che impediscono a loro volta gli scambi ematici fra la “cellulite” e il resto dell’organismo.

I processi esposti possono essere distinti in 4 fasi che evolvono per grado di gravità. I primi due stadi possono essere rallentati o addirittura bloccati con l’attività fisica (e la corsa in particolare); nel terzo e quarto la consistente struttura fibrosa dei noduli rende tutto molto difficile. La corsa, quindi, è certamente da proporre come prevenzione e cura per i primi 2-3 stadi, insieme ad alcune semplice regole di alimentazione e qualche stratagemma nutri-cosmeceutico per sconfiggere o tenere sotto controllo la cellulite.


Gli stadi della cellulite
La cellulite viene suddivisa in quattro stadi, o gradi, in base alla gravità dei sintomi
con i quali si manifesta e alla loro difficoltà di trattamento.

1 Cellulite edematosa È caratterizzata dalla presenza di gonfiore, ma la cute è ancora tesa  ed elastica e, se compressa, non resta segno né si avverte dolore.

2 Cellulite fibrosa La pelle, se compressa, ancora non duole ma, seppur ancora liscia, comincia ad assumere un colorito spento e si presenta “a buccia d’arancia” se viene stretta fra le dita. C’è formazione di tessuto fibrotico e la cattiva circolazione sanguigna può causare formicolii, pesantezza alle gambe, crampi.

3-4 Cellulite sclerotica Il tessuto connettivo s’indurisce ulteriormente e si formano i primi macronoduli che conferiscono alla pelle l’aspetto a buccia d’arancia “a vista”. Nel quarto stadio le zone cellulitiche si presentano isolate dal tessuto circostante. I macronoduli danno origine ad avvallamenti e protuberanze; la cute è dura e dolorante alla palpazione.
È la più difficile da trattare.


CORRI (FORTE) CHE TI PASSA
In verità il running non è, e non può essere, del tutto risolutivo. Un programma di attività deve prevedere almeno 3-4 sedute di allenamento divise in 3 sedute di corsa e una di tonificazione generale, ma soprattutto delle zone interessate alla cellulite. La corsa dev’essere affrontata secondo tabelle che prevedano la possibilità di migliorare le proprie caratteristiche fisico-organiche progressivamente e secondo le proprie caratteristiche e predisposizioni.

Vanno sfatati alcuni miti: camminare invece di correre (vale solo nei casi di situazioni gravi, dove il carico sulle articolazioni è importante), oppure allenarsi sotto la soglia lattacida: si dimentica che l’acido lattico è un potentissimo vasodilatatore e stimola la produzione di mitocondri nella supercompensazione fisiologica. A torto si potrebbe pensare che la vasodilatazione da acido lattico potrebbe peggiorare la perdita di materiale vasale, perché nella prevenzione – e anche negli stadi 1 e 2 della cellulite – l’azione tonico-trofica della corsa sul circolo ematico è di gran lunga maggiore.
Una limitazione nella produzione di acido lattico potrebbe valere nei primi momenti d’allenamento per soggetti con stadio 3 di cellulite.

Quindi: progressione nell’allenamento e, nelle uscite, lasciare almeno un allenamento con corsa variata. L’allenamento di tonificazione dovrà interessare in maggior misura le parti interessate dalla cellulite, quindi con esercizi di adduzione (per i muscoli interni della coscia: 10 minuti) e abduzione (per glutei e laterali della coscia: 10 minuti), per il bicipite il femorale (posteriore della coscia: 10 minuti), per il quadricipite (10 minuti) e alla pressa (15 minuti). Meglio sarebbe utilizzare il circuit training, intervallando gli esercizi a con 10 minuti di cyclette, corsa leggera, step.

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LA COSMETICA CHE AIUTA
Utilizzo d’integratori alimentari e interventi più prettamente cosmetici possono sovrapporsi e migliorare i risultati che si possono ottenere con la corsa e l’alimentazione (vedi Occhio a ciò che mangi nel box sotto). Certamente la possibilità d’intervenire in modo coordinato in-out consente di ottenere risultati apprezzabili nella lotta contro l’inestetismo in questione, ma non bisogna dimenticare che la cellulite è anche pelle a buccia d’arancia, colore dell’incarnato, pelle asfittica, condizioni che possono migliorare molto anche con interventi cosmetici. La maggior parte degli attivatori metabolici che stimolano la lipolisi si trovano in integratori alimentari: guaranà, arancio amaro, mate, caffeina e tè verde possono attivare preventivamente l’attività lipolitica rispetto alla corsa e quindi si possono ottenere risultati sinergici.

Un effetto simile si può ottenere anche con l’applicazione topica di una crema anticellulite prima di correre. Integratori ad uso sistemico possono contenere principi fitoterapici ad azione diuretica come l’orthosiphon stamineus, che per la presenza di sinenstesina determina un effetto drenante e andiedematoso, o altri estratti come la centella asiatica e l’ippocastano che producono benefici effetti sulla tonicità dei vasi sanguigni. Da evitare l’uso d’integratori a base di fucus vesciculosus, soprattutto in soggetti a rischio d’infiammazioni tiroidee: anche una tiroide “normale” può andare incontro, “caricandola” eccessivamente di iodio, a fenomeni di flogosi cronica.

In sostanza una corretta alimentazione, integrata quando ce ne sia la necessità da una ragionata supplementazione e unita a un corretto programma di corsa, magari anche questo integrato da qualche seduta con i pesi in palestra, potranno aiutare le donne, in maniera ragionevole e soprattutto a basso costo, a prevenire e, nei primi stadi, anche a curare il più diffuso inestetismo che le colpisce.
(Ha collaborato il dottor Carmine Orlandi)

da http://www.runnersworld.it – settembre 2010
di FULVIO MARZATICO



January 30, 2009 Newsletter

Potenziale utilità clinica di Deutrosulfazyme® CELLFOOD®.
Osservatorio Internazionale Stress Ossidativo, Radicali Liberi e Sistemi Antiossidanti
(Salerno)

090101_radicaliLo stress ossidativo, definito classicamente come l’effetto finale dello squilibrio fra produzione ed eliminazione di specie chimiche ossidanti, generalmente di natura radicalica e centrate sull’ossigeno (Reactive Oxygen Species, ROS), costituisce uno dei fattori di rischio emergenti per la salute. Ad esso, infatti, risultano associati non solo l’invecchiamento precoce, ma una serie di quadri morbosi, spesso di natura degenerativa e ad andamento cronico. In particolare, il Sistema Nervoso Centrale rappresenta, per varie ragioni (elevato consumo di ossigeno, alti livelli di ferro, concentrazione significativa di acidi grassi poliinsaturi, etc.) uno dei principali target dei ROS e, quindi, dello stress ossidativo che, a ragione, viene oggi considerato uno dei principali cofattori di malattie neurodegenerattive (malattia di Parkinson, malattia di Alzheimer, slerosi laterale amiotrofica, etc.).

Per questo motivo, negli ultimi anni il tradizionale approccio terapeutico a queste patologie si sta sempre più aprendo al contributo, talvolta determinante, degli integratori. In tale contesto, Deutrosulfazyme(R) [CELLFOOD®), Eurodream srl, La Spezia], una soluzione colloidale in fase disperdente acquosa a base di amminoacidi, minerali, enzimi e deuterio solfato in tracce, ha dimostrato di possedere potente azione antiossidante sia in vitro che in vitro, proponendosi come formulazione potenzialmente in grado di migliore il trofismo neuronale, più o meno gravemente compromesso dallo squilibrio del bilancio ossidativo nel corso di malattie croniche e degenerative.

Antiossidanti – I radicali liberi

I radicali liberi sono prodotti di “scarto” che si formano naturalmente all’interno delle cellule del corpo quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (ossidazione). Se sono in quantità minima aiutano il sistema immunitario nell’eliminazione dei germi e nella difesa dai batteri.
Dal punto di vista biochimico, i radicali liberi sono frammenti di molecola dotati di un elettrone spaiato (numero dispari di elettroni nell’ultimo strato, quando normalmente gli elettroni sono accoppiati), che si formano nelle cellule sia in seguito alle normali reazioni metaboliche sia in seguito a stimoli esterni: radiazioni ionizzanti, elevata tensione di ossigeno, sostanze chimiche di varia natura.
Tra i radicali liberi più pericolosi ci sono i composti dell’ossigeno, il cui effetto é simile a quello delle radiazioni: anione superossido, acqua ossigenata e idrossilico. Il più diffuso è l’anione superossido che è estremamente pericoloso perché distrugge l’ossido nitrico determinando ipertensione .
I radicali liberi sono fortemente ossidanti, molto reattivi e vanno alla ricerca disperata di ciò che hanno perduto: un elettrone per completare la doppietta.

Questo li porta a reagire con altre molecole, creando nuovi radicali instabili e dando inizio a reazioni a catena che finiscono per danneggiare irreversibilmente le strutture cellulari.
In condizioni fisiologiche vi è uno stato di equilibrio tra la produzione endogena di radicali liberi e la loro neutralizzazione da parte dei meccanismi anti-ossidanti di difesa. Quando prevale la produzione di radicali si viene a determinare un danno, definito stress ossidativo, che, a lungo andare, comporta una progressiva usura.

Oltre alle normali reazioni biochimiche di ossidazione cellulare, contribuiscono alla formazione dei radicali liberi:

  • alcune disfunzioni e stati patologici come le malattie cardiovascolari, l’artrite reumatoide, gli stati infiammatori in genere, i traumi al sistema nervoso, ecc.;

  • l’ischemia dei tessuti e conseguente riduzione dell’apporto di sangue;

  • le diete troppo ricche di proteine e di grassi animali saturi;

  • gli alimenti non tollerati;

  • la presenza di un eccesso di ferro che, nella prima fase della trasformazione, fa liberare dal perossido di idrogeno il radicale ossidrile, che è in grado di attivare reazioni chimiche ulteriormente dannose;

  • l’azione dei gas inquinanti e delle sostanze tossiche in genere (monossidi di carbonio e piombo prodotti dalla combustione dei motori; cadmio, piombo e mercurio prodotti dall’attività industriale; idrocarburi derivati dalle lavorazioni chimiche, ecc.);

  • il fumo di sigaretta, che è una vera e propria miniera di sostanze chimiche;

  • l’eccesso di alcool;

  • le radiazioni ionizzanti e quelle solari (ozono in eccesso e raggi UVA e UVB). Le radiazioni solari inducono sulla pelle processi di fotoossidazione che degradano gli acidi grassi polinsaturi delle membrane cellulari e conseguente formazione di radicali liberi;

  • i farmaci;

  • l’attività fisica intensa, sia di resistenza organica che di forza muscolare, causa un incremento notevole delle reazioni che utilizzano l’ossigeno (aumento della respirazione polmonare e dell’attività dei mitocondri delle cellule muscolari, ecc.) e conseguente surplus di formazione di perossido di idrogeno. Anche le reazioni biochimiche legate all’accumulo e rimozione dell’acido lattico dai muscoli affaticati, contribuiscono ad innalzare la soglia dei radicali liberi.

Secondo alcuni studiosi, la lisi della membrana cellulare da parte dei radicali liberi (perossili), è una delle cause del dolore muscolare. Lo stesso avviene per i globuli rossi, contribuendo a determinare o accentuare l’anemia negli atleti. L’atleta allenato è comunque in grado di fronteggiare la presenza di radicali liberi in maniera nettamente più efficace del sedentario o di chi pratica attività fisica saltuariamente.
Quando respiriamo, introduciamo ossigeno. Il 95% circa di questo ossigeno viene utilizzato dalla cellule per produrre energia; mentre la parte rimanente dà origine ai radicali liberi. Questo è un processo fisiologico, normale, e l’organismo di una persona sana è attrezzato per fare fronte alla presenza di questi radicali liberi difendendosi con un proprio sistema anti-radicali, che si chiama sistema antiossidante.
Questo sistema antiossidante comprende meccanismi enzimatici e meccanissmi non-enzimatici. Tra i primi vi è la superossidodismutasi, la catalasi e il glutatione ridotto. Tra le sostanze non enzimatiche ricordiamo la Vitamina E, la Vitamina C, i carotenoidi, i polifenoli, le antocianine, ecc.
Pertanto, alla formazione di radicali liberi il nostro organismo risponde mediante il suo sistema antiossidante.
Se però il quantitativo di radicali liberi prodotto è superiore a quello fisiologico, il nostro sistema antiossidante non è più in grado di neutralizzare questo eccesso, per cui i radicali liberi aggrediscono le cellule, provocando danni più o meno gravi (stress ossidativo).
L’azione distruttiva dei radicali liberi è indirizzata soprattutto sulle cellule, in particolare sui grassi che ne formano le membrane (liperossidazione), sugli zuccheri e sui fosfati, sulle proteine del loro nucleo centrale, specialmente sul DNA (acido desossiribonucleico) dove alterano le informazioni genetiche, sugli enzimi, ecc.
L’azione continua dei radicali liberi si evidenzia soprattutto nel precoce invecchiamento delle cellule e nell’insorgere di varie patologie gravi come il cancro, malattie dell’apparato cardiovascolare, diabete, sclerosi multipla, artrite reumatoide, enfisema polmonare, cataratta, morbo di Parkinson e Alzheimer, dermatiti, ecc.

Antiossidanti
Le sostanze antiossidanti riportano l’equilibrio chimico nei radicali liberi grazie alla possibilità di fornire loro gli elettroni di cui sono privi. L’organismo umano si difende naturalmente dai radicali liberi producendo degli antiossidanti endogeni come la superossido dismutasi, la catalasi e il glutatione.

Superata una certa soglia è necessario un apporto esterno di antiossidanti.
I principali sono:

  • Vitamine: vitamina C, multivitaminico, vitamina E, betacaroteni (provitamina A);

  • CELLFOOD® gocce

  • Pigmenti vegetali: polifenoli, bioflavonoidi;

  • Micronutrienti ed enzimi: selenio, rame, zinco, glutatione, coenzima Q10, ecc.).

Gli agenti antiossidanti possono agire singolarmente o interagire, proteggendosi a vicenda nel momento in cui vengono ossidati. Va tenuto presente che ciascun antiossidante ha un campo di azione limitato ad uno o due specifici radicali liberi. Pertanto solo un’alimentazione completa, con cibi che assicurano un ampio ed equilibrato spettro di nutrienti, può garantire un’efficace azione antiossidativa.

Le microalghe verdi-azzurre Klamath sono ricchissime di pigmenti antiossidanti, tra cui spiccano le potentissime ficocianine, la Klamath fornisce, oltre ai più importanti antiossidanti endogeni (SOD e glutatione), il più alto contenuto di betacarotene fra tutti i cibi conosciuti, perfettamente assimilabile perché presente nelle forme cis e trans in maniera bilanciata. Cosa ancora più importante, il betacarotene nella Klamath è parte dell’intero corredo dei carotenoidi (alpha, gamma, etc.). Gli studi CARET e PHS, promossi dallo statunitense National Cancer Institute e pubblicati dal New England Journal of Medicine nel 1996. hanno mostrato come il betacarotene sintetico, e lo stesso betacarotene naturale ma isolato, lungi dallo svolgere un’azione antiossidante, agiscono come fattori ossidativi e pro-tumorali. A partire da quel momento, è diventato chiaro che per ottenere una potente azione antiossidante e preventiva dei tumori è necessario assumere il betacarotene in entrambe le sue forme cis e trans, cioè come si trova nel suo stato naturale, e soprattutto nella sua naturale sinergia con altri carotenoidi (vedi Mayne S.T., et al., Beta-carotene, carotenoids and disease prevention in humans, in FASEB J., 10-7: 690-701 – 1996; Pryor W.A., et al., Beta-carotene: from biochemistry to clinical trials, in Nutr Rev., 58-2 Pt 1): 39-53 – 2000).

Elenco delle malattie sicuramente associate allo stress ossidativo

1. Aceruloplasminemia
3. Anemia falciforme
5. Apnea notturna
7. Artrite cronica giovanile
9. Asbestosi
11. Atassia di Friedreich
13. Aterosclerosi
15. Baropatie
17. Broncopneumopatie professionali
19. Cancro del polmone
21. Cataratta
23. Cirrosi biliare primitiva
25. Colite
27. Corea di Huntington
29. Degenerazione maculare
31. Diabete mellito
33. Dislipidemie
35. Eclampsia/preeclampsia
37. Epatopatia alcolica
39. Fibrosi cistica
41. Infarto del miocardio
43. Infezione ed infiammazione da
Helicobacter pylori
45. Insufficienza venosa
47. Ipertensione arteriosa
49. Ischemia/ictus cerebrale
51. Leucemia
53. Malattia di Alzheimer
55. Malattia di Parkinson
57. Malattia Reumatica
59. Miocardite
61. Obesità
63. Osteoporosi
65. Photoageing
67. Progeria
69. Retinopatia dei prematuri
71. Sclerodermia
73. Sclerosi multipla
75. Sepsi
77. Sindrome da distress respiratorio
79. Sindrome da Immunodeficienza
Acquisita (AIDS)81. Sindrome di Menière
83. Sindrome di Zellweger
85. Sinucleinopatie
87. Trapianto renale
89. Uremia
2. Amiloidosi sistemica
4. Angina instabile
6. Arteriopatia coronarica
8. Artrite psoriasica
10. Asma
12. Atassia teleangectasia
14. Atrite Reumatoide
16. Broncopneumopatia cronica ostruttiva
18. By-passo cardiopolmonare
20. Carcinoma a cellule renali
22. Cellulite
24. Cirrosi epatica
26. Compromissione cognitiva minima
28. Danno da ischemiariperfusione
30. Dermatite atopica
32. Disfunzione erettile
34. Displasia broncopolmonare grave
neonatale
36. Epatite cronica C
38. Fibroplasia retrolenticolare
40. Fibrosi polmonare idiopatica
42. Infertilità maschile
44. Insufficienza renale cronica/emodialisi
46. Iperomocisteinemia
48. Ipertensione polmonare
50. Leismaniosi cutanea
52. Lupus Eritematoso Sistemico
54. Malattia di Creutzfeldt–Jakob
56. Malattia parodontale
58. Meningite
60. Morbo di Crohn
62. Osteoartrosi
64. Pancreatite
66. Pneumopatie interstiziali
68. Psoriasi
70. Sarcoidosi
72. Sclerosi Laterale Amiotrofica
74. Scompenso cardiaco
76. Sferocitosi
78. Sindrome da fatica cronica
80. Sindrome di Down
82. Sindrome di Werner
84. Sindromi mielodisplastiche
86. Taupatie
88. Tubercolosi
90. Ustioni

 



February 1, 2008 Newsletter

Le infezioni delle vie seminali maschili (prossimali. orchiepididimiti e distali: prostatovescicoliti e uretriti) sono universalmente considerate una frequente causa d’infertilità (Weidner et al., 1999, WHO, 2000).

Sintomatologia. Diagnosi
Il riscontro di infezioni acute è rarissimo nella popolazione maschile che si rivolge a un medico per l’infertilità. La maggior parte sono soggetti asintomatici, paucisintomatici o addiritura con sintomatologia fuorviante di tipo gastro-intestinale (coliti, stitichezza, flatulenza, intolleranze alimentari ecc.).
L’esame obiettivo offre, a volte, poche informazioni: una leggera sensibilità epididimaria, testicoli con consistenza diminuita, epididimi con noduli fibrotici, minima secrezione uretrale, l’esplorazione rettale di solito negativa.
Essenziale per la diagnosi si è dimostrato l’esame ecografico (US) associato al colordoppler che mette in evidenza immagini caratteristiche sia per le infezioni acute che per quelle croniche a livello epididimo-testicolare e prostato-vescicolare.
Le indagini microbilogiche (Test di Stamey, EPS, TU con varie ricerche, spermiocoltura con Mycoplasmi e Chlamydie, urinocoltura, ecc) sono assoluttamente necessarie in quanto completano il quadro diagnostico e permettono la terapia mirata.

Fisiopatologia
Le infezioni agiscono sulla qualità spermatica a vari livelli:

  • distruzione degli spermatozoi da parte delle tossine prodotte da vari germi

  • modificazione del pH dei tubuli seminiferi con danno spermatogenetico

  • distruzione degli spermatozoi da parte dei leucociti (fagocitosi)

  • l’influenza delle varie citochine coinvolte nella flogosi sulla capacitazione spermatozoaria

  • lo STRESS OSSIDATIVO:
    . i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) liberati dai leucociti determinano la perossidazione dei lipidi della membrana spermatozoaria con modificazioni della fluidità di membrana e effetti negativi sugli interscambi intra/extracellulari, ridotta motilità e alterata morfologia
    . gli stessi ROS possono danneggiare il DNA dello spermatozoo con conseguente danno
    genetico (mutazioni e anomalie cromosomiche)
    . i ROS possono modificare l’acrosoma spermatozoario con conseguente
    reazione acrosomiale alterata e quindi ridotta capacità fecondante

  • le fibrocalcificazioni postflogistiche possono determinare ostruzioni o subostruzioni delle vie seminali (prossimali o distali) con azoospermie secodarie

Uno squilibrio del rapporto ROS/TAC (incrementata produzione di ROS, o scarsa presenza di fattori TAC) è in grado di danneggiare lo spermatozoo.
La TAC rappresenta la capacità antiossidante globale dovuta ai fattori scanvenger es: acido ascorbico, glutatione perossidasi, policosanoli, selenio, ecc)

Eziologia
Dall’analisi dei dati si è evidenziata una chiara prevalenza di microorganismi Gram-positivi quali responsabili delle infezioni genitourinarie, con massima frequenza per gli Enterococchi. Tra i germi Gram-negativi l’Escherichia coli si presenta con una percentuale superiore al 10%. Apparte E.coli le infezioni da Gram negativi possono essere sostenute anche da altre Enterobacteriaceae come come Enterobacter, Proteus, Morganella.
I Gram-negativi, in particolare E.Coli determinano di solito le prostatiti acute, mentre gli agenti etiologici delle forme asintomatiche o paucisintomatiche sono gli Enterococchi, i Micoplasmi (Ureaplasma Urealyticum e Mycoplasma hominis) e Chlamydia Trachomatis
Sia gli Enterococchi che le Enterobacteriacae ( v.Escherichia coli, Proteus, ecc) sono germi di origine intestinale (enteron = intestino) che possono arrivare dall’ampolla rettale situata posteriormente alla prostata in stretto rapporto anatomico per osmosi, via linfatica e, a volte, anche attraverso il circolo sanguigno, in seguito di episodi batteriemici.
Anteriormente si trova la vescica urinaria che molto spesso può essere sede di varie infezioni.
Apparte le classiche vie ascendenti e discendenti di contaggio delle vie uroseminali dobbiamo prendere in considerazione quindi anche le infezioni di origine intestinale e vescicale.

Di fronte a ogni prostato-vescicolite il clinico deve escludere una patologia intestinale infiammatoria e viceversa, visto che le infezioni croniche sono di solito silenti, ogni paziente con problemi intestinali va indagato sul versante urogenitale!
A volte, trattare la colite può risolvere una prostatite non responsiva a vari cicli di antibioticoterapia.

Al contrario di quanto si pensa, sono i pazienti giovanni la fascia più a rischio per vari motivi:
sono sessulmente molto più attivi e quindi soggetti anche a infezioni con trasmissione sessuale,
hanno uno stile di vita meno equilibrato e devono preservare ancora la loro fertilità in previsione di una futura paternità.

Terapia
Alla terapia antibiotica, antiossidante e probiotica si devono aggiungere una dieta rigorosa e tutte le terapie finalizzate a un funzionamento intestinale ottimale.

“In considerazione dei benefici dimostrati sulla funzione riproduttiva, la terapia antiossidante deve occupare un ruolo primario nelle strategie di trattamento della infertilità maschile” Tarin JJ, Human Reproduction, 1998

Autore:
dott.sa Cornelia Sparios
Medico Chirurgo Andrologo



June 1, 2007 Newsletter

Uno degli obiettivi primari della medicina sin dalla sua nascita è stato quello di alleviare il dolore e certamente il dolore più conosciuto perché ineluttabile è quello che accompagna la nascita.
Nei secoli scorsi, l’ipnotismo è stato impiegato per alleviare il dolore da parto; tuttavia, si trattava di un approccio ancora non sistematico che risentiva fortemente sia dell’impronta mesmeriana, magica e misteriosa, sia successivamente delle idee di Charcot, affinate da teorie scientifiche.

Verso la fine degli anni ’50 anche in Italia si iniziò ad applicare l’ipnosi per la preparazione al parto ma il procedimento attuato allora puntava a sviluppare uno stato di analgesia globale come se il risultato da raggiungere fosse o potesse essere assimilabile a quello di un’anestesia chimica.
Nei decenni il concetto di ipnosi applicata al parto andò trasformandosi e il ruolo della donna in questo contesto passò gradualmente da un ruolo passivo ad uno dinamico, attivo e diretto ad elicitare le risorse del soggetto, talvolta nascoste o inutilizzate.

LE COMPONENTI DEL DOLORE DA PARTO
Nella donna che partorisce il dolore che ella sperimenta consta di componenti di diversa natura, anatomo-fisiologiche, e psicofisiologiche, che si sovrappongono interagendo fra loro e comportano un rafforzamento costante del dolore e dell’ansia. Quest’ultima, pressoché proporzionale alle componenti affettive-motivazionali della partoriente, contribuisce in maniera determinante ad una percezione acuita e ad un’esacerbazione degli stimoli dolorosi. Alcune variabili, come il desiderio di maternità, l’accettazione o meno della gravidanza, il tipo di personalità incidono notevolmente non solo sulla percezione del dolore ma persino sull’attività farmacologica di alcuni principi utilizzati per alleviare la sofferenza della donna e addirittura sulla risposta all’anestesia epidurale.
Esiste un’interazione fra stimolo periferico, il midollo spinale e l’attività cerebrale ma è quest’ultima, intesa come consapevolezza del proprio Io in quel determinato momento, che determina il livello di percezione del dolore.
L’approccio ipnotico applicato al parto permette un rinforzo dell’Io e un’azione di sostegno, riducendo notevolmente l’impatto del binomio ansia-dolore che, come è stato verificato da studi
condotti dall’Università di Bethesda, non disturba solo la gestante ma può persino arrecare danni al feto. Con il training ipnotico si riesce a modulare la percezione del dolore nella partoriente, in altre parole a liberare il dolore dalla componente emotiva che, a sua volta come in un circolo vizioso, lo rinforza rendendolo più intenso.

IN COSA CONSISTE LA PREPARAZIONE AL PARTO CON L’IPNOSI
E’ consigliabile iniziare l’apprendimento del training ipnotico intorno al quinto mese di gravidanza. Il training consta di un ciclo di otto sedute in cui gradualmente viene insegnato alla donna ad entrare profondamente in contatto con il proprio corpo e a conoscere una serie di procedure da mettere in atto nelle varie fasi del parto dall’inizio delle contrazioni sino alla fase espulsiva.

BIBLIOGRAFIA
M. H. ERICKSON, E. L. ROSSI, S. I. ROSSI, Tecniche di suggestione ipnotica, Ed. Astrolabio, Roma, 1979.
M. H. ERICKSON, E. L. ROSSI, Ipnoterapia, Ed. Astrolabio, Roma, 1982.
F. GRANONE, Trattato di ipnosi, Ed. Boringhieri, Torino, 1983.
G. P. MOSCONI, L’ipnosi per partorire, Piccin Ed., Padova, 1974.



May 1, 2006 Newsletter

Il colorito della pelle è una caratteristica che distingue nettamente la faccia di chi vive in città da quella di ha la possibilità di fare una vita sana lontano dalle metropoli, respirando un’aria migliore.Si perché il “viso metropolitano” è un marchio che scompare con difficoltà anche dopo giorni interi di vacanza al sole o di escursioni in montagna: sembra quasi che l’abbronzatura vada solo a sovrapporsi al colorito giallo-grigiastro, alle rughe e all’espressione affaticata che ci contraddistingue.

Roberto Canu Solinas, medico Estetico ed esperto di terapie naturali, parte da un presupposto: la città invecchia l’organismo e questo fenomeno invecchia il viso.
Fra i principali avversari del nostro benessere ci sono i Radicali Liberi, generati normalmente dal nostro organismo e che in determinate condizioni come smog, fumo di sigaretta, stress, alimentazione scorretta, si accumulano e influenzano in maniera ormai scientificamente accertata, la qualità e la salute sia della cute del viso, che la qualità degli organi interni, meno visibili ma non per questo meno importanti. Dice Canu “diventa quindi indispensabile disintossicare l’organismo con una terapia naturale ispirata ai criteri della Medicina Biologica e Anti Age.

Per identificare il tipo di trattamento più adatto e personalizzato, dice Giuseppe di Fede, Direttore Sanitario dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano, ci si avvale di un test specifico e innovativo, eseguito su un normale campione di sangue venoso, tramite il quale si identificano la quantità di Radicali Liberi, il danno biologico potenziale e la capacità antiossidante dell’organismo. Identificato il o i fattori alterati, si mettono in atto una serie di terapie mirate e personalizzate, idonee a ricostituire una corretta capacità dell’organismo ad eliminare i Radicali Liberi prodotti in eccesso.
Le terapie, dice di Fede sono a base di principi attivi specifici di alta qualità e di origine puramente naturale, capaci di riportare l’organismo in condizioni biologiche più giovani, rispetto a soggetti che hanno perso la capacità disintossicante e molto speso senza che se ne accorga. Ed ecco che quando l’organismo si è liberato dalle tossine in eccesso, si può iniziare la cura capace di ridare al viso la sua funzione di specchio di un organismo sano.

Il trattamento finale si chiama Energo-lifting ed è un insieme di omeopatia e agopuntura. Il presupposto fondamentale è quello di ridare all’organismo le basi per poter riacquistare una pelle idratata, lucente ed elastica. La qualità delle cellule che costituiscono il collagene, i fibroblasti, e alcune sostanze come l’elastina, è data dalla presenza di sostanze chiamate antiossidanti, tra queste ricordiamo la vitamina C, l’Omega 3, derivati dai Bioflavonoidi e altre ancora, che sicuramente giocano un ruolo determinante per la buon riuscita di un trattamento di Energo-lifting.
È noto a tutti che il collagene invecchia e diventa sempre più rigido con l’avanzare dell’età, tale fenomeno è possibile rallentarlo e mantenere uno stato di buna idratazione ed elasticità cutanea, sottoponendosi a trattamenti di Energo-lifting, che non intende spianare le rughe del volto con riempitivi, ma bensì di assecondare e stimolare la produzione di sostanze, di cui lo stesso organismo dispone e della quale, per diverse cause, ha perso la capacità di farlo.
Praticamente si iniettano dei preparati naturali biologici in determinate zone del viso che corrispondono ai punti di Agopuntura, la seduta è settimanale per un massimo di 10 sedute circa. Lo scopo è quello di ridare un’epidermide più trasparente e naturale, agendo non solo a livello “superficiale” ma anche dal di dentro con terapie biologiche Anti Age personalizzate.

dott. Giuseppe Di Fede e Roberto Canu Solinas



February 1, 2006 Newsletter

Ogni giorno le nostre cellule svolgono numerosi processi biochimici che permettono di compiere tutte le azioni della vita quotidiana e tutto questo senza accorgercene.
Indubbiamente per ogni cosa positiva esiste un analogo negativo, questa è una costante in natura.

Lo scarto delle reazioni del metabolismo umano è rappresentato dai Radicali Liberi (RL), i quali sono praticamente il prodotto della biotrasformazione metabolica che il nostro organismo pratica attraverso l’elaborazione degli alimenti che quotidianamente mangiamo. Tali molecole RL sono altamente reattive e possono indurre un invecchiamento precoce dei tessuti, dalla pelle agli organi interni, delle vene e arterie, malattie cardiovascolari come ictus e infarto cardiaco, fino a malattie altamente degenerative come alcuni tipi di tumore.

Ecco che la protezione dai RL si rende necessaria alla luce delle nuove scoperte che la ricerca in campo biomedico ha evidenziato.

Normalmente la protezione dall’insulto biologico da parte di queste molecole avviene attraverso l’alimentazione che se equilibrata con giusti quantitativi di sostanze antiossidanti contenute nella frutta e nella verdura, introdotta giornalmente, può portare alla protezione e rallentamento di eventuali sviluppi di malattie degenerative o cardiovascolari.
I contenuti di vitamine e minerali presenti negli alimenti, purtroppo, non è sufficiente a soddisfare le necessità fisiologiche che ogni giorno il nostro organismo richiede per mantenersi in buona salute.
In parte ciò è dovuto alla presenza tutto l’anno di alimenti che normalmente non troviamo in inverno o in estate e dal tipo di conservazione che subiscono prima di arrivare sulle nostre tavole.

Ecco che la nuova formulazione preparata mira a soddisfare le richieste metaboliche di protezione dai RL prodotti in maniera fisiologica, senza superare le quantità di vitamine e minerali richiesti, altrimenti, in alcune situazioni, le vitamine stesse potrebbero diventare pro ossidanti se assunte in grosse quantità. Potrebbero cioè svolgere l’azione opposta.

Le principali indicazioni all’uso di integratori antiossidanti sono: surmenage psico-fisico, cali di concentrazione e di memoria, astenia mattutina, pratica sportiva anche non agonistica, fumo di sigaretta, alimentazione scorretta o non equilibrata, vita sedentaria o eccesso di attività sportiva, cure con farmaci salvavita, malattie degenerative, dall’artrosi alla demenza presenile. Sono tutte condizioni degenerative dove la produzione di radicali liberi è molto alta e automantiene la malattia stessa, aggravandola col passare del tempo. Anche le terapie farmacologiche come la chemioterapia, la radioterapia che sviluppano notevoli concentrazioni di RL.
La posologia è di un flaconcino dopo la prima colazione per 20 giorni al mese da continuare per tutto l’anno salvo diversa indicazione del proprio medico.

 


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